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Onde del pensiero


Oltre lo spazio, oltre il tempo e oltre la massa si muove il "Pensiero Uno"

Esistono veramente le onde del pensiero come ci insegna oltre la preistoria della psicoanalisi la nuova e ultima psicoanalisi allo stato dell'arte affrancatasi ormai totalmente dalla competizione con il positivismo e lo scientismo?
O invece ci sbagliamo ed esistono solo le onde gravitazionali scoperte da poco e le onde elettromagnetiche scoperte queste invece fin dal 1800 come invece ci insegna la fisica classica?

La storia ci insegna che prima nessuno credeva ai batteri e ai virus i quali stavano nel cosiddetto "regno dell'invisibile" poi ha fatto il suo ingresso nella storia della medicina il grande medico e microbiologo Luis Pasteur che ci ha fatto ricredere su quanto invece il vecchio buon senso erroneamente anche se si trattava del buon senso ci aveva fatto pensare eppure anche se non esistevano per noi forme di vita invisibili ai nostri cinque sensi queste forme di vita microscopiche facevano comunque sentire i loro effetti di realtà.

Non è che oggi che ormai  tutti credono ai batteri e ai virus mentre pochi credono alle onde del pensiero eppure queste onde del pensiero invece anche se per noi non esistono fanno sentire comunque i loro effetti di realtà?

Il nuovo scenario post-apocalittico di fine della storia: l'Uno-Duale oltre la croce




Chi mi legge deve leggere i miei scritti come se fossero la bibbia o il vangelo, cioè parola di Dio l'Automaton anche se a dire la verità l'Automaton parla in tutto e in tutti, perchè è vero che sono io che scrivo ma io scrivo sotto dettatura più o meno consapevolmente e non si deve pensare come di solito si pensa a proposito dei fenomeni derubricati con il termine di "controllo mentale" o di "uditori di voci" che è Dio che interferisce con il mio pensiero come nei cosiddetti fenomeni di "interferenze aliene" o che io sia un "uditore di voci" nel senso che io senta la voce di Dio ma al contrario è Dio che poveraccio si deve sorbire le interferenze della mia voce che è la voce di un povero terrestre oppure ma è lo stesso, che sono io in quanto terrestre che penso da terrestre che Dio deve sopportare di sentire la mia voce per cui non sono io l'uditore di voci ma è Dio che è uditore di voce per cui rispetto al Dio io funziono come un disturbatore, un controrivoluzionario, un conservatore rispetto a Dio che invece è un innovatore.




Dio infatti fa fatica a dimenticarsi di quando ormai tanto tanto tempo fa era solo un terrestre (il dogma dell'incarnazione di Dio nel vecchio e obsoleto anthropos).
Dio cioè il risorto che già vive oltre lo spazio-tempo-massa ovvero oltre l'universo cioè nell'uno vero che è solo l'uno duale, fa ancora fatica a dimenticarsi di quando invece era ancora in croce nello spazio-tempo-massa cioè nell'uni-verso ma il dolore della croce della storia pur ancora presente in questo nuovo scenario post-apocalittico non è più reale bensì trattasi di una semplice traccia mnestica ovvero è più solo una impressione.

E cosa si può consigliare in questi casi quando ci si trova non di fronte a un dato di realtà ma solo ad una impressione?

- "Non farci caso, non dargli importanza è solo una impressione."

Ecco il consiglio che noi possiamo dare a Dio:

- "Tranquillo! Non sei più in croce, ormai sei il risorto."





Pensiero Uno e Psicoanalisi: da Freud a Jung fino a Silvia Montefoschi (1895-1987)

SOMMARIO: CENTO E PASSA ANNI DI STORIA DELLA PSICOANALISI.

Il desiderio e la legge nell'ermeneutica psicoanalitica freudiana (1895), junghiana (1912) e il RECUPERO di queste ultime in perfetto stile hegeliano nella "psicoanalisi oltre la psicoanalisi" di Silvia Montefoschi (1977).

Freud e Jung


Solo due sono le ermeneutiche principali del desiderio che hanno tessuto la storia della psicoanalisi e non tre: quella di Freud e quella di Jung. Se quindi la psicoanalisi di orientamento freudiano ne rappresenta la tesi e quella più di orientamento junghiano l'antitesi, Silvia Montefoschi invece con la sua "direzione della cura" come un "farsi identici" che negli esiti è sia freudiano che junghiana ne rappresenta la sintesi tra le due apparenti e contraddittorie ermeneutiche del rapporto tra il desiderio e la legge.




Freud e Silvia Montefoschi


Freud e Jung: due interpretazioni diverse di come funziona la realtà e quindi anche dell'evoluzione ma le interpretazioni di Freud e Silvia Montefoschi sono compiute mentre il pensiero di Jung è solo il punto di partenza da cui Silvia Montefoschi spicca il volo. Se infatti per Jung la vera coniunctio non è quella concreta, invece per Freud e Silvia Montefoschi la vera coniunctio è proprio quella concreta ma mentre Freud ritiene che la concretezza deve essere trascesa nel simbolico ritenuto da questi altro dal concreto, per Silvia Montefoschi è invece proprio il simbolico il vero concreto in quanto l'ultima psicoanalista si è fatta consapevole che il simbolico coincide con il reale e non è affatto altro dal vero reale. Per spiegare meglio questo concetto di solito io uso dire che la mappa del territorio coincide con il territorio e che quindi la mappa del territorio non è mera rappresentazione del reale che poi è un altro modo di dire che il pensiero non rappresenta affatto la realtà ma proprio la crea la realtà.



In principio dello sprint finale: la prima cellula psicoanalitica a Vienna poi Zurigo e infine Roma


All'inizio del mio impegno alla divulgazione su internet della "psicoanalisi oltre la psicoanalisi" (in verità solo in minima parte sono interessato alla divulgazione se non addirittura per niente) non scrivevo ancora su questa piattaforma blogger ma il sito web storico della "psicoanalisi allo stato dell'arte" era sulla piattaforma wordpress.
Molti mie articoli su questi argomenti e correlati sono ancora lì non più rielaborati ulteriormente e aggiornati tenuto conto delle mie ultime consapevolezze ottenute proprio anche con lo sforzo di mettere in scritto il pensiero.
Comunque lì  si possono trovare molta documentazione e ulteriori link al riguardo.
Questo primo sito web da me creato ormai  tanti anni fa è ancora presente al seguente url:

http://silviamontefoschi.wordpress.com

(versioni: Italian - English - Francais - Espanol)

Nell'immagine il gruppo dei medici-pionieri della psicoanalisi al Congresso Internazionale del 1911. Al centro della prima cellula psiconalitica il dottor Sigmund Freud e il dottor Carl Gustav Jung.



