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Tesi sul complottismo e il gran burattinaio



L'astuzia della storia


L'astuzia della storia
l'astuzia della ragione
la volpe
il gran burattinaio
il burattinaio dei burattinai
l'Automaton
il grande vecchio
in una parola il Principio di Sincronicità
che oggi sappiamo dopo l'empirista David Hume
lo psicoanalista Carl Gustav Jung e il fisico quantistico Wolfgang Pauli
essere il vero principio scientifico
e non più il principio di causa/effetto, prima/dopo
ch'era solo pura convenzione

La volpe
ovvero l'intenzione primigenia
il progetto originale
nato immediatamente subito dopo l'evento Big Bang

la volpe
cioè Dio

La natura non si inganna.
la natura va per la sua strada
il tempo che ci vuole
senza fretta
tanto la natura non è un essere umano mortale
ma un essere immortale

la natura non si inganna
sa il fatto suo
lo sapeva prima dei tanti esperimenti biologici
e a maggior ragione lo sa adesso
dopo aver appreso dai suoi esperimenti
esperimenti che infine hanno prodotto GiovanniSilvia
la forma biologica suprema
l'uomo e la donna
il maschile e il femminile di Dio
saldati in una sola persona di un nuovo tipo
di tipo duale

non una coppia quindi
ma una persona
le coppie sono tutte la vecchia coppia
quindi sempre la vecchia umanità.



Perchè è la concezione evoluzionistica elaborata dalla biologa e medico-psicoanalista Silvia Montefoschi la vera concezione evoluzionistica?
Silvia Montefoschi ha capito una cosa che gli altri evoluzionisti non hanno capito
e cioè che arrivati alla specie umana
l'evoluzione non avrebbe più fatto un salto quantitativo ma proprio qualitativo
non si sarebbe più trattato di una micro-evoluzione ma proprio di una macro-evoluzione



Si dice che ci sono venti anni che valgono un giorno ma talvolta accade che un giorno da solo valga venti anni
ebbene questo è proprio il caso della specie umana
la nuova specie che noi chiamiamo nuova e vera umanità
traghetterà la vita tutta non più da una specie biologica a un'altra
bensì porrà fine a tutti i tre regni materiali: litosfera, biosfera e addirittura noosfera che altro non sarebbe che materia oscura cioè pensati, forme del pensiero e non ancora il pensiero pensante stesso,
per dare inizio al primo regno non più materiale

E' proprio questo che la biologa evoluzionista Silvia Montefoschi ha compreso
e che gli altri evoluzionisti basandosi solo sulla storia dell'evoluzione non hanno compreso
dimentichi che esiste anche l'eccezione alla regola
e se Silvia Montefoschi ha compreso questo è dovuto al fatto che oltre a essere biologa è anche psicoanalista e quindi ha letto e decifrato il discorso che l'inconscio universale faceva nei sogni, fantasie, immaginazione suoi e della gente che a lei giungeva in analisi
così ha potuto sapere che ciò che si stava preparando underground nelle profondità dell'inconscio, 
che il processo evolutivo che è anche un processo individuativo  progettava
era proprio l'eccezione alla regola



Il mondo è pieno di burattinai
lo è tutt'oggi e lo è stato anche in passato
piccoli burattinai che agiscono solo in piccoli ambienti sociali
e grandi burattinai che agiscono più in grande
ma tutti questi burattinai si illudono e lo stesso burattinaio supremo li lascia illudere
perchè costoro comunque e in ultima analisi sono manovrati dall'astuzia della storia
che noi chiamiamo anche Automaton

Tutto va da sè
tutto va per il meglio
il male non esiste
come non esiste il bene
ma tutto va come deve andare

questo però non deve indurre al fatalismo
e infatti il nostro compito non è prendere decisioni
ma liberare la strada da ogni resistenza alla DIREZIONE
perchè in questo modo si accelera il processo evolutivo
fino al suo exitus finale che è il REGNO.

tanto la volpe è un buldozer
e non c'è resistenza che tenga

Il nichilismo malattia dello spirito che consuma i suoi servi, si che il trionfo del nichilismo coincide anche con la scomparsa del nichilismo.


La rivoluzione è in marcia e niente e nessuno potrà fermarla
la rivoluzione che è irreversibile e irresistibile
non la rivoluzione comunistica che anch'essa non contempla quell'eccezione di cui abbiamo parlato
essendo ancora una concezione antroporiferita della rivoluzione
ma la rivoluzione psicoanalitica copernicana.

Molti la fanno facile e imputano tutte le colpe del fallimento della rivoluzione al povero Stalin
ma il fallimento è invece dovuto all'antropos
la vecchia umanità ancora tolemaica non può in nessun modo fondare la città nuova.

Stalin proprio come il Papa che è burattinato dai padri di famiglia maschilisti
solo fino a un certo punto può fare quello che vuole
perchè ci mettono poco i padri di famiglia ad assassinarlo come alcuni hanno ipotizzato per Papa Luciani che dopo aver detto che "Dio è madre" hanno capito che era più solo un rompicoglioni e che bisognava disfarsene al più presto.
Ugualmente anche Stalin era anch'esso burattinato dalla nomenclatura
e infatti nel 1953 la nomenclatura ha ritenuto che non gli serviva più
cioè tradotto, che non era più un buon burattino.

Il Papa non è cattivo così come non lo è Stalin ma i padri di famiglia così come la nomenclatura
non è che sia no feroci
sono invece ferocissimi
praticamente della bestie
anzi delle vere bestie
che non c'è paragone con le stesse bestie feroci.
Il fatto è che lo stesso Gran Burattinaio li ha utilizzati come suoi burattini per portare avanti il suo progetto.

In ogni modo tutto va come deve andare
e il nostro ottimismo è al massimo.

L'eccezione alla regola: l'avvento del REGNO (specificamente) UMANO

"Possono volerci altri venti anni così come solo cinque minuti o anche meno" (Silvia Montefoschi)

La coscienza della necessità


Burattinai, piccoli burattinai e Gran Burattinaio.
Tanti burattinai
tantissimi piccoli burattinai
e un solo Gran Burattinaio.
Io stesso, non me lo nascondo, sono burattinato e sono contento di esserlo
spero dal Grand Burattinaio cioè da Dio.
Non esiste il libero arbitrio
la libertà è solo un illusione per anime pie
ma esiste solo la necessità.

