Storia del cristianesimo dall'800 al 1300: il movimento del libero spirito e altri autori e movimenti correlati


Giovanni Scoto Eriùgena, o semplicemente Scoto Eriugena o Giovanni Eriugena (in lat.Iohannes Scotus EriugenaIrlanda810 circa – Inghilterra ?, dopo l'877), è stato un monaco cristianoteologofilosofo e traduttore irlandese, considerato uno dei più grandi filosofi altomedievali per il contributo nell'ambito speculativo (Periphyseon) e di traduttore dell'opera dello Pseudo-Dionigi, che avrà vasta influenza sino alla fine del Medioevo.




Bibliografia e Link







Gioacchino da Fiore (Celico1130 circa – Pietrafitta30 marzo 1202) è stato un abateteologo e scrittore italiano







Bibliografia e Link




Eckhart von Hochheim, meglio conosciuto come Meister Eckhart (in italiano: Maestro Eccardo; Tambach-Dietharz o Hochheim, 1260 – Colonia o Avignone, 1327/1328), è stato un teologo e religioso tedesco. È stato uno dei più importanti teologi, filosofi e mistici renani del Medioevo cristiano e ha segnato profondamente la storia del pensiero tedesco.




Il concetto di Dio in Meister Eckart

Dio sopra-è ed è nulla poiché essendo totale è indefinibile. Proprio per questo Eckhart nella nota predica "Beati pauperes in Spiritu" invoglia i fedeli a "pregare Dio" affinché li liberi da "dio" (il primo maiuscolo, il secondo minuscolo), dove il primo è il "Dio Eckhartiano" (per così dire), totale ed indefinibile, puro ed assoluto, e il secondo un mero essere superiore, un "sovra-essere", un essere dalle funzioni totemiche, potremmo dire, sopravvissuto nell'immaginario collettivo, ispirato dalla religiosità naturale. In definitiva, mentre il secondo è l'idea a cui l'uomo ricorre per "chiedere", per cercare la consolazione quotidiana, quasi una "superstizione", il primo è, appunto, "Colui che è", tanto indefinibile e totale che in Lui, con Lui e per Lui non vi è altro che Esso.

Riguardo alla coincidenza di pensiero ed essere, dibattuta nell'ambito dell'Ordine domenicano, nella prima quaestio delle Quaestiones parisienses, Eckhart risponde che pensiero ed essere sono la stessa cosa, ma Dio va identificato con l'Uno, nome che si dà a ciò che è ben al di là dell'ente e dell'essere stesso, e Dio è in primo luogo pensiero, da cui l'essere scaturisce.

Nel Prologo all'Opus tripartitum afferma che Dio è l'essere e l'essere è Dio, la creazione attraverso la moltiplicazione è un progressivo allontanamento dall'unità e perfezione originaria, in cui ogni ente è e vive solo in quanto partecipe in qualche modo e forma della natura divina.


Bibliografia e Link

Questi gli autori principali e a seguire:


  • Il movimento dei "Fratelli e Sorelle del Libero Spirito"
  • Il movimento delle Beghine e dei Begardi (1150 e seguenti)
  • Amalrico di Bène (Parigi 1204, teologo francese) e il movimento degli Amalriciani
  • Gerardo di Parma (Gherardo Segarelli) e il movimento dei "fratres et sorores apostolicae vitae" (Apostolici) (1240-1300)
  • Fra Dolcino (Dolcino di Novara) e il movimento dei dolciniani (1250-1307)
  • Margherita Porete (1250-1310)
  • Guglielma di Milano, detta Guglielma la Boema (1210-1281) e il movimetno religioso dei Guglielmiti.


FRA DOLCINO DA NOVARA e MARGHERITA BONINSEGNA
rirenuti precursori dell'anarchismo cristiano

Fra Dolcino di Novara
guida spirituale e militare
 del movimento dei "fratelli e sorelle di vita apostolica"


Il Ponte Margherita a Biella dove Margherita da Trento (Margherita Boninsegna)
sorella spirituale (amante) di Fra Dolcino condannata per eresia
dopo essere stata torturata fu messa al rogo dal tribunale dell'inquisizione


Indipendentemente dalle varie varianti di pensiero e prassi che ritroviamo nei singoli moviemnti conle loro specificità tuttavia in alcuni o più di quetsi moviemnti ritroviamo queste tesi:


  • Un Dio "democratico", che stabilisce una relazione personale con tutti coloro che vivono in povertà, senza bisogno di mediazioni interpretative,
  • L'imitazione di Cristo come norma di vita per i cristiani,
  • La necessità di mettere in pratica il Vangelo in modo integrale,
  • Il rifiuto di qualsiasi accumulo di beni materiali,
  • La comunione dei beni,
  • Il rifiuto di qualsiasi gerarchia,
  • L'uguaglianza tra uomini e donne,
  • Un approccio al mondo ispirato all'innocenza dei fanciulli,
Va anche detto per verità storica e non si può ignorare che alcuni di questi movimenti di cristianesimo radicale (vedi per esempio il "movimento dei fratelli e sorelle del libero spirito") basandosi su quanto aveva scritto l'apostolo San Paolo nella sua lettera a Tito:

"Tutto è puro per i puri" (San Paolo, "Lettera a Tito")

si diedero a pratiche di sesso anche di gruppo che sarebbe stato ingenuo pensare che questa loro visione alternativa del cristianesimo avrebbe incontrato l'approvazione delle gerarchie ecclesiastiche anche se queste da parte loro di certo non vivevano in perfetta castità.

GUGLIELMA LA BOEMA (1210-1281)
e il MOVIMENTO DEI GUGLIELMITI DELL'ABBAZIA DI CHIARAVALLE


Fu un'oblata (cioè una laica che alloggiava in un luogo di chiesa) nell'Abbazia di Chiaravalle; la sua fama di guaritrice crebbe fino a dar vita ad un movimento religioso, chiamato dei Guglielmiti, a cui presero parte molte donne e qualche membro dell'aristocrazia milanese.
Tra i suoi seguaci di spicco Maifreda da Pirovano, una suora Umiliata di Biassono e il teologo Andrea Saramita.
Morì il 24 agosto del 1281 (o 1282) e venne sepolta nel cimitero dell'abbazia; dopo la sua morte i monaci la proposero per la canonizzazione. La cappella che ne ospitava le spoglie divenne luogo di culto, frequentato da seguaci e devoti. I monaci le avevano addirittura dedicato un altare.
Due anni dopo, l'Inquisizione venne a conoscenza del culto che si stava formando attorno alla "santa" Guglielma.
La prima azione degli inquisitori, giunti a Milano nei primi mesi del 1300, fu quella di rimuovere l'oggetto del culto, cioè le spoglie di Guglielma.
Quanto ai suoi seguaci, è sicura la condanna al rogo di Maifreda da Pirovano e "soror" Giacoma dei Bassani, i cui atti di condanna si evincono dal "consilium", approvato all'unanimità dagli inquisitori presenti. L'atto prevedeva che le donne, giudicate eretiche, relapse e recidive dovessero essere affidate al "seculare iuditium" per l'esecuzione della pena capitale. 
Incerta la sorte di Andrea Saramita, anch'egli giudicato eretico relapso. Di lui si perdono le tracce nelle imbreviature. Probabilmente perché viene consegnato al braccio secolare della legge, per essere condotto al rogo.

LA SUA DOTTRINA NASCE DA UN EQUIVOCO STORICO?

Dall’esame degli atti del processo de 1300, già Giovanni Pietro Puricelli nel XVII sec. aveva ritenuto di poter stabilire che gran parte della dottrina dei guglielmiti, particolarmente per quanto concerne il millenarismo, l’incarnazione dello Spirito Santo, la celebrazione di uffici religiosi non conformi al canone, l’ordinazione di diaconi e diaconesse, non derivasse dagli insegnamenti della mistica Guglielma, ma fosse stata ideata dal Saramita dopo la morte di lei che, effettivamente, in vita non aveva generato alcun sospetto di eresia tra i monaci cistercensi che la ospitavano e tenevano in grande considerazione, né aveva attirato su di sé l’interesse dell'Inquisizione.

POICHE' LO SPIRITO E' DONNA ANCHE IL PAPA DEVE ESSERE DONNA: SUOR MAIFREDA PAPESSA VICARIA DI GUGLIELMA 

I 14 punti principali della dottrina Guglielmita vennero estratti dagli atti del processo del 1300 dallo stesso Giovanni Paolo Puricelli:

1 Guglielma è lo Spirito fatto carne nel sesso femminile.

2 Come l’Arcangelo Gabriele annunciò a Maria l’Incarnazione del Verbo, l’Arcangelo Raffaele annunciò a Costanza d’Ungheria, regina di Boemia, l’Incarnazione dello Spirito Santo in sua figlia Guglielma.

3 Guglielma era vero Dio e vero uomo (homo) nel sesso femminile, proprio come Cristo era vero Dio e vero uomo (homo) nel sesso maschile.

4 Essendo Guglielma lo Spirito Santo è da considerarsi di essenza divina e pertanto superiore alla Vergine Maria e a tutti i santi.

5 Come Cristo soffrì e morì in base alla sua natura umana, anche Guglielma morì in base alla sua natura umana non alla sua natura divina.

6 Come Cristo, anche Guglielma aveva cinque ferite sul corpo. [questa circostanza è sostenuta dal Saramita il quale dichiara che alcune discepole le avevano vedute sul corpo di lei, mentre altri accusati riferiscono di non averle viste, ma che si diceva le avesse. Occorre sottolineare che al tempo del processo Guglielma era morta da 18 anni e che i più giovani seguaci la ricordavano appena.