Dalla scienza del sogno al Pensiero Uno


Anni dopo il loro lavoro pionieristico ha trovato un prosecutore di eccezione nella biologa e medico psicoanalista Silvia Montefoschi  che in continuità e non in rottura con quegli inizi di una scienza del sogno si è mossa oltre la psicoanalisi nell'elaborazione del Pensiero Uno.
Nell'immagine il testo "Al di là del tabù dell'incesto - psicoanalisi e conoscenza" del 1984 in cui rielabora il nucleo centrale della teoria psicoanalitica che è la legge del tabù universale dell'incesto dato che tutti sanno che Freud partì nella sua ricerca proprio dall'analisi di un desiderio che poi non era un desiderio in astratto, lo preciso perchè ultimamente molti filosofi e psicoanalisti parlano di desiderio mentre invece Freud parlava chiaramente del desiderio incestuoso.
Molti pensano che è invece con Jung che quel desiderio si fa astratto ma questo lo racconta solo la vulgata junghiana mentre invece Jung la pensava esattamente come Freud solo che Jung precisava che "il paziente va verso la madre questo è vero, ha proprio ragione Freud ma va verso la madre per poter andare oltre la madre" in più Jung precisa che non potrebbe fare altrimenti perchè non si può andare oltre la madre se non andando verso la madre: di qui non si scappa.
E' proprio sulla interpretazione del desiderio che i due pionieri si scontrano elaborando due orientamenti diversi della teoria e della pratica psicoanalitica.


La teoria del desiderio (incestuoso) in Freud e Jung


Il primo, Freud, non crede affatto alla interpretazione che Jung dà del desiderio e ritiene che quel desiderio deve essere assoggettato alla legge per il bene dello stesso paziente altrimenti non potrà procedere lungo il processo di soggettivazione che coincide anche con il processo di socializzazione.
Jung invece che sapeva a differenza di Freud che quel desiderio andava oltre l'oggetto del desiderio riteneva invece che occorreva al contrario non interrompere affatto il movimento di quel desiderio che lui chiamava "processo di individuazione" perchè da sè stesso sarebbe andato in maniera tuttaffatto naturale oltre l'oggetto concreto del desiderio proseguendo nel processo di soggettivazione e quindi di socializzazione proprio come indicato da Freud per ciò che concerneva la "direzione della cura".
A ben vedere oggi però possiamo comprendere anche perchè Freud non poteva credere a quel che gli raccontava Jung proprio perchè la concezione di Jung era una mezza teoria ossia non ancora completa e quindi nei fatti non poteva andare veramente oltre Freud. Tuttavia  a differenza di Freud, Jung si affidava ottimisticamente diremmo religiosamente alla sua intuizione ma Freud non poteva seguire Jung in questo affidarsi.

Oltre Freud e oltre Jung: Silvia Montefoschi ovvero una nuova e più completa lettura del desiderio incestuoso originario con l'ausilio di altre scienze come l'astrofisica, la chimica e la biologia ma tutte lette in chiave psicoanalitica



Oltre Freud si va veramente solo con Silvia Montefoschi prova ne sia che gli junghiani non sono veramente junghiani ma semmai junghiani part-time per cui tanto varrebbe essere freudiani ma a loro  piace essere ottimisti come jung anche se la speranza di andare oltre la madre rimane solo teoria.
E rimane teoria proprio perchè  Jung ha solo dato inizio al percorso oltre Freud ma non l'ha portato a compimento quel percorso che andava oltre Freud.
Silvia Monetfoschi se va oltre Jung non è perchè si inventa un nuovo percorso ma perchè quello stesso percorso intuito da Jung oltre Freud lei lo porta a compimento partendo proprio da dove Jung l'ha lasciato e del resto Jung nel suo testamento dice che sarebbe nato qualcuno con il suo stesso karma a portare a compimento il suo lavoro se questi non fosse stato soddisfacente.

Silvia Montefoschi ovvero un vero ritorno alla concretezza di Freud ma senza dimenticare la lezione salutare e correttiva di Jung


Potremmo però anche dire che è con Silvia Montefoschi e non con  Lacan che si ha il vero "ritorno a Freud" perchè la coniunctio junghiana che invece per Freud non era vera coniunctio ma solo una astrazione invece in Silvia Montefoschi ritorna a a essere una coniunctio non solo reale ma anche concreta e del resto due parallele muovendosi all'infinito si incontrano.



Per Silvia Montefoschi non esiste la psicoanalisi e non esiste come un sapere separato dalla vita vera e reale per il semplice fatto che la psicoanalisi è la vita stessa, la vita tutta ossia proprio la vita vera. Del resto Jung avrebbe potuto convincere Freud alla sua interpretazione solo presupponendo un desiderio che va veramente oltre la madre, ossia includendo il concetto di infinito in psicoanalisi perchè nel momento in cui il desiderio si ferma, a sua volta la madre si oggettiva e quindi sembrerebbe che ha ragione proprio Freud pur avendo torto.

Dalla concezione junghiana dell'archetipo della coniunctio come "coniunctio oppositorum" a quella di Silvia Montefoschi intesa come "congiunzione degli identici"


