Materia e/è memoria: la fine del mondo

"[...] la fine del mondo
deve ancora venire
essendo dio
tuttora ossessionato
dal ricordo del suo
doloroso passato
e poiché dio
ricorda il mondo
e quindi lo pensa
il mondo 
che è il suo pensato
non si è ancora cancellato
e fino a che dio
non dimenticherà
il mondo resterà
perché
anche se
i cani sciolti
dovessero
nel loro reciproco ridursi a brandelli
farlo esplodere
in miriadi di frammenti
resterebbero sempre
delle pur minime particelle
a sostanziare
l'aspetto materiale del reale
che è appunto ciò
che noi chiamiamo 
il mondo."

(Silvia Montefoschi, "Scherzo in attesa della fine del mondo - Preludio, andante, primo tempo", sta in "L'essere vero", 1996, cit. pag. 321)


Silvia Montefoschi nasce a Roma il 12 giugno 1926. Formatasi negli studi umanistici da lei ritenuti insoddisfacenti passa a dedicarsi allo studio delle scienze della natura laureandosi in biologia.
In seguito ottenuta una borsa di studio dal CNR passa a dedicarsi alla ricerca occupandosi di genetica presso la stazione zoologica di Napoli.
In questo periodo studia anche Freud e Jung giungendo alla conclusione che sia invece proprio la psicoanalisi il vero metodo scientifico.
Tornata a Roma conosce Ernst Bernhard con cui inizia una psicoanalisi didattica avendo compreso che quello di psicoanalista sarebbe stata la professione più a lei connaturale.
Nel frattempo si iscrive a medicina dato che in quei tempi solo ai laureati in medicina era consentito la pratica della psicoanalisi.
Un giorno durante uno dei nostri incontri Silvia mi confidò che gli studi di medicina non gli insegnarono nulla di nuovo che già non sapesse ma che furono invece gli studi di biologia che gli aprirono gli occhi sulla realtà dell'evoluzione.
In accordo con Bernhard si stabilì da Roma a Milano per essere anche un punto di riferimento per l'analisi didattica per tutti i futuri psicoanalisti junghiani del nord Italia.
Nel 1960 si recò a Zurigo con Bermhard e molti allievi e allieve di Bernhard per conoscere Carl Gustav Jung di persona che compiva il suo ottantesimo compleanno il quale era stato anche uno degli analisti didatta di Ernst Bernhard medico-pediatra che era passato a l'orientamento junghiano della psicoanalisi dopo aver fatto le prime analisi didattiche invece con allievi di Freud.
Silvia Montefoschi  svolse tutta la sua professione di analista a Milano dal 1956 fino al 1986 a Milano dove a parte la pratica analitica scrisse anche vari articoli su riviste di psicoanalisi e condusse alcuni seminari e solo a partire dal 1977 iniziò la sua copiosa produzione di libri di psicoanalisi di rifondazione della scienza psicoanalitica in termini non solo relazionali ma intersoggettivi fino a  giungere a una concezione forte ovvero radicale dell'intersoggettività.
Fino ad allora si era occupata solo della relazione duale in psicoanalisi ma fu dopo il suo ultimo libro "Essere nell'essere" dove si teorizza il gruppo psicoanalitico che si trasferisce a Genova dove era presente un gruppo di suoi allievi entusiasti della nuova prospettiva da lei elaborata.
A Genova quindi creò la comune psicoanalitica "Laboratorio Ricerche Evolutive Silvia Montefoschi" frequentato da allievi provenienti da tutta italia e anche dl'estero.
Fu qui nel corso dell'esperienza genovese della comune psicoanalitica che avvenne dapprima l'incontro con gli extraterrestri e poi e infine con Giovanni Evangelista.
Silvia testimonierà il suo incontro con Giovanni pubblicamente nel maggio del 1988 nel corso di un convegno per operatori nel settore degli studi e delle discipline della mente: psicoanalisti, psichiatri, psicologi, psicoterapeuti. Il convegno si svolgeva a Marina di Pietrasanta e aveva come titolo "Inconscio e religione".
Silvia Montefoschi dopo questa sua testimonianza ritenne essere veramente conclusa la sua esperienza di vita come psicoanalista e decise quindi di ritornare a Milano per proseguire nel silenzio assoluto la sua relazione con il solo Giovanni Evangelista. Era la primavera del 1989.
Accadde però che nel frattempo cominciò quella che la psicoanalista descrisse in "La rivoluzione radicale del reale" del 1995 come una "controrivoluzione" e così per fare i conti una volta per tutte con questa controrivoluzione interruppe il silenzio assoluto che si era ripromessa e scrisse altre opere dal 1995 fino al 2002 (fino a "Il breviario dell'amore" per intenderci) e una volta fatti i conti una volta per tutte con un tale tentativo di sabotaggio della rivoluzione proseguì con la pubblicazione di altre opere che lei chiamò nell'insieme "la trilogia". L'ultimo lavoro fu nel 2009 in cui ripercorre tutto il percorso fatto dall'inizio fino ai giorni nostri.
Nel frattempo nel 2004 si era trasferita definitivamente  da Milano a Sarzana località presso La Spezia in Liguria.
Muore il 16 marzo 2011 a Zurigo.
Il concetto chiave di tutto il suo pensiero e anche il criterio ermeneutico che lo regge è quello di Pensiero Uno ma il Pensiero Uno che non è una filosofia ma è proprio il Pensiero Uno, nasce solo al termine della centenaria storia della psicoanalisi da lei considerata questa sì una filosofia anzi l'ultima filosofia e anche l'ultimo brano della storia universale.
Il Pensiero Uno altro non è quindi che la stessa psicoanalisi oltre la psicoanalisi o anche la psicoanalisi allo stato dell'arte: la vita stessa dell'Intero.



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