7 Mentre Cristo ascese al Cielo alla presenza dei discepoli e mandò lo Spirito Santo in lingue di fuoco a Pentecoste, Guglielma risorgerà prima del Giudizio Universale col suo corpo femminile alla presenza dei suoi discepoli, fedeli ed amici, ascenderà al Cielo e tornerà a loro in lingue di fuoco. Allora essi tutti saranno apostoli.

8 Proprio come Cristo lasciò suo rappresentante in terra Pietro e gli consegnò la sua Chiesa e le chiavi del Regno dei Cieli, Guglielma lasciò la sorella Maifreda dell’ordine degli Umiliati come sua rappresentante in terra.

9 Mentre l’apostolo Pietro predicava e celebrava messe a Gerusalemme, Maifreda, vicaria di Guglielma, doveva predicare e celebrare messe a Milano e poi anche a Roma: allora avrebbe dovuto occupare la sacra cattedra [il soglio di Pietro].

10 Suor Maifreda è vera papessa e ha l’autorità di un vero papa perché, dal momento che Guglielma è lo Spirito Santo in forma di donna deve avere il suo rappresentante nella forma di una donna. Il Papa, la Chiesa e la Curia devono consegnare la loro autorità a Suor Maifreda che deve battezzare i musulmani, gli ebrei e tutti i popoli al di fuori della Chiesa romana.

11 Gli attuali Vangeli così come le dottrine che contengono saranno sostituiti dai vangeli che scriveranno quattro evangelisti scelti da Guglielma non appena Maifreda avrà occupato in pace e in modo permanente la sede apostolica di Roma.

12 Guglielma è già risorta e vive in modo corporeo ovunque le piaccia, poiché il Cristo risorto vive in modo corporeo, ovunque gli piaccia. E proprio come Cristo apparve a Maria Maddalena prima della sua ascensione, così Guglielma appare ai suoi discepoli di tanto in tanto.

13 La remissione dei peccati ottenuta da un pellegrinaggio alla tomba di Guglielma a Chiaravalle è simile a quella ottenuta sinora con un pellegrinaggio a Gerusalemme.

14 Come i seguaci di Cristo hanno sofferto per amore di lui, anche i seguaci di Guglielma soffriranno, e poiché Giuda ha tradito Cristo e lo ha consegnato ai Giudei, alcuni seguaci di Guglielma consegneranno i loro fratelli all’Inquisizione.

L'Abbazia di Chiaravalle
 dove visse e morì Guglielma la Boema


UNA CURIOSITA': UNA STRANA STORIA DI SANTI E DI BANCHIERI

Nella tomba in cui erano state sepolte le spoglie di Guglielma la Boema, si fece seppellire il banchiere Raffaele Mattioli, presidente della Banca Commerciale Italiana che per il suo impegno a favore della cultura è spesso ricordato come il banchiere umanista.
Con Gabriele D'annunzio aveva partecipato nel 1919 all'impresa di Fiume, alla repubblica del Carnaro e alla sua innovativa costituzione libertaria.
Dapprima fascista e in rapporti con Mussolini entra in segreto in rapporto (per il tramite del suo vecchio amico l'economista Piero Sraffa che faceva da tramite tra il PCI e Gramsci) anche con il Partito Comunista e Togliatti ed è noto che si prodigò anche per le spese di cura di Antonio Gramsci che allora estromesso da Togliatti dalla segreteria del partito e ormai tubercolotico terminava la sua esistenza nelle carceri fasciste.
Partecipa quindi alla resistenza antifascista e fu il primo banchiere italiano a sostenere Enrico Mattei poi morto quest'ultimo in un attentato in aereo commissionato per impedirne il proseguio della sua politica economica.
Il "banchiere umanista" morì a Roma il 27 luglio 1973 e venne riportato a Milano. I funerali si tennero il 30 luglio nella chiesa di San Fedele. Aveva scelto di essere sepolto nel cimitero dei monaci sul retro dell'Abbazia di Chiaravalle, nella campagna periferica a sud di Milano, chiesa al cui restauro aveva contribuito in modo munifico, si ritiene in ricordo di Guglielma la Boema, oggetto nel Medioevo di un culto disapprovato dalla Chiesa cattolica.
In previsione di ciò, aveva fatto pressione sul dirigente Comit Bernardo Crippa, divenuto assessore comunale: il piccolo cimitero, sconsacrato e dismesso da oltre un secolo e mezzo, era stato per delibera comunale riaperto a monaci e benefattori, anche se non sarà mai reso visitabile al pubblico.

BBLIOGRAFIA

La filosofa Luisa Muraro ha dedicato a questa vicenda del 1300 un'opera: 
Luisa Muraro, "Guglielma e Maifreda. Storia di un'eresia femminista", 2003

 

Silvia Montefoschi

SOMMARIO: UNA RIVOLUZIONE ANTROPOLOGICA DI TIPO RADICALE

1. Progressismo non coincide affatto con evoluzionismo.
2. La questione centrale è la questione identitaria (identità storica o identità puramente relazionale). 




Premesso questo, la proposta della nuova scienza della relazione che è la psicoanalisi sta proprio nella impresa collettiva di costruzione del nuovo individuo-duale che caratterizzerà la nuova e vera umanità e non più singolare che è invece la caratteristica della vecchia umanità che ha fatto la storia della specie umana da due milioni di anni fino all'avvento della psicoanalisi che è la teoria e la prassi dell'ultima rivoluzione e che ha prodotto infine l'archetipo dell'ultima coniunctio proprio grazie a cento  e passa anni di pratica relazionale intersoggettiva quotidiana. Coniunctio che infine è divenuto un istinto, un nuovo istinto. Del resto anche i nostri antenati hanno dovuto faticare a conquistare la stazione eretta ma noi oggi non facciamo alcuna fatica a mantenere la stazione eretta in quanto per noi la stazione eretta si è fatta istinto e anzi faremmo una fatica enorme anzi ci sarebbe impossibile ritornare a quattro zampe. Questo significa solo una cosa: che la natura è fatta in modo che ciò che un tempo era contro-natura (la stazione eretta) oggi invece è tuttaffatto naturale e questo vale anche per gli uomini e le donne dell'avvenire ovvero se i nostri genitori trovavano assolutamente naturale considerarsi dei singoli individui e percepivano invece contro la loro natura se non addirittura una follia ritenersi individui sì  ma duali (il transfert e il controtransfert sono una dinamica unitaria inseparabile) già noi che siamo i mutanti, anzi gli ultimi mutanti, pur facendo anche noi fatica a ritenerci individui duali purtuttavia non sentiamo ciò come una idea balzana o intellettualistica ma anzi la troviamo assolutamente naturale percepirci come nati già sposati. Il problema semmai per noi ultimi mutanti è un altro, che siccome dobbiamo vivere pere forza di cose con la vecchia umanità, che poi sono la storia, la nostra storia evolutiva che sopravvive ormai più solo come memoria e non più come realtà vera, facciamo fatica a relazionarci con costoro perchè non possiamo non sentirci come dei pesci fuor d'acqua in quanto l'umanità antroporiferita e la nuova umanità non più antroporiferita hanno criteri radicalmente diversi di orizzontarsi ma non nel senso di filosofie diverse ma di nature diverse anzi radicalmente diverse, basti pensare a quanto diceva Silvia Montefoschi di Carl Gustav Jung che pur riteneva uno degli esemplari di umanità più evoluti a livello mondiale: 

" Andrea tra me e Jung c'è un abisso."

Ovvero anche Jung: discorsi vecchi. Discorsi necessari a portare avanti il processo evolutivo ma che ormai hanno fatto il suo tempo: finalmente oggi la donna non è più la serva di Dio nè la spalla di Dio ma è Dio essa stessa in quanto ha riconosciuto nel suo sentire essere anch'esso Logos, Ragione, Intelligenza, Ordine e oggi finalmente la donna non è più come la luna che brilla sì ma brilla di luce riflessa. Oggi per la priam volta in due milioni di anni di evoluzione umana è anch'essa un Sole avendo cessato di limitarsi a confermare e ripetere il vecchio ordine omosessuale-maschile ma è essa stessa produttrice di un ordine nuovo. Oggi l'uomo per la prima volta ha una partner alla sua stessa altezza, cosa che Jung non ha mai potuto sperimentare e solo quando si relazionava con Freud poteva esperimentare di relazionarsi con qualcuno della sua stessa caratura.

Anche Giovanni Evangelista d'altronde ha dovuto subire uno stesso destino così Giovanni che è stato il redentore del redentore non ha avuto invece lui per duemila anni un redentore fino a che non è nata Silvia che è invece della stessa caratura di Giovanni e con lui ormai una sola persona duale.


Nell'immagine l'intera storia dell'universo
13,7 miliardi di anni di storia della vita del pensiero in estrema sintesi



Ormai il più del lavoro è fatto: verranno altri Giovanni e altre Silvia perchè così funziona la natura: prima con mille difficoltà produce un prototipo e poi lo riproduce in serie come la nuova realtà.
Ma allora tutto ciò che non è o non è ancora GiovanniSilvia, il nuovo individuo-duale, che cos'è?
E' storia, memoria, tracce mnestiche ma non più la vera realtà e in quanto puro passato cioè memoria funziona per più solo forza d'inerzia; questa infatti è già un'epoca post-apocalittica.
Diciamo infatti che la storia è finita nel senso che la storia non produce più alcuna vera novità in quanto l'ultima vera novità è stata proprio la produzione da parte del movimento storico psicoanalitico del nuovo individuo duale (SSR) il cui prototipo hanno nome GiovanniSilvia ma tutti quelli che seguiranno saranno tutti anch'essi nuovi individui duali cioè soggetti super-riflessivi (SSR) e non più soggetti riflessivi individuali (SRI).

