Una specie incompiuta

Portare a compimento la rivoluzione copernicana

Tre tipologie di esseri umani:
  1. materialisti
  2. psichici (o animici)
  3. spirituali (o pneumatici)


Superare lo psichismo, superare l'antroporiferimento.


Superare l'antroporiferimento, questa è la direzione, il senso e comunque la consapevolezza che la specie umana a differenza di tutte le altre specie è invece una specie ancora incompiuta aiuta in questo senso.
Il guaio della specie umana è che rispetto alle altre specie è una specie ancora incompiuta: non è un vero animale come si deve ma non è nemmeno un Dio, un oltre-umano insomma, la super-umanità come la chiamano Nietzsche, Teilhard de Chardin e Sri Aurobindo & Mirra Alfassa o "la nuova  e vera umanità" così chiamata con un linguaggio più sobrio dalla biologa e psicoanalista Silvia Montefoschi.
Nove mesi non bastano per generare la nuova e vera umanità ma si necessita almeno di un altro mese in più, occorrono dieci mesi almeno e il decimo mese è proprio il mese in cui si produce la cultura più il tempo necessario a portare a compimento e quindi al suo capolinea definitivo anche questa storia della cultura che è poi il tempo necessario a creare dopo la biosfera anche una noosfera.

  1. Litosfera
  2. biosfera
  3. noosfera

o anche


  1. processo di ominizzzione
  2. processo di umanizzazione
  3. processo di transumanizzazione

Così infatti va letta la preistoria della specie umana:


  1. Homo erectus intendendo la conquista della stazione eretta
  2. Homo abilis (la nascita della tecnica o storia del lavoro umano che segue la storia del lavoro non-umano, secondo capitolo della storia del lavoro universale)
  3. Homo sapiens sapiens (lo sviluppo della tecnica comporta il portare all'interno tutto ciò che la natura come processo autoconoscitivo aveva proiettato all'esterno, il che significa che il movimento espansivo dell'universo almeno con la specie umana  e nella specie umana inverta la rotta e si fa da movimento esplosivo il nuovo movimento implosivo producendo visioni sempre più intere dell'intero, avvicinando quel momento per cui Hegel rispondendo alla domanda su che cos'è verità diceva che "la verità è solo l'intero" e questo intero era anche "il risultato" del movimento dialettico ovvero di un processo unitario del pensiero stesso che negava quindi che l'alienazione del pensiero (la "proiezione" o "transfert" nella terminologia psicoanalitica) avesse solo una valenza negativa avendo avuto anche una valenza positiva.
Se le cose stanno così allora che cosa c'è invece che non va nell'homo sapiens sapiens?
C'è che non va è il fatto che il pensatore inteso come la vecchia umanità, l'uomo dialettico, si droga di oppio, poichè se Marx della religione diceva che "è l'oppio dei popoli" si deve dire la stessa cosa del pensare dialettico una volta che come Mosè l'uomo dialettico o il vecchio psicoanalista, infine dopo essere uscito dall'Egitto intravvede la nuova terra dove scorre il latte e il miele.
L'attaccamento dell'uomo dialettico affettivamente attaccato all'archetipo dell'eroe che è ancora l'Edipo nella versione dell'eroe ribelle/attivo o il Cristo nella versione che accetta il processo ma non ripone ancora la sua vera identità nel processo stesso, fa comunque del movimento dialettico un non-movimento ma un eterno ritorno in quanto una volta avuto la visione e quindi raggiunta al consapevolezza della possibilità della città del dialogo, la vecchia città edipica è solo una droga che sogna eternamente una utopia, la mega-sintesi finale tra tesi e antitesi, quando l'utopia invece è già una realtà.

L'archetipo della coniunctio e la legge (del tabù universale dell'incesto simbolico)


Non è un caso infatti che gli junghiani ancora adesso continuino a parlare di processo di individuazione quando ormai il processo di individuazione è già terminato e tutti gli archetipi parlino più solo della storia della specie umana ossia di una passato che era e che non è più.
Oggi non c'è più processo di individuazione ma più solo l'unico archetipo che sia ancora vivente e che è l'archetipo dell'ultima coniunctio.

Tutta la storia dell'universo che coincide con la storia del pensiero che è il vero vivente, l'unico vivente che era, che è e che sempre sarà, è un sussueguirsi di coniunctio tra l'uno e l'altro dell'unico discorso:


  1. reazione termonucleare
  2. sintesi molecolare
  3. sessualità
  4. comunicazione
  5. Nuova Percezione: il nuovo sesto senso del pensiero che percepisce il pensiero come realtà concreta e vivente

Su facebook esiste una pagina dedicata a questo concetto di "Nuova Percezione"



