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Il popolo dell'esodo

Processo di individuazione universale e via della perfezione

Il concetto di "processo di individuazione" non attiene alla teologia e più in generale alla via della religione ma è un concetto proprio della via psicoanalitica, concetto introdotto dallo psichiatra svizzero e poi psicoanalista Carl  Gustav Jung già a suo tempo delfino del padre della psicoanalisi poi grande ribelle al dogma freudiano della libido come sessualità.

Un concetto questo di "individuazione" che Silvia Montefoschi ha precisato e da allora parliamo non più di processo di individuazione ma di "processo di individuazione universale" dove è sottinteso con questa aggiunta che chi si individua non è il singolo individuo ma è invece proprio l'universo intero che trova infine e finalmente la sua vera identità.
Individuo infatti significa indivisibile per cui il vero individuo non può che essere uno solo che poi è quell'intero di cui parlava Hegel a proposito del "risultato" quale risultato finale del processo dialettico beninteso.

"Vero è solo l'intero" (Hegel)

Tuttavia possiamo trovare un suo corrispettivo di "processo individuativo" nella vasta letteratura religiosa nel concetto di "via alla perfezione" declinata anche come "via alla santità". Tanti sono gli autori religiosi che in questi termini ne trattano.

In religione proprio per percorrere una tale via alla perfezione si fanno i voti solenni che non sono richiesti a tutti, non solo ai laici non sono richiesti ma nemmeno a tutti i preti ma sia laici che presbiteri possono entrambi fare i voti solenni.

Verso la via della perfezione

I voti solenni sarebbero tre, una sorta di giuramento di rispettare i voti di obbedienza, povertà e castità.

Ora con queste mie riflessioni intendo soffermarmi in particole sui voti di povertà e castità nei rapporti di questi all'Automaton che sappiamo essere il vero Dio e che chiamiamo anche Necessità mentre altri lo chiamano Divina Provvidenza in ambito teologico o anche Principio di Sincronicità nell'ambito della più mederna fisica quantistica.

Il processo di disappropriazione quale critica radicale della proprietà


Il voto di povertà è in effetti richiesto dalla Necessità in quanto corrisponde proprio al processo di disappropriazione in atto nel processo evolutivo.

Cosa vuole dire che è richiesto?

Vuole dire o così o pomì il che significa che c'è poco da fare i voti trattandosi piuttosto di un Diktat del Dio-Divenire (il Logos) che si tratta quindi di una necessità della vita perchè la vita divenga più vita.

Il fatto è che il Dio-Logos nel mettere in atto il processo di disappropriazione non intende il voto di povertà in termini concretistici ossia non è che non devo appropriarmi di una automobile piuttosto che di un appartamento o di altri beni concreti ma non mi devo nemmeno appropriarmi dei miei talenti così come nemmeno delle mie deficienze poichè tutto appartiene al processo evolutivo ovvero al Pensiero Uno e niente è mio, dunque nemmeno i miei "peccati  mi appartengono se così si vuol chiamare ciò che la nostra coscienza o forse il nostro ego ci dice contraddica quella che riteniamo essere la nostra identità .

Molti, una gran parte dell'umanità si sono spaventati allorchè nel 1848 con il "Manifesto dei comunisti" si attaccava il diritto alla proprietà ma Marx era un moderato rispetto a Dio; Dio è molto ma molto più estremista e neanche della nostre emozioni o sentimenti vuole che ci si appropri e non solo dei beni materiali.
Molti umani con l'attitudine ad appropriarsi ne concluderanno certamente che allora trq Dio è Marx è molto meglio Marx. Marx andava bene per iniziare ma ormai anche Marx va messo in soffitta perchè troppo moderato da questo punto di vista più radicale.

Un genio religioso: di nuovo sull'antinarcisistico processo di disappropriazione 

La mia amica Teresina invece era una vera genialona nel campo religioso e teologico, sicuarmente per usare la tipologia junghiana doveva essere del tipo umano "intuitivo" e quindi non mi meraviglio che il filosofo Henri Bergson l'abbia definita "la perfetta eroina bergsoniana". Ebbene la mia amica aveva notato come alcune religiose sue consorelle  che facevano penitenze su penitenze per espiare i propri peccati erano invece proprio quelle più superbe.
Come si spiega che tutte queste penitenze invece di farle bene spiritualmente al contrario le facevano male?
Si spiega perchè costoro peccavano contro la proprietà ovvero si appropriavano delle proprie mancanze o difetti o peccati per usare un linguaggio chiesastico. Ma la verità è che nulla ci appartiene, di nulla siamo proprietari e perfino le nostre emozioni e perfino i nostri sentimenti non ci appartengono in quanto tutto cio che è, è un prodotto storico, tutto ciò che è, è figlio del tempo. Certamente ne siamo responsabili ma non sono nostre proprietà ma tutto appartiene all'unico processo evolutivo che è anche un processo individuativo quale farsi di un discorso che è nella storia ma che va oltre la storia.
Teresina infatti non faceva alcuna penitenza: un vero genio teologico la  mia amica, non c'è che dire.

