La vera direzione della storia universale: dall'elettrone (il quattro) al super-elettrone (il cinque)


Silvia Montefoschi (Rome  - Zurich 



Silvia Montefoschi est une médecin et psychanalyste italienne.

Biographie



Après avoir obtenu son diplôme en médecine et en biologie, son intérêt se tourne vers la psychologie analytique.
À la suite d'une formation avec Ernst Bernhard, elle devient une psychologue jungienne reconnue.
Elle dirige bientôt sa réflexion sur les questions de l'intersubjectivité, dans un projet unifié de lecture de l'histoire de la psychanalyse de Freud à Jung jusqu'à ce jour, en appliquant le "principe d'individuation" à la psychanalyse elle-même et à son histoire.

Bibliographie

  • L'uno e l'altro. Interdipendenza e intersoggettività nel rapporto psicoanalitico (1977)
  • La dialettica dell'inconscio (1980)
  • Al di là del tabù dell'incesto (1982)
  • Dall'uno all'Uno oltre l'universo (1997)
  • Come fu che dio divenne l'uomo e l'uomo divenne dio (1998)
  • L'avvento del regno specificamente umano. (2004

Anche Silvia Montefoschi ha avuto un analista didatta: Ernst Bernhard lo psicoanalista di Silvia Montefoschi


Silvia Montefoschi fu formata alla psicoanalisi dal medico berlinese Ernst Bernhard a sua volta formatosi da Rado e Fecnichel due allievi di Freud e poi da Jung stesso.
Bernhard pur essendo un junghiano non utilizzava per la sua psicoanalisi il termine invece usato da Jung di "psicologia analitica" bensì preferiva usare quello di "psicologia del processo dii individuazione" volendo così sottolineare il concetto di "processo" e quello di "individuazione".

Infine negli approdi ultimi dell'elaborazione psicoanalitica di Silvia Montefoschi si sostiene che oggi non c'è più alcuna individuazione per il semplice fatto che il processo di individuazione che per Silvia Montefoschi era il " processo di individuazione universale" sottolineando quindi il concetto di "universale" era definitivamente terminato ossia aveva raggiunto il suo capolinea e che oggi rimaneva più solo l'archetipo dell'ultima coniunctio.
Già da questo si può facilmente individuare chi sono oggi gli junghiani e chi invece i veri allievi e prosecutori del lavoro svolto da Silvia Montefoschi in psicoanalisi: e lo si vede dal fatto se parlano ancora di "processo di individuazione" o più solo dell'archetipo dell'ultima coniucntio.
Ernest Bernhard pur essendo un ebreo tedesco (fu internato nel lager italiano di Ferramonti dopo la pubblicazione del "Manifesto della razza") è considerato il padre della psicoanalisi italiana di orientamento junghiano ma malgrado ciò occorre dire che Jung pur riconoscendolo come suo allievo lo trattava con sufficienza, paradossale a dirsi (occorre ricordarsi in proposito che Jung si rinchiudeva nella sua Torre per parlare con gli spiriti e dove scriveva il Libro Rosso) per la sua troppa immaginazione e poco rigore scientifico-razionale rispetto invece ad altri noti junghiani internazionali più rigorosi (Bernhard infatti non scrisse nulla e ci rimane solo una raccolta di suoi appunti e annotazioni riuniti nel libro "mitobiografia" dai suoi allievi oltre alle le lettere scambiatisi negli anni con Jung.





