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Sul senso del rapporto tra filosofia e teologia: la psicoanalisi della biologa Silvia Montefoschi e la teologia del gesuita Karl Rahner

La convergenza tra i due pensatori dell'Essere



"L'intuizione di Rahner che tutti gli uomini sono potenzialmente cristiani e pertanto destinati tutti a farsi consapevoli della veridicità assoluta del messaggio cristiano è giusta."

(Silvia Montefoschi)


Silvia Montefoschi (Roma 1925 - Zurigo 2011) - Biologa specializzatasi in genetica giunge infine alla conclusione che il vero metodo scientifico è solo il metodo psicoanalitico.
Abbandona così la ricerca scientifica presso il CNR e si laurea in medicina per dedicarsi più solo alla pratica di psicoanalista e all'ulteriore sviluppo della teoria psicoanalitica in un senso relazionale e intersoggettivo fino alla fondazione della psicoanalisi intersoggettiva radicale il cui criterio ermeneutico è quello di Pensiero Uno. 


La divergenza tra i due pensatori dell'Essere


"L'equivoco in cui Rahner resta incastrato è quello di volere a tutti i costi salvare il valore specifico della chiesa in questo processo di cristificazione universale, mentre la chiesa non ha mai riconosciuto che la consustanzialità tra il figlio e il Padre (dogmatizzata dalla chiesa stessa) riguardasse tutti gli uomini, ma l'ha riferita solamente alla natura divina di Gesù, quale unica e irripetibile incarnazione di Dio.

Così, in conclusione, la buona intenzione di Rahner di aprire la teologia alla filosofia ha finito con l'approdare a una vera e propria scolastica  quale utilizzazione della filosofia ai fini di dimostrare una già data verità rivelata che proprio in quanto rivelata è articolo di fede che non richiede alcuna dimostrazione." 

(Silvia Montefoschi)

Arrivato  il pensiero teologico  a Kal Ranher "essendo venuto meno il riferimento al vecchio Dio tradizionale si radicalizza nella visione di una perdita irrecuperabile di ogni trascendenza."



La vicenda del rinnovamento della teologia che si conclude con la morte della stessa teologia


In conseguenza di ciò da qui partono due correnti di pensiero principali tesi a rinnovare il discorso teologico tradizionale:


  1. quelle delle "teologie della secolarizzazione" (Harvey Cox)
  2. e quelle delle "teologie della 'morte di Dio'  " (Gabriel Vahanian, William Hamilton, Thomas J. J. Altizer)
  3. tuttavia dopo la teologia della morte di Dio, affermatasi soprattutto in America, nasce in Europa, la "teologia della speranza" (Jurgen Moltmann)
  4. lo stesso Jurgen Moltann proseguendo nello sviluppo della sua teologia della speranza approderà a una "Teologia della croce" 
  5. La critica all'autoritarismo del cristianesimo fin qui mai nemmeno accennata nemmeno timidamente avviene invece con il teologo Wolfhart  Pannemberg che ripropone pertanto un costante rapporto tra filosofia e teologia. Pannemberg è anche il rappresentante più significativo all'interno del dibattito tra teologia e epistemologia con la quale la teologia si incontra e si confronta al fine di appurare la sua credibilità, come una vera e propria scienza, davanti al tribunale dello statuto scientifico.  
  6. a questo punto tutto è pronto per una svolta ermeneutica della teologia (Ernst Fuchs, Gerard Ebeling, Edward Schillebeeckx
  7. la teologia politica (Johann Baptist Metz)
  8. la corrente della teologia politica sfocia infine almeno in alcuni rappresentanti di questa corrente di pensiero teologico nelle teologie della liberazione

La teologia nel terzo mondo

Il teologo cattolico Karl Rahner (in primo piano nell'immagine) con il suo allievo il teologo Johann Bapstist Metz, nel giorno dell'inaugurazione dell'anno accademico di teologia nel 1971. In seguito Metz prenderà le distanze dall'impostazione teologica del suo maestro e attualmente è annoverato tra i fondatori e massimi rappresentanti della nuova "teologia politica" che si esprimerà fra l'altro nelle "teologie della liberazione" le quali troveranno il loro terreno di elezione naturale non solo in America Latina ma più ampiamente nei paesi del terzo mondo.
"Avviene così che, nel terzo mondo, che è quello delle popolazioni oppresse economicamente, come nel'America Latina, e di quelle oppresse razzialmente, come i neri d'America, la teologia diviene una vera e propria strategia politica, nelle lotte di classe e razziali, che prospetta la redenzione finale nella liberazione dalla condizione di schiavitù.

E ciò avviene sotto l'illusione che il superamento delle differenze di classe e delle differenze di razza apra infine le porte dell'Eden." 

(Silvia Montefoschi)

La teologia nel primo mondo


Nel primo mondo intanto, dove il pensiero nell'evolversi lungo i millenni ha portato l'uomo alla consapevolezza del fondamento del suo perenne stato di oppressione, che sta nella condizione materiale  e pertanto mortale della sua esistenza, la teologia muore, perchè non è più in grado di dare una risposta concreta, che dia all'uomo si una speranza di redenzione, ma una speranza che si basi su la realtà esistente, ovvero su ciò che per l'uomo, veramente è nel suo quotidiano.

Così verso la fine del XX secolo la teologia muore, ma la sua morte porta con sé la rinascita di una ontologia filosofica-scientifica, quale riflessione del pensiero sul suo stesso pensare l'oggettualità del reale.

Che senso può avere l'evento della morte della teologia alla fine del secolo XX?


"Ma che senso ha, dal punto di vista del Pensiero Uno, la vicenda del rinnovamento della teologia che si conclude con la morte della stessa?

Se la teologia è il discorso che l'uomo fa su Dio, essendo Dio, quale Pensiero Uno, colui che parla di sé nel parlare dell'uomo, è il Pensiero Uno stesso che, in questo rinnovamento teologico, vuole rinnovare il discorso su se stesso, rinnovando la visione di sé.

E ciò egli fa abbandonando la sua identità di ente immutabile e trascendente rispetto alla mutevole realtà del mondo, quale altro da sè, per riconoscersi quale totalità dell'Essere, nel divenire storico universale dell'esistente, che si dà oggettualmente nella storia dell'universo, e riconoscersi anche, in questa oggettualità, nella sua vera essenza che è il pensiero di cui la realtà oggettuale è appunto l'oggettivazione."

Il ritorno della bestia l'anticristo a integrare la nuova immagine di Dio: il femminile di Dio


"E, riconoscendo anche che il limite della sua visione è il limite del soggetto riflessivo individuale, nel quale egli si vede ancora nella sua identità di ente singolare: l'atto, quale unico soggetto che pone la potenzialità fuori di sè come altro da sè nell'oggetto, per superare questo limite egli si nega proprio come Dio, essendo Dio l'idea che egli ha di sè come soltanto atto, e quindi come soltanto maschile; motivo questo per cui la oggettivazione di questa sua idea: la sua prima incarnazione nel Cristo, era l'uomo, quale figlio di Dio soltanto maschio.