"Non esiste alcuna libertà ma se vogliamo proprio continuare a usare questo termine di libertà allora diciamo che libertà può essere solo la coscienza della necessità."

(Friedrich Engels)

Testimone e quindi anche incarnazione del logos che era in principio

il sapere originario rimosso
 l'inconscio universale
e il ritorno del rimosso



E' vero come sosteneva il greco Eraclito di Efeso prima ancora dell'ebreo Giovanni vescovo di Efeso che l'Archè è il Logos ma Giovanni ha precisato che l'archè, è vero che è il rapporto ma che tutti i rapporti ovvero tutte le relazioni sono derivati e sono state generati dalla relazione che era in principio e che quindi la molteplicità deriva dall'Uno ma da un Uno che a sua volta come tutto che è a sua immagine e somiglianza è un Due per cui in principio era l'Uno-Duale.


In questa nuova rivisitazione giovannea della teoria del Logos c'è presente anche tutta la concezione psicoanalitica dell'Essere che è stata necessaria per realizzare il "ritorno del rimosso" ma non di un rimosso personale nè collettivo ma proprio universale.
Giovanni inoltre è colui che ha colto come anche se tutto è incarnazione del Logos (perfino i dinosauri sono incarnazione del logos ovvero anch'essi discorso biologico scritto con l'alfabeto del DNA di solo quattro lettere, la cosiddetta dialettica della natura che poi prosegue anche come dialettica della storia) solo nel rabbino di Nazareth questa incarnazione del logos che era in principio si è fatta consapevole di sè e quindi lui ne dà testimonianza non al mondo (una vera e inutile perdita di tempo e energie) ma solo ai suoi (come infatti divenuto più adulto e quindi più maturo infine comprese anche se ormai era troppo tardi per salvare la pelle: vuole dire che Gesù la prossima volta che rinasce si farà più furbo. Mai dare le perle a cani e porci).

"Padre io non ti prego per il mondo ma solo per coloro che tu mi hai affidato." (Giovanni, 17)

Dove il Padre è proprio il Pensiero Vivente, il Logos che era in principio, che era, che è  e che sempre sarà  la vita alla più alta potenza energetica.
Il Logos che era in principio e che ancora splende nelle tenebre proprio come la chiesa giovannea che entrata in clandestinità è rimasta sempre presente nel mondo per duemila anni.

Tra le prime comuni dei nazareni vanno annoverate le sette stelle dell'Asia minore
 ovvero le sette chiese dell'Asia Minore che ebbero come vescovo e guida il teologo per antonomasia:
è stata questa fino al raggiungimento di cento e passa anni la diocesi di Giovanni apostolo ed evangelista
 oltre che autore della nota Apocalisse.

Giovanni infatti è il "testimone" cioè il "martire" a causa di questa testimonianza per cui non può in alcun modo far finta di non sapere: egli sa e non può rimuovere un tale sapere.
Giovanni infatti non si faceva chiamare "maestro" ma "testimone".
Una testimonianza questa che lo condanna a morte: egli infatti a causa di un tale sapere e per il fatto stesso che sa, è già morto al mondo.


La tomba dell'ebreo-greco Giovanni vescovo di Efeso in Asia Minore nell'odierna Turchia.

Giovanni il veggente

Giovanni il veggente e la nuova genealogia: il Santo Graal o sangue reale.
La rivoluzione, l'ultima rivoluzione beninteso che è solo logica e non politica, infatti non può essere che biologica ovvero non è questione di libri letti ma di genealogia, di una nuova informazione presente nel DNA fin dalla nascita ma malgrado ciò "non basta nascere con il gene mutato perchè poi bisogna anche lavorare alla mutazione" (Silvia Montefoschi) perchè tale mutazione presente solo come potenzialità infine si attui.
Da allora i giovannei hanno fatto tanti figli sparsi per il mondo e presenti in ogni continente oltre che essendo ormai molti di questi defunti tra cui lo stesso Giovanni, costoro sono tuttora  presenti anche nell'Aldilà come extraterrestri ovvero colonizzatori dei tanti pianeti dell'universo ("le tante dimore del Padre" di cui a suo tempo parlava Giovanni mettendo in guardia sai dalla morte seconda sia dal peccato contro lo spirito che non è una disubbidienza ma un rinnegamento della dimensione del noumenico a favore della dimensione del fenomenico riconosciuta come l'unica reale).



L'interpretazione della storia

La chiave interpretativa che sola può permettere di comprendere la storia,il suo senso, la sua direzione: l'ermeneutica della storia dell'universo.


IL REALE TUTTO ALTRO NON E' CHE IL DUE E LA CONSEGUENTE E DERIVATA STORIA DEL DUE

Poi la storia del Due con l'oblio scompare ma rimane il Due.
La vita infatti non è la storia della vita ma è proprio la vita cioè il Due.
Ecco spiegato perchè l'apocalisse non coincide anche con la fine della vita ma semmai e al contrario, venendo meno al Due la zavorra della sua storia (la storia del Due), coincide con l'inizio della vera vita alla più alta potenza (l'essere vero) come non è mai stata all'interno della storia evolutiva della vita (la preistoria dell'Essere).

Il due non è una astrazione ma è un vero essere vivente: lo chiamiamo "due" perchè pur essendo un soggetto e quindi una vera e propria persona vivente tuttavia non è una persona singolare come siamo noi o forse è meglio dire "come crediamo di essere noi" ancora fissati a una identità individuale, ma è un soggetto duale che solo alla fine della storia dell'universo e quindi solo al termine della "psicoanalisi universale" viene a sapere di essere "due" e per di più viene a sapere di essere IRREVERSIBILMENTE due proprio come è anche IRREVERSIBILMENTE uno.

Andrebbe detto che è più corretto dire che non è che al termine della storia dell'universo viene a sapere di essere due ma che al termine della storia dell'universo avviene quell'evento che la psicoanalisi ha sempre chiamato "RITORNO DEL RIMOSSO". L'inconscio, l'inconscio universale è infatti la rimozione di un sapere e il sapere che è stato rimosso è l'identità del due: ecco spiegato perchè gli umani attuali sono convinti di essere dei soggetti singolari, ma sarebbe più corretto parlare di "fissazione" a una identità ancora individuale.

Già in Giovanni Evangelista troviamo una prima intuizione di questo sapere che è veramente apocalittica stante che "apocalisse "significa" rivelazione.