Resta il fatto che comunque Benhard inviò Silvia Montefoschi da Roma a Milano con l'incarico di fare da punto di riferimento per l'analisi didattica dei psicoanalisti junghiani del nord italia.
Silvia Montefoschi era membro fondatore della associazione psicoanalitica junghiana italiana e anche membro della associazione internazionale di psicoanalisi junghiana prima del 1969 quando pubblicò il suo scritto "Al di là del principio di autorità" dimettendosi conseguentemente da entrambe le società di psicoanalisi.
Malgrado questi rapporti con Ernest Bernhard , il suo ex analista didatta ritorno dopo la prima fase di pubblicazioni di rifondazione epistemologica della psicoanalisi che da psicoanalisi relazionale si era fatta psicoanalisi intersoggettiva e Bernhard la incitò a procedere ancora ulteriormente in questa direzione con il famoso sogno in cui le diceva in tedesco "auf wiedersehen". Silvia dapprima rispose al saluto credendo fosse un saluto normale ma poi comprese e si trasformò in "donna del deserto" elaborando una teoria di psicoanalisi di gruppo di tipo verticale ("Essere nell'essere" del 1985) e del resto se gli atomi unendosi in orizzontale (cioè facendo gruppo o società di atomi) hanno prodotto la molecola, unendosi invece in verticale hanno prodotto la macromolecola del DNA ossia la vita, la biosfera che segue la litosfera, un vero salto evolutivo di tipo qualitativo e non meramente quantitativo.

Dalla psicoanalisi di gruppo alla comune psicoanalitica

"È l'estasi violenta che scuoterà la tomba quando il sudario allenterà la stretta e creature vestite di miracolo saliranno a due a due" (Emily Dickinson, 1865)


Dopo questa trasformazione in "donna del deserto" come testimonia sempre il testo "Essere nell'essere" del 1985, sempre nel 1985 si trasferì da Milano a Genova dove fondò una sorta di comune psicoanalitica, il "Laboratorio Ricerche Evolutive Silvia Montefoschi" che rieccheggiava la ricerca evolutiva dei maestri di meditazione Yoga, Sri Aurobindo e Mirra Alfassa.
Quì a Genova però iniziò a riscrivere la storia dell'universo rileggendo tutto il discorso scientifico svolto dalla scienza cosiddetta ufficiale: dell'astrofisica, della fisica, della chimica  e della biologia in chiave psicoanalitica e con questi scritti la nuova psicoanalisi intersoggettiva si radicalizzava ancora di più presentandosi infine come una psicoanalisi intersoggettiva radicale.

LA CENTENARIA STORIA DELLA PSICOANALISI


  • psicoanalisi istintuale 
  • psicoanalisi pulsionale
  • psicoanalisi relazionale
  • psicoanalisi intersoggettiva
  • psicoanalisi intersoggettiva radicale

Oltre il processo di individuazione il nuovo archetipo dell'ultima coniunctio

Io di solito uso dire, ma non so fino a che punto ho ragione nel dirlo, che è con Silvia Montefoschi che si fa un vero ritorno a Freud e non con Lacan.
Lacan, per Silvia Montefoschi ha fatto incetta di molti concetti junghiani riconoscendo quindi che non tutto Jung era da buttare, ma questo già Freud in parte l'aveva riconosciuto a partire dagli "Scritti sul narcisismo" del 1920, ma poi anche Lacan per la questione centrale dell'Edipo mantiene l'impostazione di Freud e infatti chiama "soluzione dell'Edipo" con il temine "castrazione" ovvero l'accettazione dell'ordine vecchio come unica via per procedere nel processo di soggettivazione inteso come processo di socializzazione.
Ovvero niente castrazione = niente socializzazione.
E ancora niente socializzazione = niente soggettivazione.
Cosa vuole dire?
Vuole dire che Jung anche dopo Lacan rimane la guida, il Giosuè dopo Mosè (Freud) ovvero la guida del popolo eletto (gli ultimi mutanti) verso la nuova Israele.

"Un giorno la terra diverrà luogo di guarigione" (Friedrich Nietzsche)

La verità a mio parere e anche alla luce della mia esperienza in psicoanalisi è che Jung supera Freud sì ma solo in teoria e non in pratica perchè poi gli junghiani sono junghiani solo a parole mentre nella pratica sono dei freudiani che certo vorrebbero essere junghiani e fanno tutti gli sforzi per esserlo avendo capito proprio grazie a Jung quale è la vera soluzione all'Edipo.