E negandosi come Dio, ovvero come atto soltanto, si riconosce nella funzione riflessiva, ovvero nella dinamica dell'ideare, che porta in sè anche la potenzialità: il femminile, che s'era dato fino ad allora fuori di lui come oggettualità materiale.

Il Pensiero Uno inizia qui allora a riflettere proprio sulla oggettualità materiale, per riconoscerla in sè come se stesso, ovvero come un altro soggetto nel quale riconoscersi egli stesso, come tale, nella dualità dialogica dell'Uno.

Così, nel momento in cui il Pensiero Uno si misconosce nella identità di Dio, e cessa pertanto di pensar se stesso come Dio nel pensare dell'uomo, l'uomo cessa a sua volta di parlare di Dio, ponendo fine alla teologia, come ontologia religiosa, e dà inizio a una nuova ontologia, per così dire laica, quale discorso sull'Essere, tutt'uno con il pensiero, che in lui si pensa, e del quale cerca di indagare il metodo stesso del pensare."

(Silvia Montefoschi) 


L'avvenire della dimensione religiosa dopo la morte del vecchio Dio


«Gott ist tot! Gott bleibt tot! Und wir haben ihn getötet!» 
«Dio è morto! Dio resta morto! E noi l'abbiamo ucciso!»

(Friedrich Nietzsche, "La gaia scienza", 1882)

"Se invece il femminile, come disponibilità all'ascolto della voce interiore, che al donna ancora incarna, viene da tutti assunto come legittima modalità del conoscere, anche l'intuizione viene legittimata come fonte di conoscenza comune. La dimensione universale può così emergere alla coscienza di tutti e  di essa ogni individuo può fare esperienza come della reale dimensione  in cui si colloca la propria personale esistenza.

Del resto è stato predetto per 'l'ultima ora' l'avvento dell'Anticristo, di "colui che nega il Padre e il Figlio" [1 Giovanni, II, 22] ed è stato profetizzato per la fine dei tempi il sopravvento del male. Questo male, che avanzi, come nel sogno di Daniele, sotto forma di quattro bestie che salgono dal mare, o nelle sembianze del "grande drago , il serpente antico, colui che chiamiamo diavolo o satana" [Apocalisse, XII, 9] o in quelle della grande prostituta [Apocalisse, XVII, 4] [...]"seduta sopra una bestia scarlatta [...] ammantata di porpora" [Apocalisse, XVII, 4], ci ricorda comunque quell'aspetto femminile dell'essere che, bandito dalla chiarezza maschile del regno del demiurgo, venne demonizzato e precipitato nella tenebra terrestre, tant'è che di esso è anche detto che "era e non è più, ma riapparirà" [Apocalisse, XVIII, 8].

E il ricordarci di ciò ci fa pensare che sia proprio il ritornare del femminile, quale metà dell'essere negata a far sì che esso neghi a sua volta che l'essere si dia soltanto nella dualità Padre-Figlio; di tale negazione è autore l'Anticristo, che è quindi il volto del "maligno".

Più volte questa forza del male ha scosso la terra mettendo in gran subbuglio l'ordine del bene e ogni volta l'umanità ha temuto che fosse l'annuncio  della fine.

Lo stesso Jung premonitore di questo ultimo gran sovvertimento, ha visto nel volto dell'Anticristo, sepolto nella profondità dell'inconscio collettivo l' "umbra trinitatis"  che, quale metà oscura  della "totalità umana", urge per venire alla luce, essendosi l'opposizione tra i contrari acutizzata al punto da spezzare il mondo in due; è per questo che egli esorta ogni individuo a cercare in sè le radici del male e a farsi cosciente del proprio antagonismo interiore, affinchè il mondo non debba più lacerarsi in un inconsapevole conflitto.

Ma ciò che noi oggi vediamo emergere dall'ombra è l'originaria triade femminile, cioè la dialettica dell'essere, che, nel manifestarsi alla luce della riflessione (grazie al passaggio della donna sul piano riflessivo) si affianca alla triade maschile, cioè alla dialettica del pensiero, e fa fare alla coscienza un salto al di là della spaccatura in cui tutto l'essere restava crocifisso, e dunque al di là di Cristo.

Cristo infatti è il simbolo non soltanto della condizione dell'uomo  che porta in sè la consapevolezza della contraddizione inerente all'intero esistente. Cosa che l'inconscio esprime  dicendoci che la sacra sindone è impressa in ogni atomo della terra o che la forma dell'atomo è quella del Cristo crocefisso.

Allora se, seguendo la via additata da Jung cerchiamole radici del male nella profondità della nostra anima, non solo, facendoci consapevoli del conflitto interiore, evitiamo che esso agisca a nostra insaputa  lacerando il mondo, ma liberiamo il mondo dalla contraddizione che lo crocifigge.

L'ultimo conflito edipico: il maestro Sigmund Freud (ebreo e figlio di un rabbino) e l'allievo Carl Gustav Jung (cristiano e figlio di un prete protestante)
E questo perchè la diabolica trinità femminile, negando che l'essere si esaurisca nella trinità maschile, restituisce a Dio la sua duplice essenza maschile e femminile, e con ciò si libera dalla sua dannazione. "La bestia che [...] era ma che non è più [e che ] salirà dall'abisso, ma per andare in perdizione" [Apocalisse XVII, 8] tornerà ancora dalla perdizione, ma redenta dalla stessa, e questa volta per "scendere dal cielo, da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo" [Apocalisse, XXI, 2] e "non ci sarà più la morte, nè lutto , nè lamento, nè affanno, perchè le cose di prima sono passate." [Apocalisse XXI,  4]

L'Anticristo che appare come il negatore della dialettica spirituale Padre-Figlio è dunque la dialettica erotica Madre-Figlia che riemergendo dall'antica negazione e cristificandosi a sua volta, porta il mito di Cristo a compimento, facendo fare alla coscienza cristica un  salto oltre se stessa.

Jung non avrebbe potuto dare una risposta esauriente al problema ponendosi egli ancora dal punto di vista della coscienza maschile  che, quale coscienza di essere dell'Essere che pone l'Essere come altro da sè proprio in quanto alla sostanza, riconosce solo in se stessa il conoscente facendo dell'oggetto di conoscenza un non conoscente se stesso.