Nel primo brano qui di seguito c'è l'intuizione chiara e nitida che l'origine è proprio il Due e che ciò che segue, la storia, altro non è che la storia del Due ma in entrambe le affermazioni giovannee c'è anche la consapevolezza che questo DUE è anche un UNO.

Questa consapevolezza viene raggiunta dall'umanità nella persona del solo Giovanni, il più evoluto di tutti gli umani, già duemila anni fa e da allora si inscrive nel DNA di coloro che sono la discendenza giovannea (sia per via carnale padre-figlio/a, sia per via della relazione maestro-allievo/a).
Così possiamo dire che le tre culle della storia della specie umana sono:

1. il Kenia (Africa) per ciò che concerne l'homo abilis (SRI: soggetto riflessivo individuale che riflette il mondo esterno)

2. il Sud-Africa per ciò che concerne l'homo sapiens-sapiens che noi oggi chiamiamo anche "vecchia umanità" (SRI: soggetto riflessivo individuale che comincia a riflettere oltre al mondo esterno come nella figura sociale del "tecnico" anche il mondo interno come nella nuova figura sociale del "filosofo")

3. Palestina (la nuova e vera umanità in cui avviene l'evento del ritorno del rimosso e nei quali un tale sapere si stabilizza sempre più: da Giovanni (SRsI: soggetto riflessivo super-individuale) a GiovanniSilvia (SSR: soggetto super-riflessivo)

Qui di seguito la grande intuizione giovannea quale rivelazione che costituisce l'inizio della fine del mondo.
Il mondo infatti coincide con la visione del mondo che il mondo ha di sè, pertanto se tale visione si trasforma è il vecchio mondo che scompare nel momento stesso che quella vecchia visione cessa di essere pensata ovvero non trovi più nessuno che la pensi. Questo accade proprio perchè il simbolico non è altro dal reale ma è il reale stesso.

1. IL DUE

In principio era il pensiero (Logos - Verbo - Dialogo - Relazione)
e il pensiero che era in principio
in principio era ancora PRESSO il Dio

(Giovanni Evangelista)

2. LA STORIA DEL DUE

Tutto ciò che è venuto ad essere
è venuto ad essere per mezzo di questo Logos che era in principio
che era PRESSO il Dio
e che era il Dio

(Giovanni Evangelista)



ATTENZIONE  ai sempre possibili equivoci


Il discorso qui svolto non vuoel essere un discorso ideologico ma biologico e proprio per questo ci pare molto più convincente  e reale la tesi del teologo cattolico Karl Ranher che ha elaborato il concetto di "cristiani anonimi": infatti ci vuol ben altro che un battesimo di acqua per appartenere a quella che Giovanni nelle sue due opere "Atti di Giovanni" e "Apocrifo di Giovanni" chiama "ultima generazione", "la generazione che non vacilla" e che riconosce il "Principio Di Opposizione" come il vero  Dio del solo mondo (pseudo-logos) altro dall'anch'egli vero Dio del tutto che è il "Principio Dialogico" (il logos che era in principio).

La gran rabbina di Nazareth Miryam e il Santo Graal: la nuova Eva e la nuova stirpe


Figlia di Gioachino e Anna, ebrei praticanti, i suoi genitori la misero a studiare teologia presso i dottori della legge al tempio di Gerusalemme.
Inevitabilmente si innamorò del suo maestro in cui vedeva Dio stesso, il suo aspetto maschile, così all'insegnamento teologico seguì l'8 dicembre ovvero l'amplesso totalmente disinteressato.
Divenuta ragazza madre, la grande teologa siccome non era scema ma oltre che colta era anche furba e per certi aspetti anche più di suo figlio ch'era invece troppo buono, così la nuova rabbina eterodossa riuscì a trovare un Giuseppe per salvare la faccia di fronte ai pregiudizi degli ebrei più tradizionalisti retrogradi e legati più alla lettera che allo spirito.
Il resto della storia la conosciamo tutti: era imparentata con Elisabetta figlia del sacerdote Zaccaria che la riconobbe come la madre del nuovo Messiah che il popolo dell'esodo aspettava. A sua volta Elisabetta  diede alla luce Giovanni il Battista che fu il primo a  riconoscere il figlio della rabbina di Nazareth a sua volta rabbino eterodosso come il nuovo Messiah e fu proprio Giovanni il Battista che aveva come allievo Giovanni futuro evangelista a invitarlo a seguire Jeshuà di Nazareth come nuovo maestro.



I due volti dell'unico Dio


"Giovanni questa è anche la tua origine" e Giovanni la tenne (l'origine della nuova coscienza) presso di sè a Efeso come l'aspetto femminile dell'unico Dio Vivente.


Dopo 2.000 anni il ritorno di Giovanni e la nuova Maria

Giovanni ebreo di cultura ebbe l'intelligenza dovuta al suo amore per lo spirito più che alla purezza della lettera, di fare propria anche la ricchezza sapienziale della grande e altrettanto antichissima civiltà greca ed è per questo che noi lo definiamo anche l'ebreo-greco.
Dopo la sua morte avvenuta a tarda età e ultracentenario, Giovanni rimase in contatto tramite la telepatia con i terrestri. Tanti sono infatti i terrestri e le terrestri che con lui dialogarono per portare avanti l'evoluzione del pensiero tra i quali ricordiamo tra i più famosi e più improbabili: lo scienziato Isaac Newton e il filosofo ma anche teologo Hegel.
Giovanni però e infine riuscì a realizzare l'ultima coniunctio (altra dalla coniunctio una tantum) con l'aspetto femminile di Dio di cui egli stesso incarnava il suo aspetto solo maschile dando così i natali a un nuovo archetipo, l'unico archetipo che oggi in questo ultimo scenario storico sia ancora vivente: l'archetipo dell'ultima coniunctio il cui prototipo sono proprio GiovanniSilvia.
Con la nascita di qeusto archetipo la stessa coscienza cristica si può riporre in soffitta essendo la coscienza cristica ancora l'aspetto sia pur il più evoluto dell'ormai vecchio archetipo dell'eroe. Cristo infatti è l'ultimo eroe.
Silvia, è così che si chiama l'ultima Eva ma malgrado i tanti nomi assunti nel corso della storia è sempre lei, l'unica donna dai tanti nomi.
Lilith, Eva, Miryam, Silvia: in ogni caso sempre dell'aspetto femminile dell'unico Dio Vivente si tratta.