"Solo apparentemente il paziente va verso la madre perchè in verità proprio andando verso la madre vuole andare oltre la madre. " (Carl Gustav Jung)



Ma i freudiani cosa dicono? Dicono: "Tu ti vuoi inculare il Padre, la Legge Questa è la verità."

E così ritorna la questione delle questioni anche in psicoanalisi: la verità.

Non ci vuole tanto per i freudiani ad aver ragione: loro infatti sono realisti a differenza di Jung che invece incarnava l'utopia specifica della psicoanalisi già presente in Freud del resto il quale dopo aver parlato in un suo scritto del disagio della civiltà produttrice di nevrotici  a causa del dilemma tra civiltà o barbarie, concludeva con una sorta di preghiera laica inneggiando al Logos: "Non ci resta che sperare nel Logos" nel senso che sia capace il discorso stesso nel procedere nel suo sviluppo, infine di trovare da sè in maniera naturale una soluzione al grande dilemma apparentemente irrisolvibile in questo  momento storico se non restando in croce proprio come un eroe.



Solo con Silvia Montefoschi, ossia con la donna che avendo portato a compimento il processo di cristificazione del femminile di dio è andata oltre la croce, non si dà solo la buona volontà di superare l'impostazione freudiana dell'Edipo ma si riesce di fatto ovvero nella prassi a superare Freud non più solo come intuizione della possibilità di superare veramente l'Edipo e quindi una volta per tutte come fece Jung, ma di fatto.

Paradossalmente però proprio riuscendo a superare Freud si ritorna a Freud e si ritorna proprio ritenendo superato ormai il processo di individuazione per il solo archetipo ancora attuale invece: l'archetipo dell'ultima coniunctio.
In fondo la questione centrale della psicoanalisi è che una volta scoperta da parte di Freud la legge dell'evoluzione che è il tabù universale dell'incesto simbolico si pone la questione di come procedere rispetto a  questa legge che è la legge per antonomasia che di sè informa non solo le leggi della storia umana ma anche l'intera storia della natura dalle prime particelle di materia e antimateria fino alla forma umana e qui si danno le due soluzioni, quella freudiana (la castrazione) e quella junghiana (l'incesto) ma in Jung questa soluzione è solo teorica, ovvero un progetto prospettico ma nella pratica cioè nella realtà ci sono junghiani più freudiani degli stessi freudiani e questo si spiega perche la realtà è realtà e non semplice letteratura per cui dal punto di vista della realtà ha veramente ragione il pessimista Freud e non l'ottimista Jung.


Il processo di nominazione

Ma questo è accaduto non per colpa di Jung ma perchè Jung non aveva (proprio come Gesù-Giovanni) una donna alla sua stessa altezza,la donna cioè non parlava ancora a nome proprio ("IL NOME DELLA MADRE") ma ripeteva ancora "IL NOME DEL PADRE". E' invece storicamente necessario che così come Adamo diede nome a tutte le cose anche la donna dia un nome, un nome che sia il suo nome a  tutte le cose.
Non che la donna non fosse capace ma è che non si legittimava.
Jung fu costretto quindi proprio come Freud a fare il padre ma il padre non può avere una donna, al massimo può avere solo una figlia ma non una donna, cioè Dio-Donna.
Agli uomini costa caro voler fare il padre: moriranno padre.
La verità è che la donna non potendo legittimarsi di essere a somiglianza di Dio, Dio essa stessa (Dio-Donna) è condannata a morire figlia.
Padre-figlia: la preistoria dell'essere.
Se poi la figlia si ribella non fa altro che confermare ancora una volta e ancora meglio il suo ruolo di figlia nella divisione del lavoro (non "internazionale" come dicono gli economisti ma "universale" come dicono gli psicoanalisti)  che poi è questa divisione del lavoro la vera origine del Male che però da evoluzionisti non possiamo chiamarlo "male" perchè tutto ma proprio tutto e quindi anche il male coopera anche se inconsciamente a fare il bene.
Certo che esistono i burattinai come suggeriscono i complottisti ma esiste anche il Gran Burattinaio, la volpe che burattina i burattinai ovvero l'astuzia della storia. l'Automaton o Necessità, chiamata dai fisici quantistici "Principio di Sincronicità" e dai teologi "Divina Provvidenza": noi infatti crediamo ai miracoli.
Era tuttavia necessario che ci fosse Jung ovvero qualcuno in grado almeno di pensare la possibilità di un'altra soluzione e concepire il possibile è il primo passo che ci conduce già a metà strada.


