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Il pensiero tra creazione e rappresentazione: la mappa e il territorio oppure la mappa è il territorio?

Dalla FORMA-PARTITO alla FORMA-MONASTERO dell'organizzazione rivoluzionaria.


Chiede la filosofa Claire Parnet al filosofo Gilles Deleuze:

"Perchè non si è mai iscritto al Partito Comunista?"

E il filosofo nietzschiano candidamente risponde:

"Perchè poi avrei dovuto partecipare alle riunioni"

Non c'è che dire: aveva capito tutto.

Anche la mia amica aveva capito tutto: un giorno la madre-priora del monastero dove visse dal 1888 fino al 1897, le ordina di scrivere delle lettere ad alcuni giovani seminaristi per infervolarli e incitarli a continuare nella loro vocazione e infine divenire così missionari e andare a predicare il vangelo per il mondo.
E la mia amica dubbiosa sul da farsi esita un po' prima di obbedire alla superiora del monastero, così pensa tra sè e sè usando un termine energetico:

"Ma non sarà per caso DISSIPAZIONE?"
(Thèrèse Martin, "Manoscritti autobiografici",  1895-1897)

ESSERE e DIVENIRE tra PARMENIDE e ERACLITO

Certe volte mi chiedo:
"Ma come hanno fatto Platone, Berkeley e poi Hegel a capire tutto?"
Che geniacci!
Platone però si è fatto aiutare dall'LSD.
Altri invece si drogano e poi la droga li conduce ad ammazzarsi.
La differenza è che i primi con le droghe lavorano, producono.

Gilles Deleuze filosofo la cui filosofia è una apologia estrema del nomadismo e che invece nella vita reale era il principe dei sedentari tanto che Toni Negri diceva che "per spostarlo occorreva una gru", nella intervista alla sua allieva Claire Parnet, Deleuze confessa di essere stato un alcolista in passato ma quando comprese che l'alcool invece di aiutarlo a lavorare, al contrario gli impediva di lavorare smise immediatamente.
E' il lavoro che ci fa capire ciò che ci fa bene e ciò che ci fa male.
E' il lavoro la cosa più importante tanto che Marx stesso scrisse a Engels: "una volta che avrò terminato il "Das kapital" posso essere buttato alle ortiche."
Gli interessava solo il suo lavoro e non la sua vita corporeo-materiale poichè è dal suo lavoro che traeva il suo esistere ontologicamente.

Dalla dialettica al dialogo oltre la dialettica



Engels ebbe l'intuizione (un regalo di Dio-Donna?) e fu il teorico di una dialettica anche  della natura e non soltanto della coscienza (Marx in fondo è un hegeliano) comprese che il lavoro vero era un altro e infatti quando annunciò la morte della sua compagna irlandese a Marx, questi gli rispose di mandargli al più presto altri soldi perchè si doveva comprae le scarpe per andare a continuare a scrivere il Das Kapital alla Biblioteca Centrale di Londra.
Engels che manteneva Marx, la moglie di Marx, i figli di Marx e in più quando la figlia di Marx si sposò con Paul Lafargue, Engels mantenne anche la figlia e suo marito.

(Una breve parentesi un po' comica: i figli di Marx ovvero gli autori di "Elogio dell'ozio"per intenderci: lo so, sembra una comica, loro scrivevano "L'elogio dell'ozio" ed Engels li manteneva. Chiusa la parentesi)

leggendo che Marx non faceva alcun riferimento al lutto per la sua compagna da poco deceduta, Engels  rimase ammutolito e per molti giorni non gli rispose. Ormai sembrava che il lungo sodalizio fosse definitivamente giunto al suo capolinea, poi Engels ruppe il silenzio e gli scrisse una lettera piena di ira: "Ma come! Muore la mia compagna e tu l'unica cosa che mi sai dire è 'mi servono un paio di scarpe nuove'?!
Marx che per la povertà estrema si vede che aveva perso la testa (ma non per le questioni di alta economia mondiale che sulle questioni di economia-politica manteneva la lucidità) si scusò e il sodalizio si ricompose.
Engels fu un vero padre spirituale e quasi un confessore per molti rivoluzionari italiani e del mondo come si vede dalla lettura dell'epistolario intercorso tra Engels e i rivoluzionari di mezzo mondo che gli confidavano anche questioni private .
Perfino per il suo più acerrimo nemico, l'anarchico russo Mikael Bekunin bestia nera delle polizie di mezzo mondo, Engels ebbe parole di umanità. Quando seppe della sua morte scrisse:

"E' stato un nostro oppositore ma dobbiamo rispettarlo: Bakunin ha capito Hegel."

