L'avvocato del diavolo

Si chiamava monsignor Alexandre Verde colui che era stato incaricato di impersonare la parte dell'avvocato del diavolo nel processo di canonizzazione di Thèrèse Martin nel 1914.

Ovviamente non lesinò le critiche alla mistica carmelitana:
  • infantile
  • puerile
  • non virile
  • persona iper-sensibile
  • la sua pietà era superficiale
  • inoltre, cosa ancora più grave non aveva un vero direttore spirituale ma si dirigeva da lei stessa quindi presuntuosa anche
  • in vita non godeva di alcuna fama di santità ma solo dopo morta si è cominciato a  vociferare in tal senso e quindi molto probabilmente a causa dell'enorme propaganda e pubblicità svolta dalla sua famiglia in tal senso. Come dire: si tratta di vera santità o piuttosto solo di propaganda?
E pensare che io invece nei mie scritti più di una volta ho usato l'espressione un po' volgare a dire il vero riferita a TM che "ci ha due coglioni grossi così" e nelle mie poesie ho scritto: "Per me stare con te è come stare con un uomo pur sapendo che tu sei una donna".

Thérèse Martin proprio come Henri Bergson non credeva affatto alla realtà reale del tempo.
E da parte sua nel convertirsi dall'ebraismo al cattolicesimo il filosofo evoluzionista
la definì "La perfetta eroina bergsoniana" 


Insomma per farla breve se fosse stato per monsignor Alexandre Verde la chiesa avrebbe respinto la richiesta  di fare della monaca che viveva nascosta un modello di vita cristiana e quindi santa e poi addirittura "Dottore della Chiesa" accanto a dei giganti del pensiero teologico come Agostino e Tommaso. 

Infine l'avvocato del diavolo non ancora soddisfatto muove l'ultimo attacco alla mistica francese trovandola anche presuntuosa quando ormai vicina a morire ha la certezza della sua salvezza e che quindi andrà sicuramente  in Cielo.
Ma chi si crede di essere?! 
Ci sono uomini e donne veramente santi che invece temono in punto di morte di andare all'inferno e invece questa si da l'assoluzione da se stessa?!

A conclusione della sua arringa la definisce veramente "puerile" nel conoscere questo aneddoto dell'allieva prediletta di Thérèse ovvero suor Maria della Trinità (al secolo Marie-Louise Castel) che in quel tempo portava ancora il velo bianco essendo solo una novizia:


"Je me repentais amèrement d’une faute que j’avais commise.

Elle me dit :
“Prenez votre Crucifix et baisez-le”. 
Je lui baisais les pieds. 
“Est-ce ainsi qu’une enfant embrasse son Père? Bien vite, passez vos mains autour de son cou et baisez son visage…” 
J’obéis.
 “Ce n’est pas tout. Il faut se faire rendre ses caresses”. 
Et je dus poser le crucifix sur chacune de mes joues ; alors elle me dit : 
“C’est bien, maintenant tout est pardonné”



C'è chi legge questo aneddoto della vita della pensatrice d'oltralpe come roba da persone ingenue, una bambina grande di 24 anni ma rimasta una bambina in ultima analisi ma io sono un suo lettore particolare, io la amo e quindi il mio amore per lei mi dà l'energia per leggere anche tra le righe e io in queste righe capisco che Thèrèse era una allieva del filosofo Eraclito di Efeso perchè Thèrèse qui dimostra di avere compreso cosa significa che la sostanza dell'Essere è il fuoco.