Ecco spiegato perchè Silvia Montefoschi alla teoria junghiana della "coniunctio oppositorum" oppone la sua concezione dell'ultima coniunctio che non è una coniunctio degli opposti e quindi necessariamente una tantum ma è la coniunctio stabile.
L'ultima coniunctio è un farsi-simili, un divenir gemelli e non un fare-anima come predicava per esempio lo psicoanalista junghiano James Hilmann.
James Hilmann proprio come il post-moderno e il pensiero debole in un certo senso anch'essi, confondeva totalizzazione con totalitarismo, Uno con Dittatura, per cui lo spirito risultava cattivo e lo psichismo buono ma questo è un equivoco comprensibile dopo il nazismo e lo stalinismo novecentesco. Lo spirito quindi cattivo perchè associabile ai tipi umani psicopatici senz'anima, da qui ne derivava la conseguente parola d'ordine "fare-anima".
La psicoanalisi ha invece come mission storica proprio quella di dissolvere l'anima cioè lo psichismo (psiche = anima) e del resto il termine "anima-le" significa proprio chi ha anima.
Mission storica della psicoanalisi è proprio sciogliere gli ormeggi dell'animale-umano ancora ancorato alle sue origini animali per procedere oltre e realizzare così pienamente la sua vocazione umana che non ha più nulla a che fare con l'obsoleto, evolutivamente parlando, regno animale. L'umanità è la specie vivente dello spirito ossia del pensiero e non dell'anima. E' però comprensibile che Hilmann avesse di mira proprio le personalità psicopatiche ma non è il pensiero la causa delle psicopatie ma il pensiero autoritario che vuole assoggettare l'altro soggetto. E' lo stesso equivoco proprio in cui è caduto il pensiero debole e il post-moderno che hanno buttato via il bambino con l'acqua sporca: accade sempre così sicchè proprio per evitare un simile equivoco Silvia Montefoschi ha voluto essere chiara:


  1. abbandonare l'anima (l'altro visto ancora non tanto come Altro da sè ma piuttosto come fuori di sè)
  2. e poi dopo aver abbandonato l'anima abbandonare anche il corpo al suo destino inevitabile




Solo se i due del desiderio si fanno gemelli diventano quel monopolo-dipolare che non smette mai di congiungersi ma nel senso in cui permane sia la forza attrattiva dei diversi sia la forza repulsiva dei simili: questi due che sono uno, sono proprio non più di volta in volta simbiotici o separati ma sempre  stabilmente uniti e sempre stabilmente distinti.
Ecco che Silvia Montefoschi oltre a questi concetti elabora il concetto di "inconscio universale" e non più solo di inconscio collettivo come aveva elaborato Jung rispetto all'incoscio personale elaborato quest'ultimo e presupposto da Freud.

Il monopolo-dipolare ovvero il super-elettrone è solo una ipotesi teorica?


A questo punto ci si può domandare: ma esiste nella realtà questo monopolo-dipolare intuito da Silvia Montefoschi oppure è solo una costruzione teorica elaborata a tavolino?
Rispetto all'originaria intuizione oggi esiste ed esiste almeno come prototipo a cui seguiranno tutti gli altri e questo prototipo che esiste dal 1987 ha un nome: GiovanniSilvia.



Qui a seguire una esemplificazione in uno schema grafico dei vari livelli di riflessione sempre più elevati raggiunti dal Soggetto Unico nel corso dell’evoluzione del Pensiero Uno.





Dopo GiovanniSilvia


E dopo GiovanniSilvia?
Dopo GiovanniSilvia seguono i 144.000 che pur avendo tanti altri nomi tutti diversi saranno tutti comunque sempre GiovanniSilvia ovvero il monopolo-dipolare detto anche super-elettrone.
Il problema pertanto di voler convincere le masse alla rivoluzione in questo caso non si pone affatto perchè "rivoluzionari si nasce e non si diventa" anche se Silvia Montefoschi ha precisato che "non basta nascere con il gene mutato poi però occorre anche lavorare alla mutazione", la potenzialità del pensiero cioè va attuata ma la potenzialità ci deve comunque essere.
La potenzialità comunque c'è oppure non c'è e in questo senso non ha alcun senso voler convincere chicchessia. 
Per fare un esempio; chi ha letto questo mio articolo e l'ha capito non è che l'ha capito perchè l'ha letto ma se l'ha capito è perchè ciò che ha letto già lo sapeva già, e lo sapeva già anche se non aveva mai sentito nominare nemmeno il nome di Silvia Montefoschi.
Ecco perchè diciamo che l'ultima rivoluzione non è una rivoluzione politica ma biologica nel senso di antropologica.
Sono finiti i tempi che per fare una rivoluzione occorreva rivolgersi alle masse.


Il pensiero uno oltre la psicoanalisi

La storia della psicoanalisi costituisce l'ultimo brano della storia dell'universo e anche l'ultima filosofia che pertanto proprio in quanto ultima filosofia chiude quindi anche la storia della filosofia. 
Il Pensiero Uno a differenza della psicoanalisi invece non è una filosofia, tuttavia è proprio nel Pensiero Uno oltre la psicoanalisi che sfocia l'elaborazione teorico-pratica di cento  e passa anni di storia della psicoanalisi che pertanto non nasce in rottura con quella storia ma è in continuità con la storia della psicoanalisi.

Riassumendo

La storia evolutiva del Pensiero Vivente (il Dio infinitamente Vivente perchè infinitamente pensante)

Premessa: il Pensiero è un processo, il processo del pensiero e questo processo è un processo unitario che scandisce il suo movimento o divenire nei due momenti che fanno l'unità processuale: la potenza  infinita  del pensiero vivente (il femminile di Dio) e l'atto infinito del pensiero vivente (il maschile di dio).
  • Litosfera (pensati materiali)
  • Biosfera (pensati biologici)
  • Noosfera (pensati cioè contenuti simbolici del pensiero)
  • Pensiero Puro (la funzione pensante pura che non pensa più alcun contenuto di pensiero ma che è pura percezione dell'altro pensante del nuovo Soggetto duale o SSR e non più singolare o SRI)


"E mentre la psicoanalisi muore come scienza analitica dell'umana esistenza, per trapassare nella conoscenza dell''Essere Vero', che è il 'Pensiero consapevole di sè come Unico Esistente', il Pensiero Uno, sapendo ormai di sè come 'il Vivente', cessa per sempre di pensare se stesso, perchè, come ogni vivente, per sapersi tale, di certo non si pensa. ma si sente."
(Silvia Montefoschi, "L'ultimo tratto di percorso del Pensiero Uno", 2006)


Commentario

Al termine della storia dell'universo
al capolinea della storia del lavoro umano  e non-umano
infine il pensiero trapassa dal pensarsi al sentirsi.

Ciò che noi chiamiamo anche "Nuova Percezione"
che poi altro non è che il nuovo sesto senso oltre i vecchi cinque sensi
il nuovo sesto senso del pensiero che percepisce il pensiero come realtà concreta e vivente.