L'immaginazione al potere 


Hegel la faceva facile: con la sua dottrina dello Stato risolveva ogni contraddizione tra interessi particolari del singolo individuo e interessi generali della comunità ma con Bakunin non va meglio. In realtà la rivoluzione è opera della fantasia per quattro quarti e non solo come diceva Bakunin per soli tre quarti giusto per potersi sentire ancora tutto sommato un realista ma è proprio quel volersi percepire ancora realista che inganna e conduce su strade sbagliate. Si comincia a non credere più in Dio e si finisce per non credere più alla potenza incommensurabile del Pensiero Vivente. Quattro quarti di immaginazione: e infatti tutto ciò che oggi è realtà prima era solo fantasia. La rivoluzione è opera totalmente e non parzialmente dell'immaginazione. La mappa del territorio coincide infatti sempre con il territorio, il simbolico è il reale e il reale altro non è che il simbolico. Non c'è bisogno di aspettare le masse per fare la rivoluzione: la specie umana per nascere non ha avuto bisogno di andare prima a convincere anche le pulci i pidocchi, i cani e gatti, le zebre e il leoni della bontà di trasformarsi in una nuova forma biologica appunto umana. Il pensiero non rappresenta la realtà ma la crea: bisogna farla finita (e questo malgrado le enormi difficoltà che si incontrano nel farla finita), con la vecchia immagine del pensiero come rappresentazione.

Logos e natura

Engels si considerò un hegeliano fino alla morte, grato agli insegnamenti e alla figura del suo maestro in filosofia, questo tuttavia non gli impedì di teorizzare, sia pur in maniera rozza come alcuni suoi critici sostengono, l'esistenza anche di un'altra dialettica oltre la dialettica storica, dello spirito o della coscienza che dir si voglia. Engels intuì cioè che il discorso, il logos,  non è presente solo nella storia ma anche la natura altro non è che lo svolgersi di un discorso.
Sarà un caso? Un passaggio di staffetta? Sta di fatto che proprio nell'anno della sua morte, il  1895, nasce la psicoanalisi che riteorizzerà quella dialettica della natura come dialettica dell'inconscio e lavorerà per decifrare questo discorso dell'inconscio.


Sedentarismo e nomadismo: per un nomadismo sedentario

Ritornando agli autori dell' "Antiedipo - Capitalismo e schizofrenia", gli autori confessano che loro intenzione era di aiutare Lacan dato che Lacan si lamentava sempre:
"Nessuno mi aiuta, nessuno mi aiuta."
In verità una sua allieva Luce Irigaray voleva aiutarlo ma lui l'ha presa a calci in culo preferendo attorniarsi di amici come il filosofo marxista ma strutturalista, Luis Althusser,uno veramente sano di mente che in un momento d'ira non potendone più ha ammazzato la sua compagna.
Il grande psicoanalista grande esperto di nevrosi e psicosi se le sapeva sciegliere bene le amicizie: che grande intenditore!
Lacan si che se ne intende di uomini e se li va proprio a cercare con il lanternino gli assassini delle proprie compagne per farseli amici: proprio un grande psicoanalista, non c'è che dire.
Calci in culo a Luce Irigaray e "stammi vicino vicino" all'uxoricida Althusser: proprio un genialone della psicoanalisi Lacan, capisco allora perchè Deleuze-Guattari si definivano più che anti-psichiatri dei veri e propri anti-psicoanalisti.



Aggiungiamo ancora alcune riflessioni.

Come finirà questa storia che sembra non voler finire?
Un divenire senza più che faccia storia: un PRESENTE INFINITO
senza passato e senza futuro.
E',
eppur diviene.
Il Pensiero: l'infinitamente vivente.

Felix Guattari, suo compare di scrittura era sicuramente una persona buona, io l'ho conosciuto personalmente e ci ho anche parlato a Bologna nel 1977 ed è questa l'impressione che ne ho ricavato.

Deleuze invece ho seguito un suo corso o meglio solo la lezione introduttiva a Paris-Vincennes dell'anno accademico 1979-1980 al mattino di cui ancora posseggo gli appunti presi nel corso della lezione e poi vi ritornai anche al pomeriggio dove partecipava a una conferenza stampa con Lyotard e altri e ne ho dedotto anche sulla base delle citazioni precedenti che Deleuze è morto troppo giovane ma era un vero pensatore e non un chiaccherone o per lo meno la stoffa c'è l'aveva. Guattatri invece forse amava troppo la specie umana più che il pensiero e questo l'ha  reso più militante che un vero pensatore e la sua deriva ecologista sembra confermare la mia ipotesi.