Termina così con questo evento apocalittico la nascita di Dio-Donna la storia dell'universo ma la vita continua così come continua l'evoluzione ma continua più solo come un nuovo divenire che però non farà più storia.
Nel momento che nasce il nuovo individuo duale la vita abbandona l'universo cioè lo spazio-tempo-massa dando origina all'Oltre che è più solo un presente infinito senza più passato nè futuro.
Che cos'è allora la psicoanalisi?
E' una ontologia che proprio perchè si è occupata essenzialmente della questione dell'Essere proprio nell'occuparsi degli esistenti (la dottrina giovannea dell'incarnazione del Logos) è anche la vera Grande Politica in quanto gli esistenti che si incontravano con la psicoanalisi non hanno sovvertito in senso controrivoluzionario e cioè verso un progressivo oblio dell'Essere quella che invece era la direzione originaria della psicoanalisi ma al contrario si sono assoggetti al soggetto unico psicoanalitico universale  (la psicoanalisi Freud non l'ha inventata ma l'ha solo scoperta essendo già in natura fin dall'evento Big Bang) si che oggi non c'è più contraddizione alcuna tra Essere e Esistenti.

A scanso di equivoci che è tipico del pensiero giudicante va allora anche precisato che questi concetti di "nuova e vera umanità duale" così come quello di "vecchia umanità singolare" non hanno alcuna valenza etica o moralistica ma sono concetti assolutamente evoluzionistici essendo l'evoluzione al di là del bene e del male e anche qui non si deve interpretare questo concetto di "al di là del bene e del male nel senso che allora tutto è bene ma nel senso invece che non esiste nè il male ma non esiste neanche il bene ma tutto ciò che è, è sempre il processo evolutivo che procede attraverso i suoi step by step tutti ugualmente necessari per il semplice fatto che si danno e non esiste nessun accadimento che possa interpretarsi come un "incidente di percorso" ma tutto, tutto, tutto è necessità. 
E la libertà allora?
La libertà è solo una pia illusione per miserabili individualisti incalliti.
La psicoanalisi che è proprio questo progetto di questo unico individuo di tipo duale non si è inventata a tavolino un tale progetto perchè invece questo progetto è sempre stato presente nell'inconscio universale e si è fatto solo consapevole grazie alla ermeneutica psicoanalitica che l'ha letto nell'inconscio universale. Unico Individuo questo che pur avendo tanti nomi è sempre l'unico individuo-duale in cui consiste la nuova e vera umanità.

Si tratta quindi di una rivoluzione antropologica radicale come soluzione per risolvere definitivamente e una volta per tutte quella dialettica schiavo-padrone inerente all'esserci dell'essere che sempre si è manifestato sin dall'inizio dei tempi nell'ampio spettro del sado-masochismo o interdipendenza universale apparentemente insuperabile.

Il grande progresso tecnologico che ha avuto una accelerazione in questi ultimi due secoli a partire dalla prima rivoluzione industriale del 1769 ci sta ancora a confermare che è proprio il caso di dirlo a chiare lettere: progressismo non coincide affatto con evoluzionismo.

Oltre l'individualismo verso un farsi identici

"Il massimo di spersonalizzazione coincide con il massimo di personalizzazione" 
(Silvia Montefoschi)

Non si tratta tuttavia di una rivoluzione politica bensì antropologica di tipo radicale che quindi non può non coinvolgere anche tutti gli ambiti della vita umana e pertanto noi oggi riteniamo in questo ultimo scenario storico, più conseguentemente alla ipotesi di lavoro psicoanalitico, che in verità è più di una semplice ipotesi,  che il nostro motto invece potrebbe essere:

"UN SOLO UOMO, UNA SOLA DONNA, UN SOLO DIO"

Affermazione questa che ben riassume questa citazione tratta dai testi psicoanalitici di Silvia Montefoschi:

"Solo coloro che si fanno identici possono congiungersi veramente e non i diversi"
(Silvia Montefoschi) 

Conseguentemente quindi noi diciamo: "VIVA I GEMELLI", cioè riteniamo che la psicoanalisi allo stato dell'arte è solo quella che propugna un "FARSI IDENTICI".
In un'epoca di individualismo sfrenato in cui tutti ambiscono a distinguersi gli uni dagli altri paradossalmente proprio per essere, l'ultima psicoanalisi oltre la psicoanalisi sembrerebbe invece proprio contro corrente dato che invece proclama un progressivo "farsi identici" step by step  per trapassare infine dalla dialettica,  rilevatasi interminabile, al dialogo oltre ogni versione di dialettica.

Oltre l'individualismo verso l'Unico Individuo (che è e non può essere che Duale)



Uno spettro si aggira per l'Universo
è lo spettro della Scienza Psicoanalitica
quale Scienza suprema della relazione.
Tutte le potenze del vecchio mondo sado-masochista
che considerano e reputano il sado-masochismo "normalità" 
si sono coalizzate in una sacra caccia alle streghe
contro questo spettro della vera scienza, la scienza delle scienze
da loro chiamata "la follia dell'utopia psicoanalitica"
ben più folle delle vecchie utopie
molto più folle.

Tuttavia la psicoanalisi che sa dell'Automaton
da altri chiamato "principio di sincronicità" o anche "Divina provvidenza"
se la ride della controrivoluzione.

Insomma "se la ride",
dato che c'è poco da scherzare
è solo un modo di dire,
anche se è vero.

Silvia Montefoschi, "La rivoluzione radicale del reale", 1996 



Silvia Montefoschi (Roma, 12 giugno 1926 - Zurigo, 16 marzo 2011) è stata un medico, biologo e psicoanalista italiana.

E' altresì considerata come "l'ultima psicoanalista" perchè portando a compimento la centenaria storia della psicoanalisi ne ha determinato anche la morte ma la psicoanalisi nel morire, come una fenice rinasce come "Pensiero Uno" ovvero come la vita stessa e più precisamente come la vita vera oltre la preistoria della vita.




La vita e il pensiero dell'ultima psicoanalista



Le moderne scienze biologiche ci insegnano che un organismo non è e quindi non può essere ridotto alla somma delle parti, un organismo quale intero altro dalle parti che lo costituiscono è ben altro, si tratta di un vero salto di qualità.

Sembra quanto detto far da commento al noto detto hegeliano:



« Il vero è solo l'intero »
(G. W. Friedrich Hegel, "Fenomenologia dello spirito", 1807)

a cui fa eco uno dei più noti tra i suoi tanti allievi che precisando quanto detto da Hegel afferma:


« L'unità è soltanto un divenire unità »
(Franz Rosenzweig, "La stella della redenzione", 1921)

Silvia Montefoschi che in un sogno l'inconscio universale definisce "la figlia di Hegel" non è da meno di costoro e prosegue il lavoro del grande filosofo del divenire della totalità:



« E la psicoanalisi svelando l'unitarietà di tutti gli ambiti dello scibile, è arrivata alla visione unitaria dell'essere »
(Silvia Montefoschi, "L'ultimo tratto di percorso del Pensiero Uno - Escursione nella filosofia del XX secolo", 2006)



La pensatrice, al cui pensiero è dedicato questo sito web, per indicare questo "intero" di cui abbiamo trattato, questa "unità" e questo "divenire unità" utilizza il concetto di "Pensiero Uno" che costituisce il concetto chiave della nuova logica unitaria, logica scaturita proprio al termine della storia della psicoanalisi come consapevolezza che l'uno e l'altro del discorso psicoanalitico e più in generale dell'essere come dialogo tra i due termini del principio dialogico sono una unità processuale quale logos che era in principio dove "principio" va inteso non soltanto in un senso cronologico ma soprattutto nel senso che è anche "sostanza" dell'Essere e che quindi oltre ad avere fatto tutto ciò che è, è anche ciò che è.


Alla ricerca del Dio vero: il Pensiero Vivente



La formazione: dal pensiero filosofico al pensiero scientifico

“La più bella e profonda emozione che ci è dato sperimentare è l’esperienza mistica.
E’ questo che dà potere ad ogni autentica scienza.”
(Albert Einstein)

Silvia Montefoschi si è formata inizialmente al pensiero filosofico sia al liceo sia con letture fatte in autonomia ma la filosofia non la soddisfaceva in quanto non trovava in essa una risposta all'intuizione che ebbe nell'infanzia e poi nell'adolescenza: quel Dio di cui parlavano i filosofi e i teologi infatti non era affatto quel Dio ch'ella nell'affacciarsi alla vita e poi ancora in seguito nell'adolescenza intuì.

L'ontologia giovannea

Dopo Parmenide di Elea e dopo Eraclito di Efeso: Giovanni Evangelista e la sua intuizione di un discorso in cui Essere e Divenire coincidono e che egli chiama non semplicemente "Logos" ma "Logos che era in principio".