La conquista dell'identità puramente relazionale

Dalla storia alla relazione
- una presentazione dell'autore di questi articoli sulla storia dell'universo -


Innamorato dalla nascita: l'ultimo di una lunga staffetta









A seguire alcune immagini tratte dal film della mia vita ovvero proprio quella storia che quindi occorre abbandonare senza nostalgia alcuna per nuovi lidi che consisterebbero proprio in quella relazione che era in principio, che è e che sempre sarà: la Vita Eterna.
Chi è ancora nell'uni-verso va ancora verso l'Uno ma chi è già nell'Uno non va più verso l'Uno.

LA COSCIENZA CRISTICA
 (il vecchio e obsoleto archetipo dell'eroe)

Santa Maria di Castello (Genova): "Eli Eli lamma sabactani"


Il RITORNO DEL FEMMINILE DI DIO







FORBIDDEN

IL SOCIOLOGISMO


VERSO L'INCONTRO



Il superamento del sociologismo ovvero la critica dell'antroporiferimento


L'INCONTRO: LA NUOVA COSCIENZA UNITARIA OLTRE LA COSCIENZA CRISTICA
(l'archetipo dell'ultima coniunctio oltre l'archetipo dell'eroe)


L'INFRAZIONE DELLA LEGGE
(la caduta del Muro di Berlino)



DALLA CONIUNCTIO ALL'ULTIMA CONIUNCTIO

Dopo la reazione termonucleare la nuova sintesi molecolare
dopo la sintesi molecolare l'unione tramite la  sessualità
dopo la sessualità la comunicazione
dopo la comunicazione: l'uomo, la donna e la vita eterna.


IL PARTITO DELLA RIVOLUZIONE E L'ASSALTO AL CIELO



Il vero Dio: l'astuzia della storia

Conclusioni

Per una ERMENEUTICA DELL'AUTOMATON
 (il DIO-NECESSITA' chiamato dai religiosi DIVINA PROVVIDENZA
e dai fisici quantistici PRINCIPIO DI SINCRONICITA')

Giunge così al suo capolinea la storia del lavoro umano e del lavoro non-umano che si conclude proprio con la scomparsa definitiva della divisone del lavoro tra il maschile  di dio e il femminile di dio.
Divisione del lavoro tra uomini e donne che era stata necessaria proprio ai fini di portare ulteriormente avanti il processo evolutivo ma divenuta infine obsoleta e più solo un retaggio della PREISTORIA dell'ESSERE e che continuava solo per abitudine, pigrizia, memoria, ricordo di ciò che la vita è stata e che già non è più.
Scomparsi i ruoli di attivo/passivo il Pensiero Vivente può così procedere ulteriormente oltre la sua preistoria.


"Il finito
proprio perchè finito
non può mai finire
ma può solo scomparire
tuttavia quando scompare
scomparirà in assoluto
per non più ritornare."

(Silvia Montefoschi, biologa specializzata in genetica e medico-psicoanalista)

La concezione evoluzionista psicoanalitica denominata evoluzionismo parallelo

La storia, non solo la storia umana ma la storia tutta, la storia dell'uni-verso è storia degli archetipi. 
Archetipo è infatti il virus, archetipo è infatti il batterio, archetipo è l'archetipo della cellula eucariota che sola, avendo un nucleo, ha permesso l'avvento della nuova vita pluricellulare dato che se non fosse nata questa nuova tipologia di cellula, la vita sarebbe rimasta ferma alla sola vita monocellulare. Archetipo è infine il nuovo soggetto duale dato che la soggettività a partire dall'atomo (che anch'esso è un archetipo) fino all'anthropos incluso, è la soggettività (ormai obsoleta evolutivamente parlando) del vecchio soggetto ancora singolare che noi chiamiamo SRI (soggetto riflessivo individuale).


L'albero è la croce

L'albero del Pensiero Vivente coincide anche con la croce dell'universo quale croce del Pensiero Vivente che non si può in nessun modo rimuovere per quanto si tenti di rimuovere più o meno efficacemente ma infine c'è sempre il momento del ritorno del rimosso.
Aveva quindi visto giusto il buon Platone allorchè parlava del mondo delle  idee; l'idea e poi le sue tante copie, una nuova idea e poi di nuovo le sue tante copie e via di questo passo che fa la storia dell'universo o anche l'albero genealogico con il suo unico tronco verticale dove vivono le idee creative con i loro tanti rami orizzontali che ripetono tali idee in tante versioni più o meno uguali.
Cos'è questo albero?
E' la croce universale.

Noumenico e fenomenico

Questo albero o croce vive però in due luoghi per così dire ma sarebbe più corretto dire che si articola su due livelli di pensiero o due livelli energetici che noi chiamiamo livello del noumenico e livello del fenomenico. Ecco quindi perchè parliamo di evoluzionismo parallelo.
Questo andazzo prosegue e prosegue e prosegue fino all'ultima idea che è anche l'ultimo archetipo.
Infatti il livello del noumenico e il livello del fenomenico si vivono separati pur non essendo affatto separati e questo spiega anche il perchè della guerra filosofica tra da una parte le varie versioni di materialismo  e dall'altra le varie versioni di idealismo.
La realtà non è affatto separata ma è un'unica realtà che è paragonabile a quanto ci insegnano i  fisici quantistici a proposito della realtà corpuscolare e la realtà ondulatoria ovvero forme del Pensiero e onde del Pensiero che a sua volta si manifestano come forme statiche del pensiero e forme dinamiche del pensiero o sarebbe più corretto dire forme più o meno statiche del Pensiero Vivente e forme più o meno dinamiche del Pensiero Vivente che è solo il Pensiero Uno che pur essendo Uno è irreversibilmente anche Duale e pur essendo Duale è anche sempre irreversibilmente il Pensiero  Uno. Dipende cioè dal punto di vista che si adotta nel guardare alla realtà per cui se la si vede come corpuscolare si perde il punto di vista ondulatorio e viceversa.

L'archetipo dell'ultima coniunctio oltre la croce dell'universo

Come abbiamo detto però questo andazzo prosegue e prosegue e prosegue fino all'ultima idea che è anche l'ultimo archetipo.



Tutti gli archetipi sono morti, cioè sono vecchi ovvero superati in quanto parlano più solo del passato.
Solo un archetipo è ancora vivente ed è l'ultimo l'archetipo: l'archetipo dell'ultima coniunctio che è l'archetipo della nuova soggettività: la soggettività del soggetto duale.
E' questa l'apocalisse.