Il pensiero e non l'ecologia: i pensatori sono rivoluzionari mentre gli ecologisti fanno il gioco della controrivoluzione anche se non se ne rendono conto e si credono magari loro i veri rivoluzionari ma fanno solo il gioco della reazione: salvare la vecchia umanità invece che il Pensiero Vivente, che follia!



Insomma la questione è sempre quella dichiarata dal pensatore dell'essere Martin Heidegger a Jean-Paul Sartre nella sua risposta alla "Lettera sull'umanismo" del 1947:

"Noi ci poniamo su di un piano  dove vi è essenzialmente l'Essere e non l'Anthropos" 
(Martin Heidegger)

Seguita in altri testi con altre affermazioni che ne rincarano la dose:

"Non è l'uomo che pensa l'Essere ma è l'Essere stesso che in prima persona attraverso l'anthropos dice di sè nel dire dell'uomo."
(Martin Heidegger)

Insomma la questione ormai è sempre la stessa: Tolomeo o Copernico, antroporiferimento o superamento dell'antroporiferimento.

Avanti tutta per una rivoluzione anti-umanista: basta con il vecchio narcisismo di specie che impedisce di pensare veramente.

L'antroporiferimento è un vero laccio emostatico per l'anthropos che impedisce alla libido universale di procedere oltre.

La questione regina della filosofia è una sola: la questione energetica.

In principio si era nomadi ma sedentari con la testa
poi con la rivoluzione economica prodotta dall'avvento dell'agricoltura e ancor più con il processo di urbanizzazione e industrializzazione che ha creato le moderne megalopoli fino ad arrivare alla moderna tecnologia, il processo di sedentarizzazione progressiva è giunto quasi al parossismo: tutti in casa.
In fine tutti nomadi con la testa: nemmeno le aquile possono fare dei viaggi così lontani come gli esseri umani. Non basta averci le ali e neanche le astronavi che al massimo raggiungono i 20 mila chilometri all'ora: ci vuol ben altro.

Oltre la comunicazione ma anche oltre il tempo, lo spazio e la massa che poi sono la stessa cosa: lo spazio-tempo-massa.

Più veloci della luce.

La meta: superare i 300 mila chilometri al secondo.

La fisica quantistica ci ha spiegato che raggiungendo una tale velocità super-luminale si produrrebbero strani fenomeni.

Ma come fare per far raggiungere una tale velocità al pensiero?

Non basta fare le valigie: si deve proprio partire senza valigie.

Una sola parola d'ordine rivoluzionaria: ESODO!

Chiaro IL CONCETTO:


  1. evento Big Bang
  2. reazione termonucleare
  3. sintesi molecolare
  4. sessualità
  5. comunicazione
  6. nuova percezione (sesto senso)

La questione femminista, che poi non è la questione delle quote rosa come i sempliciotti e le sempliciotte credono ma è la questione del femminile di Dio, coincide con la questione energetica, la questione della libido universale: è qui che si gioca e non altrove l'avvenire della rivoluzione cioè l'avvenire della vita.

Basta con l'antroporiferimento!

Eh che diamine!

In principio era la relazione e non "in principio era l'anthropos".

Dio è morto significa che l'anthropos è morto.

Questa è la buona novella: il nuovo vangelo.

Che è successo dopo l'evento Big Bang?

In principio, 13,7 miliardi di anni fa, gli astrofici ci parlano di un evento da loro chiamato "evento big bang".



E dopo?

Che succede dopo?

Quella prima e originaria esplosione continua all'infinito o rallenta sempre più nella misura in cui procede l'evoluzione della coscienza per poi e infine invertire la direzione da un movimento esplosivo dell'uni-verso di tipo centrifugo e si riconverte in un nuovo movimento implosivo dell'uni-verso di tipo centripeto?

Quale destino?

Esplosione o implosione?

Ci si allontanerà sempre più gli uni dagli altri come atomi umani via via sempre più completamente smarriti e senza bussola alcuna negli infiniti spazi siderali di  un universo sempre più freddo oppure sarà il Big Crash ovvero sarà invece l'incontro di tutti gli atomi umani, anche se i tutti saranno i pochi,  in un vero  e proprio rendez-vous in un centro dell'uni-verso con una forza gravitazionale sempre più elevata nella misura in cui i pochi si presenteranno all'appuntamento apocalittico?