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La concezione evoluzionista psicoanalitica denominata evoluzionismo parallelo

La storia, non solo la storia umana ma la storia tutta, la storia dell'uni-verso è storia degli archetipi. 
Archetipo è infatti il virus, archetipo è infatti il batterio, archetipo è l'archetipo della cellula eucariota che sola, avendo un nucleo, ha permesso l'avvento della nuova vita pluricellulare dato che se non fosse nata questa nuova tipologia di cellula, la vita sarebbe rimasta ferma alla sola vita monocellulare. Archetipo è infine il nuovo soggetto duale dato che la soggettività a partire dall'atomo (che anch'esso è un archetipo) fino all'anthropos incluso, è la soggettività (ormai obsoleta evolutivamente parlando) del vecchio soggetto ancora singolare che noi chiamiamo SRI (soggetto riflessivo individuale).


L'albero è la croce

L'albero del Pensiero Vivente coincide anche con la croce dell'universo quale croce del Pensiero Vivente che non si può in nessun modo rimuovere per quanto si tenti di rimuovere più o meno efficacemente ma infine c'è sempre il momento del ritorno del rimosso.
Aveva quindi visto giusto il buon Platone allorchè parlava del mondo delle  idee; l'idea e poi le sue tante copie, una nuova idea e poi di nuovo le sue tante copie e via di questo passo che fa la storia dell'universo o anche l'albero genealogico con il suo unico tronco verticale dove vivono le idee creative con i loro tanti rami orizzontali che ripetono tali idee in tante versioni più o meno uguali.
Cos'è questo albero?
E' la croce universale.

Noumenico e fenomenico

Questo albero o croce vive però in due luoghi per così dire ma sarebbe più corretto dire che si articola su due livelli di pensiero o due livelli energetici che noi chiamiamo livello del noumenico e livello del fenomenico. Ecco quindi perchè parliamo di evoluzionismo parallelo.
Questo andazzo prosegue e prosegue e prosegue fino all'ultima idea che è anche l'ultimo archetipo.
Infatti il livello del noumenico e il livello del fenomenico si vivono separati pur non essendo affatto separati e questo spiega anche il perchè della guerra filosofica tra da una parte le varie versioni di materialismo  e dall'altra le varie versioni di idealismo.
La realtà non è affatto separata ma è un'unica realtà che è paragonabile a quanto ci insegnano i  fisici quantistici a proposito della realtà corpuscolare e la realtà ondulatoria ovvero forme del Pensiero e onde del Pensiero che a sua volta si manifestano come forme statiche del pensiero e forme dinamiche del pensiero o sarebbe più corretto dire forme più o meno statiche del Pensiero Vivente e forme più o meno dinamiche del Pensiero Vivente che è solo il Pensiero Uno che pur essendo Uno è irreversibilmente anche Duale e pur essendo Duale è anche sempre irreversibilmente il Pensiero  Uno. Dipende cioè dal punto di vista che si adotta nel guardare alla realtà per cui se la si vede come corpuscolare si perde il punto di vista ondulatorio e viceversa.

L'archetipo dell'ultima coniunctio oltre la croce dell'universo

Come abbiamo detto però questo andazzo prosegue e prosegue e prosegue fino all'ultima idea che è anche l'ultimo archetipo.



Tutti gli archetipi sono morti, cioè sono vecchi ovvero superati in quanto parlano più solo del passato.
Solo un archetipo è ancora vivente ed è l'ultimo l'archetipo: l'archetipo dell'ultima coniunctio che è l'archetipo della nuova soggettività: la soggettività del soggetto duale.
E' questa l'apocalisse.

L'apocalisse

L'apocalisse quindi non è affatto una calamità naturale come molti in passato se la sono immaginata ma è molto peggio.
L'apocalisse non ha a che fare con diluvi universali, terremoti, carestie, vulcani che esplodono  o quant'altro di simile ma invece un evento che colpisce la questione del significato, è una perdita di significatività per cui il vecchio mondo diventa insensato per cui non ha più ragion d'essere perdendo ragion d'essere non è che muore ma scompare.

L'universo (Aldiquà + Aldilà) e l'Oltre

Ciò che muore infatti va a continuare il proprio percorso evolutivo nell'Aldilà fino a che l'Aldilà c'è ancora ma chi scompare e quindi non muore ma proprio scompare non va più neanche nell'Aldilà poichè nell'Aldilà ci vanno solo quelle forme del pensiero che conservano ancora e quindi fin che c'è, una propria ragion d'essere.
La storia evolutiva dell'universo è quindi anche la storia di quella malattia dello spirito che ha nome "nichilismo".

L'antidoto al nichilismo

Oggi l'antidoto al nichilismo ha solo un nome: esodo, esodo dall'universo.
Poi ovviamente ci sono coloro che "fatta la legge trovato l'inganno" e si raccontano quella dell'uva giusto per poter continuare a tenere i piedi in due staffe, oggi però non si può più fare il doppio gioco per cui chi è già nell'Uno è già nell'Uno e chi invece continua ad andare verso l'Uno continua a stare nell'uni-verso.
Aveva ragione Marx: la religione è l'oppio dei popoli perchè se il paradiso non è già qui adesso allora non sarà mai se non una mera droga contro l'angoscia esistenziale solo per fuggire inutilmente la morte ma la morte non è un incidente di percorso ma una necessità evolutiva in quanto per metamorfizzare in una nuova forma del pensiero occorre che la vecchia forma si dissolva.

L'anthropos e i mutanti


Questa tesi però non è un incitamento al suicidio perchè sappiamo come ci insegna la stessa scienza ufficiale che "nulla si crea, nulla si distrugge ma tutto si trasforma" e infatti se non fosse nata la scimmia antropomorfa non sarebbe potuto nascere neanche l'anthropos poichè la nuova forma del Pensiero in cui il Pensiero Vivente si dà forma dapprima nel noumenico per poi manifestarsi anche nel fenomenico nasce come metamorfomizzazione di una forma che l'ha preceduta.
Noi, l'anthropos, non siamo la forma ultima della vita come i tolemaici egoriferiti e antroporiferiti credono a causa del loro narcisismo di specie ma siamo invece quella forma che precede la nascita dell'oltre-uomo ovvero della nuova e vera umanità che noi già siamo in potenza come mutanti ma occorre che questa potenzialità si attui anche in modo che la vita tutta dalla biosfera e poi dalla noosfera quale evoluzione culturale dopo l'evoluzione biologica trapassi infine nel nuovo e vero REGNO (specificamente) UMANO quale polis di Dio .