L'ultima generazione e il processo di transumanizzazione capolinea della storia del lavoro

La sessualità è già stata superata dall'Anthropos e adesso i mutanti, è invece la comunicazione che  devono superare
E veniamo al voto di castità.
Il voto di castità non è nè un bene nè un male: se a loro piace così, facciano pure così, male certamente non fa ma il concetto che io invece vorrei ribadire è l'anacronismo di una tale voto.
In che senso è anacronistico?
Ricapitoliamo allora brevemente le varie tappe percorse fino a questo oggi dal processo evolutivo, la Necessità:


  1. Reazione termonucleare (atomi)
  2. Sintesi molecolare (molecole)
  3. Sessualità (biosfera)
  4. Comunicazione (Anthropos)
  5. Nuova percezione (il sesto senso, la telepatia) - (la nuova e vera umanità: i fondatori del REGNO e costruttori della CITTA' DI DIO)

L'anacronismo del voto di castità e l'attualità del superamento della comunicazione

Già a una prima osservazione da questo schema appare immediatamente il perchè dell'anacronismo di una tale voto di castità e infatti se prima nel corso del processo di umanizzazione ovvero del farsi umano dell'uomo, si trattava non tanto di conquistare la comunicazione ovvero il simbolico quale atto della mediazione ma piuttosto di stabilizzarlo in quanto già conquistata la comunicazione con i primi uomini fin da quando l'antropos era stanziato in africa orientale, adesso che invece all'ordine del giorno c'è il processo di transumanizzazione ciò che invece urge non è superare la sessualità ma la comunicazione.
A scanso di equivoci che sia ben chiaro che qui non intendiamo riferirsi alla "comunicazione necessaria" ovvero alla "comunicazione per motivi tecnici" che al momento è ancora inevitabile in quanto finalizzata alla riproduzione della stessa vita corporea-materiale  e in questo senso dunque necessaria. Resta il fatto che comunque non tutto il traffico enorme di onde del pensiero ovvero di comunicazioni è necessario.


Uomini e donne senza moglie o marito ma che non si fanno mancare il loro bla bla bla quotidiano

E invece che fanno i preti e le suore e i laici che anch'essi hanno fatto tali voti: fanno che sicuramente sono dei cristiani e delle cristiane veramente santi e sante e noi di questo non dubitiamo affatto a differenza di certa umanità cinica, ma l'altro volto di una tale medaglia di una tale umanità santificata è il bla bla bla  di tanti religiosi e religiose che non smettono di dissipare l'energia finalizzata a portare a compimento al storia del lavoro in uno sterile bla bla bla.


Il valore rivoluzionario del silenzio

Oggi se c'è un valore non è certo l'obbedienza, non è certo la castità, la povertà sicuramente ma nel senso radicale in cui abbiamo detto ma il vero valore oggi è solo IL SILENZIO.

Anche in questo caso penso ala mai amica, la monaca di clausura Thérèse Martin a cui al superiora, la priora del monastero aveva ordinato di iniziare una corrispondenza con due seminaristi al fine di incitarli e seguirli sulla via del sacerdozio. Teresina subito ne fu entusiasta di questa nuova incombenza ma subito riflettendo pensò ai pericoli:

"Il rischio è che io mi creda di fare chissà chè e invece potrebbe risultare solo una dissipazione."

"Dissipazione", un concetto della teoria energetica, questo termine utilizzò questa che io ritengo essere una proto-psicoanalista anche basandomi su come Lei svolgeva il compito affidatole di "maestra delle novizie": un vero genio nel gestire la dinamica transfert-controtransfert che certi psicoanalisti di professione neanche sono in grado di paragonarsi alla sua professionalità.


Il Dio-Necessità: verso il superamento di ogni concezione di libero arbitrio

Inoltre va anche detto che Dio non è il libero arbitrio, il libero arbitrio è una povera illusione della vecchia umanità ma noi che vogliamo obbedire a Dio e che non c'è ne può fregà di meno di essere liberi ritenendo il DIO-NECESSITA' il sommo bene sappiamo anche che non è che siamo liberi di fare o non fare silenzio, non è che siamo liberi di continuare nel nostro bla bla bla o di contenerci nel nostro bla bla bla perchè il silenzio si imporrà prima o dopo essendo un diktat e non una possibile scelta.

Paradossalmente se esistesse il libero arbitrio noi saremmo pessimisti ma sappiamo che fortunatamente non esiste alcun libero arbitrio per cui tutto andrà a  buon fine prima o dopo per cui infine tutti faremo silenzio.
Noi stessi che facciamo fatica a fare silenzio ci tiriamo su di morale pensando che tanto prima o dopo il Dio Vivente che è il Pensiero Vivente ci silenzierà con le buone o anche con le cattive.
Certo sarebbe meglio con le buone ma tutto è bene ciò che serve al bene.

Macchè destra e sinistra: il Partito dei Tecnici e il Partito dei Medici

Vorrei citare una autore che non ha niente da spartire con la chiesa essendo di un'altra parrocchia molto vicino all'Automia Operaia la quale se ha un merito è certamente quello di aver preso le distanze dalle ideologie lavoriste della vecchia tradizione socialista ottocentesca e se e vero come noi riteniamo che la storia umana altro non è che la STORIA DELLA TECNICA e la STORIA DELLA MEDICINA a nostro modo di vedere qeusta opzione anti-lavorista significa che tra il PARTITO DEI TECNICI e il PARTITO DEI MEDICI ha optato per il partito dei medici non so però definire quanto in maniera conseguente o invece in maniera contraddittoria se ci sia stato qualche flirt anche con gli ingegneri.
Ebbene questo autore a mio parere inconsapevolmente era di una religiosità che certi preti  e anche suore se la sognano. Purtroppo negli ambienti rivoluzionari ci sono uomini e donne di grande religiosità solo che ne sono inconsapevoli e questa loro inconsapevolezza rischia di farli deviare dalla strada maestra e infatti questo autore purtroppo al termine del suo percorso di vita si è avvicinato ad ambienti ecologisti e ambientalisti insomma voleva salvare il pianeta terra poveraccio. Tuttavia in un suo scritto disse qualcosa di una religiosità che più religiosi non si può essere.