Malgrado che ancora adesso c'è chi dice che è la sessualità che va superata, (c'è chi lo dice in un'ottic  moralista salvo poi ingrassare e ingolfarsi di pasticcini e dolciumi vari e chi in un'ottica energetica salvo poi chiaccherare, chiaccherare e chiaccherare in un bla bla bla inproduttivo fine a se stesso o "per tenersi compagnia" ma in conclusione dopo tanto bla bla l'altro rimane sempre fuori che non è normale che così sia per i gemelli e non solo rimane sempre Altro come invece è normale che sia per i gemelli) la verità è che la sessualità è già stata superata da almeno due milioni di anni dai nostri antenati che sono già trapassati dalla sessualità alla comunicazione, per cui il nostro lavoro è invece un altro: quello di trapassare dalla comunicazione ormai divenuta un modo evolutivamente obsoleto di realizzare la coniunctio per approdare alla nuova e ultima modalità di congiunzione per il tramite della nuova percezione.
E' infatti la nuova percezione quello che in psicoanalisi si chiama "risoluzione del transfert" ma la nuova percezione non è la risoluzione di un transfert ma è la risoluzione definitiva della dinamica del transfert proprio perchè tramite la nuova percezione si produce al termine della storia della psicoanalisi  una nuova e ultima forma vivente: la nuova Persona Duale.
Lo psicoanalista e il suo paziente che essendo anche quest'ultimo all'interno di una relazione speciale chiamata relazione psicoanalitica, è anch'esso attivo e non solo passivo e quindi anch'esso analista, in verità sono un'unica persona costituita da due soggetti, il primo soggetto non più singolare della storia dell'universo ma un nuovo soggetto consapevolmente duale ("consapevolmente" in quanto già Martin Buber aveva chiarito che nella realtà non esiste alcuna soggettività ma sempre e solo intersoggettività e che "la mente isolata" quindi è solo un mito) in definitiva trattasi proprio di una nuova forma vivente, una vera novità della storia della natura dopo l'Antropos: è questa la nuova e vera umanità, i fondatori del REGNO (specificamente) UMANO.
In questo quadro interpretativo della storia dell'universo, la stessa storia della psicoanalisi (1895-1987) trova il suo posto come l'ultimo capitolo e sprint finale della storia dell'universo tutt'uno con la storia del pensiero all'interno di quella concezione dell'evoluzionismo che chiamiamo evoluzionismo parallelo nel noumenico e nel fenomenico che è ancora la realtà simmetrica sì, ma ancora separata.

"E infine il pensiero cessa di pensarsi per più solo sentirsi" (Silvia Montefoschi)

Dove questo sentirsi del pensiero è ancora pensiero, il nuovo modo di essere del pensiero giunto così al termine della storia evolutiva del pensiero nell'uni-verso andato così e infine oltre l'uni-verso.
Ciò che è nell'uno infatti non può essere anche e ancora nell'uni-verso.
Se si è nell'uno infatti non si può essere anche nell'uni-verso e ugualmente se si è ancora nell'uni-verso vuole dire che non si è ancora nell'uno.
Anche all'interno dell'universo esiste un Uno ma non è ancora l'Uno vero, l'uno dell'universo è infatti l'unità simbiotica soggetto/oggetto ovvero il transfert, la divisione del lavoro attivo/passivo, maschio/femmina, Dio/credente in Dio, insomma la realtà nata dalla divisione del lavoro o dinamica sado-masochista chiamata da Hegel dialettica servo-padrone che in definitiva altro non è che la dialettica interdipendente che fa cantare "l'amore non è amore se non è litigarello" e infatti la pace all'interno di questa modalità relazionale non è vera pace proprio come certo pacifismo o buonismo che in definitiva non cambia nulla ed è proprio perchè certo buonismo-pacifismo non cambia nulla che è nata la psicoanalisi che invece proprio metamorfizzando il vecchio soggetto da singolare nel nuovo soggetto duale cambia la realtà stessa direttamente alla sua radice.

"Il conflitto lo si può risolvere veramente solo se lo si risolve alla radice" (Silvia Montefoschi)

Quale è l'insegnamento della psicoanalisi allora?
E' un doppio insegnamento che sventa il riprodursi ripetutamente del transfert/proiezione:

  1. che l'altro dell'unico discorso (il logos o legame che era in principio) è irreversibilmente altro (insegnamento che sventa la coazione a ripetere della difesa nevrotica o psicotica della tipologia isterica)
  2. che l'uno e l'altro dell'unico discorso (il logos che era in principio o legame che era in principio) sono irreversibilmente uno  (insegnamento che sventa la coazione a ripetere della difesa nevrotica o psicotica della tipologia ossessiva)