Un testo questo dell'evangelista Giovanni che nell'originale è scritto da Giovanni in un greco che comunque tradisce i suoi natali ebraici:



1 Ἐν ἀρχῇ ἦν ὁ λόγος,
καὶ ὁ λόγος ἦν πρὸς τὸν θεόν,
καὶ θεὸς ἦν ὁ λόγος. 
2 οὗτος ἦν ἐν ἀρχῇ πρὸς τὸν θεόν. 
3 πάντα δι' αὐτοῦ ἐγένετο,
καὶ χωρὶς αὐτοῦ ἐγένετο οὐδὲ ἕν. ὃ γέγονεν 
4 ἐν αὐτῷ ζωὴ ἦν, καὶ ἡ ζωὴ ἦν τὸ φῶς τῶν ἀνθρώπων· 
5 καὶ τὸ φῶς ἐν τῇ σκοτίᾳ φαίνει,
καὶ ἡ σκοτία αὐτὸ οὐ κατέλαβεν. 
(Dal vangelo secondo Giovanni 1,1-5)

Il famoso "Prologo" giovanneo o "Inno al Logos" del Papiro 66, il più antico reperto a noi pervenuto  risalente all'anno 200, detto anche Papiro Bodmer II attualmente conservato a Ginevra

testo questo che manifesta l'ontologia giovannea e che noi traduciamo così in cui si esplicita sia la irreversibile unità come anche la irreversibile distinzione tra Essere e coscienza di essere:


1. IL DUE

"In principio era il pensiero (Logos - Verbo - Dialogo - Relazione)
e il pensiero che era in principio
in principio era ancora PRESSO il Dio"
(Giovanni Evangelista)



2. LA STORIA DEL DUE

"Tutto ciò che è venuto ad essere
è venuto ad essere per mezzo di questo Logos che era in principio
che era PRESSO il Dio
e che era il Dio"
(Giovanni Evangelista)


Questo stesso testo fondativo della concezione del Dio-Logos ma non tanto o solo del "Logos" come "Archè" già espressa prima ancora dal filosofo espressione della grecità Eraclito di Efeso, ma Giovanni intende affermare in più anche l'incarnazione di questo Logos che era in principio ma che era anche il principio ovvero la sostanza di tutto l'essere, vale a dire il suo essere persona concreta in carne ed ossa e non astrazione o comunque istanza impersonale.
Questo testo giovanneo fondativo della concezione dell'incarnazione del Logos che era in principio    la psicoanalista nel 1995 lo volle rileggere, sulla base del sapere e dell'esperienza acquisita nel suo percorso psicoanalitico, anche in questi termini esplicitando così ulteriormente quanto già era presente nella visione giovannea dell'Essere:

"In principio era l'intenzione
l'intenzione di esserci dell'essere
quale amore per sè dell'essere stesso
E se l'intenzione era in principio
l'essere era l'intenzione
e in principio era l'amore
L'uno si fece così due
In principio erano i Due."
(Silvia Montefoschi, "La glorificazione del vivente nell'intersoggettività tra l'uno e l'altro", pag. 17, 1995) 
Che cos'è allora, viene da domandarsi, che la psicoanalista vide nel Dio giovanneo e che ella stessa intuì e riconobbe come il vero Dio?
La risposta è semplice: ella intuì la realistica possibilità della coniunctio stabile e definitiva tra vita e pensiero.
Coniunctio tra essere e coscienza di essere che la psicoanalista formulò in questi termini e che in questi altri termini riformulano anche la sua lettura del testo giovanneo

"Quando l'uomo e la donna
si incontrano
al di là dello spazio e del tempo
il cielo discende in terra
e la terra ascende in cielo
sì che l'alto si fa come il basso
e il basso si fa come l'alto
e il pensiero si unisce alla vita
e la vita si unisce al pensiero."
(Silvia Montefoschi, "La glorificazione del vivente nell'intersoggettività tra l'uno e l'altro", 1995)

Accadde però che non trovando affatto questo Dio nei filosofi, perplessa si domandò:
forse che non esisteva quel Dio ch'ella intuì?
forse era stato solo un abbaglio?
uno scherzo del pensiero?
un imbroglio?

L'altra dialettica: la dialettica della natura

Sembrerebbe quindi che non solo la storia umana sia lo svolgersi di un discorso ma che lo stesso libro della natura sia anch'esso ugualmente un discorso in divenire.

Malgrado ciò non si perse d'animo e decise quindi di darsi un'ultima possibilità rivolgendosi non più al pensiero filosofico bensì al pensiero cosiddetto scientifico decisa a suicidarsi nel caso perfino il pensiero scientifico non avesse dato una risposta alla sua domanda:


 «[...] andai a iscrivermi alla facoltà di biologia con il fermo proposito di uccidermi qualora avessi accertato che la luce dell'occhio dell'uomo non proviene da esso, ma è solo un riflesso del sole, di un granello di materia in combustione tra miriadi di corpi materiali nel silenzio insensato dello spazio siderale. Accadde però che, non preoccupandomi più di cosa ci fosse o non ci fosse dietro l'occhio che guardava, il mio occhio si spalancò stupefatto sulla grandiosa armonia dell'Universo. Dall'atomo all'uomo tutto si ordinava, in una progressione di sistemi che si succedevano in un crescendo di organizzazione, come se ciascun sistema portasse in sé tutti i precedenti e quindi anche la conoscenza di questo progressivo organizzarsi dell'Essere fino al livello di organizzazione del sistema in questione; e ciò fino all'uomo, in cui la storia stessa si ricapitolava facendosi consapevole di sé. Ma la storia di che? Se l'uomo riconosceva questa storia grazie al pensiero e se l'uomo era il punto di arrivo in cui la storia stessa riconosceva se stessa, la storia non poteva essere che quella del Pensiero. Cosa mai infatti orientava l'esistenza di ogni vivente se non un codice di informazioni che portava in sé? e che cosa l'ontogenesi di ogni vivente (ovverosia il suo farsi esistente) ricapitolava nel ricapitolare la filogenesi (ovverosia i passaggi ontogenetici antecedenti) se non lo schema logico di un unico discorso che l'Essere faceva di se stesso nel farsi sempre più consapevole di sé? Cominciai allora ad intuire che il sembiante di Dio lo si poteva scoprire in quell'unico filo che legava le successive genesi delle forme dell'Essere, le quali nel crescendo sempre più sintetico della loro organizzazione, riprendevano un tema e lo ripetevano in complessi che, nelle variazioni, restavano assolutamente fedeli al principio della omologia strutturale, secondo il quale ogni sistema si ordina in funzione del sistema ad esso sovraordinato che lo contiene in sè come elemento strutturante il tutto che ne ripete la strutturazione. E mi parve anche di intuire perché Dio non può essere che Uno essendo unica la dinamica dell'evoluzione in cui l'Essere progressivamente si conosce. Un giorno ebbi una sorta di illuminazione: il nuovo salto evolutivo, che avrebbe necessariamente coinvolto l'uomo, avrebbe dato nascita a Dio come Realtà concretamente vivente» 
(Silvia Montefoschi, "Il Vivente - Il ritorno del Vivente", 1996).



La formazione: da biologa a medico-psicoanalista


Dopo la laurea in Biologia, ottenuta nell'immediato dopoguerra dall'università di Roma Montefoschi si trasferisce a Napoli, dove inizia una breve esperienza di ricerca in ambito biologico presso la Stazione Zoologica della città partenopea.

Come biologa Silvia Montefoschi fu allieva del noto genetista Giuseppe Montalenti a cui fu assegnata la prima cattedra universitaria italiana di genetica. Fu proprio il professor Montalenti che iniziò Silvia Montefoschi alla concezione evoluzionistica tanto che Silvia Montefoschi mi disse chiaramente che tutto ciò che ha imparato l'ha appreso nel corso della sua laurea in biologia mentre la seconda laurea in medicina la prese solo per poter esercitare la professione di psicoanalista ma non gli insegnò nulla che non sapesse già grazie proprio ai corsi universitari di biologia. Nell'immagine qui riprodotta alcuni degli articoli scientifici esemplificativi della tipologia di ricerche che furono svolte negli anni 1950 da Silvia Montefoschi nel campo della biologia presso la Stazione Zoologica di Napoli grazie ad una borsa di studio del C. N. R. quindi alcuni anni prima dell’incontro con la psicoanalisi. Il caso volle infatti che un altro degli studenti del Montalenti fosse proprio il figlio di Ernst Bernhard che venendo a sapere delle nuove letture di Silvia Montefoschi, vale a dire Freud e Jung, la volle presentare a suo padre che era psicoanalista oltre che amico e allievo di Jung.

Prime intuizioni e riflessioni sul metodo cosiddetto scientifico


Fu proprio nel corso di questa sua prima attività scientifica anche se nel solo ambito della biologia che si rese ben presto conto della ingenuità epistemologica della modalità di pensiero propria al cosiddetto "metodo scientifico" e nel venire meglio a conoscenza sempre nello stesso periodo di un altro metodo, il "metodo psicoanalitico" che lo riconobbe come quello più corrispondente all'idea che lei si sera fatta del vero "metodo scientifico", maturò quella svolta nella sua vita professionale che infine, a distanza di anni, la portò a concepire l'idea di "Pensiero Uno".



Un "casus belli" all'origine dell'ultima rivoluzione scientifica dopo Galilei, Newton e Einstein


SOMMARIO: E’ proprio la psicoanalisi di Freud e poi di Jung ad aver posto le premesse per una critica radicale del modello relazionale interdipendente che è il modello relazionale del soggetto riflessivo individuale.

La psicoanalisi, un vasto movimento di pensiero che ha fatto il suo esordio all'alba del Novecento e che ha avuto nel lavoro del medico viennese Sigmund Freud il punto di partenza, se agli inizi questo movimento sembrava costituire una rivoluzione nell'ambito della sola psichiatria, ben presto ci si ricredette sulla portata dell'influenza ch'esso avrebbe esercitato.
Fu tuttavia dopo nemmeno una quindicina di anni dopo il suo esordio che si verificarono le prime conflittualità teoriche di una certa importanza proprio sul nucleo centrale della teoria psicoanalitica ovvero la teoria energetica che ne costituiva il pilastro portante di questo nuovo pensiero.



Il "casus belli" tra freudiani e junghiani fu proprio la teoria energetica e più precisamente su come andasse interpretato correttamente il desiderio che poi era quel desiderio incestuoso da Sigmund Freud stesso scoperto grazie soprattutto all'interpretazione dei sogni e teorizzato come il nucleo della nuova scienza psicoanalitica.