Cos'è che scrisse lo psichiatra e psicoanalista Felix Guattari?

"Siamo di una ottimismo euforico perchè anche se non ci dovessero essere più rivoluzionari la rivoluzione ci sarà comunque."

Certo una frase non è proprio "giovannea" visto che il dogma indiscutibile, irrinunciabile e sul qual e non si può cedere, dogma proprio a Giovanni e alle sue sette comuni giovannee era proprio il dogma dell'incarnazione del Logos e infatti noi non ci esprimeremmo mai come il pensatore francese che chiamava "Desiderio" ciò che noi chiamiamo "Automaton" e che riteniamo essere il vero Dio, noi infatti sappiamo che non esiste alcuna astrazione che può chiamarsi rivoluzione ma sappiamo che la rivoluzione sono proprio i rivoluzionari quali incarnazione del processo rivoluzionario.
Detto questo però aveva ragione in certo senso l'anti-psicoanalista francese in quanto la rivoluzione ci sarà comunque dato che non esiste alcun libero arbitrio e la rivoluzione essendo una necessità del processo stesso per procedere ulteriormente.

Conclusioni

La comunicazione?
Roba da vecchia umanità d'altri tempi.
Non guardiamo gli altri, lasciamo che facciano quello che vogliono: noi obbediamo al diktat del processo evolutivo.
Una sola parola d'ordine: esodo! Esodo!
Nulla da perdere se non le proprie catene e tutto un mondo da guadagnare.

La città! La città!
Cittadini di una nuova città.

La battaglia di Armageddon: progressisti e evoluzionisti

La questione è molto semplice: oggi si fa un gran parlare che non c'è più nè destra nè sinistra ma a mio parere oggi è stata superata la diatriba materialisti e spiritualisti perchè oggi la battaglia di Armageddon si gioca tra progressisti che si credono dei rivoluzionari ma sono invece dei conservatori se non reazionari e evoluzionisti che sono invece i veri rivoluzionari degli ultimi tempi.
I progressisti se vivessero ancora nell'ottocento o anche nei primi del novecento sarebbero certamente loro i veri rivoluzionari ma è lo scenario storico che modificandosi modifica anche le carte in tavola per cui io non li chiamo più rivoluzionari ma vetero-rivoluzionari e anzi auguro loro di timbrare il cartellino e di andare in pensione una buona volta.
Certamente hanno fatto un buon lavoro ma adesso basta, lasciate il campo della rivoluzione agli evoluzionisti.
Basta con i progressisti! Basta!

1769 e 1895

E' dal 1769, dai tempi di Ned Lud  che propagandate la rivoluzione e tutto va sempre peggio.
Viva la medicina e la sua storia; viva la psicoanalisi la scienza suprema della relazione.

In principio era la relazione.
La relazione che era
che è
e che sempre sarà.
La relazione: l'uno e l'altro dell'unico discorso (il Logos).

Qui nessuno dice di sputare sui tecnici perchè anche i tecnici a loro modo sono dei medici ma i medici veri sono neanche i veterinari di cui abbiamo un grande rispetto non foss'altro perchè quando il nostro corpo umano che è ancora animale soffre, è a loro che ci rivolgiamo e ai quali siamo e dobbiamo essere riconoscenti evidentemente malgrado sappiamo che per quanto ci curino prima o dopo, se non oggi sarà domani, dobbiamo comunque morire ma i medici per antonomasia sono proprio gli psicoanalisti e i teologi che lavorano per darci la vita eterna che è la vita degna di una vero essere umano.

C'è chi preferisce la giustizia sociale e noi certamente non siamo contro la giustizia sociale, tutt'altro ma ciò che noi aspiriamo e desideriamo di più e lavoriamo per ottenerla è la vita eterna.

L'uomo, la donna e la vita eterna.

Niente vita eterna fino a che ci sarà la divisone del lavoro tra uomini  e donne che è la vera radice del nichilismo.

Volete continuare con questo vecchio andazzo basato sulla divisione del lavoro ovvero sulla divisione dei ruoli attivo/passivo?
Benissimo e allora scordatevi la vita eterna e piuttosto datevi alla tecnica.
E in effetti prigione per prigione, se non si può avere altro che una prigione tanto vale avere almeno una prigione dorata.
Fatevi furbi e chiedete almeno una prigione dorata visto che di più non potete ottenere da questa vita fondata sulla divisione del lavoro.
Coloro che nutrono uno spirito rivendicativo, uno spirito sindacale più che politico, chiamiamolo così per comprenderci, devono sapere che non ci può essere una prigione dorata per tutti.