Da questo punto di vista infatti non avrebbe mai potuto vedere che quel femminile  che egli voleva ricongiungere alla triade maschile si dava già nella stessa in quanto era lo Spirito che consustanziava il Padre e il Figlio. Spirito che quale sostanza unica di tutto l'esistente, è la dinamica del Pensiero, che coincide appunto con l'Essere, di cui il figlio è la coscienza individuale  ed il Padre la coscienza universale.

Non a caso era stata Maria a concepire la coscienza cristica quale coscienza che sa della consustanzialità tra l'individuale e l'universale, lasciandosi fecondare proprio dallo spirito che albergava in lei e che è poi il Verbo che si dava all'inizio dello spazio-tempo del nostro universo."

(Silvia Montefoschi "L'Essere vero", pag. 20-22)


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La teologia nel novecento



La teologia femminista


«Una donna che chiedesse la parità nella Chiesa potrebbe essere paragonata a un nero che chiedesse la parità nel Ku Klux Klan»
(Mary Daly, La Chiesa e il secondo sesso, prefazione alla 2ª edizione, 1975)




Mary Daly cattolica statunitense di origine irlandese laureata in religione consegue il dottorato in teologia in svizzera preso l'università di Friburgo.
Ottiene quindi la cattedra di teologia presso il Boston College un istituto universitario gestito dall'ordine dei gesuiti.

La storia della filosofia da Hegel fino alla psicoanalisi di Freud, Jung & Silvia Montefoschi (1770-2011)


"Il conflitto lo si può risolvere veramente solo alla radice" (Silvia Montefoschi)

La dialettica della sola coscienza: Hegel & Marx (1770-1883)

La dialettica servo-padrone e la storia evolutiva della coscienza
Hegel è un punto di arrivo. Poi c'è il "dopo Hegel" dei filosofi pro o contro la megasintesi hegeliana. Di questi quelli che hanno avuto più fortuna sono il duo degli entrambi allievi di Hegel e mi riferisco a Marx-Engels su posizione critica rispetto a Hegel solo parzialmente. Che si ritenessero allievi di Hegel anche a distanza di anni lo dimostra quello che scrisse Engels in una sua lettera quando morì la bestia nera delle polizie d'Europa, il russo Michael Bakunin e strenuo oppositore di Marx-Engels all'interno della "prima internazionale dei lavoratori". Engels scrisse alla notizia della sua morte: "Ci siamo combattuti ferocemente ma dobbiamo rispettarlo perchè Bakunin comunque ha capito veramente Hegel"

L'inizio del dopo-Hegel: l'irriducibile reazione individualista

  • Max Stirner
  • Sorens Kierkegaard
  • Friedrich Nietzsche

Forse che non era stato proprio Hegel ad affermare che "Verità è solo l'intero"? Ma l'intero di Hegel era anche "il risultato": il risultato del processo dialettico. Resta il fatto che la stessa etimologia del termine individuo significa "indivisibile" ed è qui che nasce l'equivoco: l'intero è già ed è proprio il padrone del discorso, il padrone del significato, il soggetto della relazione sado-masochista soggetto/oggetto, lo schiavista che è l'intero e quindi è la verità allorchè non manca del servo da cui dipende proprio per essere l'intero ovvero di cui egli stesso è servo del suo servo, sempre ricattabile dal suo servo. E' questa la dinamica interdipendente che può essere più o meno blanda o più o meno feroce e questo spiega non solo ma anche le attuali cronache di femminicidi: non c'è cattiveria ma è solo un effetto, la fenomenologia di una logica relazionale. Questo ovvero il soggetto riflessivo individuale (SRI) sì che è l'intero ma non è ancora l'intero vero. L'intero vero al contrario nasce solo al termine della storia universale proprio come il risultato ma il risultato dell'aver condotto a termine sia il processo di disappropriazione e sia il processo di spersonalizzazione. La nuova logica unitaria è un prodotto, un prodotto della storia del lavoro umano e non-umano di cui costituisce lo stesso capolinea apocalittico.

L'interpretazione psicoanalitica della dialettica della natura come dialettica dell'inconscio: da Engels a Freud (1895)


Hegel morì nel 1831 a causa del vaiolo ma già nel 1895 l'anno della morte anche del teorico della dialettica della natura, Hegel in qualche maniera risorge grazie a Freud e questa volta come prassi e non più come solo teoria - era questo il rimprovero che Marx rivolgeva a Hegel con le tesi esposte in "le tesi su Feuerbach" - e a sua volta Freud reinterpretò la teoria di una dialettica anche della natura nella forma di una dialettica dell'inconscio, proprio perchè è l'inconscio il luogo dove si forgia il simbolo prima ancora che si manifesti nella dialettica della storia o dialettica della coscienza. La dialettica è principalmente dialettica dell'essere, dialettica del concreto, dialettica della natura, e solo dopo procede come dialettica della coscienza o dialettica della storia. "E' nell'inconscio universale che si forgia il simbolo" (Silvia Montefoschi)


Dopo l'ultimo conflitto edipico Freud-Jung (1912)
per Jung divenne di capitale importanza
pena il suo stesso suicidio (vedi il "sogno di Sigfrido" di Jung)
 capire la vera radice di un simile conflitto
così scrisse "Tipi psicologici" (1921)
testo che anni dopo Silvia Montefoschi amplificò alla stessa storia delle civiltà occidentali e orientali
 in "Essere nell'Essere" del 1985).

Dalla dialettica interminabile oppio dei pensatori al dialogo oltre la dialettica (1977-1987)

Silvia Montefoschi l'ha detto chiaramente: Marx diceva di avere capovolto la dialettica hegeliana ma invece la sua dialettica, il cosiddetto "materialismo storico" è ancora dialettica del solo spirito proprio come in Hegel così da questo punto di vista nulla di nuovo abbiamo con Marx rispetto a Hegel .
Silvia Montefoschi fin dal 1984 in "Psicoanalisi e dialettica del reale" dove traccia una storia della filosofia da Hegel fino alla psicoanalisi parla chiaramente di dialettica unitaria.Riprenderà una tale descrizione della storia della filosofia negli ultimi anni di vita con "L'ultimo percorso del pensiero uno - Escursione nella filosofia del xx secolo" pubblicato nel 2006.