La prima scissione dell'internazionale della psicoanalisi avvenne proprio a causa della teoria energetica.
La libido come teoria dell'energia solo psichica (Freud) o la psicoanalisi come teoria generale dell'energia (Jung) che quindi almeno nelle intenzioni voleva unificare scienze della natura e scienze umane grazie proprio a una teoria generale dell'energia. Freud però sospettoso volle vedere in questa operazione di Jung una rifondazione della psicoanalisi come nuova teologia. In termini psicoanalitici questa diatriba sulla teoria energetica si combattè su come andasse interpretato correttamente il desiderio incestuoso originario e il conseguente tabù universale dell'incesto che invece entrambi li univa in quanto nucleo fondante della scienza psicoanalitica sia di orientamento freudiano che junghiano. Da qui l'importanza accordata dai freudiani al "Padre" ovvero alla sottomissione al tabù universale cioè alla legge per antonomasia e quindi all'ordine del discorso quale ordine dei rapporti parentali e dagli junghiani invece all'archetipo della "coniucntio" ovvero alla infrazione del tabù dell'incesto.

Sigmund Freud scopritore della legge del tabù universale dell’incesto simbolico come teoria della conoscenza e i suoi ulteriori sviluppi con Carl Gustav Jung


Alle radici del dissidio Freud-Jung: l’interpretazione del desiderio incestuoso e dell’apparentemente risolutiva per Freud vicenda edipica

Nel 1912 apparve il saggio di Jung “La libido: simboli e trasformazioni”.
Questo suo scritto si presentò immediatamente come il libro della discordia, come del resto già Jung aveva previsto tant'è che era restio a pubblicarlo e infatti non lo avrebbe dato alle stampe se sua moglie Emma Jung, psicoanalista anch'essa, non lo avesse rassicurato che non avrebbe prodotto una vera separazione con Freud che era ciò che Jung temeva principalmente e non tanto le critiche al suo lavoro in sè.
E invece Emma Jung in questo caso lo consigliò male ed ottenne proprio quell'effetto che Jung temeva dopo una prima scissione d minore importanza tra Freud e Alfred Adller, adesso una nuova scissione di maggiore importanza per il movimento psicoanalitico da poco nato anche come movimento di pensiero di portata internazionale: la scissione freudiani e junghiani.
In questa sua opera capitale Jung infatti presentava una nuova concezione della libido e delle sue trasformazioni che si riassume in quella che sarebbe diventata la nuova impostazione teorica e clinica eretica di Jung: la concezione dell’incesto simbolico come risposta alla problematica del desiderio incestuoso e del relativo tabù che innescava le varie versioni risolutive nevrotiche, psicotiche o anche quelle costituenti la cosiddetta "normalità" tutte facenti capo alla dinamica edipica. Risoluzione questa prospettata da Jung ben diversa da quella prospettata da Freud ovvero l'accettazione e l'osservanza di un tale tabù come principio di realtà pena il cadere nella ribellione nevrotica se non addirittura nella confusione psicotica. 
Per Jung, infatti, il limite di Freud relativamente alla tematica fondamentale dell’incesto è quello di attenersi ad una interpretazione meramente letterale del desiderio incestuoso, palesando così la sua incapacità di cogliere al di là di una interpretazione concretistica il significato spirituale dell’incesto in quanto simbolo.

Un ponte tra psicoanalisi e scienza fisica: il concetto in Jung della libido come energia


Nella nuova concezione della libido in Jung, questa, intesa semplicemente come energia psichica, avrebbe dovuto fare da ponte tra la psicoanalisi e le nuove scienze della fisica.

«Concepivo la libido come il corrispondente psichico dell’energia fisica, e quindi, più o meno, come un concetto quantitativo, che perciò non avrebbe dovuto essere definito in termini qualitativi… non intendevo più parlare di istinti di fame, aggressivi, sessuali, ma considerare tutti questi fenomeni come manifestazioni diverse dell’energia psichica.»
(Carl Gustav Jung, “La libido: simboli e trasformazioni” 1912)


«Anche in Fisica parliamo di energia e delle sue varie manifestazioni, come luce, calore, elettricità, etc. Lo stesso vale anche per la psicologia… Se concepiamo la libido come energia, possiamo averne una visione abbastanza unitaria… M’interessava stabilire anche per la psicologia un’uniformità simile a quella che nelle scienze naturali esiste come generale energetica.»
(Carl Gustav Jung, “La libido: simboli e trasformazioni” 1912)

 Come si sa, in seguito Jung elaborò un altro concetto che potremmo definire un ponte tra la psicoanalisi e le nuove concezioni della fisica che andavano maturandosi nei primi del Novecento: il concetto di sincronicità, anch’esso ulteriore rottura con il principio di causa-effetto tipico del metodo scientifico oggettivante utilizzato nel modo di elaborazione della psicoanalisi freudiana.

Pregiudizi sul significato della sessualità nella teoria psicoanalitica di Jung


In seguito si diffuse una vulgata semplificata della concezione junghiana della libido, tanto che Jung ebbe a lamentarsene:

«È un errore assai diffuso ritenere che io non veda il valore della sessualità. Al contrario, essa ha gran parte nella mia psicologia, come un’espressione essenziale – sebbene non la sola – dell’intera psiche. Ma il mio obiettivo principale è stato di investigarne – al di là del suo significato personale e della sua funzione biologica – l’aspetto spirituale e il significato numinoso, e così di chiarire ciò che affascinava tanto Freud, senza che egli sapesse coglierne il valore. I miei pensieri su questo argomento sono contenuti nei miei lavori “La psicologia del Transfert” e “Misterium Coniunctionis”. La sessualità è della massima importanza come espressione dello spirito ctonio, poiché questo è l'”altra faccia di Dio”, il lato oscuro dell’immagine divina.»
(Carl Gustav Jung, “Ricordi, sogni, riflessioni”, 1961)

Ulteriori precisazioni di Freud sul carattere sessuale della libido detto anche “dogma della chiesa freudiana”


Freud sarebbe tornato sulla questione in “Introduzione alla psicoanalisi”, in cui polemizzava apertamente con Jung:

«È evidente […] che c’è poco da guadagnare accentuando, secondo il modo di procedere di Jung, l’unità originaria di tutte le pulsioni e chiamando “libido” l’energia che in tutte si manifesta. Dal momento che non c’è artificio che riesca a eliminare la funzione sessuale dalla vita psichica, ci vediamo costretti a parlare di libido sessuale e di libido asessuale. Il nome libido va pertanto impiegato per designare esclusivamente le forze pulsionali della vita sessuale, come finora abbiamo fatto.»
(Sigmund Freud, "Introduzione alla psicoanalisi")

L’impressione, comunque, anche alla luce degli sviluppi futuri dei due orientamenti psicoanalitici principali, è che dietro questa diatriba sulla natura della libido ci fosse un disaccordo più profondo, cioè due modi diversi di intendere il desiderio incestuoso e il relativo tabù della vicenda edipica.

In parte proprio grazie a Lacan in particolare che paradossalmente proponeva un “ritorno a Freud” le distanze tra i due modi di intendere la vicenda universale incestuosa edipica tra freudiani e junghiani si sono abbreviate dato che anche i freudiani lacaniani la intendono come iniziazione al processo di socializzazione e di soggettivazione.  Resta comunque divergente la soluzione: reazionaria e autoritaria quella lacaniana di edipizzazione forzata e più rivoluzionaria quella junghiana che supera ugualmente la fantasia incestuosa del ritorno all’Eden pre-linguistico non grazie al “NO(me) del padre” ossia di un sociale edipicamente normalizzato (la civiltà ma anche l’interdipendenza) ma proprio grazie al “si del padre” che poi è un “nuovo nome del padre”, ossia di un nuovo sociale post-edipico pertanto non più interdipendente e quindi non più necessariamente autoritario e gerarchizzato nei ruoli delle relazioni parentali che forgiano i copioni delle recite dell’edipo sempre uguali a se stesse in tutte le varianti possibili.

Il pessimismo di Freud subalterno all’epistemologia positivista, che è un pessimismo sulle risorse umane malgrado la sua invocazione salvifica di un Dio-Logos, beninteso come altro dal pensiero religioso, ritorna dopo le rielaborazioni più sofisticate lacaniane, anche in questa nuova versione della psicoanalisi originaria.  Ma anche Jung che pure riteneva di superare il desiderio incestuoso proprio affermandolo e non negandolo, ha avuto i suoi limiti.

I limiti della visione junghiana

Tuttavia proprio lo stesso Jung al tramonto della sua vita terrena nella sua autobiografia scrisse che se la sua risposta al problema non fosse stato soddisfacente sarebbe rinato qualcuno con il suo stesso karma e aggiunse “forse io stesso” che avrebbe ripreso il problema e avrebbe elaborato una nuova soluzione più soddisfacente.

Jung del resto aveva allertato i suoi lettori, pazienti e allievi che era pericolosissimo identificarsi al Sè in quanto il rischio era proprio di inflazionare l’io e di avviarsi con una tale identificazione verso una psicosi. Ma è invece un tale consiglio che la psicoanalista Silvia Montefoschi non ha ascoltato ma questo non gli ha procurato una psicosi.

Come mai? Ritengo che una volta che si superi veramente l’antroporiferimento che poi è la vera radice di ogni egoriferimento, varcata tale soglia non si ha più nulla da temere per ciò che riguarda la propria salute mentale ma l’antroporiferimento beninteso va superato veramente e non semplicemente credere di averlo superato.

Ecco spiegato perchè Silvia Montefoschi ha potuto non soltanto subordinare l’Io al Sè ma identificarsi totalmente con il Sè senza perdere la ragione come invece temeva ancora Jung che pur riteneva che occorresse subordinare l’Io ad una identità più universale pena alienarsi dal significato.

Da Sigmund Freud a Silvia Montefoschi

L'incontro di Silvia Montefoschi con il nuovo e rivoluzionario metodo di pensiero psicoanalitico


SOMMARIO: Sulla linea di Freud e Jung e in continuità con l'intera storia del movimento teorico-pratico psicoanalitico che in questi ultimi cento anni step by step hanno messo in piedi una enorme macchina da guerra di critica del modello relazionale interdipendente, (per capirci meglio: l'intero  spettro del sadomasochismo che va da blando o ludico a feroce e tragico quale relazione schiavo-padrone in tutte le sue versioni e sfaccettature) Silvia Montefoschi nell'inserirsi in questa storia della psicoanalisi spinge una tale critica fino ai suoi confini estremi dando infine nascita al nuovo soggetto super-riflessivo (SSR) non più individuale e così facendo opera pertanto alla nascita della nuova e vera umanità, i fondatori del regno specificamente umano dopo i tre regni materiali, minerale, vegetale e animale. 