«Soffriamo e ci preoccupiamo constatando che i tentativi moderni di collettivizzazione umana, in contrasto con le previsioni della teoria e con la nostra stessa attesa, non conducono che ad un abbassamento e ad un asservimento delle coscienze. Ma quale strada abbiamo sinora seguita per unificarci? Una situazione materiale da difendere. Un nuovo settore industriale da aprire. Migliori condizioni di vita per una categoria sociale o per nazioni sottosviluppate...Ecco i soli e mediocri terreni sui quali abbiamo a tutt'oggi tentato di avvicinarci.»
(Teilhard de Chardin "Il Fenomeno umano")

Volete veramente la prigione dorata?
E allora la via per ottenerla è una sola: la lotta armata ma neanche così la otterrete.
Non ci può essere una prigione dorata per tutti.
e foss'anche sarebbe comunque una prigione sia pur dorata.


Per un nuovo realismo oltre le vecchie utopie d'altri tempi

Vogliamo essere invece realisti?
E allora è meglio puntare sulla vita eterna.

Paradossale a dirsi ma volere una prigione dorata è utopia mentre volere la viat eterna è più realistico.

Vogliamo tutto!
Vogliamo la vita eterna!
Dunque addio alla divisione del lavoro tra uomini e donne: basta con il vecchio apartheid!
Abbattiamo il nuovo Muro di Berlino: quello tra Aldiquà e Aldilà.

Rivoluzionari di tutti i pianeti uniamoci!

Jamas serà vencido!

L'organizzazione dell'eros: l'ecclesia




Il Partito della Rivoluzione e la Città Nuova coincidono e la seconda non è la meta ma il partito e la meta coincidono: la Comune Rivoluzionaria è anche la Città Nuova.

«Rien dans l'univers ne saurait résister à un nombre suffisamment grand d'intelligences groupées et organisées»

«Niente nell'universo potrebbe resistere a un numero sufficientemente grande di intelligenze raggruppate e organizzate.»

(Teilhard de Chardin -  specialista in scienze della natura)

«È più facile che la Terra smetta di girare che l'umanità, presa nel suo insieme, di organizzarsi e di unificarsi.»
(Teilhard de Chardin "L'avvenire dell'Uomo")

«Non bisogna orientarsi in direzione di individui anatomicamente super-cerebralizzati, ma in quella di gruppi super-socializzati, se si vuole intravedere il volto della Super-Umanità.»
(Teilhard de Chardin "Super-Umanità, Super-Cristo, Super-Carità", 1943)

«...nel lontano avvenire si delinea uno stato finale in cui (più ancora delle cellule di un cervello) noi formeremo un unico sistema, ultra-complesso, e, di conseguenza, ultra-accentrato.»
(Teilhard de Chardin "L'avvenire dell'Uomo")

«Continuare a riporre le nostre speranze in un ordine sociale ottenuto con la violenza equivarrebbe semplicemente per noi ad abbandonare ogni probabilità di portare a compimento lo Spirito della Terra»
(Teilhard de Chardin "L'Energia umana")
«Lo spirito è più della vita; ora certi organismi religiosi condannano il malthusianesimo nel dominio della vita, ma lo praticano nel dominio del pensiero»

(Teilhard de Chardin -  specialista in scienze della natura)



«Un giorno o l'altro, dopo l'etere, i venti, le maree, noi capteremo per Dio le energie dell'amore. Allora, per la seconda volta, l'Uomo avrà scoperto il Fuoco.»
(Teilhard de Chardin "L'evoluzione della Castità")

«L'Uomo e la Donna per il figlio - ancora e per molto tempo, sinché la vita terrestre non sarà giunta a maturità. Ma l'uomo e la donna l'uno per l'altro, sempre di più e definitivamente.»
«E alla fine, è il Centro totale stesso che, ben maggiormente del figlio, appare come necessario al consolidamento dell'amore. L'amore è una funzione a tre termini: l'uomo, la donna e Dio.»
(Teilhard de Chardin "Esquisse d'un Univers personnel")

«Le menti "realistiche" possono pur deridere i sognatori che parlano di un'Umanità cementata e bardata non già di brutalità ma d'amore. [...] Questo scetticismo e quelle critiche non potrebbero impedire che la teoria e l'esperienza dell'Energia spirituale siano d'accordo per avvertirci che "siamo giunti ad un punto decisivo dell'evoluzione umana" in cui l'unica via di uscita in avanti si trova nella direzione d'una comune passione e d'una "cospirazione".»
(Teilhard de Chardin, L'energia umana, Nuova Pratiche Editrice, Milano, 1997)