La morte della filosofia e la nuova epoca già post-apocalittica della vita dell'oltre-umano oltre la filosofia (1987)

Basta drogarsi! Oggi è divenuto anacronistico continuare a drogarsi con una dialettica rivelatasi interminabile e quindi ormai solo puro oppio dei pensatori.
E' nel momento in cui lo stesso movimento dialettico si autoconsapevolezza della sua interminabilità che trapassa automaticamente nel dialogo oltre la dialettica.
L'homo dialetticus fondamentalmente è ancora l'uomo dello spazio-tempo-massa paragonabile a quel caporale che per fare passare il tempo ai suoi soldati ordina di scavare una buca e poi quando i soldati gli chiedono "E adesso cosa facciamo'" dà un nuovo ordine: "E adesso riempitela".
La dialettica ha avuto il solo scopo di comprendere la sua stessa interminabilità, una vera fatica di Sisifo, e adesso ma solo adesso è più solo passatempo per pensatori perditempo.
L'uomo dialettico per quanto dia l'impressione di essere evoluto è ancora l'uomo preistorico: la dialettica si è rivelata infine un vero circolo vizioso, la rivoluzione e poi la restaurazione. E' sempre il vecchio Edipo che uccide il padre e si mette al suo posto e si ricomincia d'accapo il nuovo gioco dell'Edipo ovvero dell'uomo reattivo pieno di risentimento, desideroso di vendetta, voglioso di essere risarcito per il male subito e giustizialista. Roba vecchia insomma.
Andiamo avanti senza nostalgia alcuna dei bei tempi eroici.
Finiamola una volta per tutte con il vecchio mito dell'eroe che è anche un archetipo. 
La nuova e vera umanità non più dialettica ma dialogica si approssima ed è già: non si tratta più di riempire il tempo ma di dissolverlo il tempo.
Ma che cosa è il tempo?
E' lo spazio: lo spazio tra l'uno e l'altro dell'unico discorso e il tempo che occorre per colmare un tale spazio tra i due termini del Principio Dialogico.
Dunque: non più oltre il capitalismo ma oltre la geografia tutt'uno con la storia. 
La dialettica servo-padrone, lo schiavismo vecchio o moderno che sia c'è perchè l'uno e l'altro dell'unico discorso non sanno:
  1. o non sanno dell'unione irreversibile (meccanismo di difesa attuato: nevrosi-psicosi ossessiva)
  1. o non sanno della distinzione irreversibile (meccanismo di difesa attuato: nevrosi-psicosi isterica)

Che cosa è il Pensiero Uno?


Il "Pensiero Uno" ovvero la psicoanalisi oltre la psicoanalisi o psicoanalisi allo stato dell'arte, nato al termine della centenaria storia della psicoanalisi (1895-1987) è il criterio ermeneutico anti-paranoico del nuovo e vero movimento rivoluzionario che risolve il conflitto alla radice una volta per tutte e che non se ne parli più.

Che fare? La questione sempre attuale dell'organizzazione



«Rien dans l'univers ne saurait résister à un nombre suffisamment grand d'intelligences groupées et organisées»

«Niente nell'universo potrebbe resistere a un numero sufficientemente grande di intelligenze raggruppate e organizzate.»

(Teilhard de Chardin - paloantropologo e specialista in scienze della natura)


Dio ovvero nuove tesi sul complottismo


Nessuno vuole mettere in dubbio che possano esistere nella storia dei burattinai: certamente esistono dei burattinai che vorrebbero essere i padroni della storia ma esiste anche un burattinaio dei burattinai e non sapere questo è proprio il limite di tutte le versioni di complottismo. L'astuzia della ragione? L'astuzia della storia? L'Automaton? La Divina Provvidenza? O come lo chiamano i fisici quantistici: Principio di Sincronicità? Chiamiamolo come vogliamo Dio: tanto è sempre la volpe.


In conclusione

Come potremmo sintetizzare questa lunga storia ormai iniziata 13,7 miliardi di anni fa e di cui in questo articolo abbiamo voluto raccontare per sommi capi lo sprint finale a partire dal 1770? Così potremo sintetizzarlo: da un obsoleto, evolutivamente parlando, soggetto ancora singolare al nuovo e rivoluzionario nuovo soggetto duale. O che è la stessa cosa: da una logica relazionale preistorica interdipendente (preistoria dell'Essere beninteso e non solo preistoria dell'anthropos) alla nuova logica intersoggettiva e intersoggettiva radicale perchè l'intersoggettività o è conseguentemente radicale o non è.

Ma come fa la psicoanalisi ad abbattere il capitalismo?

In principio la dialettica servo padrone ovvero la logica schiavistica dell'interdipendenza tra l'uno e l'altro dell'unico discorso

Poi ci fu Hegel il genio della logica dialettica che analizzò in "Fenomenologia dello spirito " del 1807 la dialettica servo-padrone.



Poi ci furono i suoi due allievi Marx ed Engels il quale quest'ultimo intuì e abbozzò la tesi secondo cui quel discorso che poi si fa palese secondariamente nella storia già era presente primariamente nella stessa natura.

Morto un papa se ne fà un'altro e così nel 1895 nell'anno stesso in cui Engels muore nasce la psicoanalisi che proprio della relazione tra l'uno e l'altro dell'unico discorso si occupa.


Si sà che da cosa nasce cosa così Freud generò Jung e Jung a sua volta generò Silvia Monetfoschi ceh rifondò l'intero impianto epistemologico psicoanlistico coem scienza suprema della relazione in senso non solo intersogegttivo ma interosggettivo radicale.




Ma la psicoanalisi ovvero i magnifici tre (Sigmund Freud, Carl Gustav Jung & Silvia Montefoschi)
come fanno ad abbattere il capitalismo se non c'è riuscito nemmeno Lev Trotskiy che aveva a sua disposizione l'intera Armata Rossa?
La psicoanalisi di quanti gruppi armati può disporre?



Lo stato maggiore, i generali per così dire, del nuovo movimento rivoluzionario psicoanalitico, non vogliono assolutamente cancellare il capitalismo, non sono così presuntosi, loro si accontentano di far scomparire il mondo intero o meglio per la precisione, l'uni-verso intero.

Il movimento rivoluzionario psicoanalitico vuole risolvere questa annosa questione una volta per tutte e che non se ne riparli più, così proprio per fare i conti una volta per tutte con la vecchia logica schiavista (la dialettica servo-padrone) ha inteso andare alla radice della questione:

"Il conflitto lo si può risolvere veramente solo alla radice." (Silvia Montefoschi)


I militanti del movimento psicoanalitico sono operai professionisti che quindi lavorano allo stato dell'arte per non dover ripetere il lavoro e non come i vetero rivoluzionari che lavorando alla carlona essendo pressapochisti oggi ci si ritrova che si è fatto solo tanti morti ma la logica schiavista non è stata affatto scalfita se non addirittura resa ancora più efficiente nella sua scienza del burattinare il prossimo.

Si dirà: ma allora sono peggio dei generali argentini.
Ma come fanno a far scomparire, le montagne, il mare. gli oceani, tutta la vegetazione, tutti i pianeti, le stelle, le galassie  e insomma il mondo intero?