L'apocalisse

L'apocalisse quindi non è affatto una calamità naturale come molti in passato se la sono immaginata ma è molto peggio.
L'apocalisse non ha a che fare con diluvi universali, terremoti, carestie, vulcani che esplodono  o quant'altro di simile ma invece un evento che colpisce la questione del significato, è una perdita di significatività per cui il vecchio mondo diventa insensato per cui non ha più ragion d'essere perdendo ragion d'essere non è che muore ma scompare.

L'universo (Aldiquà + Aldilà) e l'Oltre

Ciò che muore infatti va a continuare il proprio percorso evolutivo nell'Aldilà fino a che l'Aldilà c'è ancora ma chi scompare e quindi non muore ma proprio scompare non va più neanche nell'Aldilà poichè nell'Aldilà ci vanno solo quelle forme del pensiero che conservano ancora e quindi fin che c'è, una propria ragion d'essere.
La storia evolutiva dell'universo è quindi anche la storia di quella malattia dello spirito che ha nome "nichilismo".

L'antidoto al nichilismo

Oggi l'antidoto al nichilismo ha solo un nome: esodo, esodo dall'universo.
Poi ovviamente ci sono coloro che "fatta la legge trovato l'inganno" e si raccontano quella dell'uva giusto per poter continuare a tenere i piedi in due staffe, oggi però non si può più fare il doppio gioco per cui chi è già nell'Uno è già nell'Uno e chi invece continua ad andare verso l'Uno continua a stare nell'uni-verso.
Aveva ragione Marx: la religione è l'oppio dei popoli perchè se il paradiso non è già qui adesso allora non sarà mai se non una mera droga contro l'angoscia esistenziale solo per fuggire inutilmente la morte ma la morte non è un incidente di percorso ma una necessità evolutiva in quanto per metamorfizzare in una nuova forma del pensiero occorre che la vecchia forma si dissolva.

L'anthropos e i mutanti


Questa tesi però non è un incitamento al suicidio perchè sappiamo come ci insegna la stessa scienza ufficiale che "nulla si crea, nulla si distrugge ma tutto si trasforma" e infatti se non fosse nata la scimmia antropomorfa non sarebbe potuto nascere neanche l'anthropos poichè la nuova forma del Pensiero in cui il Pensiero Vivente si dà forma dapprima nel noumenico per poi manifestarsi anche nel fenomenico nasce come metamorfomizzazione di una forma che l'ha preceduta.
Noi, l'anthropos, non siamo la forma ultima della vita come i tolemaici egoriferiti e antroporiferiti credono a causa del loro narcisismo di specie ma siamo invece quella forma che precede la nascita dell'oltre-uomo ovvero della nuova e vera umanità che noi già siamo in potenza come mutanti ma occorre che questa potenzialità si attui anche in modo che la vita tutta dalla biosfera e poi dalla noosfera quale evoluzione culturale dopo l'evoluzione biologica trapassi infine nel nuovo e vero REGNO (specificamente) UMANO quale polis di Dio .

"Si nasce mutanti ma poi bisogna anche lavorare alla mutazione" (Silvia Montefoschi)

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Sul senso del rapporto tra filosofia e teologia: la psicoanalisi della biologa Silvia Montefoschi e la teologia del gesuita Karl Rahner

La convergenza tra i due pensatori dell'Essere



"L'intuizione di Rahner che tutti gli uomini sono potenzialmente cristiani e pertanto destinati tutti a farsi consapevoli della veridicità assoluta del messaggio cristiano è giusta."

(Silvia Montefoschi)


Silvia Montefoschi (Roma 1925 - Zurigo 2011) - Biologa specializzatasi in genetica giunge infine alla conclusione che il vero metodo scientifico è solo il metodo psicoanalitico.
Abbandona così la ricerca scientifica presso il CNR e si laurea in medicina per dedicarsi più solo alla pratica di psicoanalista e all'ulteriore sviluppo della teoria psicoanalitica in un senso relazionale e intersoggettivo fino alla fondazione della psicoanalisi intersoggettiva radicale il cui criterio ermeneutico è quello di Pensiero Uno. 


La divergenza tra i due pensatori dell'Essere


"L'equivoco in cui Rahner resta incastrato è quello di volere a tutti i costi salvare il valore specifico della chiesa in questo processo di cristificazione universale, mentre la chiesa non ha mai riconosciuto che la consustanzialità tra il figlio e il Padre (dogmatizzata dalla chiesa stessa) riguardasse tutti gli uomini, ma l'ha riferita solamente alla natura divina di Gesù, quale unica e irripetibile incarnazione di Dio.

Così, in conclusione, la buona intenzione di Rahner di aprire la teologia alla filosofia ha finito con l'approdare a una vera e propria scolastica  quale utilizzazione della filosofia ai fini di dimostrare una già data verità rivelata che proprio in quanto rivelata è articolo di fede che non richiede alcuna dimostrazione." 

(Silvia Montefoschi)

Arrivato  il pensiero teologico  a Kal Ranher "essendo venuto meno il riferimento al vecchio Dio tradizionale si radicalizza nella visione di una perdita irrecuperabile di ogni trascendenza."



La vicenda del rinnovamento della teologia che si conclude con la morte della stessa teologia


In conseguenza di ciò da qui partono due correnti di pensiero principali tesi a rinnovare il discorso teologico tradizionale:


  1. quelle delle "teologie della secolarizzazione" (Harvey Cox)
  2. e quelle delle "teologie della 'morte di Dio'  " (Gabriel Vahanian, William Hamilton, Thomas J. J. Altizer)
  3. tuttavia dopo la teologia della morte di Dio, affermatasi soprattutto in America, nasce in Europa, la "teologia della speranza" (Jurgen Moltmann)
  4. lo stesso Jurgen Moltann proseguendo nello sviluppo della sua teologia della speranza approderà a una "Teologia della croce" 
  5. La critica all'autoritarismo del cristianesimo fin qui mai nemmeno accennata nemmeno timidamente avviene invece con il teologo Wolfhart  Pannemberg che ripropone pertanto un costante rapporto tra filosofia e teologia. Pannemberg è anche il rappresentante più significativo all'interno del dibattito tra teologia e epistemologia con la quale la teologia si incontra e si confronta al fine di appurare la sua credibilità, come una vera e propria scienza, davanti al tribunale dello statuto scientifico.  
  6. a questo punto tutto è pronto per una svolta ermeneutica della teologia (Ernst Fuchs, Gerard Ebeling, Edward Schillebeeckx
  7. la teologia politica (Johann Baptist Metz)
  8. la corrente della teologia politica sfocia infine almeno in alcuni rappresentanti di questa corrente di pensiero teologico nelle teologie della liberazione