Un gruppo zoologico alla conquista del cielo


«E allora rivolgendomi ai professionisti della psicoanalisi direi questo: fino ad oggi, e per buonissime ragioni, la vostra scienza si è occupata di far percepire all'individuo, nel profondo di sé stesso, impressioni dimenticate, complessi che una volta smascherati ed accettati, svaniscono alla luce del Sole. Tutto ciò va benissimo. Ma una volta compiuto questo lavoro di pulizia e di liquidazione, non è che ce ne sia da fare un altro più costruttivo e quindi più importante? Voglio dire, aiutare il soggetto a decodificare nelle zone ancora poco esplorate e chiarite di se stesso quelle grandi aspirazioni che sono: il senso di irreversibilità, di Cosmicità, il senso della Terra, il senso dell'Umanità. Operazione inversa alla precedente. Psicoanalizzare non per liberare ma per impegnare. Permettere l'introspezione non per dissipare i fantasmi, ma per dare consistenza, direzione e soddisfazione a certi grandi bisogni o chiamate che soffocano dentro di noi (e per le quali noi soffochiamo) se non tradotte e capite. In verità si tratta di una delicata e complicata opera di scoperta poiché in questo campo professore e studente, colui che dirige e chi è diretto, avanzano entrambi a tentoni: lavoro però molto fecondo poiché impegnato a discernere non più ciò che ci lega e ci appesantisce, ma le molle più segrete e più generose del dinamismo psichico che ci anima. Insomma fino ad oggi la psicoanalisi ha mostrato un interesse essenzialmente medico nel trattamento di forze e casi individuali. Al massimo si è occupata, in relazione a gruppi limitati (soprattutto a famiglie)... Non sarebbe venuto il momento per la psicoanalisi, attraverso lo studio in ogni uomo delle sue aspirazioni transindividuali, di impegnarsi nell'elaborazione di un'Energetica (una Psico-Energia) umana proporzionata e ad uso di un gruppo zoologico in via di totalizzazione planetaria?»
(Pierre Teilhard de Chardin L'attivazione dell'Energia umana, 1953)

Io sono te e tu sei me anche se tu sei tu e io sono io

«Dapprima, mi hanno considerato un ottimista o un utopista beato, un sognatore di uno stato d'euforia umana in un qualche futuro. Poi, cosa più grave ancora, si va ripetendo che sono il profeta di un universo che distrugge i valori individuali. In verità, la mia più grande preoccupazione è stata quella di affermare che l'unione fra l'uomo e Dio, fra l'uomo e l'altro uomo, fra l'uomo e il cosmo non annulla mai la differenza. Io mi trovo agli antipodi sia di un "totalitarismo sociale" che porta al termitaio sia di un "panteismo induizzante" che conduce ad una fusione e un'identificazione fra gli esseri.»

(Pierre Teilhard de Chardin)

L'utopia nietzschiana al capolinea della storia della tecnica tutt'uno con il trionfo del nichilismo

"Un giorno la terra diverrà luogo di guarigione" (Friedrich Nietzsche)

Populisti?


Il popolo, 
si il popolo
ma un popolo di medici.



Non si tratta di avere la medicina

ma di essere la medicina



la nuova e vera umanità

ovvero il Pharmakon.

Il popolo dell'esodo
dell'ultimo esodo
non può che essere altro che un popolo di medici. 



Un sogno che indica la direzione oltre la comunicazione




(Silvia Montefoschi, "Il sistema uomo - Catastrofe e rinnovamento", 1985)



E' il testo dove viene teorizzata la psicoanalisi di gruppo accanto a quella duale nella forma di gruppi psicoanalitici evolutivi. Teorizzazioni che poi troveranno attuazione proprio nei gruppi psicoanalitici costituenti il "Laboratorio Ricerche Evolutive Silvia Montefoschi" di Genova a partire dal 1986 e che proseguiranno fino alla nascita del prototipo della nuova e vera umanità GiovanniSilvia il primo esemplare di Persona Duale a cui seguiranno tutti gli altri già nati ma ancora non consapevoli di esserlo e quindi ancora, si con una nuova identità puramente relazionale ma ancora instabile a causa proprio di questo non-sapere della mutazione già avvenuta.





Siccome questo discorso si può prestare ad equivoci lasciamo la parola all'inconscio nel suo linguaggio onirico a dissipare ogni fraintendimento dato che la psicoanalisi di gruppo non è una novità nella storia della psicoanalisi che tradizionalmente fin dalle sue origini è sempre stata sempre e solo duale.


La via che porta alla comunione dei singoli individui consiste nel rivolgere tutti insieme lo sguardo oltre se stessi.



IL SOGNO: "L'umanità è già nell'era successiva a quella che ha raggiunto il massimo sviluppo della tecnica; la superfice della terra è assolutamente vuota, vuota dei prodotti della cultura, e occupata soltanto dalle presenze umane, ma le persone non devono comunicare tra loro in via diretta: devono tutte rivolgere lo sguardo verso un grande sole, un nuovo sole dalla luce intensissima."

(Silvia Montefoschi, "Il sistema uomo - Catastrofe e rinnovamento", 1985, cit. pag.217)


Sogno che così commenta la biologa e medico-psicoanalista:

"L'intero corpo sociale si è rovesciato come un guanto, racchiudendo al suo interno tutta la creazione dell'umanità, e l'occhio umano, fattosi esterno, lo abbraccia nella sua totalità, purchè però i singoli individui evitino il cortocircuito dell'interrelazione diretta, per convogliare la tensione visiva in un'unica sorgente luminosa.
Sembra dunque che la via per raggiungere il grande specchio che riflette le singole coscienze riflessive non sia quella che mette in comunicazione i singoli uomini tra loro, comunicazione in cui ciascuno manterrebbe il suo interesse limitato all'altro nell'immediato e nel particolare.
La via che porta alla comunione dei singoli individui consiste nel rivolgere tutti insieme lo sguardo oltre se stessi."