Nel frattempo ci sono almeno due tipologie di atomi umani:

  •  gli atomi umani che lavorano in un senso centrifugo,la maggioranza, gli antroporiferiti ovvero gli "umani troppo umani" così chiamati dal filologo Friedrich Nietzsche ovvero coloro che ancora non hanno ancora ricevuto (o captato telepaticamente grazie all'intuizione?) la buona novella della "morte di Dio" che è tutt'uno con la buona novella della "morte dell'anthropos"? 
  • e poi ci sono anche altri atomi umani, una minoranza, che invece lavorano in un senso opposto ovvero in senso centripeto oltre l'antroporiferimento portando così a compimento la rivoluzione copernicana antinarcisistica dopo Copernico stesso, Darwin e Freud.

Come finirà la storia dell'uni-verso?

Il paleoantropologo e specialista in scienze della natura Teilhard de Chardin proponeva un "nuovo umanesimo ben diverso dall'umanesimo apologetico della ricerca di una armonia uomo-natura che era propria all'epoca rinascimentale ma questo "nuovo umanesimo" in verità è una vera e propria rivoluzione anti-umanista.

Non più quindi la ricerca di una possibile armonia uomo-natura ma l'uomo oltre la natura.
Occorre invece puntare in alto: l'uomo l'armonia la deve ricercare con la donna e non con la natura.
E' proprio per questo che i nostri veri interlocutori piuttosto che gli ecologisti sono le femministe: una femminista, la peggior femminista è sempre meglio del miglior ecologista. Noi non abbiamo tempo da perdere giocando al ribasso.
Dopo la dialettica della natura.
dopo la nuova dialettica della storia
il dialogo oltre la dialettica

ovvero

la pura Presenza oltre la dialettica coscienza/inconscio.

Oltre la finitudine o eterno ritorno?

"Il finito proprio perchè finito non finirà mai ma può solo scomparire
tuttavia quando scomparirà 
scomparirà in assoluto 
per non più ritornare."

(Silvia Montefoschi)

"E le cose di prima sono passate" (Apocalisse di Giovanni Evangelista)

"E le cose di prima non sono mai state" (Nuova Apocalisse di GiovanniSilvia)

Il mistero o arcano del fattore tempo


E infatti che cosa ci hanno insegnato i filosofi della scuola fenomelogica e gli stessi fenomenologi -esistenzialisti da Edmund Husserl fino all'ontologo Martin Heidegger?
Ci hanno insegnato che il presente contiene in sè sia tutto il passato ma anche tutto il futuro e
che pertanto in questo "hic et nunc" si può modificare non solo tutto il passato ma anche tutto il futuro.


Il concetto di Logos (λόγος)

λόγος è un sostantivo greco che significherebbe parola, discorso, ragione, usato in varie accezioni da vari autori soprattutto nelle discipline filosofiche e teologiche, tuttavia  mio modesto parere sono giunto alla conclusione che la migliore traduzione di "Logos" sia "legame" anche perchè è quella traduzione che meglio mi permette di capire parecchie cose di come funziona veramente la realtà nel suo movimento essenziale senza perderci in particolari o pettegolezzi storici che lasciano invece il tempo che trovano come si può cogliere chiaramente dallo schema seguente della intera storia evolutiva dell'uni-verso.




In principio era il legame


“In principio era il legame”  (Giovanni Evangelista)
  1. Reazione termonucleare
  2. Sintesi molecolare
  3. Sessualità
  4. Comunicazione
  5. Nuova percezione
“E infine il pensiero cessa di pensarsi per più solo sentirsi” (Silvia Montefoschi)





Il concetto di λόγος



"LOGOS"  (in greco anticoλόγοςlógos, corrispondente al latino verbum e all'ebraico דבר davar), deriva dal greco λέγω (légο), che significa scegliere, raccontare, enumerare, parlare, pensare.
I termini latini corrispondenti (ratiooratio) si rifanno con il loro significato di calcolodiscorso al senso originario della parola che successivamente ha assunto nella lingua greca molteplici significati: «stima, studio (come suffisso), apprezzamento, relazione, legame, proporzione, misura, ragion d'essere, causa, spiegazione, frase, enunciato, definizione, argomento, ragionamento, ragione, disegno»


Eraclito di Efeso

Da un frammento di Leucippo sembra possa attribuirsi ad Eraclito un significato del Logos come "legge universale" che regola secondo ragione e necessità tutte le cose:
«Nessuna cosa avviene per caso ma tutto secondo logos e necessità.»
(Leucippo, fr.2)
Agli uomini è stata rivelata questa legge ma essi continuano ad ignorarla anche dopo averla ascoltata.
Il Logos appartiene a tutti gli uomini ma in effetti ognuno di loro si comporta secondo una sua personale phronesis, una propria saggezza
I veri saggi invece sono quelli che riconoscono in loro il Logos e ad esso s'ispirano come fanno coloro che governano la città adeguando le leggi alla razionalità universale della legge divina.
Un ulteriore significato del logos inteso come "ascolto" è nella affermazione di Eraclito che sostiene che molti non capiscono la sua "oscura" dottrina poiché si sforzano di ascoltare lui invece che il logos.