La teologia nel terzo mondo

Il teologo cattolico Karl Rahner (in primo piano nell'immagine) con il suo allievo il teologo Johann Bapstist Metz, nel giorno dell'inaugurazione dell'anno accademico di teologia nel 1971. In seguito Metz prenderà le distanze dall'impostazione teologica del suo maestro e attualmente è annoverato tra i fondatori e massimi rappresentanti della nuova "teologia politica" che si esprimerà fra l'altro nelle "teologie della liberazione" le quali troveranno il loro terreno di elezione naturale non solo in America Latina ma più ampiamente nei paesi del terzo mondo.
"Avviene così che, nel terzo mondo, che è quello delle popolazioni oppresse economicamente, come nel'America Latina, e di quelle oppresse razzialmente, come i neri d'America, la teologia diviene una vera e propria strategia politica, nelle lotte di classe e razziali, che prospetta la redenzione finale nella liberazione dalla condizione di schiavitù.

E ciò avviene sotto l'illusione che il superamento delle differenze di classe e delle differenze di razza apra infine le porte dell'Eden." 

(Silvia Montefoschi)

La teologia nel primo mondo


Nel primo mondo intanto, dove il pensiero nell'evolversi lungo i millenni ha portato l'uomo alla consapevolezza del fondamento del suo perenne stato di oppressione, che sta nella condizione materiale  e pertanto mortale della sua esistenza, la teologia muore, perchè non è più in grado di dare una risposta concreta, che dia all'uomo si una speranza di redenzione, ma una speranza che si basi su la realtà esistente, ovvero su ciò che per l'uomo, veramente è nel suo quotidiano.

Così verso la fine del XX secolo la teologia muore, ma la sua morte porta con sé la rinascita di una ontologia filosofica-scientifica, quale riflessione del pensiero sul suo stesso pensare l'oggettualità del reale.

Che senso può avere l'evento della morte della teologia alla fine del secolo XX?


"Ma che senso ha, dal punto di vista del Pensiero Uno, la vicenda del rinnovamento della teologia che si conclude con la morte della stessa?

Se la teologia è il discorso che l'uomo fa su Dio, essendo Dio, quale Pensiero Uno, colui che parla di sé nel parlare dell'uomo, è il Pensiero Uno stesso che, in questo rinnovamento teologico, vuole rinnovare il discorso su se stesso, rinnovando la visione di sé.

E ciò egli fa abbandonando la sua identità di ente immutabile e trascendente rispetto alla mutevole realtà del mondo, quale altro da sè, per riconoscersi quale totalità dell'Essere, nel divenire storico universale dell'esistente, che si dà oggettualmente nella storia dell'universo, e riconoscersi anche, in questa oggettualità, nella sua vera essenza che è il pensiero di cui la realtà oggettuale è appunto l'oggettivazione."

Il ritorno della bestia l'anticristo a integrare la nuova immagine di Dio: il femminile di Dio


"E, riconoscendo anche che il limite della sua visione è il limite del soggetto riflessivo individuale, nel quale egli si vede ancora nella sua identità di ente singolare: l'atto, quale unico soggetto che pone la potenzialità fuori di sè come altro da sè nell'oggetto, per superare questo limite egli si nega proprio come Dio, essendo Dio l'idea che egli ha di sè come soltanto atto, e quindi come soltanto maschile; motivo questo per cui la oggettivazione di questa sua idea: la sua prima incarnazione nel Cristo, era l'uomo, quale figlio di Dio soltanto maschio.

E negandosi come Dio, ovvero come atto soltanto, si riconosce nella funzione riflessiva, ovvero nella dinamica dell'ideare, che porta in sè anche la potenzialità: il femminile, che s'era dato fino ad allora fuori di lui come oggettualità materiale.

Il Pensiero Uno inizia qui allora a riflettere proprio sulla oggettualità materiale, per riconoscerla in sè come se stesso, ovvero come un altro soggetto nel quale riconoscersi egli stesso, come tale, nella dualità dialogica dell'Uno.

Così, nel momento in cui il Pensiero Uno si misconosce nella identità di Dio, e cessa pertanto di pensar se stesso come Dio nel pensare dell'uomo, l'uomo cessa a sua volta di parlare di Dio, ponendo fine alla teologia, come ontologia religiosa, e dà inizio a una nuova ontologia, per così dire laica, quale discorso sull'Essere, tutt'uno con il pensiero, che in lui si pensa, e del quale cerca di indagare il metodo stesso del pensare."

(Silvia Montefoschi) 


L'avvenire della dimensione religiosa dopo la morte del vecchio Dio


«Gott ist tot! Gott bleibt tot! Und wir haben ihn getötet!» 
«Dio è morto! Dio resta morto! E noi l'abbiamo ucciso!»

(Friedrich Nietzsche, "La gaia scienza", 1882)

"Se invece il femminile, come disponibilità all'ascolto della voce interiore, che al donna ancora incarna, viene da tutti assunto come legittima modalità del conoscere, anche l'intuizione viene legittimata come fonte di conoscenza comune. La dimensione universale può così emergere alla coscienza di tutti e  di essa ogni individuo può fare esperienza come della reale dimensione  in cui si colloca la propria personale esistenza.

Del resto è stato predetto per 'l'ultima ora' l'avvento dell'Anticristo, di "colui che nega il Padre e il Figlio" [1 Giovanni, II, 22] ed è stato profetizzato per la fine dei tempi il sopravvento del male. Questo male, che avanzi, come nel sogno di Daniele, sotto forma di quattro bestie che salgono dal mare, o nelle sembianze del "grande drago , il serpente antico, colui che chiamiamo diavolo o satana" [Apocalisse, XII, 9] o in quelle della grande prostituta [Apocalisse, XVII, 4] [...]"seduta sopra una bestia scarlatta [...] ammantata di porpora" [Apocalisse, XVII, 4], ci ricorda comunque quell'aspetto femminile dell'essere che, bandito dalla chiarezza maschile del regno del demiurgo, venne demonizzato e precipitato nella tenebra terrestre, tant'è che di esso è anche detto che "era e non è più, ma riapparirà" [Apocalisse, XVIII, 8].