(Silvia Montefoschi, "Il sistema uomo - Catastrofe e rinnovamento", 1985, cit. pag.217 parte quarta "Verso l'infinito" capitolo "La via")

"Il dialogo infatti è sempre a due, tra chi parla e chi ascolta alternativamente; altrimenti si ha il coro o il silenzio, ma non certo il discorso.
Allora, se è soltanto il rapporto duale l'ambito in cui l'individuo dalla coscienza cristica può ampliare la sfera della sua visione dell'essere, questa coriflessione a due si presenta come un passo obbligato verso la coriflessione di tutte le coscienze."

(Silvia Montefoschi, "Il sistema uomo - Catastrofe e rinnovamento", 1985, cit. pag.224)

L’ultimo Esodo


Il termine “esodo” letteralmente significa uscita e anche se il termine rimanda con l’immaginario alle note vicende antiche e più recenti del “popolo del libro” quì si vuole alludere invece all’uscita intesa anche come fuga dalla prigione e oppressione del mondo inteso quest’ultimo come mondo della logica interdipendente che è la logica della separazione divenuta attualmente e infine insignificante con l’avvento della nuova logica unitaria.

DOMANI A GERUSALEMME! 

TOMORROW IN JERUSALEM!


Oltre la storia verso nuove identità esclusivamente relazionali

“[...] io già da tempo
in cielo
non sono più l’evangelista
come tu
in terra
non sei più la psicoanalista
essere l’evangelista
o la psicoanalista
comporta
portarsi dietro la memoria
del ruolo che si esercita
che è poi tutt’uno
con la memoria
dei contenuti di conoscenza
a cui si riferisce
la propria identità
noi
non abbiamo memoria
di ciò
che un tempo siamo stati
ed è perciò
che io in cielo
non sono più quel Giovanni
come tu in terra
non sei più quella Silvia
non avendo noi
altra identità
se non
tu e io
io e tu
e niente più.”
” Chi siamo Giovanni?
Siamo tu e io
io e tu
e niente più.”
“Dove siamo Giovanni?
Siamo
oltre la terra
e oltre il cielo
la dove
ciò che è
è noi
e infinitamente noi.”

(Brani tratti da Silvia Montefoschi, “L’essere vero – Il pensiero consapevole di sé quale unico esistente”, 1996, cit. pag. 458-459)



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L'identicità di vita e processo psicoanalitico

E' nel momento in cui la psicoanalisi cessa di essere la psicoanalisi per essere la vita stessa nella sua interezza che la psicoanalisi muore come separata dalla vita per rinascere come la nuova psicoanalisi oltre la psicoanalisi.
Quindi non ci devono meravigliare le tante critiche mosse alla psicoanalisi dai suoi detrattori nel corso del suo sviluppo da una psicoanalisi istintuale, poi pulsionale, poi ancora relazionale, intersoggettiva e infine intersoggettiva radicale: "nessuno nasce imparato" come si suol dire e questo vale anche per la psicoanalisi che ha dovuto fare un lungo apprendistato, una gavetta che noi chiamiamo, periodizzando così la stessa centenaria storia della psicoanalisi con il termine di "preistoria della psicoanalisi" rispetto a una nuova psicoanalisi che chiamiamo anche "psicoanalisi allo stato dell'arte" che coincide con la scienza vera e vera proprio perchè la scienza dell'uno-duale che solo è l'uno vero essendo l'altro Uno invece proprio quell'Uno che nasce da quel soggetto ancora individuale (SRI) che è Uno quando e solo quando come padrone del significato non manca del suo servo che accetta di farsi oggetto conosciuto di un soggetto conoscente in una vera e propria mascherata o commedia delle parti che però anch'essa ha prodotto l'evoluzione (la visione di una positività anche dell'alienazione che si trova in Hegel) ma che oggi invece al termine della storia della psicoanalisi è più solo una carnevalata come lo è il transfert psicoanalista-psicoanalizzato quando recitano la parte di colui che sà rispetto a chi non sa. E cos'è che recitano? Quale commedia? Recitano il gioco della dipendenza: roba vecchia insomma ma che comunque dà loro piacere, al padrone perchè lo fa essere e al servo perchè gli dà la sensazione di essere anch'egli significativo reggendo la parte al padrone del significato così anche il servo diventa a suo modo un VIP e quando uno dei due non vuole più stare al gioco per qualche motivo si rimedia immediatamente con il "controtransfert", che è la scappatoia che giunge in aiuto quando la relazione sembra crollare ovvero quando la commedia alla lunga non regge più, un aiutino insomma non solo per il paziente, il servo ma anche per l'analista, il padrone. 
Questo ci insegna che l'unico vero problema della vita e anche l'unica vera questione filosofica o teologica che dir si voglia riguarda solo la problematica ontologica: la questione dell'Essere come ben è stato espresso nell'Amleto del drammaturgo inglese del 1500:

"To be or not to be: this is the question."


La via di conoscenza cristica che si evolve in psicoanalitica e l'ultima mutazione biologica dell'Anthropos

- La specie homo (2 milioni di anni fa)

- La differenziazione in 20/24 specie umane (che hanno fatto la sola storia del alvoro umano come sola storia della tecnica)

- L'ultima specie "homo" e la più evoluta: l'homo sapiens sapiens (100 mila anni fa che oltre a proseguire la storia del lavoro umano come storia della tecnica manifestazione di resti dell'estroversione umana dà nascita anche alla storia della medicina in cui l'introversione comincia a manifestare la volontà di farsi scienza, sapere.)

