"Il conflitto lo si può risolvere veramente solo alla radice"
(Silvia Montefoschi)
La dialettica della sola coscienza: Hegel & Marx (1770-1883)
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La dialettica servo-padrone e la storia evolutiva della coscienza |
L'inizio del dopo-Hegel: l'irriducibile reazione individualista
- Max Stirner
- Sorens Kierkegaard
- Friedrich Nietzsche
L'interpretazione psicoanalitica della dialettica della natura come dialettica dell'inconscio: da Engels a Freud (1895)
Hegel morì nel 1831 a causa del vaiolo ma già nel 1895 l'anno della morte anche del teorico della dialettica della natura, Hegel in qualche maniera risorge grazie a Freud e questa volta come prassi e non più come solo teoria - era questo il rimprovero che Marx rivolgeva a Hegel con le tesi esposte in "le tesi su Feuerbach" - e a sua volta Freud reinterpretò la teoria di una dialettica anche della natura nella forma di una dialettica dell'inconscio, proprio perchè è l'inconscio il luogo dove si forgia il simbolo prima ancora che si manifesti nella dialettica della storia o dialettica della coscienza.
La dialettica è principalmente dialettica dell'essere, dialettica del concreto, dialettica della natura, e solo dopo procede come dialettica della coscienza o dialettica della storia.
"E' nell'inconscio universale che si forgia il simbolo" (Silvia Montefoschi)
Dalla dialettica interminabile oppio dei pensatori al dialogo oltre la dialettica (1977-1987)
Silvia Montefoschi l'ha detto chiaramente: Marx diceva di avere capovolto la dialettica hegeliana ma invece la sua dialettica, il cosiddetto "materialismo storico" è ancora dialettica del solo spirito proprio come in Hegel così da questo punto di vista nulla di nuovo abbiamo con Marx rispetto a Hegel .
Silvia Montefoschi fin dal 1984 in "Psicoanalisi e dialettica del reale" dove traccia una storia della filosofia da Hegel fino alla psicoanalisi parla chiaramente di dialettica unitaria.Riprenderà una tale descrizione della storia della filosofia negli ultimi anni di vita con "L'ultimo percorso del pensiero uno - Escursione nella filosofia del xx secolo" pubblicato nel 2006.
La morte della filosofia e la nuova epoca già post-apocalittica della vita dell'oltre-umano oltre la filosofia (1987)
Basta drogarsi! Oggi è divenuto anacronistico continuare a drogarsi con una dialettica rivelatasi interminabile e quindi ormai solo puro oppio dei pensatori.
E' nel momento in cui lo stesso movimento dialettico si autoconsapevolezza della sua interminabilità che trapassa automaticamente nel dialogo oltre la dialettica.
L'homo dialetticus fondamentalmente è ancora l'uomo dello spazio-tempo-massa paragonabile a quel caporale che per fare passare il tempo ai suoi soldati ordina di scavare una buca e poi quando i soldati gli chiedono "E adesso cosa facciamo'" dà un nuovo ordine: "E adesso riempitela".
La dialettica ha avuto il solo scopo di comprendere la sua stessa interminabilità, una vera fatica di Sisifo, e adesso ma solo adesso è più solo passatempo per pensatori perditempo.
L'uomo dialettico per quanto dia l'impressione di essere evoluto è ancora l'uomo preistorico: la dialettica si è rivelata infine un vero circolo vizioso, la rivoluzione e poi la restaurazione. E' sempre il vecchio Edipo che uccide il padre e si mette al suo posto e si ricomincia d'accapo il nuovo gioco dell'Edipo ovvero dell'uomo reattivo pieno di risentimento, desideroso di vendetta, voglioso di essere risarcito per il male subito e giustizialista. Roba vecchia insomma.
Andiamo avanti senza nostalgia alcuna dei bei tempi eroici.
Finiamola una volta per tutte con il vecchio mito dell'eroe che è anche un archetipo.
La nuova e vera umanità non più dialettica ma dialogica si approssima ed è già: non si tratta più di riempire il tempo ma di dissolverlo il tempo.
Ma che cosa è il tempo?
E' lo spazio: lo spazio tra l'uno e l'altro dell'unico discorso e il tempo che occorre per colmare un tale spazio tra i due termini del Principio Dialogico.
