La cicala di Alençon

Perchè questo titolo: "La cicala di Alençon"?
Va detto che è Lei stessa che in una sua poesia si definisce "cicala" così io ci ho aggiunto solo la sua città di nascita che è Alençon: dunque non mi sono inventato niente ma mi sono attenuto alla lettera.







A dire il vero per adesso è solo un progetto e non è ancora una vera e propria pubblicazione e del resto non sarà un volume a sè stante ma solo un capitolo di quella che io chiamo la mia "opus magnum" praticamente l'unico lavoro che ho intenzione di pubblicare e sarà anche la mia prima e ultima pubblicazione in cartaceo anche  se in parte ha già avuto una prima pubblicazione (solo le poesie) nel 2010 con presentazione della psicoanalista Silvia Montefoschi.

Così il progetto complessivo del lavoro con il passare del tempo si va sempre più precisando step by step e al momento questa è la configurazione dell'opera di prossima pubblicazione:




ALLA RICERCA DELLE RADICI DELL'UNO

- il mistero degli eterni amanti -



vol.1 - "Storia e Relazione" 


L’emancipazione della relazione dall’insignificanza della storia -

(un capitolo avrà come titolo  "La cicala di Alençon" )


vol.2 - "Cantare l'uno vero - Poesie e canzoni"





La pubblicazione in effetti va a rilento tuttavia non è che mi sono dimenticato questo progetto ma semplicemente invece che un terzo volume di quella che è la mia "opus magnum" sarà solo un capitolo di "Storia e Relazione" ovvero del primo libro di "Il mistero degli eterni amanti".
Non sapevo come intitolarla la mia lettura del percorso terreno e poi nell'Aldilà di Thérèse Martin ma poi infine sono riuscito a trovare un titolo che più appropriato non potrebbe essere e che da solo quasi quasi potrebbe sostituire l'intero volume perchè dice tutto: Thérèse in fondo fu proprio una cicala.
E' quindi veramente difficile far andare d'accordo Thérèse Martin con il capitalismo ma anche con il socialismo, entrambe visoni del mondo impregnate di ideologia lavorista, insomma la mistica non era certo una progressista anche se come lei stessa ammette fu molto impressionata dal trionfo della tecnica nella sua epoca decisamente positivista ma semmai oggi diremmo ch'era piuttosto una evoluzionista da non intenderlo il termine però in senso materialista e del resto proprio il filosofo evoluzionista Henri Bergson ebreo in procinto di convertirsi al cattolicesimo si dice che l'avrebbe definita "la perfetta eroina bergsoniana".
Nello stesso tempo non si può dire che fosse una anarchica.
Si legge infatti nei suoi "manoscritti autobiografici" del 1895-1896 dove scrive che è ben contenta che esiste l'autorità così Lei si può invece dedicare a cose, dal suo punto di vista, ben più importanti.
Si può condividere o meno questa sua visione ma va anche tenuto conto che Lei è morta a 24 anni e scriveva questo che aveva 22 anni.
Dal mio punto di vista invece è corretto e penso che anche Silvia Montefoschi, intendo l'ultima Silvia Montefoschi, la psicoanalista del popolo eletto in cammino nell'esodo oltre l'uni-verso, approverebbe questa impostazione teresiana perchè in fondo corrisponde alla prospettiva che noi abbiamo chiamato come "prospettiva dell'esodo".
Che il mondo faccia come crede: noi non ci ribelliamo ma semplicemente facciamo le valigie e ce ne andiamo via.
Questa lettura della vita e dell'opera della mistica Thérèse Martin è ben diversa dalla lettura che ne danno invece i suoi interpreti più accreditati legati alla chiesa cattolica che la interpretano come la mistica della "nuova via dell'infanzia spirituale" a meno che con il concetto di "via dell'infanzia spirituale" si voglia riferirsi ai "beati i poveri di spirito" e quindi a una nuova controcultura tipo la visione espressa nell'inattuale di Friedrich Nietzsche "Sulla Storia" contemporaneo di Thérèse Martin e in effetti Thèrese diceva "quando mi provo a leggere certi mattoni di teologia mi viene subito il mal di testa" il che ha fatto sì che da taluni esponenti della sua chiesa venisse apostrofata come una "ignorantona" eppure sta tra i 33 dottori della chiesa accanto a teologi del calibro di un Tommaso D'aquino e Agostino d'Ippona.
Ecco il perchè di questo titolo: "La cicala di Alençon".
Va anche detto che è Lei stessa che in una sua poesia si definisce "cicala" così io ci ho aggiunto solo la sua città di nascita che è Alençon: dunque non mi sono inventato niente ma mi sono attenuto alla lettera.
Siccome però non voglio prendere in giro nessuno e spacciarmi per chi non sono, ci tengo a precisare che io non sono un credente, io non credo in Dio, io credo in Thérèse, credo cioè nell'anima ma per me (come per la biologa e medico-psicoanalista Silvia Montefoschi) l'anima non è semplicemente una funzione psichica (come sembrerebbe sia stata per Jung) ma è una donna in carne ed ossa anche se non percepibile o non più percepibile con i vecchi cinque sensi.
E questa donna in carne ed ossa che è Thérèse, per me è Dio.

Ho anche creato una pagina facebook dove tratto in particolare il suo calvario finale durato 18 mesi: da qui il titolo della pagina "Gli ultimi 18 mesi di Thérèse Martin" presente  al seguente link: 

https://www.facebook.com/teologia.psy/

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