Secondo altri interpreti del pensiero eracliteo una dottrina del logos sembra non essere nella sua filosofia. Sia Platone che Aristotele non si riferiscono mai a lui riguardo al logos: per il primo Eraclito è colui che ha sostenuto l'incessante fluire dell'essere e di come ogni cosa sia nello stesso tempo uno e molti, mentre per Aristotele e per Teofrasto il pensiero eracliteo si fonda sul principio incorruttibile del fuoco causa di ogni cosa.

Il logos nel giudaismo alessandrino


Il Giudaismo alessandrino, con Filone Alessandrino come esponente, riprende il logos della tradizione stoica incorporandolo nella sua teologia e connettendolo al tema biblico della "parola di Dio", acquisendo la fisionomia di un agente quasi personale, cosciente, della volontà creatrice e provvidente di Dio; la Parola a cui si unisce o sostituisce, con valore di sinonimo, la Sapienza. Per Filone, che si rifà anche al Timeo di Platone, Dio è trascendente rispetto al mondo, e a far da mediatore tra il primo e il secondo è proprio il Logos, fonte degli archetipi sulla cui base il mondo viene modellato, costituendo da cornice e, in un certo senso, da sintesi a tutte le realtà intermedie: le Idee, la Sapienza, gli angeli, lo Spirito e le potenze; il Logos, infatti è lo strumento con il quale Dio ha fatto tutte le cose ed è la Luce divina offerta agli uomini. 
Nella dottrina di Filone si riconoscono temi e concetti che poi torneranno nel Cristianesimo.

Giovanni vescovo di Efeso: il logos giovanneo presente nel cristianesimo


1 Ἐν ἀρχῇ ἦν ὁ λόγος,
καὶ ὁ λόγος ἦν πρὸς τὸν θεόν,
καὶ θεὸς ἦν ὁ λόγος.

2 οὗτος ἦν ἐν ἀρχῇ πρὸς τὸν θεόν.

3 πάντα δι' αὐτοῦ ἐγένετο,
καὶ χωρὶς αὐτοῦ ἐγένετο οὐδὲ ἕν. ὃ γέγονεν

4 ἐν αὐτῷ ζωὴ ἦν, καὶ ἡ ζωὴ ἦν τὸ φῶς τῶν ἀνθρώπων·

5 καὶ τὸ φῶς ἐν τῇ σκοτίᾳ φαίνει,
καὶ ἡ σκοτία αὐτὸ οὐ κατέλαβεν.



« In principio era il Logos
e il Logos che era in principio
in principio era ancora presso il Dio
e il Dio era il Logos.

Tutto è venuto ad essere
per suo mezzo,e senza il quale
nulla sarebbe venuto ad essere
di ciò che è venuto ad essere.

In questo Logos che era in principio era la vita vera
e la vita vera era la vera luce degli uomini 
e questa vera luce del logos che era in principio
splende ancora nelle tenebre
poiché le tenebre non sono mai mai e poi mai riuscite
a offuscare questa vera luce del logos che era in principio
in maniera definitiva. »   

(Giovanni 1:1-5)