«Il senso dell’incontro tra Bernhard e me […] mi fu chiaro alla fine del nostro comune percorso come quello della staffetta dove il penultimo corridore consegna il testimone a chi deve portarlo alla meta»
(Silvia Montefoschi, "Il vivente - Testimonianza di Silvia Montefoschi", 1988)



Rientrata a Roma, nel 1952 inizia quindi l'analisi personale presso Ernst Bernhard, psicologo analista.
Bernhard medico di Berlino specialista in pediatria era approdato alla psicoanalisi freudiana e solo in seguito divenne fervente allievo di Carl Gustav Jung. Di origini ebraiche per sfuggire alle persecuzioni naziste del suo paese approdò in Italia a Roma dove trovò ospitalità anzichè ostilità presso la comunità di psicoanalisti freudiani tra cui Edoardo Weiss trasferitosi lì da Trieste ch'era stata la capitale della psicoanalisi di orientamento freudiano. Benchè ormai fin dai tempi dallo strappo di Freud da Jung che vietò a Jung di utilizzare il termine di "psicoanalisi " per il suo orientamento psicoanalitico, era invalso l'uso di chiamare la psicoanalisi junghiana "psicologia analitica", Bernhard preferì sempre adottare il termine di "psicologia individuativa" che rivela l'accento interpretativo proprio a Bernhard del pensiero del pioniere di Zurigo.


Chi è quest'uomo?
E' Ernst Bernhard, ebreo tedesco di Berlino, medico specializzato in pediatria divenuto in seguito psicoanalista prima come allievo di Freud e poi di Jung.
Ebreo, cristiano, buddista e induista, Jung lo snobbava perchè lo riteneva troppo fantasioso e non rigoroso nel pensiero come invece era lo svizzero.
Bernhard non chiamava l'orientamento junghiano della psicoanalisi con il termine dai più e dallo stesso Jung adottato di "psicologia analitica" ma la chiamava "psicologia del processo di individuazione" volendo mettere l'accento proprio sul fatto individuativo e già questo la dice lunga sulla sua visione della vita e della storia.
Chi è quest'uomo? 
E' anche lo psicoanalista didatta di Silvia Montefoschi, l'iniziatore di Silvia alla scienza psicoanalitica, colui che offrì "la mela del vero peccato" a Silvia e se noi siamo qui a professare l'intersoggettività radicale lo dobbiamo in gran misura anche a lui perchè se non fosse stato per Bernhard ritornato in sogno dall'Aldilà come extraterrestre a incitarla ad abbandonare tutto per raggiungere la vetta della montagna psicoanalitica a metà degli anni ottanta con quel suo famoso "Auf Wiederseen" ripetuto più volte fino a che Silvia comprese a cosa intendesse alludere con quel saluto in tedesco, noi non saremmo qui ma saremmo ancora immersi fino al collo nella merda interdipendente di questo universo ancora animale. Onore dunque anche per questo a Ernst Bernhard a cui la morte non ha impedito di continuare a esercitare ancora una volta la sua funzione di analista didatta di Silvia Montefoschi .

La psicoanalisi coincide hegelianamente con la stessa storia della psicoanalisi

Benchè sia divenuta leggenda la mitica contrapposizione Freud-Jung e poi freudiani-junghiani invece sia Bernhard che Montefoschi lavorarono in seguito non a creare ulteriori divisioni all'interno del panorama teorico della psicoanalisi ma semmai ad una sintesi e ricomposizione delle tante visioni in un'unica psicoanalisi. Questo Montefoschi fece fino all'ultimo dove anche negli ultimissimi scritti considera la storia degli orientamenti psicoanalitici un po' come ha fatto Hegel nel trattare le tante filosofie di cui è costellata l'unica storia della filosofia e così come per Hegel la filosofia coincide con la storia della filosofia così per Montefoschi la psicoanalisi coincide con la storia della psicoanalisi.



Una seconda laurea anche in medicina ma solo per poter esercitare la professione di psicoanalista

Da Roma a Napoli per un ulteriore approfondimento degli studi in biologia e poi di nuovo a Roma per l'incontro con l'"angelo" Bernhard  (indicando l'etimologia di "angelo" infatti il significato di messaggero, postino) per il passaggio del testimone come in una staffetta da Freud a Jung e poi a lei per il tramite di Bernhard.
Benchè già laureata Montefoschi decide quindi di prendere anche una seconda laurea in Medicina per poter esercitare il mestiere di psicoanalista che ormai aveva compreso sarebbe stato quello il suo destino professionale, professione di psicoanalista che allora richiedeva l'essere iscritti all'albo professionale dei medici.
Terminata la sua analisi didattica personale con Bernhard iniziò già a Roma anche ad avere i suoi primi pazienti da psicoanalista.

Da Roma a Milano (1956 - 2004)

Tuttavia ben presto Silvia Montefoschi si accinge a ripartire per un nuovo percorso e infatti di lì a poco con il suo compagno Franco Minozzi anch'egli psicoanalista e allievo di Bernhard nel 1956 si trasferisce a Milano ed è proprio in questa nuova città che diverrà la sua città di adozione avendo lì vissuto dal 1956 fino al 2004 che inizia la sua vera e propria attività di psicoanalista.

Prime pubblicazioni


In questo primo periodo milanese Silvia Montefoschi collabora anche con il "Centro Studi di Psicologia Clinica" di Milano ed è proprio in questo periodo che risalgono i suoi primi contributi teorici che vennero pubblicati su riviste specializzate nel campo della psicologia e psicoterapia ma anche in riviste più attivamente e direttamente impegnate anche nel campo del sociale. Citiamo tra queste:


  • Psicoterapia e scienze umane
  • Minerva Medico-Psicologica
  • Archivio di psicologia neurologia e psichiatria
  • Rivista di psicologia sociale
  • Problemi del socialismo
  • Mondo Operaio
  • Quaderni Piacentini
  • Nuova Donna
  • Woman
  • Femme
  • e altre riviste ancora.

Analista didatta e membro fondatore dell'AIPA


In parallelo all'attività psicoterapeutica si occupa, soprattutto attraverso la costituzione di successivi gruppi di lavoro, della supervisione e della formazione di nuovi allievi, riconosciuta dallo stesso Bernhard nella funzione di analista didatta per il nord Italia.

Silvia Montefoschi allora già membro riconosciuta della "Società Internazionale di Psicologia Analitica", assieme a Bernhard diviene membro fondatore dell'"Associazione Italiana di Psicologia Analitica".



Da Jung una antropologia al di là del principio di autorità


Dopo gli eventi del 1968 in Europa e nel mondo tuttavia intorno al 1970 prende la decisione di uscire da entrambe le associazioni per il rifiuto per quella che riteneva l'inevitabile identificazione dogmatica del pensiero nell'appartenenza ad una "scuola".


La svolta degli anni settanta: da una psicoanalisi già relazionale a una psicoanalisi intersoggettiva


[Il nuovo modello relazionale intersoggettivo a differenza del vecchio modello relazionale interdipendente che si fondava  sul reciproco appagamento dei bisogni] «su null’altro si fonda se non sulla reciproca esistenza».
(Silvia Montefoschi, "L'uno e l'altro - Interdipendenza e intersoggettività nel rapporto psicoanalitico", 1977)

Nel 1973 inizia la scrittura di "Uno e l'altro - interdipendenza e intersoggettività nel rapporto psicoanalitico" che verrà pubblicato nel 1977 e pur essendo in continuità con tutta la sua esistenza come ella stessa ha esplicitato nei suoi scritti autobiografici degli ultimi anni di vita, è con questo scritto che noi conosciamo la nuova Silvia Montefoschi nei quali il concetto di "intersoggettività" diviene il concetto chiave o la chiave di volta di tutto il suo pensiero nato da Jung ma già oltre Jung.


Con questa opera prima, la dialettica relazionale interdipendente, già a suo tempo letta da Hegel come dialettica schiavo-padrone (sado-masochismo) è riletta da Silvia Montefoschi in chiave psicoanalitica, che non si limita a restare teoria ma che è a sua volta fondante una nuova prassi rivoluzionaria che coincide proprio con il processo psicoanalitico redentivo dall'interdipendenza universale.
In questo modo la psicoanalisi esce definitivamente dalla sua preistoria di formazione teorico-pratica e quale psicoanalisi intersoggettiva più consapevole della sua missione storica si avvia nei dieci anni seguenti a radicalizzarsi sempre più in questa prospettiva di produzione dell'unico individuo.

La dialettica schiavo-padrone in Hegel in questa opera del 1807



La diffusione della sua psicoanalisi intersoggettiva (1977 - 1987)


Nei primi anni '80 si forma un folto gruppo di allievi genovesi provenienti da esperienze nel campo della salute mentale così dopo essere giunta più volte nella città di Genova per una serie di conferenze sulle tematiche della nuova psicoanalisi relazionale e intersoggettiva da lei teorizzate nei testi che si sono succeduti a partire dal 1977 con la pubblicazione del testo di epistemologia psicoanalitica "L'uno e l'altro - interdipendenza e intersoggettività nel rapporto psicoanalitico" si trasferisce infine a Genova nel 1985 dove insieme ad un gruppo di allievi liguri fonderà il "Laboratorio Ricerche Evolutive Silvia Montefoschi".