- 30.000 anni fa termina la guerra della specie homo sapiens sapiens con tutte le rimaste altre specie umane completamente estroverse riducendole alla estinzione grazie alla sua maggior immaginazione che si riverberava anche nella stessa tecnica.

Nota: al riguardo va anche detto che è vero che l'homo sapiens sapiens ha copulato anche con il Neandhertal ma quando una donna sapiens sapiens copulava con un maschio Neandhertal, il figlio che nasceva maschio o femmina che fosse non era Neandhertal come il padre ma sapiens sapiens come la madre. Questo è stato accertato dalle ricerche paleoantropologiche. Quindi l'umanità attuale a qualsiasi razza appartengano nasce tutta da donne sapiens sapiens. Mentre e al contrario se il padre era sapiens sapiens che copulava con una donna Neandhertal i figli che nascevano erano tutti comunque anch'essi come la madre cioè Neandhertal.

- 2000 anni fa per convenzione si suol datare la nascita della via cristica all'evoluzione

- 1895 la via cristica si fa scienza psicoanalitica preparando l'ultimo salto evolutivo oltre la vecchia umanità: la nuova e vera umanità nata al termine della storia della psicoanalisi quali fondatori del REGNO (specificamente) UMANO o cittadini della CITTA' DI DIO.


L'ultima mutazione favorita e innescata sincronisticamente dalla nascita e dallo sviluppo della via di conoscenza psicoanalitica che ha avuto i suoi inizi con il 1895 a Vienna in Europa quale continuazione ad un più alto livello di consapevolezza sempre di quella stessa via di conoscenza cristica iniziata circa 2000 anni prima, a Nazareth in Israele.
Questa nuovo modo di intendere il processo psicoanalitico può apparire una caratteristica peculiare di Silvia Montefoschi che noi appelliamo anche come “l’ultima psicoanalista” in quanto chiude la storia centenaria della psicoanalisi, ma non è così nuova seppur dirompente, il modo di intendere la psicoanalisi da parte di Silvia Montefoschi, poichè addirittura il primo psicoanalista cioè Sigmund Freud infine, una volta conclusasi la prima fase dell’elaborazione del metodo psicoanalitico, fu proprio lui che arrivò a dire che la psicoanalisi è riduttivo continuare a volerla definire come una psicoterapia la cui finalità sarebbe la guarigione ma è molto di più, è una nuova via di conoscenza.
Quindi Silvia Montefoschi affermando ciò, dice la stessa cosa di Freud e a quanto diceva già Freud ai primordi della storia del movimento psicoanalitico aggiunge soltanto che questa via di conoscenza o “processo” “individuativo” per dirlo invece con le parole di Jung, non è altro da noi ma noi e il processo psicoanalitico siamo la stessa cosa.
“Io sono la psicoanalisi”: questa è quindi la mia traduzione di quanto affermato dall’ultima psicoanalista che proclamando “la morte della psicoanalisi ” dopo cento e passa anni di elaborazioni, proclama la identicità tra vita e processo psicoanalitico e con questa identicità viene meno l’alienazione di cui già la bibbia ebraico-cristiana parlava distinguendo tra “albero della vita” e “albero della conoscenza”.
“Io sono il processo”, “io sono la psicoanalisi”, significa quindi, almeno nella lettura che io ne dò del testo montefoschiano, che  “io sono il processo conoscitivo che mi attraversa” e che quindi rifuggo dal considerare tale processo conoscitivo come una sovrastruttura altra dalla mia vera natura che sono costretto inevitabilmente e mio malgrado ad accettare e a sopportare come una croce innaturale e quindi anche come un destino ingrato.
In una parola: il processo conoscitivo è da considerarsi come la vera natura e la vera identità umana della nuova e vera umanità altra dalla più primitiva e preistorica vecchia umanità ancora ignara del suo vero destino evolutivo.
Teilhard de Chardin, teologo evoluzionista su questo punto è stato chiaro: “Noi non siamo esseri umani che vivono un’esperienza spirituale. Noi siamo esseri spirituali che vivono un’esperienza umana.”
E’ proprio questo equivoco che il metodo psicoanalitico o come noi diciamo anche, “la vita psicoanalitica”, intenzionata cioè in questo senso, è chiamata a dipanare e risolvere una volta per tutte. Nel linguaggio più rigoroso e meno letterario utilizzato da Silvia Montefoschi nei suoi testi, tutto questo si traduce dicendo che compito di quella nuova via di conoscenza sorta alla fine del 1800 ad opera di Sigmund Freud grazie principalemente alla interpretazione dei sogni quale via maestra per l’inconscio e alla trattazione del transfert, è quello di condurre a compimento una critica radicale del modello relazionale interdipendente.
In questo senso la psicoanalisi rappresenta una resa dei conti finale, uan sorta di “battaglia apocalittica di Armageddon”  tra le forze entropiche e nichilistiche e le forze negaentropiche e vitali di una volontà di essere, sempre essere, eternamente essere.
Silvia Montefoschi, come vedremo dalla lettura della biografia nasce come biologa ed è principalmente nelle scienze biologiche naturali che si forma il suo pensiero, e solo dopo è giunta alla psicoanalisi. Questo significa che la spina dorsale di tutto il suo pensiero è l’introduzione della concezione evoluzionistica introdotta nel corso del 1800 nelle scienze naturali ma anche questo concetto di evoluzione nel pensiero psicoanalitico di Silvia Montefoschi va inteso come processo conoscitivo: è cioè la stessa natura che nel conoscer se stessa si trasforma dandosi nuova forma fino all’ultima forma che è la forma umana che non chiude la storia del processo evolutivo e conoscitivo ma è quella particolare forma che realizza il progetto di traghettare questo darsi forma del pensiero, dalle forme ancora materiali fino al pensiero puro o per dirla con un linguaggio che richiama il pensiero di Hegel e la dialettica soggetto-oggetto del fatto conoscitivo: “E infine il soggetto per esserci non avrà più bisogno di declinarsi ancora e necessariamente in un oggetto”.
E con questo abbiamo già anticipata la concezione del soggetto propria al “Pensiero Uno oltre la psicoanalisi” e la logica che gli è propria e che è la nuova logica unitaria: questa nuova concezione del soggetto è quella del nuovo “soggetto duale” che solo può dare il benservito e affrancarsi definitivamente dal vecchio e evolutivamente obsoleto soggetto riflessivo ancora individuale che è stato comunque il protagonista e l’artefice di tutta la storia evolutiva umana. Questo affrancamento è reso possibile in quanto solo un nuovo soggetto che sia duale e non più un soggetto ancora singolare può realizzare una super-riflessione in grado di demassificare l’intero universo sia materiale che psichico includendovi anche la noosfera quale sfera dei pensieri statici (la materia-memoria di cui parlava già Bergson)  che è comunque ancora altro dalla vera dinamica del pensiero vivente.