Oltre la finitudine

La psicoanalisi rappresenta all'interno della storia della cultura, simultaneamente l'ultimo capitolo, il suo capolinea e anche il trampolino di lancio oltre la cultura stessa e in questo senso si devono interpretare queste affermazioni della scienziata della natura (biologa e medico) e dello spirito (psicoanalista) Silvia Montefoschi ovvero della Hegeliana/critica di Hegel ma anche Engelsiana/critica di Engels che proprio decifrando i sogni della gente e i suoi stessi sogni quali messaggi dell'inconscio universale e riportando in chiaro il linguaggio criptico e onirico dell'inconscio che non è personale nè collettivo ma universale ha colto il progetto di farla finita una volta per tutte con la dialettica interminabile sia che sia della natura, della storia o della stessa psicoanalisi interminabile giungendo infine a oltrepassare quelle colonne d'Ercole denunciate dallo stesso Sigmund Freud come il confine invalicabile dalla stessa psicoanalisi dove quindi la psicoanalisi avrebbe dovuto fermarsi all'alt della realtà biologica contro la quale la psicoanalisi non può nulla.
La nuova psicoanalisi oltre la psicoanalisi o come la chiamiamo anche "la psicoanalisi allo stato dell'arte" fa le spallucce a questo alt dei limiti biologici dell'Anthropos e procede lo stesso oltre queste colonne d'Ercole proprio come fece a suo tempo il grande ammiraglio genovese Cristoforo Colombo approdando così nel nuovo mondo che questa volta non è l'america ma è la città di Dio ovvero il dialogo oltre la dialettica.

"Il finito proprio perchè finito non può finire mai ma può solo scomparire 
tuttavia quando scompare scomparirà in assoluto per non più ritornare" (Silvia Montefoschi)

Quella sarà non la terapia già abbandonata a suo tempo dallo stesso Sigmund Freud come finalità della psicoanalisi ma sarà la grande terapia come già aveva intuito con tutti i suoi limiti di visione Fredrich Nietzsche allorchè profeticamente annunciava l'oltre-uomo e una nuova terra, la terra dell'oltre umanità.

"E un giorno la terra diverrà luogo di guarigione" (Freidrch Nietzsche)

Termina così con la psicoanalisi anche la storia della medicina dato che con l'Homo Sapien Sapiens caratterizzato dall'aver dato i natali sia alla storia della tecnica con applicando la funzione riflessiva che lo contraddistingueva dagli altri animali sia per conoscere la natura esterna sia applicando quella stessa funzione riflessiva per conoscere la sua stessa natura dando quindi i natali anche lla storia della medicina.
Storia della tecnica e storia della medicina che proseguirono parallelamente fino all'exitus finale che è proprio la nascita della nuova e vera umanità una volta che tali conoscenze inscrivendosi nel DNA dei nuovi nascituri, raggiunto un livello critico metamorfizzava da salti micro-evolutivi infine in un vero e proprio salto macro-evolutivo ovvero una vera e propria nuova specie vivente oltre l'Antrhopos stesso solo che in questo caso chi nasceva non era più una forma vivente del pensiero pensante ma proprio il pensiero pensate stesso che non ha più bisogno di oggettivarsi in una pensato per continuare ad essere.

L'utopia nietzschiana del "luogo di guarigione", concetto questo che ritroviamo anche con un altra descrizione dell'oltre uomo nietzschiano come "il genio del cuore" cosa questa già intuita denunciando i limiti della scienza ufficiale e la sua ancella la tecnica, dallo scienziato della natura Teilhard de Chardin che dice che la scienza unita alla tecnica hanno saputo addomesticare e asservire al processo di umanizzazione tutte le forze della natura tranne una forza ossia l'eros ma adesso sappiamo che a risolvere questa deficienza della scienza cosiddetta ufficiale è giunta infine una nuova disciplina: la psicoanalisi ovvero la scienza d'amore, la scienza della relazione che è la scienza delle scienze che si presenta come una nuova ontologia o scienza dell'essere per non dire teologia per non favorire possibili equivoci che il termine "teologia" può indurre dato che il Dio della psicoanalisi non è il trascendente ma il trascendente-immanente ovvero l'Automaton, la necessità del processo lavorativo di un divenire che tende a liberarsi della sua storia per essere più solo un divenire che non farà più storia.

"Essere o non essere: questo è il problema" (William Shakespeare)

L'esperienza oltre il comportamento


La psicoanalisi non  modifica il comportamento ma modifica l'esperienza, la psicoanalisi produce la nuova percezione.
Il comportamento infatti è secondario all'esperienza poichè tutto si gioca al livello dell'esperienza.
Perchè noi insistiamo così tanto sulla teoria?
Perchè la teoria è visione, è cioè esperienza.
Si potrebbe anche dire che è l'esperienza del mondo che "determina" il comportamento e infatti la psicoanalisi mica sta a modificare il comportamento come i comportamentisti ma si focalizza sull'esperienza del mondo poichè il comportamento è solo un automatismo e infatti il comportamento è ancora un trattare sè fuori di sè. Noi sappiamo infatti che la fine del mondo è principalmente la fine del comportamento: la vita infatti è solo l'esperienza e l'esperienza per poter essere anche azione non ha bisogno di estrinsecarsi in un comportamento ma semmai in una nuova esperienza. L'esperienza infatti è immediatamente anche azione.
Ecco perchè non è stato sufficiente il processo di umanizzazione ma è necessario anche un ultimo processo di transumanizzazione per poter divenire ciò che si è già.



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