Nella foto: Silvia Montefoschi nel corso di un seminario di "psicoanalisi oltre la psicoanalisi"


Qui a Genova comincerà una nuova tappa del percorso psicoanalitico che cominciato come psicoanalisi intersoggettiva si radicalizzerà sempre più nei termini di una psicoanalisi intersoggettiva radicale fino a  far affermare da Silvia Montefoschi rispetto alle teorie junghiane sugli archetipi che Jung non si era accorto che l'unico e vero archetipo vivente era invece proprio l'archetipo della coniunctio in quanto gli altri archetipi parlavano più solo di cose già facenti parte di vecchi scenari storici ormai appartenenti più solo al passato della specie umana ma non più veramente attuali.
L'esperienza iniziata a Genova nel 1986 si concluderà nel 1989 quando la psicoanalista farà il suo ritorno definitivo a Milano.

Da Silvia Montefoschi a GiovanniSilvia (Genova,  12 giugno 1987)

In quei quattro anni vissuti in questa sorta di comune psicoanalitica che fu il "Laboratorio" avvenne un grande evento il 12 giugno del 1987: l'incontro tra la terrestre Silvia Montefoschi e l'ormai extraterrestre, vivente ormai nell'Aldilà, Giovanni Evangelista, l'amore della sua infanzia e adolescenza.
Fu proprio questa "ultima coniunctio" che determinò una radicalizzazione ulteriore della sua psicoanalisi relazionale intersoggettiva tantè che oggi noi parliamo di "psicoanalisi intersoggettiva radicale" per designarla anche se Silvia Montefoschi utilizzava il concetto che faceva anche da criterio epistemologico per designarla: "Pensiero Uno". 
Dopo quell'esperienza di "Laboratorio" a Genova, con il suo ritorno nel 1989 nella sua città di adozione Milano, non parteciperà più a nessun gruppo e non pubblicherà più alcun altro scritto fino al 1996 quando improvvisamente apparve il primo scritto di una lunga serie di nuove pubblicazioni dopo sette anni di silenzio assoluto avente come titolo "La glorificazione del Vivente nell'intersoggettività tra l'uno e l'altro".
Infine anche per motivi di salute nel 2004 Montefoschi si trasferisce a Sarzana.
Muore a Zurigo il 16 marzo del 2011.




Il metodo psicoanalitico è il metodo dell'intersoggettività 


Lo studio della Montefoschi si è concentrato in particolare sulla psicoanalisi come metodo conoscitivo che abbraccia progressivamente tutti gli aspetti del reale. Inizialmente il suo pensiero si caratterizza per l'interpretazione in chiave dialettica del pensiero junghiano. Successivamente, con "L'uno e l'altro" (1977) esplicita la relazione analitica tra analista e analizzando in senso relazionale, descrivendola come il passaggio dal rapporto di interdipendenza al rapporto di intersoggettività.
L'intersoggettività tra analista e analizzando si realizza quando ciascuno riconosce l'altro come soggetto della relazione e non più come oggetto di soddisfacimento dei propri bisogni. In quest'ottica rilegge radicalmente tutto il metodo psicoanalitico.


Il tabù dell'incesto legge dell'evoluzione universale 


La dinamica del tabù dell'incesto nella sua doppia formulazione come violabile e inviolabile ad un tempo, viene letta come dinamica conoscitiva e considerata come teoria della conoscenza e dell'evoluzione. In questo fedele al dato di fatto che la dinamica del tabù dell'incesto è sempre stata quella teoria della conoscenza che la psicoanalisi, sin dal suo primo nascere con Freud, porta con sé.



Il suo pensiero si sintetizza nel 1985 con la pubblicazione de "Il sistema uomo - Catastrofe e rinnovamento" ed è proprio con questa opera che il passaggio dall'interdipendenza all'intersoggettività viene esteso oltre il rapporto psicoanalitico e applicato a tutta la conoscenza del reale. Inizia così un nuovo percorso che condurrà la riflessione ad abbracciare ogni ambito del reale non solo più strettamente psicoanalitico né solo sociale o antropologico ma anche biologico, chimico e fisico.



L'uomo, riflettendo su di sé, si accorge di essere Soggetto riflessivo e non si identifica più unicamente con l'Io e con la corporeità. Il Soggetto riflessivo coglie la propria coincidenza con l'Essere tutto del reale, anzi, è l'Essere stesso che conosce progressivamente se stesso attraverso il pensiero umano, culmine di tutta la storia della conoscenza della realtà.
Con gli ultimi libri di questo percorso il discorso tratta più specificatamente anche di argomenti che vanno tradizionalmente sotto il nome di astrofisica ma qui trattati sempre in chiave psicoanalitica tramite quel criterio di "pensiero uno" che poi è il vero fil rouge di tutta la ricerca dal primo all'ultimo dei libri pubblicati dal 1977 fino al 2009.



Nel 1987, con "Il principio cosmico o del tabù dell'incesto", che reca come sottotitolo "Storia della preistoria del Verbo", Montefoschi aprirà l'ultima fase del suo pensiero. Il libro interpreta tutta la storia dell'universo come la progressiva evoluzione del Pensiero, che conosce se stesso attraverso le forme viventi che incarnano livelli di riflessione via via sempre più elevati ed ampi.



Negli ultimi anni questo processo evolutivo è descritto più compiutamente: l'Essere (il Pensiero Uno), quale ideante, si dice nell'idea come effetto del suo ideare. Così l'universo passa dalla potenza all'atto sin dal primo momento del conoscersi (l'evento Big Bang). In questa conoscenza, che necessariamente differenzia l'ideante (il soggetto) dall'idea (l'oggetto), l'Essere quale Pensiero Uno si frammenta via via nella materia.
Come il termine uni-verso fa intendere, finalità ultima della conoscenza dell'Essere è quella di recuperare a sé in modo dialettico il Pensiero Uno, andando oltre la frammentarietà del reale. Per questo Montefoschi teorizza un ultimo salto riflessivo oltre il "sistema uomo", dove l'Essere si conoscerà originariamente come essere duale, intersoggettivo.

La storia della psicoanalisi ultimo brano della storia dell'universo 


La psicoanalisi, proprio come metodo di continua riflessione su di sé e sulla realtà, secondo la Montefoschi segnerebbe l'avvento di quest'ultimo salto evolutivo della conoscenza.
Simbolicamente questo salto coincide con il recupero a sé del femminile da parte del Pensiero Uno che, sinora nella storia, si è vissuto solo come soggetto maschile. Infatti, all'uomo sempre è stato dato il ruolo di portatore del pensiero e dello spirito, mentre la donna si è sempre identificata nell'essere che doveva portare avanti l'oggettualità materiale della vita.



Tuttavia sarebbe un errore e comunque riduttivo interpretarlo come una presa di posizione in difesa della donna, che è tipica del femminismo classico. Il pensiero qui si muove piuttosto in difesa dell'emancipazione del pensiero stesso, in quanto il femminile è prima di tutto una funzione del pensiero la cui emancipazione è necessaria principalmente per poter finalmente esercitare per la prima volta la vera funzione del pensiero, che è quella di pensare l'amore così come di riflesso la vera funzione dell'amore è quella di amare il pensiero.



Il testo che traccia quest'ultima tappa del pensiero di Montefoschi è in particolare "La storia di colui che è narrata in coloro che sono" (2005) ma il testo che descrive l'intero percorso dalla genesi fino all'evento apocalittico oltre a "Storia della preistoria del Verbo" del 1987 di cui abbiamo già parlato precedentemente, è sicuramente "Dall'uno all'uno oltre l'universo" pubblicato nel 1998: entrambi i testi sono una vera e propria megasintesi della storia dell'evoluzione.




La psicoanalisi andando oltre la cultura si muove anche oltre il "disagio della civiltà"

SOMMARIO: per comprendere quanto qui andiamo esponendo occorre fare proprio un concetto che può sembrare un ossimoro ma non lo è affatto e questo concetto è quello di "IMMEDIATEZZA RIFLESSIVA" che ovviamente non poteva nascere che solo al termine ella psicoanalisi universale.

Sigmund Freud con questi suoi due lavori su religione e civiltà se da un lato prende atto del disagio della civiltà e quindi non ne canta affatto le lodi, tuttavia dall'altro denuncia che la scappatoia delle religioni è solo una pia illusione anzi Freud definisce la religione come una "nevrosi". Da qui il cosiddetto "pessimismo freudiano" per cui non resta che fare di necessità virtù nell'accettazione del cosiddetto "principio di realtà". Va da sè quindi che in un altro suo testo dal titolo di "Analisi terminabile e analisi interminabile" Freud dica che la psicoanalisi si ferma lì dove comincia la biologia contro la quale nulla può. A seguire diamo conto perchè non siamo d'accordo con la prospettiva di Freud che a nostro parere razzolava bene ma predicava solo in parte bene.