E del resto, facendo un parallelo, come si potrebbe svolgere una psicoanalisi se tra l'analista e il suo allievo non ci fosse il crogiuolo alchemico?
Thérèse questo l'aveva capito, magari inconsciamente senza comprenderne tutte lle implicazioni ma l'aveva capito: il fuoco tutto consuma e la vita intera è consuamzioen dello spazio-tempo-massa.
Del resto Thèrèse non credeva ala realtà del tempo.
A ogni ciclo di questo eterno ritorno la memoria si consuma e infine si dissolve ma il fuoco dell'eros accelera questo processo ancora di più.
Conoscenza, la vera conoscenza non è addizione ma sottrazione.
Solo gettando i pensati a consumare nel crogiuolo alchemico (la risoluzione del transfert ovvero dell'interdipendenza tra l'uno  e l'altro del Logos) il pensiero si purifica dei suoi pensati e ritorna Pensante cioè Pensiero Puro.
"L'unione differenzia" diceva lo scienziato evoluzionista Teilhard de Chardin.
Se Hegel allievo di Eraclito non avesse avuto il fuoco in sè non avrebbe potuto elaborare la sua megasintesi ma avrebbe fatto un mosaico e non una sintesi, una arlecchinata, un collage di storia di filosofie come molti professori di filosofia che non sono veri pensatori non possedendo il fuoco degli dei.


Simone Weil nel 1936 a Barcellona miliziana volontaria nella guerra di Spagna



Non c'è da meravigliarsi di tali critiche da parte cattolica: la stessa mistica cristiana ma di formazione marxista Simone Weil che fu anche sindacalista e anarco-comunista la definiva puerile e troppo infantile: "una figlia di papà" praticamente.


Perfino una delle sue sorelle Leonie Martin disse in proposito:



"Si Teresina era indubbiamente una persona veramente educata e gentile, questo sì ma che fosse anche una santa, questo poi non me lo sarei mai aspettato."


Anche l'antropologa Ida Magli fa le veci di un avvocato del diavolo ma l'ex suora la critica da un punto di vista laico


Da parte mia scrivevo invece anni fa quando ero ancora uno dei tanti  redattori di wikipedia:


"Thérèse Martin usava paragonarsi ad una cicala che passa il suo tempo a cantare.
In un'epoca, la sua epoca di fine ottocento dove il positivismo in filosofia e nella scienza dettano le nuove leggi più conformi all'apoteosi, l'apologia e il trionfo della tecnica, Lei intende  anche irridere al produttivismo insensato e vanitoso del mondo: tutto è vanità nient'altro che vanità coem le aveva insegnato il suo maestro il Re di Israele Salomone autore del "Libro della sapienza" .
Ma è solo il progresso che irride Thérèse Martin e non l'evoluzione ma lei questo non lo sapeva e credeva che criticando il progresso criticava anche l'evoluzione così credeva che "di questo passo un giorno la scienza riuscirà a spiegare perfino Dio".
E allora?
Quale è il problema se Dio è morto, e morto perchè la scienza l'ha ucciso cioè gli uomini l'hanno ucciso? Che problema c'è?



Nella sua stessa epoca Nietzsche che in quel periodo viveva in Italia a Genova presso una locanda di Piazza Portello e conosciuto come "il professore tedesco in pensione", invece più smaliziato di Thèrèse nel regno dei concetti chiariva come la buona novella della "morte di dio" coincideva anche con la morte dell'anthropos.
Questo Thèrèse non lo sapeva .
Non sapeva che l'antropos è più solo una resistenza all'Infinitamente Vivente che è proprio il Pensiero Pensante che lei chiamava Dio come da tradizione.

Teresina non aveva la stessa formazione del filologo Nietzsche eppure aveva intuito, aiutata dall'ormai extraterrestre Archimede allievo del grande Pitagora, lo stesso "archetipo dell'ultima coniuntio" della nuova e vera psicoanalisi di fine novecento. Tuttavia non basta l'intuizione poi occorre utilizzare anche l'altra gamba del pensiero che è la riflessione poichè il pensiero cammina su due gambe e non con una sola gamba: intuizione e riflessione.

«Datemi un punto d'appoggio e solleverò la terra.» (Archimede allievo di Pitagora)

E per Thérèse che non era affatto una bigotta come alcuni la descrivono ma invece alquanto disinvolta sul piano del pensiero, quanto detto da Archimede era da Lei vissuto come un faro che le indicava il cammino evolutivo al pari di altri libri sacri.

Pitagora il maestro e gli allievi e allieve della sua società segreta: la comune pitagorica


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