Ecco siamo arrivati al nodo centrale di tutta questa questione.
Occorre premettere per poter sbrogliare un tale malinteso che la psicoanalisi fondamentalmente è una ontologia e si occupa della questione dell'Essere prima ancora che di nevrosi e psicosi.
Queste stesse domande nascono da un equivoco e l'equivoco sta nel credere che il mondo è fatto di terre, montagne, fiumi, vegetazione mentre invece è fatto solo di memoria.
E' proprio così e mi rendo conto che è difficile rendersene conto e soprattutto crederci perchè ad un primo impatto sembra invece proprio una favola, magari una bella favola ma solo una favola e niente più ma invece è la verità e infatti siamo noi che con la nostra memoria riproduciamo tutti i giorni l'apparente e ingannevole consistenza materiale del mondo.

Il mondo è solo un ricordo, memoria.
Qui però occorre far ulteriore chiarezza poichè anche il termine di "memoria" può suscitare nuovi equivoci.
Non si tratta infatti di questa o quella memoria particolare, di questo o quel ricordo particolare ma si tratta della memoria di una logica, dell'albero quindi e non dei fiori o frutti dell'albero che sono solo secondari per cui una volta eliminato l'albero automaticamente senza nulla ferire scompaiono anche tutti i fiori  e i frutti di quell'albero.
Si tratta quindi del fatto che ricordiamo una logica, la logica della separazione, la logica relazionale interdipendente, sì che una volta dimenticata e quindi non più agita (acting out) una tale memoria, è il mondo stesso che scompare e scompare in un istante perchè la verità è che la materia stessa è fatta solo di memoria.
Lo so, è difficile crederci ma è così.

Per far scomparire non dico il capitalismo ma il mondo nella sua interezza non c'è bisogno dell'Armata Rossa ma è sufficiente l'analista e il suo paziente che però a sua volta anche quest'ultimo  si faccia analista dunque due psicoanalisti sono più che sufficiente.

Ma questo fatto della memoria in cui consiste la materia non è completamente una novità dato che l'aveva già capito almeno un famoso filosofo francese evoluzionista ma che pur essendo evoluzionista evidentemente non era affatto anche materialista come tanti altri evoluzionisti e mi riferisco a Henri Bergson.



Quel manifesto del 1848, considerato per più generazioni di rivoluzionari una vera bibbia della rivoluzione, oggi quindi a distanza di quasi 200 anni non soltanto di progresso ma anche di evoluzione, che non sono affatto sinonimi, andrebbe riscritto e adattato ai nuovi tempi apocalittici che ormai data l'accelerazione esponenziale del processo evolutivo tutt'uno con il processo rivoluzionario sono di fatto già anche  post-apocalittici.
Nel frattempo infatti il biologo e medico-psicoanalista Silvia Montefoschi, grazie proprio alla psicoanalisi che è un "farsi identici" tra gli uomini  e le donne, è riuscita infine a divenire una sola persona di tipo duale con la guida suprema della rivoluzione che già guidava il movimento rivoluzionario ancora prima di Hegel e di cui lo stesso Hegel si considerava un suo allievo come del resto lo stesso scienziato Isaac Newton del resto e mi riferisco a colui che parlò della luce, la vera luce altra dalla pseudo-luce del mondo  e intendiamo riferirci con il termine "luce vera" alla luce  ancora presente nelle tenebre e di questa luce parlò Giovanni Evangelista.


καὶ τὸ φῶς ἐν τῇ σκοτίᾳ φαίνει

καὶ ἡ σκοτία αὐτὸ οὐ κατέλαβεν

Ormai lo stato maggiore è al completo: tempi duri quindi si profilano per il capitalismo. Onde del pensiero attraversano ormai 24 ore su 24 l'universo intero tese a consolidare l'unità dell'ORGANIZZAZIONE intergalattica.



«Rien dans l'univers ne saurait résister à un nombre suffisamment grand d'intelligences groupées et organisées»

«Niente nell'universo potrebbe resistere a un numero sufficientemente grande di intelligenze raggruppate e organizzate.»

(Teilhard de Chardin - paloantropologo e specialista in scienze della natura)




"Uno spettro si aggira per l'universo:
è lo spettro della psicoanalisi.
Molti si agitano per esorcizzare un tale nuovo movimento rivoluzionario
ma è inutile
tempo perso
e il vecchio mondo ormai insignificante è già spacciato."


Che aggiungere ancora?
Tutto è bene quel che finisce bene.

Le tesi di un filosofo di fronte al nulla e alla morte

Siccome è di questi temi che mi sto interessando:


  1. il nichilismo malattia dello spirito
  2. il nulla
  3. la morte


trovo utile pertanto  pubblicare le tesi e le argomentazioni di un noto filosofo relative proprio a queste stesse questioni e altre questioni ma anch'esse correlate a queste.













La morte della filosofia al capolinea della storia dell'universo

Oggi non c'è più filosofia, oggi non si dà più vero pensiero filosofico ma tuttalpiù ripetizione da parte della filosofia di ciò che essa ha pensato nel corso della lunga storia della filosofia. Oggi pertanto anche la filosofia vive di rendita non dandosi più vero pensiero creativo anche in questa disciplina e non certo per colpa dei filosofi ma perchè la stessa filosofia in questa nuova e ultima era già post-apocalittica è trapassata nella nuova logica dell'uno vero per cui oggi è insensato pensare il pensiero come un pensare qualcosa ma è il pensiero invece che pensa se stesso: una vera rivoluzione nell'immagine del pensiero.




Parola del Dio Vivente: non l'ultima coppia ma la nuova Persona Duale (GiovanniSilvia)


ovvero

dalle tante versioni della vecchia logica della separazione alla nuova logica unitaria.



Gli dissi:

ANDREA: "Silvia questa tua filosofia..."

Non feci a tempo a terminare la frase che Silvia comprendendo che stavo equivocando facendo quindi un errore madornale che mi avrebbe condotto su una strada sbagliata che non era più la via della redenzione della vita tutta ossia la vera psicoanalisi intendendo con questo concetto non più la preistoria della psicoanalisi che pure è stata necessaria (Freud-Jung) quale ultima filosofia ma la psicoanalisi allo stato dell'arte, mi interruppe bruscamente:

SILVIA: "Andrea non è una nuova filosofia ma una nuova logica."





Il progetto rivoluzionario tra programma minimo e programma massimo

Antonio Gramsci, Amadeo Bordiga (i Lenin italiani) e Sigmund Freud


Il materialismo è una brutta bestia e io lo sono stato ma solo a parole perchè non si può cambiare la propria natura con l'ideologia.
Che il materialismo è una brutta bestia l'ha detto prima di me Jean-Paul Sartre in "Materialismo e rivoluzione": il materialismo non è un buon alleato della rivoluzione.

Il fatto è che i rivoluzionari si percepiscono deboli e quindi hanno bisogno delle masse e anche quando accettano di sentirsi forti come gruppetto sentono che il loro compito è di accendere le masse alla rivoluzione proprio perchè anch'essi si sentono deboli.