La concezione dell’Unico Individuo
“Il rischio degli psicologi e degli psicoanalisti oggi è quella di appiattire la vicenda umana che è la vicenda universale dell’Unico Individuo.”

(Intervista a Silvia Montefoschi – Milano 2003)


Il disegno
“Ricordo un sogno di tanti anni fa in cui la sognatrice sognava: ” se stessa con una matita in mano su un foglio con la testa china, la sognatrice disegna ma non vede ciò che fa, allora io gli tiro su la testa e lei vede il suo disegno. In questo sogno è presente la metafora della psicoanalisi quale funzione riflessiva.”

(Silvia Montefoschi- Brano tratto da “Intervista a Silvia Montefoschi”)


La figlia di Hegel
“A Hegel mancava la conoscenza dell’evoluzione”
(S.Montefoschi, “Psicoanalisi e dialettica del reale” 1984, cit.pag.127)

“Il metodo psicoanalitico è l’attuazione concreta della dialettica hegeliana, in quanto in esso è il soggetto umano e non più un soggetto astratto, a prendere da sé la distanza riflessiva per conoscere se stesso”

(S.Montefoschi, “Psicoanalisi e dialettica del reale”, 1984)


Un possibile equivoco sull’Unico Individuo che è invece anche oltre la stessa coppia così come è comunemente intesa
“Solo quando la percezione dell’unione delle presenze pensanti uscirà dal chiuso di una esperienza personale, anche se fatta nella dualità della coppia dialogante, e si darà non più frammentata nei tanti incontri duali tra loro separati dallo spazio e dal tempo, si realizzerà un punto di vista ancora superiore dal quale si vede che l’essere tutto non è se non relazione.
Punto di vista questo che si dà ponendoci noi stessi oltre l’universo e che si realizzerà quando arriveremo a riconoscere la nostra identità solamente nella nostra presenza pensante; e ciò faremo superando la coazione a ripetere della percezione sensoriale, che ci costringe ancora nel limite della forma corporea materiale, forma questa che ci mantiene inevitabilmente separati, nel reciproco vederci ognuno oggetto della visione dell’altro come illusoriamente ci attesta il senso della vista.
E ciò che ci farà raggiungere questo estremo punto di vista del pensiero è ancora il lavoro che dobbiamo fare nel contenere la coazione a ripetersi della logica formale, e quindi nel continuare a esercitare la forza di volontà e vietarci, grazie alla costante vigilanza della presenza riflessiva, di aderire alla immediatezza verbale, che riconferma l’immediatezza del pensare giudicante, fondato radicalmente su la separazione dei contrari (come il vero e il falso, il bene e il male), in quanto già di per sè separa colui che giudica da quanto viene giudicato.
E solo nel perseverare in questo faticoso esercizio del mantenere costantemente vigile la presenza riflessiva, noi vediamo anzitutto il nostro ricadere nella logica della separazione e quindi il suo non essere più coerente con la visione unitaria, che sappiamo viceversa essere l’unica veritiera, solo così facendo noi operiamo ai fini che avvenga lo svelamento, nella percezione della nostra stessa realtà vivente, della logica dell’uno tutt’uno con l’uno che non può dire di sè se non è cio che è.”

(Silvia Montefoschi “L’avvento del regno specificamente umano”, 2004, pag.61)

La vita e i viventi

Già al filosofo evoluzionista-intuizionista Henri Bergson era accaduto di commentare come in natura la vita sia più reale degli stessi viventi che infatti passano ma la vita resta.

Con lo stesso significato ma con un'altra terminologia "la vita che non passa" è identificata dallo scienziato della natura e teologo  Teilhard de Chardin con lo spirito:

«Lo spirito è più della vita» (Teilhard de Chardin)