Tutto questo enorme processo di trasformazione del reale che dobbiamo alla centenaria storia della psicoanalisi (1895 -1987) quale scienza della relazione e critica radicale del modello relazionale interdipendente si sintetizza in una rivoluzione logica in quanto proprio la prassi psicoanalitica prevede il passaggio trasformativo da una logica della separazione ad una nuova logica unitaria.
Inoltre il passaggio a questa nuova logica unitaria dissolve tutti i contenuti di pensiero già prodotti dalla storia della specie umana e non ne produce di nuovi essendo la logica unitaria pura presenza del soggetto duale alla sua unità duale quale nuova percezione, nuova in quanto il soggetto non si è mai autopercepito se non nell’oggetto conosciuto dal soggetto conoscente e pertanto come conseguenza naturale di un tale evento si dissolve la noosfera e quindi il regno della mediazione simbolica in quanto si ritornerà ad una nuova immediatezza, nuova in quanto spontaneità immediatamente riflessiva.
Questo significa la scomparsa della dicotomia inconscio/coscienza e scompaiono entrambi nella pura presenza in un infinito presente dimentico di ciò che è stato e ignaro di ciò che sarà e quindi viene meno perché divenuto inessenziale anche quel mondo culturale considerato giustamente sacro che fino ad oggi ha salvaguardato l’umanità dal cedere alla nostalgia dell’Eden in un ritorno, comunque impossibile ad attuarsi,  al precedente regno animale.
Pertanto l’ultima rivoluzione non può essere che puramente logica ma è anche la rivoluzione più radicale che mente umana abbia saputo progettare e infatti non la mente umana ma la natura stessa ha messo la rivoluzione logica in cantiere e psicoanalisti come Freud, Jung e Silvia Montefoschi si sono semplicemente limitati a leggerla nei sogni che la gente portava a loro affinchè li traducessero in linguaggio riflessivo proprio come Cristoforo Colombo il grande ammiraglio che sfidando la morte con coraggio e spirito di avventura tuttavia non ha inventato l’America ma semplicemente l’ ha scoperta in quanto c’era già e la stessa cosa hanno fatto Freud-Jung e Montefoschi in quanto la critica radicale del soggetto riflessivo individuale era già presente in natura sia pur ancora inconsapevole di sè ma ancora presente solo sottoforma di sintomi, disagio, sogni, fantasie e sapere inconscio.
Questa rivoluzione logica è pertanto in natura e va da sè in automatico step by step in maniera irreversibile e irresistibile fino all’exitus finale: la fine del mondo.

La morte della psicoanalisi e la metamorfosi dell'attività pensante

"E mentre la psicoanalisi muore come scienza analitica dell'umana esistenza, per trapassare nella conoscenza dell''Essere Vero', che è il 'Pensiero consapevole di sè come Unico Esistente', il Pensiero Uno, sapendo ormai di sè come 'il Vivente', cessa per sempre di pensare se stesso, perchè, come ogni vivente, per sapersi tale, di certo non si pensa. ma si sente."
(Silvia Montefoschi, "L'ultimo tratto di percorso del Pensiero Uno", 2006)

" E il pensiero infine cessa di pensarsi per più solo sentirsi"
(Silvia Montefoschi) 

Che significa tutto ciò?
Significa che al termine della storia dell'universo
al capolinea della storia del lavoro
della storia del lavoro umano  e non-umano
storia del lavoro che noi chiamiamo anche evoluzione
infine il pensiero trapassa dal pensarsi al sentirsi
e con ciò termina questa lunga parentesi iniziata 13,7 miliardi di anni fa con l'evento Big Bang
e che altro non è stata che la preistoria dell'Essere.

La vita


La preistoria della vita finisce
ma non la vita che anzi la vita è proprio allora che inizia come la vita vera dell'essere vero
che altro non è che la vita dell'intero consapevole della sua integrità.

La verità


E questa vita dell'unico individuo (individuo duale beninteso del soggetto duale e non più singolare) è anche la verità
perchè la verità non è questa o quella proposizione ad essere vera piuttosto che falsa ma è invece un essere vivente reale.

"Verità è solo l'intero" (Hegel)
"E infine saremo ciò che veramente siamo" (Silvia Montefoschi)

Termina così anche il processo di individuazione perchè chi si individua non è tizio, caio o sempronio ma l'universo stesso che così viene infine a sapere della sua vera identità che è quella di essere il puro fatto relazionale e null'altro che il fatto relazionale.

L'uni-verso cessa pertanto di "andare verso l'uno" cogliendosi infine proprio come Uno nella sua vera identità finalmente integra e non più frammentata nelle tante e molteplici forme del pensiero materiali, vegetali, animali e infine umane e siccome chi è già nell'uno non può andare simultaneamente anche verso-l'uno, l'universo quale storia della relazione infine scomparirà.

"E le cose di prima sono passate." ("Apocalisse" di Giovanni Evangelista)
"E le cose di prima non sono mai state" ("Nuova apocalisse" di GiovanniSilvia)


L'opera del 1997, "Il regno del figlio dell'uomo",
è quella in cui più che in ogni altro scritto
Silvia Montefoschi  esplicita il rapporto tra
ontologia psicoanalitica e ontologia giovannea.

Il testamento e l'eredità 




Lettera al webmaster


Ricevo oggi con piacere una lettera che qui riproduco, inviatami da Silvia Montefoschi  con alcune sue considerazioni sul lavoro che sto svolgendo con questo sito web sul “Pensiero Uno oltre la psicoanalisi”:




Caro Andrea,
il dirsi dell’essere tramite te, in quell’ambito attualmente più ampio del discorrere umano, che è internet, che va oltre la diffusione dei miei scritti, è perchè il tuo dire è una ulteriore tappa del percorso dell’essere uno verso il suo riconoscersi assolutamente uno.
Silvia



"Mai più dire "Io sono",
infatti solo la Vita è
ed è tutto ciò che è
ma la Vita è anche la Vita unica
è cioè una sola
e solo questa Vita unica
è la Vita vera
non più frammentata
nei tanti esistenti particolari
proprio come l'Intero
che è il solo vero."
il webmaster (Andrea Morelli)


Aneddoti e curiosità su Silvia Montefoschi


Silvia Montefoschi conobbe anche personalmente il famoso psichiatra oltre che suo maestro Carl Gustav Jung (1875-1961), infatti il dottor Ernst Bernhard (1896-1966) allievo di Jung ormai stabilitosi stabilmente a Roma e che iniziò tutti gli psicoanalisti italiani all'orientamento junghiano della psicoanalisi che egli amava chiamare invece a differenza di Jung "psicologia del processo di individuazione", un giorno allorchè ormai Jung si avvicinava alla sera della sua esistenza terrena andò a Zurigo a far visita a Jung e portò con sè tutti i suoi allievi italiani tra i quali vi era tra i più promettenti anche Silvia Montefoschi.



Bibliografia 

La nuova edizione delle opere complete



Contiene le seguenti opere di Silvia Montefoschi:
  • Un tentativo di integrazione metodologica dei principali indirizzi della psicologia del profondo (1964)
  • Il simbolismo dell'Aldilà nella psicologia junghiana (1968)
  • Psicoterapia della famiglia: scienza o politica? (1968)
  • Sulla famiglia (1977)
  • L'uno e l'altro: proposta per una fenomenologia del soggetto ( 1977)
  • Ruolo materno e identità personale. A proposito di movimento delle donne e psicoanalisi (1978)
  • Oltre il confine della persona (1979)
  • Jung oltre Freud (1982)
  • Psicoanalisi e dialettica del reale (1984)
  • Psicoanalisi come via di conoscenza dialettica (1985)
  • Il fondamento metodologico del pensiero di Jung (1985)
  • Il divenire del pensiero di Jung (1985)


  • Opere 2*    L'evoluzione della coscienza. Dal sistema uomo al sistema cosmico
Contiene le seguenti opere di Silvia Montefoschi:



  • Opere 2** L'evoluzione della coscienza. Dal sistema uomo al sistema cosmico 
Contiene le seguenti opere di Silvia Montefoschi:



  • Opere 3      Il tabù dell'incesto e la storia dell'universo
Contiene le seguenti opere di Silvia Montefoschi:



  • Opere 4      Il femminile, la coniunctio e il Vivente 

Contiene le seguenti opere di Silvia Montefoschi:





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Pagine facebook correlate alla "Rivoluzione Psicoanalitica Intersoggettiva Radicale" che promuove il trapasso antropologico radicale da una vecchia umanità ancora antroporiferita caratterizzata da una identità ancora storica alla nuova e vera umanità caratterizzata invece da una nuova identità non più storica ma puramente relazionale:
https://www.facebook.com/silviamontefoschi/

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Conclusioni

Il concetto di "processo" in psicoanalisi




L'ultima mutazione
e poi
 l'avvento del REGNO (specificamente) UMANO



L'esodo
oltre la noosfera
 oltre la comunicazione

  1. abbandonare l'anima
  2. e poi abbandonare anche il corpo al suo necessario destino
Il processo di autodistruzione dell'obsoleto SRI che oggi andrebbe chiamato più correttamente ex-SRI , processo che manifesta nello stesso tempo sia il trionfo finale del nichilismo sia la sua scomparsa definitiva, infatti non è nè un incidente di percorso di cui si sarebbe fatto volentieri a meno, nè un optional ma è invece, e così va inteso, una necessità evolutiva senza il quale non può nascere la nuova Persona Duale come l'unico  eil vero essere vivente che era in principio, che è che sempre sarà che porta così a compimento la storia del lavoro quale storia dell'evoluzione dell'universo che cessa pertanto di andare verso l'uno essendo già l'uno vero quale uno-duale.
Detto in altri termini e parafrasando: il vero problema teologico non è fare in modo che l'antropos si converta e creda in Dio ma al contrario il vero problema teologico è fare in modo che Dio smetta di credere all'anthopos anche perchè solo Dio esiste veramente e l'antropos è stata solo la sua ultima incarnazione che è stata quella incarnazione più evoluta di tutte le precedenti incarnazioni che infine gli ha permesso di farsi consapevole di sè stesso quale unico individuo ma individuo-duale essendo Dio il pensiero stesso il quale si manifesta sia nel suo aspetto maschile (atto infinito del pensiero vivente ), sia nel suo aspetto femminile (potenza infinita del pensiero vivente) ma che sono i due modi di manifestarsi dell'unico e vero individuo essendo il vero Dio un Dio-Duale.
Il pensiero infinitamente pensante che pur manifestandosi in un DIVENIRE rimane sempre identico a sè stesso nella sostanza in quanto l'ESSERE è proprio il pensiero.
Il pensiero: una unità processuale che scandisce il suo divenire, cioè il suo movimento nei due tempi inerenti a questa unità processuale. 

Dall'elettrone al super-elettrone


L'ESODO OLTRE L'UNI-VERSO