Nel Cristianesimo il Logos compare all'inizio del Vangelo di Giovanni, dov'è coincidente con Dio creatore e poi storicamente incarnato in Cristo e quindi negli uomini venendo ad «abitare in mezzo a noi». 
Il Concilio Di Nicea: gli spunti del Vangelo di Giovanni trovano in seguito una loro conclusione nella definizione dei due dogmi, quello della trinità e dell'incarnazione di Dio, formulati nel Concilio di Nicea.
Il termine "logos" in ambito cristiano è reso in italiano come "Verbo", riprendendo con un calco il latino "verbum" o con "Parola".
Alcuni studiosi della Bibbia ritengono che Giovanni abbia usato il termine "logos" in una doppia accezione: sia per rendere comprensibile agli ambienti ebraici, familiari, il concetto della divina sapienza, sia per rimanere connesso con gli ambienti della filosofia ellenistica, dove il "logos" era un concetto filosofico radicato da tempo.
Alcune traduzioni cinesi del Vangelo di Giovanni hanno definito il termine "logos" come "Tao"  (letteralmente la Via o il Sentiero) spesso tradotto come il Principio, è uno dei principali concetti della filosofia cinese. È l'eterna, essenziale e fondamentale forza che scorre attraverso tutta la materia dell'Universo, vivente o meno.
Il filosofo e teologo calvinista statunitense Gordon Clark, nella sua traduzione della Bibbia, ha reso "logos" con "logica": «In principio era la Logica, e la Logica era presso Dio, e la Logica era Dio». In tal modo Clark vuole affermare che le leggi della logica non sono un principio secolare imposto sulla visione cristiana del mondo, ma qualcosa già presente nella Bibbia.
Sant'Agostino insegnava che il Logos è prima di tutto relazione.

Martin Heidegger: ascoltare e parlare

Secondo Heidegger nella lingua greca antica i verbi parlare, dire, raccontare si riferivano non solo al sostantivo corrispondente logos ma anche al verbo leghein che significava anche conservare, raccogliere, accogliere ciò che viene detto e quindi ascoltare.
Nello sviluppo della cultura occidentale, a suo parere, il valore del pensare e del dire ha prevalso su quello dell'ascoltare mentre l'udire e il dire, come si riproponeva nel dialogo socratico, sono entrambi essenziali «L'udire autentico appartiene al logos. Perciò questo udire stesso è un leghein. In quanto tale, l'udire autentico dei mortali è in un certo senso lo stesso logos» (M. Heidegger, Saggi e Discorsi,)
Lo stesso Heidegger ha individuato il significato di raccolta, nel termine derivato da logossilloge riportandolo all'interpretazione del logos eracliteo.

Logos e Mythos

Nella filosofia contemporanea spesso il termine "logos" è adoperato in senso generico opponendolo al termine mythos. In questa opposizione il mythos corrisponde al pensiero mitico, basato sulle immagini, sull'autorità della tradizione arcaica, su princìpi accettati e condivisi acriticamente, mentre il logos corrisponde al pensiero critico, razionale e oggettivo, in grado di sottoporre al suo vaglio credenze e pregiudizi. 

Concetti similari dell'occidentale  "logos" presenti in altre tradizioni di pensiero

Al di fuori del pensiero europeo è possibile rintracciare, con le dovute cautele, termini e concetti che è possibile accostare con diversi gradi di similarità, al logos: 



- il Tao e il li nel pensiero cinese, 

- il Ṛta in quello indiano

- e il dharma in quello buddhista


Il termine "logos" usato come suffisso


Il termine logos compare come etimo di -logia, suffisso di moltissime parole le quali indicano generalmente discipline e campi specifici di studio, come ad es. teologia, biologia, epistemologia, virologia, ecc. In questo senso il termine può essere tradotto con "discorso razionale su..." o "ciò che si può dire di ragionevole su..." (per replicare i quattro esempi succitati, le discipline indicherebbero ciò che è riconosciuto come discorso ragionevole rispettivamente su Dio, il vivente, la conoscenza e i virus). Etimologicamente quindi, le discipline stanno per il totale delle affermazioni riconosciute come razionali (e quindi argomentabili secondo ragione) sul singolo campo studiato (specificato nel prefisso).





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L'Edipo: la vulgata e la vera interpretazione psicoanalitica

La vulgata della psicoanalisi sull'Edipo e la vera interpretazione del conflitto edipico.


"il bambino vuole farsi la madre e far fuori il padre"


In questi termini va per la maggiore tra il volgo la teoria psicoanalitica dell'Edipo ma noi che non apparteniamo più alla preistoria della psicoanalisi ma alla psicoanalisi allo stato dell'arte traduciamo:

il bambino (o comunque l'uomo adulto o la donna adulta, perchè poi l'Edipo nel maschio come nella femmina non è che si differenzia poi molto) per poter unirsi a sè deve rimuovere ciò che in sè lo separa da sè.

Se poi quanto detto si traduce, nei termini della vulgata a livello concreto, è perchè il soggetto non conoscendo i veri termini della questione edipica (è con Freud che la specie umana comincia appena appena a chiarificarli) proietta questa problematica universale fuori di sè ma in realtà è una problematica tutta interiore.