"Si nasce mutanti ma poi bisogna anche lavorare alla mutazione" (Silvia Montefoschi)

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Sul senso del rapporto tra filosofia e teologia: la psicoanalisi della biologa Silvia Montefoschi e la teologia del gesuita Karl Rahner

La convergenza tra i due pensatori dell'Essere



"L'intuizione di Rahner che tutti gli uomini sono potenzialmente cristiani e pertanto destinati tutti a farsi consapevoli della veridicità assoluta del messaggio cristiano è giusta."

(Silvia Montefoschi)


Silvia Montefoschi (Roma 1925 - Zurigo 2011) - Biologa specializzatasi in genetica giunge infine alla conclusione che il vero metodo scientifico è solo il metodo psicoanalitico.
Abbandona così la ricerca scientifica presso il CNR e si laurea in medicina per dedicarsi più solo alla pratica di psicoanalista e all'ulteriore sviluppo della teoria psicoanalitica in un senso relazionale e intersoggettivo fino alla fondazione della psicoanalisi intersoggettiva radicale il cui criterio ermeneutico è quello di Pensiero Uno. 


La divergenza tra i due pensatori dell'Essere


"L'equivoco in cui Rahner resta incastrato è quello di volere a tutti i costi salvare il valore specifico della chiesa in questo processo di cristificazione universale, mentre la chiesa non ha mai riconosciuto che la consustanzialità tra il figlio e il Padre (dogmatizzata dalla chiesa stessa) riguardasse tutti gli uomini, ma l'ha riferita solamente alla natura divina di Gesù, quale unica e irripetibile incarnazione di Dio.

Così, in conclusione, la buona intenzione di Rahner di aprire la teologia alla filosofia ha finito con l'approdare a una vera e propria scolastica  quale utilizzazione della filosofia ai fini di dimostrare una già data verità rivelata che proprio in quanto rivelata è articolo di fede che non richiede alcuna dimostrazione." 

(Silvia Montefoschi)

Arrivato  il pensiero teologico  a Kal Ranher "essendo venuto meno il riferimento al vecchio Dio tradizionale si radicalizza nella visione di una perdita irrecuperabile di ogni trascendenza."



La vicenda del rinnovamento della teologia che si conclude con la morte della stessa teologia


In conseguenza di ciò da qui partono due correnti di pensiero principali tesi a rinnovare il discorso teologico tradizionale:


  1. quelle delle "teologie della secolarizzazione" (Harvey Cox)
  2. e quelle delle "teologie della 'morte di Dio'  " (Gabriel Vahanian, William Hamilton, Thomas J. J. Altizer)
  3. tuttavia dopo la teologia della morte di Dio, affermatasi soprattutto in America, nasce in Europa, la "teologia della speranza" (Jurgen Moltmann)
  4. lo stesso Jurgen Moltann proseguendo nello sviluppo della sua teologia della speranza approderà a una "Teologia della croce" 
  5. La critica all'autoritarismo del cristianesimo fin qui mai nemmeno accennata nemmeno timidamente avviene invece con il teologo Wolfhart  Pannemberg che ripropone pertanto un costante rapporto tra filosofia e teologia. Pannemberg è anche il rappresentante più significativo all'interno del dibattito tra teologia e epistemologia con la quale la teologia si incontra e si confronta al fine di appurare la sua credibilità, come una vera e propria scienza, davanti al tribunale dello statuto scientifico.  
  6. a questo punto tutto è pronto per una svolta ermeneutica della teologia (Ernst Fuchs, Gerard Ebeling, Edward Schillebeeckx
  7. la teologia politica (Johann Baptist Metz)
  8. la corrente della teologia politica sfocia infine almeno in alcuni rappresentanti di questa corrente di pensiero teologico nelle teologie della liberazione

La teologia nel terzo mondo

Il teologo cattolico Karl Rahner (in primo piano nell'immagine) con il suo allievo il teologo Johann Bapstist Metz, nel giorno dell'inaugurazione dell'anno accademico di teologia nel 1971. In seguito Metz prenderà le distanze dall'impostazione teologica del suo maestro e attualmente è annoverato tra i fondatori e massimi rappresentanti della nuova "teologia politica" che si esprimerà fra l'altro nelle "teologie della liberazione" le quali troveranno il loro terreno di elezione naturale non solo in America Latina ma più ampiamente nei paesi del terzo mondo.
"Avviene così che, nel terzo mondo, che è quello delle popolazioni oppresse economicamente, come nel'America Latina, e di quelle oppresse razzialmente, come i neri d'America, la teologia diviene una vera e propria strategia politica, nelle lotte di classe e razziali, che prospetta la redenzione finale nella liberazione dalla condizione di schiavitù.

E ciò avviene sotto l'illusione che il superamento delle differenze di classe e delle differenze di razza apra infine le porte dell'Eden." 

(Silvia Montefoschi)

La teologia nel primo mondo


Nel primo mondo intanto, dove il pensiero nell'evolversi lungo i millenni ha portato l'uomo alla consapevolezza del fondamento del suo perenne stato di oppressione, che sta nella condizione materiale  e pertanto mortale della sua esistenza, la teologia muore, perchè non è più in grado di dare una risposta concreta, che dia all'uomo si una speranza di redenzione, ma una speranza che si basi su la realtà esistente, ovvero su ciò che per l'uomo, veramente è nel suo quotidiano.

Così verso la fine del XX secolo la teologia muore, ma la sua morte porta con sé la rinascita di una ontologia filosofica-scientifica, quale riflessione del pensiero sul suo stesso pensare l'oggettualità del reale.

Che senso può avere l'evento della morte della teologia alla fine del secolo XX?


"Ma che senso ha, dal punto di vista del Pensiero Uno, la vicenda del rinnovamento della teologia che si conclude con la morte della stessa?

Se la teologia è il discorso che l'uomo fa su Dio, essendo Dio, quale Pensiero Uno, colui che parla di sé nel parlare dell'uomo, è il Pensiero Uno stesso che, in questo rinnovamento teologico, vuole rinnovare il discorso su se stesso, rinnovando la visione di sé.

E ciò egli fa abbandonando la sua identità di ente immutabile e trascendente rispetto alla mutevole realtà del mondo, quale altro da sè, per riconoscersi quale totalità dell'Essere, nel divenire storico universale dell'esistente, che si dà oggettualmente nella storia dell'universo, e riconoscersi anche, in questa oggettualità, nella sua vera essenza che è il pensiero di cui la realtà oggettuale è appunto l'oggettivazione."