E il ricordarci di ciò ci fa pensare che sia proprio il ritornare del femminile, quale metà dell'essere negata a far sì che esso neghi a sua volta che l'essere si dia soltanto nella dualità Padre-Figlio; di tale negazione è autore l'Anticristo, che è quindi il volto del "maligno".

Più volte questa forza del male ha scosso la terra mettendo in gran subbuglio l'ordine del bene e ogni volta l'umanità ha temuto che fosse l'annuncio  della fine.

Lo stesso Jung premonitore di questo ultimo gran sovvertimento, ha visto nel volto dell'Anticristo, sepolto nella profondità dell'inconscio collettivo l' "umbra trinitatis"  che, quale metà oscura  della "totalità umana", urge per venire alla luce, essendosi l'opposizione tra i contrari acutizzata al punto da spezzare il mondo in due; è per questo che egli esorta ogni individuo a cercare in sè le radici del male e a farsi cosciente del proprio antagonismo interiore, affinchè il mondo non debba più lacerarsi in un inconsapevole conflitto.

Ma ciò che noi oggi vediamo emergere dall'ombra è l'originaria triade femminile, cioè la dialettica dell'essere, che, nel manifestarsi alla luce della riflessione (grazie al passaggio della donna sul piano riflessivo) si affianca alla triade maschile, cioè alla dialettica del pensiero, e fa fare alla coscienza un salto al di là della spaccatura in cui tutto l'essere restava crocifisso, e dunque al di là di Cristo.

Cristo infatti è il simbolo non soltanto della condizione dell'uomo  che porta in sè la consapevolezza della contraddizione inerente all'intero esistente. Cosa che l'inconscio esprime  dicendoci che la sacra sindone è impressa in ogni atomo della terra o che la forma dell'atomo è quella del Cristo crocefisso.

Allora se, seguendo la via additata da Jung cerchiamole radici del male nella profondità della nostra anima, non solo, facendoci consapevoli del conflitto interiore, evitiamo che esso agisca a nostra insaputa  lacerando il mondo, ma liberiamo il mondo dalla contraddizione che lo crocifigge.

L'ultimo conflito edipico: il maestro Sigmund Freud (ebreo e figlio di un rabbino) e l'allievo Carl Gustav Jung (cristiano e figlio di un prete protestante)
E questo perchè la diabolica trinità femminile, negando che l'essere si esaurisca nella trinità maschile, restituisce a Dio la sua duplice essenza maschile e femminile, e con ciò si libera dalla sua dannazione. "La bestia che [...] era ma che non è più [e che ] salirà dall'abisso, ma per andare in perdizione" [Apocalisse XVII, 8] tornerà ancora dalla perdizione, ma redenta dalla stessa, e questa volta per "scendere dal cielo, da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo" [Apocalisse, XXI, 2] e "non ci sarà più la morte, nè lutto , nè lamento, nè affanno, perchè le cose di prima sono passate." [Apocalisse XXI,  4]

L'Anticristo che appare come il negatore della dialettica spirituale Padre-Figlio è dunque la dialettica erotica Madre-Figlia che riemergendo dall'antica negazione e cristificandosi a sua volta, porta il mito di Cristo a compimento, facendo fare alla coscienza cristica un  salto oltre se stessa.

Jung non avrebbe potuto dare una risposta esauriente al problema ponendosi egli ancora dal punto di vista della coscienza maschile  che, quale coscienza di essere dell'Essere che pone l'Essere come altro da sè proprio in quanto alla sostanza, riconosce solo in se stessa il conoscente facendo dell'oggetto di conoscenza un non conoscente se stesso.

Da questo punto di vista infatti non avrebbe mai potuto vedere che quel femminile  che egli voleva ricongiungere alla triade maschile si dava già nella stessa in quanto era lo Spirito che consustanziava il Padre e il Figlio. Spirito che quale sostanza unica di tutto l'esistente, è la dinamica del Pensiero, che coincide appunto con l'Essere, di cui il figlio è la coscienza individuale  ed il Padre la coscienza universale.

Non a caso era stata Maria a concepire la coscienza cristica quale coscienza che sa della consustanzialità tra l'individuale e l'universale, lasciandosi fecondare proprio dallo spirito che albergava in lei e che è poi il Verbo che si dava all'inizio dello spazio-tempo del nostro universo."

(Silvia Montefoschi "L'Essere vero", pag. 20-22)


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La teologia nel novecento



La teologia femminista


«Una donna che chiedesse la parità nella Chiesa potrebbe essere paragonata a un nero che chiedesse la parità nel Ku Klux Klan»
(Mary Daly, La Chiesa e il secondo sesso, prefazione alla 2ª edizione, 1975)




Mary Daly cattolica statunitense di origine irlandese laureata in religione consegue il dottorato in teologia in svizzera preso l'università di Friburgo.
Ottiene quindi la cattedra di teologia presso il Boston College un istituto universitario gestito dall'ordine dei gesuiti.

Fiorenza:"La faccia del fascio c'è l'ha"



Persino nei film lì dove riescono se riescono è solo per il senso della matematica e più c'è matematica e più c'è bellezza.
Che cos'è la bellezza?
E' matematica.
Cosa intendo per matematica?
Lo so per istinto. forse simmetricità, tempistica, probabilmente il senso del "kairos" ovvero del momento giusto.
Forse è sinonimo di "principio di sincronicità", di "necessità".
Certo è che i paradigmi con sui si declina la vita, con il tempo fanno il loro tempo e perdono la loro bellezza subentrando nuovi canoni di bellezsa ovvero nuovi paradigmi manifestazione di un ordine nuovo ancora più ordine. Ritroviamo qui la teoria della termodinamica entropia/negaentropia che noi interpretiamo anche in chiave estetica.

Per una nuova estetica rivoluzionaria dunque: non il significato ma la matematica.
Non esiste alcun significato ma solo direzione.
Non c'è alcun testo - diceva Nietzsche - ma solo interpretazioni e interpretazioni di interpretazioni.