L'Edipo non è una malattia mentale o un complesso, il complesso edipico per usare la terminologia junghiana, ma è semmai un momento dell'evoluzione che interessa non solo la specie umana ma la stessa fisica nucleare.

Le particelle di materia e antimateria infatti non hanno nessun "terzo" e infatti non avendo nessun ostacolo alla coniunctio si annichiliscono nell'amplesso e non a caso chiamiamo la loro coscienza "coscienza virtuale" che precede, nella storia dell'evoluzione della coscienza, la "coscienza semplice" seguita a sua volta dall'autocoscienza per finire con il SRI (soggetto riflessivo individuale).

Solo con il passaggio dalla opposizione materia-antimateria dove non c'è alcuna forza repulsiva alla polarizzazione dei due del'uno nelle polarità negativa-positiva per cui si dà una prima forza di repulsione rappresentata dall'autocoscienza che fa da terzo tra soggetto e oggetto ovvero il "quark u"  che distingue i "quark d1" e il "quark d2" facendo da "padre".

Siccome però i due vogliono assolutamente unirsi, la tensione che si produce da un tale desiderio, a sua volta produce l'elettrone ovvero il quarto che però non potendosi vedere in quanto necessiterebbe di un quindo, ma potendo vedere solo il terzo, stabilizza il terzo creando così il mattone di tutto l'edificio materiale dell'universo.

Non c'è quindi da meravigliarsi se il fisico quantistico Paul Davis afferma che l'elettrone è Dio, noi diremmo il Logos,  in quanto è il mattone di tutto lo spirito dell'universo.

Questa storia prosegue fino alla specie umana e pur dandosi anche nella specie umana tuttavia nella specie umana il medesimo conflitto edipico si dà a un livello di consapevolezza maggiore tantè che è al livello della sola specie umana che lo si risolve con la nascita di un quinto livello energetico quale super-elettrone.

Quindi quelli che dicono: è guarito dall'Edipo, ha superato l'Edipo o cose simili dicono solo delle fregnacce perchè se l'elettrone è Dio e produce l'Edipo solo un altro Dio può guarire dall'Edipo ovvero solo un super-elettrone.

In questo senso Martin Heidegger non si sbagliava per niente intuendo che "solo un Dio ci può salvare" dal nichilismo come destino.

Quelli che si sentono o di cui si dice che non hanno Edipo o che è guarito dall'Edipo significa più solo che ha dato il culo al Padre ossia al terzo è ha rinunciato ad unirsi alla madre (la "castrazione " lacaniana) ma quella non è guarigione cioè non è vero superamento dell'Edipo ma semmai il lacanismo è una scuola per nuovi padroncini anche perchè non basta dare il culo al padre una volta sola: troppo comodo! lo devi dare il culo per tutta la vita fino alla morte. E' quì che nasce il pessimismo del freudismo e del lacanismo per cui per loro non si può dare in alcun modo alcuna vera redenzione dalla dinamica edipica ma più preti dei preti affermano anch'essi che occorre accettare che la vita è mancanza e chiamano ciò "principio di realtà" mentre invece ciò conferma il loro concretismo a sua volta causato dal loro antroporiferimento.

Teniamo presente quindi che la problematica dell'Edipo non ha nulla a che fare con la sessualità ma piuttosto con l'energia e infatti è dalla tensione edipica che nasce l'energetica dell'universo.

Che cos'è infatti energia?

E' tensione e la tensione è la vita. come già insegnava il filosofo del divenire e della dialettica Eraclito.

La devono finire quei psicoanalisti che di psicoanalisi non ne capiscono un tubo a mettere in giro simili interpretazioni riduttive dell'Edipo che risalgono ancora alla fase preistorica dello sviluppo della scienza psicoanalitica quale scienza suprema della relazione.



In principio non è il conflitto edipico

in principio è il desiderio incestuoso
solo dopo che l'uno del discorso è impossibilitato a riconoscersi interamente nell'altro del discorso perchè una sorta di muro di Berlino di vario genere fa da ostacolo a una tale coniunctio
allora si dà il conflitto edipico 
dopo di chè ci sono le disavventure del conflitto edipico cioè la storia
e infine al capolinea della storia vien meno ogni muro di Berlino e si dà la coniunctio tra l'uno e l'altro del discorso
ma questo accade solo negli ultimi tempi apocalittici
non è che uno va dallo psichiatra e con due gocce di psicofarmaco risolve l'Edipo
e si che tu risolvi l'Edipo e gli altri no
o lo si risolve tutti o non lo risolve nessuno



Non si può guarire dall'Edipo ma si può guarire dalla incarnazione materiale del soggetto pensante.