Certe volte mi sono detto: ma come è possibile che mi sono occupato in passato di Gilles Deleuze?
Ho preso una cantonata?
Poi ho letto "Le rivoluzioni nascono già morte" (Gilles Deleuze)
No, non ho preso una cantonata, semplicemente quel pensatore è morto troppo giovane.
Eh già, c'è così tanto lavoro da fare che per un pensatore morire anche a settant'anni è sempre morire troppo giovane.

Questo del materialismo è stato l'errore madornale ma giustificabile storicamente di coloro che intuivano se non al fine della storia almeno la fine del capitalismo ovvero di una logica competitiva.

Il partito-scienza - Il partito scienza, il partito-coscienza, che bella intuizione questa dell'ingegnere Amadeo Bordiga meno incline allo spontaneismo gramsciano-luxemburghiano.
Questa sottolineatura del valore dell'organizzazione rivoluzionaria rispetto alle classi economiche.
Bordiga disprezzava gli studenti, veri pezzi di merda (sentite la sua ultima intervista del 1970), e altri ceti sociali piccoli-borghesi ma anche il sottoproletariato.
Il guaio è che lui si concentrava su una classe operaia addirittura intesa in senso molto restrittivo: un settore ristretto della classe operaia, quella che lui considerava dei veri produttori che mantenevano tutta la società umana intera.
Certamente c'è una rigidità che comunque è inferiore alla mia in quanto io considero rivoluzionari solo ed esclusivamente l'organizzazione rivoluzionaria.
Lenin diceva che non si poteva fare la rivoluzione in un solo paese stante l'interdipendenza tra le nazioni, Stalin pensava invece di sì, io che non sono un materialista e non me ne fotte niente delle masse e non me ne fotte nemmeno per criticarle come invece faceva Bordiga (se ci sono gli studenti e la piccola borghesia si vede che ci devono essere, quando non c'e ne sarà bisogno non ci saranno più), per me la rivoluzione si può attuare anche anche solo nell'organizzazioen rivolzuionaria stessa.

I limiti di gramsci e Bordiga ma anche di Lenin e tutta quanta la cecchia generazioen di rivolzuionari è che appoggiandosi sul materilaismo che invece è proprio la filosofia dei padroni anceh ase qusti vanno in chiesa tutte le domeniche.
prorpio perchè materilisti non potevanp concepire che altar rivolzuione se non qeulal anticpaital.ista, quello ceh io chiamo "il progarmma minimo".

Un anno cruciale: 1895

Friedrich Engels muore nel 1895 e in quello stesso anno nasce la psicoanalisi ceh certamente non è ancora la psicoanlisi allo stato dell'arte ma come noi diciamo trattasi ancora della "preistoria della psicoanalisi".
Che cos'è la psiconalisi?
E' il programma massimo.
A diferenza dei comunisti che senz le masse non posono afre la rivolzuione, l'organizzazioen rivoluzionarai dlel apsicoanlisi è la rivoluzioen stessa già terminata.
La psicoanalisi è oggi la vera avanguardia rivolxuionaria mentre si ala chiesa che i comunisti sono oggi ridotti a organizzaioni sindacali di categoria.
Non sto dicendo che bisogna combatterli: tuttaltro perchè se ci sono si deve che l'automaton vuoel ceh ci siano.
Sono tutte forze dialettiche ma la dialettica finalmente abbaimo capito ceh è un imbroglio ed è un imbroglio perchè è interminabile.
La nuoav organizzaizoen rivoluzioanria al termine della storia dell'universo è l'organizzaioen del dialogo oltre la dialettica.
int5redniamoci nessuno devev sputare nel piatto dove mangia ma questa non è uan buona ragione per non andare avanti: i progressiti moarlisti oggi sono proprio la feccia dei nuovi reazioanri che portano avanti una restenza contro-rivoluionaria.

Non appropriarsi dei propri limiti - Le vecchie generazioni di rivoluzionari hanno fatto bene non hanno fatto male perchè i loro limiti non erano loro (anche questo modo di pensare colpevolizzandosi è proprietà privata, individualismo) ma erano i limiti storici, collettivi, e io ugualmente non ho alcun merito ma semplicemente vivo negli anni duemila e quindi appartengo alla nuova ma anche ultima generazione rivoluzionaria.

Perchè ultima?
Perchè con questa rivoluzione non è che finisce il capitalismo ma finisce l'anthropos.

Noi non abbiamo bisogno per fare la rivoluzione delle masse nè della classe operaia anche perchè siamo noi in questo oggi i veri operai che operano alla trasformazione radicale del reale.

Ricordiamoci che la borghesia rivoluzionaria dall'anno 1000 fino al 1900 è riuscita a sbaragliare il feudalesimo parassitario grazie all'alleanza con il proletariato e poi con la classe operaia e la classe operaia ha fatto propria l'ideologia scientista, materialista e produttivista lavorista che invece era l'ideologia propria della borghesia rivoluzionaria e illuminista ma se aveva un senso per la borghesia una tale ideologia per i rivoluzionari era come moderare la spinta rivoluzionaria al cambiamento radicale: un mettere un limite alla immaginazione dell'ingegneria sociale del possibile .


La struttura economica è invece anch'essa una sovrastruttura di ben altra struttura

Non sto dicendo come Bordiga peste e corna di alcuni ceti sociali che invece il Bordiga riteneva improduttivi e parassitari, dico anzi che bisogna fottersene della questione economica che è anche'essa una sovrastruttura e non come pensava Marx la struttura essendo un materialista (in verità era un idealista dato che separava l'Essere dalla coscienza di essere). Allora qual'è la vera struttura se non è il fatto economico?
L'ha spiegato benissimo Sigmund Freud: è la relazione maschio-femmina e quindi la divisione del lavoro attivo-passivo, potenza e atto del pensiero che è alla base di tutta l'ingegneria sociale.

La divisione del lavoro.
La divisione del lavoro.
La divisione del lavoro.
La divisione del lavoro.
La divisione del lavoro.
La divisione del lavoro.

E' questo il vero vaso di pandora, l'origine di tutti i mali, Satana, il trionfo del nichilismo e dell'entropia dell'individualismo che anzichè produrre nuove energie consuma tutte le energie umane.


Fortuna che ci viene in aiuto il buon Hegel che ci spiega a differenza di Marx che anche l'alienazione non è solo negatività ma è anche positività e infatti sappiamo che anche questa divisione del lavoro ha avuto un senso storico dato che proprio dividendosi i compiti, tu fai la femmina che o faccio il maschio, tu fai il ruolo passivo che io faccio il ruolo attivo, tu fai il servo che io faccio il padrone, tu fai il figlio che io faccio il padre, tu fai il credente che io faccio il padre eterno, solo così l'evoluzione ha potuto andare avanti fino ad arrivare a rendere insignificante proseguire ulteriormente con questa divisione del lavoro.
Oggi per la prima volta in tutta la storia dell'universo si può fare a meno di questa divisione del lavoro. Non era mai accaduto e solo oggi si può.