La castrazione cioè l'archetipo dell'eroe: il maschio-crocefisso tra l'amore per il Padre (l'aspetto maschile e luminoso dell'unico Dio) e l'amore per la Madre (l'altro aspetto femminile e quindi più ombroso ma sempre dell'unico Dio) ovvero la preistoria dell'Essere
Il nuovo archetipo dell'ultima coniunctio oltre la legge del tabù universale dell'incesto simbolico: l'Essere oltre la preistoria dell'Essere

Giovanni Evangelista  (divenuto GiovanniSilvia) da duemila anni a oggi guida suprema del vero movimento rivoluzionario 



καὶ τὸ φῶς ἐν τῇ σκοτίᾳ φαίνει,

καὶ ἡ σκοτία αὐτὸ οὐ κατέλαβεν.


"Con un ardito volo spirituale, come un'aquila si è elevato al di sopra della rivelazione naturale e di quella scritturale per cogliere il Principio supremo di tutte le cose, la generazione del Verbo: il Logos che era in principio. 
Così l'evangelista Giovanni è divenuto più che uomo, Dio egli stesso."

(Giovanni Scoto Eriugenia - monaco irlandese dell'anno 800 che ovviamente parlando di Giovanni-Dio inevitabilmente fu tacciato di eresia dalle gerarchie della chiesa depositarie dell'ortodossia della dottrina - citazione non letterale in attesa di ritrovare il testo originale del monaco irlandese che più di ogni altro comprese l'ebreo-greco guida della setta ebraica dei nazareni  presenti nella città che fu di Eraclito anch'egli pensatore del Logos)

Il Dio vero non è il trascendente, qual Dio è ancora una alienazione di sè fuori di sè come altro da sè: il Dio vero è il Trascendente-Immanente.
Non si tratta quindi neanche della consustanzialità con il Dio ma della identicità con il Dio.

L'uomo, la donna e la vita eterna che non è altra da loro ma sono loro stessi, non un terzo ma l'Uno vero che è anche l'ultimo terzo.
E l'ultimo terzo è anch'esso una Legge ma è "la legge del sì", la nuova legge, la legge dell'eterno sì.
Termina così la preistoria dell'Essere e inizia la vita alla più alta potenza, la vita più vita a nega-entropia infinita, un ordine sempre più ordine, un ordine sempre nuovo del discorso.
Continuerà il divenire ma sarà un nuovo divenire che non farà più storia essendo un divenire oltre lo spazio-tempo-massa.
Il divenire dell'uno vero e non il vecchio divenire dell'uni-verso.
La relazione che era in principio oltre la storia della relazione ma vivente più solo in un infinitamente presente.

Ma le persone terra terra se la lettura di questo articolo non li ha annoiati visto che non lo possono capire comunque commenteranno:

"Si si abbiamo capito: sei solo uno sporcaccione." 

Nota: Mi chiedo: l'ho scritto io questo articolo o è stata la volpe che mi ha dettato quanto io ho semplicemente trasformato, con tutti i miei limiti, in parola scritta? Bhò! Non lo so nemmeno io.
Se fosse così allora come si conviene concludiamo in bellezza con la frase magica ovvero la firma dell'autore.


PAROLA DI DIO.




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