- Il passato e il futuro - Non è il passato che determina il futuro ma al contrario è il futuro che determina il passato: per meglio esplicitare ulteriormente e più chiaramente il concetto: per quanto possa sembrare impossibile al buon senso, è invece il passato che è stato causato dal futuro.
- La realtà del solo presente - La verità è che non esiste nè il passato e nè il futuro ma solo il presente è reale e tutto il passato così come tutto il futuro vivono in questo presente.
- Il presente che sembra essere solo il presente in verità non è solo il presente ma molto più del solo presente - Se così stanno le cose significa solo che ciò che non è ancora ovvero il futuro anzi tutto il futuro, pur non essendo ancora, se è anch'esso in questo presente significa solo che pur non essendo ancora invece è già qui presente in questo presente. Come dire che in questo presente ci giochiamo non solo il presente ma anche tutto il futuro, e anche non solo tutto il futuro ma anche tutto il passato perchè il passato sembra il passato e invece pur essendo passato sembrerebbe che invece non è affatto ancora passato proprio per niente ma è ancora da passare pur dando l'impressione che sia già passato mentre invece la realtà è che anche il passato è ancora quì in attesa di passare.
- Per una storia del concetto di "Principio di Sincronicità" - Già negli anni trenta Jung rifletteva su un altro principio che fosse più vero del principio di causalità, principio questo di causalità già smantellato criticamente dal filosofo scozzese David Hume ma fu solo negli anni cinquanta del novecento che Jung insieme al fisico quantistico Wolfgang Pauli pubblicarono le loro tesi in un'opera sul nuovo Principio di Sincronicità ma mentre Jung considera il principio di sincronicità come un principio che riguarda solo alcuni fenomeni che non obbediscono e quindi non si possono spiegare facendo ricordo al principio di causalità, Silvia Montefoschi invece considera che tutti i fenomeni, nessuno escluso obbediscono al Principio di Sincronicità. Che cos'è il Principio di Sincronicità? E' la Necessità, il Fato, il Destino, la Divina Provvidenza o anche Automaton, così lo chiamavano gli antichi greci. Diceva già a suo tempo Friedrich Engels che tuttavia non parlava di principio di Sincronicità ma di Necessità: "Non esiste alcuna libertà ma se proprio vogliamo continuare a usare qeusto termine di libertà allora la libertà può essere solo la COSCIENZA DELLA NECESSITA" (Friedrich Engels)
Diceva Jung: "Rendi cosciente l'inconscio, altrimenti sarà l'inconscio a guidare la tua vita e tu lo chiamerai destino."
E tuttavia sempre Jung al paziente che gli chiedeva se la psicoanalisi lo avrebbe aiutato a guarire dalla nevrosi, gli rispondeva: "Non è la psicoanalisi che ti guarisce dalla nevrosi ma al contrario è la nevrosi stessa che ti guarisce".
Oggi che sappiamo grazie alle nuove elaborazioni sull'inconscio sviluppate da Silvia Montefoschi che questo misterioso inconscio altro non è che l'interdipendenza tra l'uno e l'altro dell'unico discorso o meglio è il non sapere di questa interdipendenza, alla luce di questa nuova visione dell'inconscio, quanto sosteneva suo tempo Jung diventa ancora più comprensibile nella sua veridicità.
Silvia Montefoschi aliena come nessuno da ogni concezione pragmatica e utilitaristica del sapere, a sua volta ai pazienti che gli chiedevano se una psicoanalisi li avrebbe potuto servire, rispondeva che la psicoanalisi non avrebbe potuto servirgli proprio a niente ma al contrario erano loro che invece potevano servire alla psicoanalisi manifestando così la sua concezione della psicoanalisi come una impresa rivoluzionaria collettiva e qui il concetto di "impresa" va inteso proprio nel senso anche imprenditoriale che assume il termine in alcuni contesti. La psicoanalisi infatti è un lavoro, una impresa collettiva ma si tratta di un lavoro che porta a compimento la stessa storia del lavoro umano e non-umano e di questa storia del lavoro nè è anche lo sprint finale.
E tuttavia sempre Jung al paziente che gli chiedeva se la psicoanalisi lo avrebbe aiutato a guarire dalla nevrosi, gli rispondeva: "Non è la psicoanalisi che ti guarisce dalla nevrosi ma al contrario è la nevrosi stessa che ti guarisce".
Oggi che sappiamo grazie alle nuove elaborazioni sull'inconscio sviluppate da Silvia Montefoschi che questo misterioso inconscio altro non è che l'interdipendenza tra l'uno e l'altro dell'unico discorso o meglio è il non sapere di questa interdipendenza, alla luce di questa nuova visione dell'inconscio, quanto sosteneva suo tempo Jung diventa ancora più comprensibile nella sua veridicità.
Silvia Montefoschi aliena come nessuno da ogni concezione pragmatica e utilitaristica del sapere, a sua volta ai pazienti che gli chiedevano se una psicoanalisi li avrebbe potuto servire, rispondeva che la psicoanalisi non avrebbe potuto servirgli proprio a niente ma al contrario erano loro che invece potevano servire alla psicoanalisi manifestando così la sua concezione della psicoanalisi come una impresa rivoluzionaria collettiva e qui il concetto di "impresa" va inteso proprio nel senso anche imprenditoriale che assume il termine in alcuni contesti. La psicoanalisi infatti è un lavoro, una impresa collettiva ma si tratta di un lavoro che porta a compimento la stessa storia del lavoro umano e non-umano e di questa storia del lavoro nè è anche lo sprint finale.
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