E' proprio questo il vero criterio per distinguere i veri evoluzionisti dalla congrega degli amici di merenda progressisti, conservatori, reazionari, che sono tutti in più o meno misura ma fondamentalmente tutti dei contro-rivoluzionari.

Attenzione però perchè se ci sono ancora i controrivoluzionari è perchè l'Automaton (la Necessità) ritiene che ci debbono essere ancora.
Quando l'Autonaton terminerà il countdown e proclamerà la loro inutilità ai fini evolutivi li farà scomparire tutti quanti nel giro di un millesimo di secondo.
Costoro infatti rappresentano la storia, la memoria della storia.
Tutti infatti sappiamo che anche se tu freni una macchina che va a duecento all'ora, certo che si ferma evidentemente se tu freni ma non si ferma immediatamente ma fa ancora un centinaio di metri prima di fermarsi veramente.
Il momento in cui Dio l'Automaton frena è l'apocalisse, e il momento della fermata della macchina storica è invece l'attuazione dell'apocalisse.

1. apocalisse
2. epoca post-apocalittica in cui agisce più solo la forza d'inerzia della memoria storica inconsistente e non più la realtà storica consistente
3. fine della forza d'inerzia. Amen

Il mistero della realtà reale oltre il materialismo e l'idealismo ideologico

Che cos'è la consistenza?

"Solo ciò che converge è consistente." (Teilhard de Chardin)

E qui entra in campo il concetto junghiano di "coniunctio" e quello montefoschiano di "ultima coniucntio" come conseguenza dell'aver scoperto la legge dell'evolzuione da parte di Sigmund Freud che l'ha individuata proprio nel "tabù universal edell'incesto simbolico" ceh è èpoi un altro modo di espriemre il conetto di "divisione del lavoro".

E dei vecchi comunisti che ne facciamo?
Onore ai traditori della  rivoluzione convertitisi al sindacalismo.

Se ci chiedono di appoggiarli, li appoggeremo basta che non ci chiedano di credergli: non possiamo credere al programma minimo: ormai sappiamo e non possiamo far finta di non sapere.
Non siamo contro ma noi siamo e crediamo solo al programma massimo.
Paradossale a dirsi ma il programma minimo è irrealistico mentre il programma massimo al contrario è quanto di più realistico possa esserci ed è relaistico perhcè è nella necessità delle cose.

"Non esiste alcuna libertà ma se proprio volgiamo paralre di libretà allora la libertà è solo al coscienza della necessità." (Friedrich Engels teorico di un discorso, logos, non solo nella storia ma anche nella natura che ha preceduto la storia)

"Il simbolo si forgia nell'inconscio universale" (Silvia Montefoschi)

Il simbolo che dà avvio ala dialettica della storia si forgia nella dialettica dell'inconscio.

Noi vogliamo essere realisti
alle favole anticapitaliste non ci crediamo più
i Gulag ci hanno vaccinato
e poi Freud & C. ci hanno guarito.

Certo che anche noi siamo radicalmente anticapitalisti ma come uno che tanto che aspetta l'autobus fa le parole crociate.
Basta con le favolette: solo la buona novella della morte di dio tutt'uno con la buona novella della morte dell'anthropos è la serietà oggi.

Si va bhè abbiamo capito cosa vuoi dire: l'organizzazione rivoluzionaria oggi sono AndreaThérèse.


Bravò les copains!

Un tempo erano i moderati Marx-Engels e oggi i radicali AndreaThérèse.


Il concetto di Logos (λόγος)

λόγος è un sostantivo greco che significherebbe parola, discorso, ragione, usato in varie accezioni da vari autori soprattutto nelle discipline filosofiche e teologiche, tuttavia  mio modesto parere sono giunto alla conclusione che la migliore traduzione di "Logos" sia "legame" anche perchè è quella traduzione che meglio mi permette di capire parecchie cose di come funziona veramente la realtà nel suo movimento essenziale senza perderci in particolari o pettegolezzi storici che lasciano invece il tempo che trovano come si può cogliere chiaramente dallo schema seguente della intera storia evolutiva dell'uni-verso.




In principio era il legame


“In principio era il legame”  (Giovanni Evangelista)
  1. Reazione termonucleare
  2. Sintesi molecolare
  3. Sessualità
  4. Comunicazione
  5. Nuova percezione
“E infine il pensiero cessa di pensarsi per più solo sentirsi” (Silvia Montefoschi)





Il concetto di λόγος



"LOGOS"  (in greco anticoλόγοςlógos, corrispondente al latino verbum e all'ebraico דבר davar), deriva dal greco λέγω (légο), che significa scegliere, raccontare, enumerare, parlare, pensare.
I termini latini corrispondenti (ratiooratio) si rifanno con il loro significato di calcolodiscorso al senso originario della parola che successivamente ha assunto nella lingua greca molteplici significati: «stima, studio (come suffisso), apprezzamento, relazione, legame, proporzione, misura, ragion d'essere, causa, spiegazione, frase, enunciato, definizione, argomento, ragionamento, ragione, disegno»


Eraclito di Efeso

Da un frammento di Leucippo sembra possa attribuirsi ad Eraclito un significato del Logos come "legge universale" che regola secondo ragione e necessità tutte le cose:
«Nessuna cosa avviene per caso ma tutto secondo logos e necessità.»
(Leucippo, fr.2)
Agli uomini è stata rivelata questa legge ma essi continuano ad ignorarla anche dopo averla ascoltata.
Il Logos appartiene a tutti gli uomini ma in effetti ognuno di loro si comporta secondo una sua personale phronesis, una propria saggezza
I veri saggi invece sono quelli che riconoscono in loro il Logos e ad esso s'ispirano come fanno coloro che governano la città adeguando le leggi alla razionalità universale della legge divina.
Un ulteriore significato del logos inteso come "ascolto" è nella affermazione di Eraclito che sostiene che molti non capiscono la sua "oscura" dottrina poiché si sforzano di ascoltare lui invece che il logos.

Secondo altri interpreti del pensiero eracliteo una dottrina del logos sembra non essere nella sua filosofia. Sia Platone che Aristotele non si riferiscono mai a lui riguardo al logos: per il primo Eraclito è colui che ha sostenuto l'incessante fluire dell'essere e di come ogni cosa sia nello stesso tempo uno e molti, mentre per Aristotele e per Teofrasto il pensiero eracliteo si fonda sul principio incorruttibile del fuoco causa di ogni cosa.