Voglio essere più chiaro: quando muori guarisci dall'Edipo.

Non ti piace?

E allora fatti inculare che il padre se tu obbedisci ti da il lavoro, la casa, da mangiare, ti fa anche scopare con le femmine per bene, ti dà le ferie, la macchina, la carta di credito etc... etc...

Qui non si sta dicendo che occorre ribellarsi perchè la ribellione è proprio questo l'Edipo che conferma la dipendenza (non a caso le femministe non vanno da nessuna parte) : la soluzione si chiama solo "esodo" e chi inizia è già a metà strada.

Solo con le nomadi il nomade può congiungersi: solo con loro perchè ogni altra unione è contro natura.

Edipo diventa cieco proprio perchè  è solo il padre che ha gli occhi: ricordiamoci del sogno fatto da Silvia Montefoschi in cui vede Hegel che gli regala i suoi occhi e Silvia viene soprannominata dall'inconscio nel suo linguaggio onirico "la figlia di Hegel".

E con questi occhi di colui che aveva visto la dialettica la figlia di Hegel procede oltre dalla dialettica al dialogo oltre la dialettica.


In sintesi possiamo dire che rispetto all'Edipo ci sono tre posizioni:


1. colui che si adegua: i ripetitori
2. coloro che si ribellano ma così confermano la loro dipendenza a una istanza paterna altra da loro 
3, coloro che non si adeguano alla tradizione ma partendo comunque da questa portano avanti il discorso invece di fermarlo e così chiuderlo


Ognuna di queste scelte (che poi non sono scelte ma si nasce così) ha delle implicazioni diverse che anch'esse andrebbero chiarite e esplicitate. 

  "Eloi Eloi lama sabactani"




In verità il rabbino di Nazareth ama la madre sua la rabbina Miryam di Nazareth ma l'attazione per sua madre Myriam è talmente elevata che ha bisogno di inventarsi un padre che non esiste se non nella sua testa, dunque esiste veramanente.
In verità il padre esiste in Myriam stessa ed è lei il padre ma Jeshuà non lo sa e non lo sa proprio perchè al stessa Myriam non lo sa che è lei il padre e non lo sa o non lo vuole sapere non per cattiva volontà ma per la sua sottomisione alle convenzioni sociali del tempo per cui questa sua mancata consapevolezza la paga il figlio che non può rinunciare a unirsi al femminile di Dio ma nemmeno alla forza di repulsione che gli permette di non soccombere ala forza gravitazionale della madre.

Egli è quindi l' "agnus Dei qui tollis peccata mundi" e paga quale capro espiatorio anche per la rimozione della madre che non si legittima la sua funzione anche paterna oltre che materna.

Ma Gesù prima di morire dice al Gesù che rimane in terra ("se io voglio che egli rimanga fino al mio ritorno che importa a te?") cioè a Giovanni Evangelista che Myriam è anche sua madre e a sua madre che Giovanni è anche suo figlio e così il lavoro verso il superamento dell'Edipo procede da GeùMyriam a GiovanniMyriam che poi sono sempre l'uomo e la donna poichè di fatto esiste un solo uomo, una sola donna e un solo Dio e la molteplicità è solo la storia di questo trio che poi è uno ma un uno-duale.

Riassumendo e  in conclusione

1. Desiderio incestuoso
2. Conflitto edipico
3. Le disavventure del conflitto edipico (la storia dell'universo)
4. La fine della dinamica transfert-controtransfert
5. Nascita della nuova Persona Duale al capolinea della storia dell'universo


Ci si sbaglia dunque se si pensa che a Edipo interessi veramente metter il suo uccello nella fica della madre: Edipo invece vuole sentirsi Uno con la Madre vuole che la madre sia sua.
A Edipo come al rabbino Ieshuà di Nazareth interessa SENTIRE che l'uno e l'altro siano l'uno e l'altro di un unico discorso.
Ed è invece nell'interpretare questo "sentire" che si casca nell'errore della sessualizzazione del conflitto. La verità è che a Edipo come a Gesù la fica non interessa proprio ma neanche minimamente sicchè la fica è solo un abbaglio ermeneutico dovuto alla incarnazione dei due termini del Principio Dialogico che detto in altri termini significa che l'uno e l'altro è vero che sono l'uno e l'altro ma in questo momento storico-evolutivo l'uno e l'altro si danno nelle forme corporee dell'uomo e della donna con tutto ciò che comporta una tale incarnazione, materializzazione e massificazione dell'Io-Tu.