Il ritorno della bestia l'anticristo a integrare la nuova immagine di Dio: il femminile di Dio


"E, riconoscendo anche che il limite della sua visione è il limite del soggetto riflessivo individuale, nel quale egli si vede ancora nella sua identità di ente singolare: l'atto, quale unico soggetto che pone la potenzialità fuori di sè come altro da sè nell'oggetto, per superare questo limite egli si nega proprio come Dio, essendo Dio l'idea che egli ha di sè come soltanto atto, e quindi come soltanto maschile; motivo questo per cui la oggettivazione di questa sua idea: la sua prima incarnazione nel Cristo, era l'uomo, quale figlio di Dio soltanto maschio.

E negandosi come Dio, ovvero come atto soltanto, si riconosce nella funzione riflessiva, ovvero nella dinamica dell'ideare, che porta in sè anche la potenzialità: il femminile, che s'era dato fino ad allora fuori di lui come oggettualità materiale.

Il Pensiero Uno inizia qui allora a riflettere proprio sulla oggettualità materiale, per riconoscerla in sè come se stesso, ovvero come un altro soggetto nel quale riconoscersi egli stesso, come tale, nella dualità dialogica dell'Uno.

Così, nel momento in cui il Pensiero Uno si misconosce nella identità di Dio, e cessa pertanto di pensar se stesso come Dio nel pensare dell'uomo, l'uomo cessa a sua volta di parlare di Dio, ponendo fine alla teologia, come ontologia religiosa, e dà inizio a una nuova ontologia, per così dire laica, quale discorso sull'Essere, tutt'uno con il pensiero, che in lui si pensa, e del quale cerca di indagare il metodo stesso del pensare."

(Silvia Montefoschi) 


L'avvenire della dimensione religiosa dopo la morte del vecchio Dio


«Gott ist tot! Gott bleibt tot! Und wir haben ihn getötet!» 
«Dio è morto! Dio resta morto! E noi l'abbiamo ucciso!»

(Friedrich Nietzsche, "La gaia scienza", 1882)

"Se invece il femminile, come disponibilità all'ascolto della voce interiore, che al donna ancora incarna, viene da tutti assunto come legittima modalità del conoscere, anche l'intuizione viene legittimata come fonte di conoscenza comune. La dimensione universale può così emergere alla coscienza di tutti e  di essa ogni individuo può fare esperienza come della reale dimensione  in cui si colloca la propria personale esistenza.

Del resto è stato predetto per 'l'ultima ora' l'avvento dell'Anticristo, di "colui che nega il Padre e il Figlio" [1 Giovanni, II, 22] ed è stato profetizzato per la fine dei tempi il sopravvento del male. Questo male, che avanzi, come nel sogno di Daniele, sotto forma di quattro bestie che salgono dal mare, o nelle sembianze del "grande drago , il serpente antico, colui che chiamiamo diavolo o satana" [Apocalisse, XII, 9] o in quelle della grande prostituta [Apocalisse, XVII, 4] [...]"seduta sopra una bestia scarlatta [...] ammantata di porpora" [Apocalisse, XVII, 4], ci ricorda comunque quell'aspetto femminile dell'essere che, bandito dalla chiarezza maschile del regno del demiurgo, venne demonizzato e precipitato nella tenebra terrestre, tant'è che di esso è anche detto che "era e non è più, ma riapparirà" [Apocalisse, XVIII, 8].

E il ricordarci di ciò ci fa pensare che sia proprio il ritornare del femminile, quale metà dell'essere negata a far sì che esso neghi a sua volta che l'essere si dia soltanto nella dualità Padre-Figlio; di tale negazione è autore l'Anticristo, che è quindi il volto del "maligno".

Più volte questa forza del male ha scosso la terra mettendo in gran subbuglio l'ordine del bene e ogni volta l'umanità ha temuto che fosse l'annuncio  della fine.

Lo stesso Jung premonitore di questo ultimo gran sovvertimento, ha visto nel volto dell'Anticristo, sepolto nella profondità dell'inconscio collettivo l' "umbra trinitatis"  che, quale metà oscura  della "totalità umana", urge per venire alla luce, essendosi l'opposizione tra i contrari acutizzata al punto da spezzare il mondo in due; è per questo che egli esorta ogni individuo a cercare in sè le radici del male e a farsi cosciente del proprio antagonismo interiore, affinchè il mondo non debba più lacerarsi in un inconsapevole conflitto.

Ma ciò che noi oggi vediamo emergere dall'ombra è l'originaria triade femminile, cioè la dialettica dell'essere, che, nel manifestarsi alla luce della riflessione (grazie al passaggio della donna sul piano riflessivo) si affianca alla triade maschile, cioè alla dialettica del pensiero, e fa fare alla coscienza un salto al di là della spaccatura in cui tutto l'essere restava crocifisso, e dunque al di là di Cristo.

Cristo infatti è il simbolo non soltanto della condizione dell'uomo  che porta in sè la consapevolezza della contraddizione inerente all'intero esistente. Cosa che l'inconscio esprime  dicendoci che la sacra sindone è impressa in ogni atomo della terra o che la forma dell'atomo è quella del Cristo crocefisso.

Allora se, seguendo la via additata da Jung cerchiamole radici del male nella profondità della nostra anima, non solo, facendoci consapevoli del conflitto interiore, evitiamo che esso agisca a nostra insaputa  lacerando il mondo, ma liberiamo il mondo dalla contraddizione che lo crocifigge.

L'ultimo conflito edipico: il maestro Sigmund Freud (ebreo e figlio di un rabbino) e l'allievo Carl Gustav Jung (cristiano e figlio di un prete protestante)
E questo perchè la diabolica trinità femminile, negando che l'essere si esaurisca nella trinità maschile, restituisce a Dio la sua duplice essenza maschile e femminile, e con ciò si libera dalla sua dannazione. "La bestia che [...] era ma che non è più [e che ] salirà dall'abisso, ma per andare in perdizione" [Apocalisse XVII, 8] tornerà ancora dalla perdizione, ma redenta dalla stessa, e questa volta per "scendere dal cielo, da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo" [Apocalisse, XXI, 2] e "non ci sarà più la morte, nè lutto , nè lamento, nè affanno, perchè le cose di prima sono passate." [Apocalisse XXI,  4]

L'Anticristo che appare come il negatore della dialettica spirituale Padre-Figlio è dunque la dialettica erotica Madre-Figlia che riemergendo dall'antica negazione e cristificandosi a sua volta, porta il mito di Cristo a compimento, facendo fare alla coscienza cristica un  salto oltre se stessa.