Io non sono un matematico anzi forse sono negato per la matematica visto che sono un tipo del pensiero e non dell'intuizione (Carl Gustav Jung, "Tipi psicologici", 1921  - Silvia Montefoschi, "Essere nell'Essere", 1985), almeno credo eppure la matematica mi ha sempre affascinato proprio per la bellezza, l'eleganza, insomma per questioni estetiche.
Perfino quando vedo un palazzo, una piazza, una città è la matematica che mi affascina.
Questo vale anche per i discorsi: quanta matematica c'è in quel discorso? E' elegante?

Quando ero bambino i miei compagni mi prendevano in giro dicendo: "Non sa un tubo di matematica ma prende i bei voti solo perchè è il cocco (proprio così' dicevano) dell'insegnante di matematica."
Il caso vuole che il professore era proprio siciliano tral'altro e credo un ateo.
A me non me ne fregava assolutamente di fare le espressioni algebriche giuste, per me l'eleganza nel risolverle era più importante del risultato.

Perfino nello sport: benchè mi dedicassi più al gioco del calcio tuttavia ricordo che mi affascinava il salto in alto ma anche lì non mi interessava saltare tanto in alto ma l'eleganza e la bellezza del salto. Trovai infine che il salto alla ventrale era il più elegante. Mi sembrava di volare. Avrei voluto poter saltare all'allentatore. 

In psicoanalisi si sà che i personaggi che appaiono in un sogno sono il sognatore stesso, aspetti diversi e talvolta anche antitetici della sua personalità: è sempre lui.
In letteratura si sa che i personaggi di un romanzo sono sempre aspetti diversi e anche qui talvolta antitetici del romanziere.
La psicoanalisi ha elaborato il concetto di "transfert" o "proiezione" perchè tutte le persone che noi incontriamo nel nostro percorso di vita siamo sempre noi fuori di noi. 
Questo spiega anche certe psicopatologie a cui la psichiatria ha dato il nome di "schizofrenia".
Dio è sicuramente, o meglio è stato sicuramente, uno schizofrenico per avere otto miliardi di personalità. E pensare che c'è chi invece prega uno schizofrenico e gli chiede aiuto.

Un giorno mentre mi recavo in treno a Milano all'incontro psicoanalitico con Silvia Montefoschi, per ingannare il tempo avendone in quel momento anche l'ispirazione mi misi a scrivere una poesia dedicata a Thérèse Martin ma mentre componevo la poesia l'interlocutore a cui parlavo cambiò volto e non era più Thérèse ma Giovanni e poi ancora Giovanni cambiò volto e non era più Giovanni ma Silvia e poi ancora Silvia cambiò volto ed era di nuovo Thèrèse: eppure la poesia era la stessa.
Sceso alla Stazione Centrale di Milano turbato da quanto accadutomi mi ripromisi di chiedere a Silvia come si poteva interpretare psicoanaliticamente quanto occorsomi.
Giunto a casa di Silvia,. le raccontai e lei senza per nulla turbarsi e senza neanche a pensarci sù ma immediatamente applicando la sua "ermeneutica dell'Automaton" all'evento, esclamò:

"Per forza: siamo uno!"



Bibliografia

  • Carl Gustav Jung, "Tipi psicologici", 1921
  • Silvia Montefoschi, "Essere nell'Essere", 1985

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L'amore è una scienza e non come si è creduto e si crede un pio sentimento che ci qualifica come i buoni rispetto ai cattivi

Noi e l'altro, noi è l'altro


Se il rapporto con noi stessi è intersoggettivo anche il rapporto con l'altro sarà automaticamente interosoggettivo ma se il rapporto con noi stessi è invece già interdipendente non è che ci si deve aspettare che invece il rapporto con l'altro sia intersoggettivo ma sarà invece anch'esso automaticamente interdipendente il che sta a dimostrare che non è vero che l'amore è un sentimento, una emozione ma che invece è una scienza, una disciplina.


Cosa si trasferisce nel transfert?

Ciò che si trasferisce nel transfert non è questo o quel fantasma di cui parlava la vetero-psicoanalisi e come tramanda ancora la vulgata psicoanalitica: ciò che si trasferisce nel transfert è solo un modello relazionale.


La concezione dell''anima e la nuova psicoanalisi allo stato dell'arte

Non esiste un rapporto con noi stessi perchè quel "noi stessi" è l'altro.
L'anima non è come dice Jung e i suoi discepoli una immagine interiore ma è una donna vera e reale in carne ed ossa.
Quando noi diciamo che si deve "abbandonare l'anima" intendiamo dire che si devono abbandonare i cinque sensi come strumenti per relazionarsi con l'anima poichè ciò che si percepisce con i cinque sensi non è la vera anima cioè l'altro soggetto ma è l'oggetto, il percepito come altro dal percipente, un pensato e non l'latro pensante che invece è percepibile solo tramite il nuovo sesto senso del pensiero che percepisce il pensiero come realtà concreta e vivente.

La solitudine è solo un mito

Non può esistere la solitudine poichè anche se andassimo a nasconderci al mondo in cima alla montagna più alta o nelle profondità della terra in una grotta buia ebbene anche lì ci raggiungerebbero le onde del pensiero cioè gli altri.
E' impossibile non essere in relazione semplicemente perchè la vita è relazione.
Recentemente alcuni speleologi e speleologhe hanno fatto degli esperimenti e sono rimasti nelle profondità della terra in grotte per più di 365 giorni credo.
Alcuni e alcune di questi esperimentatori hanno cominciato a dare i numeri e ha sviluppato una psicosi altri sono giunti anche a suicidarsi.
Alcuni diranno: è la solitudine.

Mai frequentare cattive compagnie 

Io invece propenderei per un'altra risposta: chissà chi hanno frequentato, cioè con quali onde del pensiero nelle profondità della terra sono entrati in relazione.



Non esistono cattive compagnie

Nello stesso tempo occorre anche dire che non esistono persone buone e persone cattive ma piuttosto trattazioni che si muovono verso l'intersoggettività e trattazioni che rafforzano l'interdipendenza.


Oltre l'identità storica per una nuova identità puramente relazionale

Inoltre se tali sperimentatori hanno sviluppato una psicosi può anche essere che le persone con cui sono entrati in relazioni nella profondità della terra hanno messo in crisi l'ego su cui si reggeva il loro precedente equilibrio.
E noi sappiamo che mettere in crisi l'ego ossia una vecchia identità già stabilizzata può significare solo due cose: catastrofe o rinnovamento.
Nel loro caso è stata una catastrofe ma avrebbe potuto anche essere un rinnovamento.