Dunque: non più oltre il capitalismo ma oltre la geografia tutt'uno con la storia.
La dialettica servo-padrone, lo schiavismo vecchio o moderno che sia c'è perchè l'uno e l'altro dell'unico discorso non sanno:
L'homo dialetticus fondamentalmente è ancora l'uomo dello spazio-tempo-massa paragonabile a quel caporale che per fare passare il tempo ai suoi soldati ordina di scavare una buca e poi quando i soldati gli chiedono "E adesso cosa facciamo'" dà un nuovo ordine: "E adesso riempitela".
La dialettica ha avuto il solo scopo di comprendere la sua stessa interminabilità, una vera fatica di Sisifo, e adesso ma solo adesso è più solo passatempo per pensatori perditempo.
L'uomo dialettico per quanto dia l'impressione di essere evoluto è ancora l'uomo preistorico: la dialettica si è rivelata infine un vero circolo vizioso, la rivoluzione e poi la restaurazione. E' sempre il vecchio Edipo che uccide il padre e si mette al suo posto e si ricomincia d'accapo il nuovo gioco dell'Edipo ovvero dell'uomo reattivo pieno di risentimento, desideroso di vendetta, voglioso di essere risarcito per il male subito e giustizialista. Roba vecchia insomma.
Andiamo avanti senza nostalgia alcuna dei bei tempi eroici.
Finiamola una volta per tutte con il vecchio mito dell'eroe che è anche un archetipo.
La nuova e vera umanità non più dialettica ma dialogica si approssima ed è già: non si tratta più di riempire il tempo ma di dissolverlo il tempo.
Ma che cosa è il tempo?
E' lo spazio: lo spazio tra l'uno e l'altro dell'unico discorso e il tempo che occorre per colmare un tale spazio tra i due termini del Principio Dialogico.
Dunque: non più oltre il capitalismo ma oltre la geografia tutt'uno con la storia.
La dialettica servo-padrone, lo schiavismo vecchio o moderno che sia c'è perchè l'uno e l'altro dell'unico discorso non sanno:
- o non sanno dell'unione irreversibile (meccanismo di difesa attuato: nevrosi-psicosi ossessiva)
- o non sanno della distinzione irreversibile (meccanismo di difesa attuato: nevrosi-psicosi isterica)
Che cosa è il Pensiero Uno?
Il "Pensiero Uno" ovvero la psicoanalisi oltre la psicoanalisi o psicoanalisi allo stato dell'arte, nato al termine della centenaria storia della psicoanalisi (1895-1987) è il criterio ermeneutico anti-paranoico del nuovo e vero movimento rivoluzionario che risolve il conflitto alla radice una volta per tutte e che non se ne parli più.
Che fare? La questione sempre attuale dell'organizzazione
«Rien dans l'univers ne saurait résister à un nombre suffisamment grand d'intelligences groupées et organisées»
«Niente nell'universo potrebbe resistere a un numero sufficientemente grande di intelligenze raggruppate e organizzate.»
(Teilhard de Chardin - paloantropologo e specialista in scienze della natura)
Dio ovvero nuove tesi sul complottismo
Nessuno vuole mettere in dubbio che possano esistere nella storia dei burattinai: certamente esistono dei burattinai che vorrebbero essere i padroni della storia ma esiste anche un burattinaio dei burattinai e non sapere questo è proprio il limite di tutte le versioni di complottismo. L'astuzia della ragione? L'astuzia della storia? L'Automaton? La Divina Provvidenza? O come lo chiamano i fisici quantistici: Principio di Sincronicità? Chiamiamolo come vogliamo Dio: tanto è sempre la volpe.
In conclusione
Come potremmo sintetizzare questa lunga storia ormai iniziata 13,7 miliardi di anni fa e di cui in questo articolo abbiamo voluto raccontare per sommi capi lo sprint finale a partire dal 1770?
Così potremo sintetizzarlo: da un obsoleto, evolutivamente parlando, soggetto ancora singolare al nuovo e rivoluzionario nuovo soggetto duale.
O che è la stessa cosa: da una logica relazionale preistorica interdipendente (preistoria dell'Essere beninteso e non solo preistoria dell'anthropos) alla nuova logica intersoggettiva e intersoggettiva radicale perchè l'intersoggettività o è conseguentemente radicale o non è.
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