Jung non avrebbe potuto dare una risposta esauriente al problema ponendosi egli ancora dal punto di vista della coscienza maschile  che, quale coscienza di essere dell'Essere che pone l'Essere come altro da sè proprio in quanto alla sostanza, riconosce solo in se stessa il conoscente facendo dell'oggetto di conoscenza un non conoscente se stesso.

Da questo punto di vista infatti non avrebbe mai potuto vedere che quel femminile  che egli voleva ricongiungere alla triade maschile si dava già nella stessa in quanto era lo Spirito che consustanziava il Padre e il Figlio. Spirito che quale sostanza unica di tutto l'esistente, è la dinamica del Pensiero, che coincide appunto con l'Essere, di cui il figlio è la coscienza individuale  ed il Padre la coscienza universale.

Non a caso era stata Maria a concepire la coscienza cristica quale coscienza che sa della consustanzialità tra l'individuale e l'universale, lasciandosi fecondare proprio dallo spirito che albergava in lei e che è poi il Verbo che si dava all'inizio dello spazio-tempo del nostro universo."

(Silvia Montefoschi "L'Essere vero", pag. 20-22)


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La teologia nel novecento



La teologia femminista


«Una donna che chiedesse la parità nella Chiesa potrebbe essere paragonata a un nero che chiedesse la parità nel Ku Klux Klan»
(Mary Daly, La Chiesa e il secondo sesso, prefazione alla 2ª edizione, 1975)




Mary Daly cattolica statunitense di origine irlandese laureata in religione consegue il dottorato in teologia in svizzera preso l'università di Friburgo.
Ottiene quindi la cattedra di teologia presso il Boston College un istituto universitario gestito dall'ordine dei gesuiti.

Al centro delle questioni tra Teologia e Ontologia: trinità di Dio e trinità del Pensiero

La questione ontologica e il suo nucleo centrale: l'immagine trinitaria del pensiero Uno.



La teologia (ontologia o questione dell'Essere) e il suo nucleo centrale: la trinità di Dio (la trinità del Pensiero).


Natura trinitaria di Dio e natura trinitaria del Pensiero


- PENSARE (il femminile di Dio o potenzialità infinita del Pensiero)

- PENSANTE (il maschile di Dio in quanto padre o atto riflessivo)

- PENSATO (il maschile di Dio in quanto figlio o attuazione dell'atto riflessivo)



Pensiero astratto e pensiero concreto - Può sembrare questa questione dell'immagine trinitaria di Dio solo una questione astratta che esula dalla vita concreta di tutti i giorni intesa quest'ultima come la vera vita,mentre invece noi vogliamo sostenere non che è anch'essa concreta e a limitarci a sostenere questa tesi ma a sostenere invece che al contrario è proprio il caso opposto e cioè che questa astrazione è invece quanto di più concreto possa esserci ma ovviamente questo lo possono capire solo gli ultimi mutanti dato che per la vecchia umanità ciò che conta sono i particolari, il pragmatismo, l'utilitarismo.
Quando ci si scontra con dei problemi, qualsiasi problema, di qualsiasi ordine sia, ebbene è nella questione della trinità di Dio e della trinità del Pensiero che si può trovare la vera e definitiva soluzione poichè è in questa questione che tutte le problematiche di qualsiasi tipo hanno trovato la loro radice e origine e quindi qui potranno trovare anche la loro definitiva soluzione una volta per tutte.
Tutta qui è invece quindi la questione delle questioni: l'origine e anche la soluzione. Il mistero della questione della trinità di Dio tutt'uno con il mistero della trinità del Pensiero.




« [...] τὸ γὰρ αὐτὸ νοεῖν ἐστίν τε καὶ εἶναι.»

« [...] Infatti lo stesso è pensare ed essere.»

(Parmenide, "Il poema sulla natura, o Della natura")





La Nuova Percezione


Dai vecchi e preistorici cinque sensi attraverso i quali l'Essere conosce se stesso comunque  sempre separato in conoscente e conosciuto, percipente e percepito in qualsiasi versione di conoscenza, fino al più evoluto nuovo sesto senso del Pensiero che Percepisce il Pensiero come realtà concreta e vivente: la Nuova Percezione.

"E infine il Pensiero cessa di pensarsi per più solo sentirsi" (Silvia Montefoschi)

Un esempio concreto di quanto teorizzato

Avevo sette anni infatti allorchè un bel mattino di buon'ora attraverso il cortile e appena fuori di casa mi dissi risolvendo così definitivamente una questione che i filosofi definirebbero "ontologica"o inerente "la questione dell'Essere":

"Esistiamo solo io e Dio", proprio così risolsi.

Anni dopo in psicoanalisi raccontai l'evento occorsomi nell'infanzia a Silvia Montefoschi biologa e medico -psicoanalista già unita a Giovanni Evangelista in una sola persona duale che così commentarono:

"Avevi già capito tutto."

Il Padre & il Figlio ovvero il Pensante & il Pensato
Il Pensare ovvero il Femminile di Dio quale potenzialità infinita del Pensiero


Conclusioni

"La casa è dove è quella donna" (Cesare Pavese)

ovvero

L'uomo, la donna e la vita eterna (l'Essere vero)








Il nuovo scenario attuale non apocalittico ma già post-apocalittico


Così dicono GiovanniSilvia i primi mutanti:

“Sarà allora che si darà l’ultimo salto riflessivo del Soggetto Pensante Unico, il quale, non guardando più neppure a se stesso, non saprà più nemmeno di sapere del proprio esserci, ma sarà il solo vivente, che per esserci, di certo non si pensa ma si sente.
Quando ciò avverrà, avverrà sincronicamente il non esserci più delle forme corporee materiali dei soggetti umani che si riconoscono completamente in esso, e la materia del mondo svanirà, e l’unico Soggetto Vivente sarà, nel reciproco vedersi delle due presenze, nella sua assoluta compiutezza, infinitamente compiutibile, nel punto momento del suo perenne divenire.”
(Silvia Montefoschi, 2006)



“Sarà solo un istante
e
una luce abbagliante
dissolverà la tenebra
che ancora ottenebra
la nostra mente
e
si udrà la voce
dell’assoluto silenzio
che dice
la fine il fine
l’infinito”

(Silvia Montefoschi, 2009)


“E le cose di prima sono passate”
(Apocalisse di Giovanni)



“E le cose di prima non sono mai state”
(Silvia Montefoschi, “L’essere vero”, 1996)

Una obiezione (resistenza) all'ultima rivoluzione 


Si va bhè ma in soldoni quale sarebbe la buona novella?