Il logos nel giudaismo alessandrino


Il Giudaismo alessandrino, con Filone Alessandrino come esponente, riprende il logos della tradizione stoica incorporandolo nella sua teologia e connettendolo al tema biblico della "parola di Dio", acquisendo la fisionomia di un agente quasi personale, cosciente, della volontà creatrice e provvidente di Dio; la Parola a cui si unisce o sostituisce, con valore di sinonimo, la Sapienza. Per Filone, che si rifà anche al Timeo di Platone, Dio è trascendente rispetto al mondo, e a far da mediatore tra il primo e il secondo è proprio il Logos, fonte degli archetipi sulla cui base il mondo viene modellato, costituendo da cornice e, in un certo senso, da sintesi a tutte le realtà intermedie: le Idee, la Sapienza, gli angeli, lo Spirito e le potenze; il Logos, infatti è lo strumento con il quale Dio ha fatto tutte le cose ed è la Luce divina offerta agli uomini. 
Nella dottrina di Filone si riconoscono temi e concetti che poi torneranno nel Cristianesimo.

Giovanni vescovo di Efeso: il logos giovanneo presente nel cristianesimo


1 Ἐν ἀρχῇ ἦν ὁ λόγος,
καὶ ὁ λόγος ἦν πρὸς τὸν θεόν,
καὶ θεὸς ἦν ὁ λόγος.

2 οὗτος ἦν ἐν ἀρχῇ πρὸς τὸν θεόν.

3 πάντα δι' αὐτοῦ ἐγένετο,
καὶ χωρὶς αὐτοῦ ἐγένετο οὐδὲ ἕν. ὃ γέγονεν

4 ἐν αὐτῷ ζωὴ ἦν, καὶ ἡ ζωὴ ἦν τὸ φῶς τῶν ἀνθρώπων·

5 καὶ τὸ φῶς ἐν τῇ σκοτίᾳ φαίνει,
καὶ ἡ σκοτία αὐτὸ οὐ κατέλαβεν.



« In principio era il Logos
e il Logos che era in principio
in principio era ancora presso il Dio
e il Dio era il Logos.

Tutto è venuto ad essere
per suo mezzo,e senza il quale
nulla sarebbe venuto ad essere
di ciò che è venuto ad essere.

In questo Logos che era in principio era la vita vera
e la vita vera era la vera luce degli uomini 
e questa vera luce del logos che era in principio
splende ancora nelle tenebre
poiché le tenebre non sono mai mai e poi mai riuscite
a offuscare questa vera luce del logos che era in principio
in maniera definitiva. »   

(Giovanni 1:1-5)





Nel Cristianesimo il Logos compare all'inizio del Vangelo di Giovanni, dov'è coincidente con Dio creatore e poi storicamente incarnato in Cristo e quindi negli uomini venendo ad «abitare in mezzo a noi». 
Il Concilio Di Nicea: gli spunti del Vangelo di Giovanni trovano in seguito una loro conclusione nella definizione dei due dogmi, quello della trinità e dell'incarnazione di Dio, formulati nel Concilio di Nicea.
Il termine "logos" in ambito cristiano è reso in italiano come "Verbo", riprendendo con un calco il latino "verbum" o con "Parola".
Alcuni studiosi della Bibbia ritengono che Giovanni abbia usato il termine "logos" in una doppia accezione: sia per rendere comprensibile agli ambienti ebraici, familiari, il concetto della divina sapienza, sia per rimanere connesso con gli ambienti della filosofia ellenistica, dove il "logos" era un concetto filosofico radicato da tempo.
Alcune traduzioni cinesi del Vangelo di Giovanni hanno definito il termine "logos" come "Tao"  (letteralmente la Via o il Sentiero) spesso tradotto come il Principio, è uno dei principali concetti della filosofia cinese. È l'eterna, essenziale e fondamentale forza che scorre attraverso tutta la materia dell'Universo, vivente o meno.
Il filosofo e teologo calvinista statunitense Gordon Clark, nella sua traduzione della Bibbia, ha reso "logos" con "logica": «In principio era la Logica, e la Logica era presso Dio, e la Logica era Dio». In tal modo Clark vuole affermare che le leggi della logica non sono un principio secolare imposto sulla visione cristiana del mondo, ma qualcosa già presente nella Bibbia.
Sant'Agostino insegnava che il Logos è prima di tutto relazione.

Martin Heidegger: ascoltare e parlare

Secondo Heidegger nella lingua greca antica i verbi parlare, dire, raccontare si riferivano non solo al sostantivo corrispondente logos ma anche al verbo leghein che significava anche conservare, raccogliere, accogliere ciò che viene detto e quindi ascoltare.
Nello sviluppo della cultura occidentale, a suo parere, il valore del pensare e del dire ha prevalso su quello dell'ascoltare mentre l'udire e il dire, come si riproponeva nel dialogo socratico, sono entrambi essenziali «L'udire autentico appartiene al logos. Perciò questo udire stesso è un leghein. In quanto tale, l'udire autentico dei mortali è in un certo senso lo stesso logos» (M. Heidegger, Saggi e Discorsi,)
Lo stesso Heidegger ha individuato il significato di raccolta, nel termine derivato da logossilloge riportandolo all'interpretazione del logos eracliteo.

Logos e Mythos

Nella filosofia contemporanea spesso il termine "logos" è adoperato in senso generico opponendolo al termine mythos. In questa opposizione il mythos corrisponde al pensiero mitico, basato sulle immagini, sull'autorità della tradizione arcaica, su princìpi accettati e condivisi acriticamente, mentre il logos corrisponde al pensiero critico, razionale e oggettivo, in grado di sottoporre al suo vaglio credenze e pregiudizi. 

Concetti similari dell'occidentale  "logos" presenti in altre tradizioni di pensiero

Al di fuori del pensiero europeo è possibile rintracciare, con le dovute cautele, termini e concetti che è possibile accostare con diversi gradi di similarità, al logos: 



- il Tao e il li nel pensiero cinese, 

- il Ṛta in quello indiano

- e il dharma in quello buddhista


Il termine "logos" usato come suffisso


Il termine logos compare come etimo di -logia, suffisso di moltissime parole le quali indicano generalmente discipline e campi specifici di studio, come ad es. teologia, biologia, epistemologia, virologia, ecc. In questo senso il termine può essere tradotto con "discorso razionale su..." o "ciò che si può dire di ragionevole su..." (per replicare i quattro esempi succitati, le discipline indicherebbero ciò che è riconosciuto come discorso ragionevole rispettivamente su Dio, il vivente, la conoscenza e i virus). Etimologicamente quindi, le discipline stanno per il totale delle affermazioni riconosciute come razionali (e quindi argomentabili secondo ragione) sul singolo campo studiato (specificato nel prefisso).





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