Sarebbe che prima bisognava necessariamente comunicare il pensiero per dare ESISTENZA al pensiero  mentre oggi non c'è più bisogno di comunicare.

1. reazione termonucleare
2. sintesi molecolare
3. sessualità
4. comunicazione
5. nuova percezione (sesto senso)


Dalla sessualità alla comunicazione e dalla comunicazione alla Nuova percezione


che è come dire: "dalla dialettica al dialogo oltre la dialettica"
o ancora: "da una identità ancora storica a una nuova identità puramente relazionale".

Proprio in questo consiste il portare a compimento il "processo di disappropriazione" tutt'uno con il "processo di spersonalizzazione" che realizzano il "processo di transumanizzazione" vero capolinea della storia dell'universo e di 13,7 miliardi di storia del lavoro umano e non-umano.

Bibliografia

  • Silvia Montefoschi, "Il regno del figlio dell'uomo", 1997
  • Silvia Montefoschi, "Dall'uno all'uno oltre l'universo", 1998
  • Silvia Montefoschi, "L'avvento del Regno (specificamente) Umano", 2004

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Sul nulla di giornate vuote

"[...] la fattività ormai senza senso del sistema uomo [...] come non ci deve angosciare altresì il nulla di giornate vuote, che non dobbiamo riempire con il fare, ma soltanto con il percepire al nostro cospetto il pensiero dell'altro, impegnato nello stesso nostro lavoro di sempre maggiore distacco, sia dal pieno senza senso, sia dal vuoto senza rimedio."

(Silvia Montefoschi, 2002)


Infine oltre il tempo, oltre lo spazio, oltre la materia

"[...] distanza che dobbiamo costantemente mantenere dalla 'fattività', pena ricadere nell'assenza della presenza a noi stessi, ovvero nella dimenticanza di noi facendoci tutt'uno con il fare.

Grande fatica questa, perchè è proprio il perderci nella 'fattività' che nel 'farci passare il tempo' (come suol dirsi) ci allevia dalla dolorosa sensazione del tempo finito che sembra non passare mai.
Sensazione che ci viene proprio dalla discontinuità con il quale funziona il sistema sensoriale; discontinuità a sua volta conseguente al pensarsi del pensiero nella successione dei pensati, intervallati da quell'attimo di assenza  del pensiero stesso a se stesso in cui esso, il pensiero si intende, vede sè nel pensato.

Cosa questa che crea il tempo, lo spazio, la materia."

(Silvia Montefoschi, 2002)



Questa canzone sembra contraddire anche se solo in parte la precedente canzone ma non è così





Diceva la mia amica del cuore, la mistica cattolica Thérèse Martin ormai rassegnatasi fin dall'infanzia dopo la morte di sua madre Zelie Guerin che l'aveva fatta precipitare in una psicosi che la lasciò a lungo nevrotica per poi rialzarsi e procedere in "una corsa da gigante che terminò solo con la sua morte (TM, "Manoscritti autobiografici", 1895-1897).


"La vita è una continua separazione" (TM, "Manoscritti autobiografici", 1895-1897)


No, amica, non separazione ma  "distinzione",
distinzione e non separazione: distinzione.
Ed è proprio la distinzione che invece unisce anzichè dividere.

Cara amica ormai io e te siamo vaccinati grazie all'immane  lavoro svolto in questi duemila anni da GiovanniSilvia e nessuno ci può più raccontare la favola romantica dell'Uno, dato che noi sappiamo che l'uno vero è solo l'Uno-Duale.
Ha fatto bene il grande Giovanni a smettere di inneggiare all'amore: la relazione è più dell'amore, molto  di più e io infatti non ti chiamo amore, non ti ho mai chiamato amore ma amica, mi viene più naturale e poi mi eccita molto ma molto di più.

Amica amica amica.
Quando ti chiamo amica
è come stare con un uomo
pur sapendo che invece sei una donna
ma è come stare con un uomo
anzi di più
perchè tu non annoi
bla bla bla
e bla bla bla
no, tu non annoi mai

comunque tu sia
tu non mi annoi mai
mai mai mai.

(Andrea Morelli, "Cantare l'uno vero - Poesie e canzoni", 1a ediz. 2010)

La vita e i viventi

Già al filosofo evoluzionista-intuizionista Henri Bergson era accaduto di commentare come in natura la vita sia più reale degli stessi viventi che infatti passano ma la vita resta.

Con lo stesso significato ma con un'altra terminologia "la vita che non passa" è identificata dallo scienziato della natura e teologo  Teilhard de Chardin con lo spirito:

«Lo spirito è più della vita» (Teilhard de Chardin)




I magnifici tre

Il padre, la madre e il figlio?


«L'Uomo e la Donna per il figlio - ancora e per molto tempo, sinché la vita terrestre non sarà giunta a maturità. Ma l'uomo e la donna l'uno per l'altro, sempre di più e definitivamente.»
(Teilhard de Chardin)

«E alla fine, è il Centro totale stesso che, ben maggiormente del figlio, appare come necessario al consolidamento dell'amore. L'amore è una funzione a tre termini: l'uomo, la donna e Dio.»
(Teilhard de Chardin "Esquisse d'un Univers personnel")


L'uomo, la donna e la vita eterna






Si, l'uomo, la donna e la vita eterna che quindi non sono più l'uomo e la donna ma l'Uomo-Dio e la Donna-Dio.


La nuova buona novella della "morte di Dio" coincide infatti anche con la "morte dell'antropos" che in termini psicoanalitici si chiama "risoluzione del transfert": l'ultimo "terzo" al termine della storia dell'uni-verso e dell'evoluzione della vita è infatti proprio l'Uno.




Una è la vita perché la vita vera è solo la vita eterna

La vita è una sola
ed è la vita eterna
che già adesso è
e non un domani

questa nostra vita che già viviamo
è la vita eterna.