La vita di una perfetta eroina bergsoniana

Thérèse Martin infine decise di passare tutta la sua vita chiusa in un monastero di clausura abbandonando così il mondo.
Ne parlò a suo zio che Lei in seguito definì "un cristiano d'altri tempi". In proposito vien da pensare a questo punto alla definizione che Papa Pio X il papa della condanna, fino alla scomunica, dei preti modernisti del primo novecento e infatti definì Thérèse "La più grande santa dei tempi moderni".
Chissà che cosa ci avrà capito!
Voleva forse utilizzarla in chiave anti-modernista?
Sarebbe da approfondire questa lettura. Del resto nemmeno Teresina capiva se stessa come confessa nei suoi scritti autobiografici del 1895-1897.

L'incipit autografo del suo ultimo scritto "il manoscritto C" del giugno 1897- morirà a settembre di quello stesso anno


Papa Pio X e il modernismo

Papa Pio X era terribile e quando penso alla sua condanna del modernismo mi vien da pensare proprio all'ordine religioso agostiniano in cui io ho passato quattro anni in un loro seminario: ebbene uno dei più importanti e conosciuti esponenti di questo ordine religioso (che tra l'altro passò gli ultimi anni della sua vita nel seminario dove io ho passato quattro anni della mia vita) essendo molto vicno ai modernisti ricevette un aut aut dal Papa.
Si trattava dell'abate Giuseppe Ricciotti : vedete come tutto si incastra? Uno inizia a parlare della vita di Thèrèse Martin donna dell'ottocento e questo mi porta in qualche modo a momenti della mia stessa vita uomo del novecento sia pure per altre vie. Insomma tutto in qualche modo si interseca.
L'abate Ricciotti grande studioso, docente universitario oltre a essere un archeologo che aveva partecipato anche a scavi archeologici, ebraista, biblista, di fronte al richiamo del Papa a ritornare alla dottrina ufficiale della Chiesa Cattolica si sottomise al Papa rinnegando certe sue posizioni vicine al modernismo ma non fece la stessa cosa il suo collega e amico Ernesto Buonaiuti anch'egli un grande studioso oltre che sacerdote egli stesso  che pertanto fu scomunicato e ridotto allo stato laicale per eresia.

Il permesso per ottenere l'ergastolo

Lo zio di Thèrèse era un farmacista, giornalista e antisemita e nemico giurato della massoneria però essendo il fratello di sua madre e nominato anche suo tutore era un autorità in famiglia e questi sapendo della sua intenzione di chiudersi in monastero disse che la vita monacale era roba da filosofi e che lei era solo una bambina e che acconsentendo a mandarla in monastero si faceva un offesa, un torto alla vita monacale. Quindi le negò il permesso.
Siccome poco dopo iniziò il suo famoso viaggio da Lisieux a Parigi  e poi da Parigi fino a Roma, una ipotesi è che si volle farle conoscere le bellezze del mondo per indurla a cambiare idea ma non ci fu nulla da fare: Teresina era una cocciuta e non cambiò idea.
Le bellezze dell'Italia le piacquero ma nulla di più.

Il capitalismo e il pensiero della morte assolutamente da rimuovere

Oggi il capitalismo ci vuole afr rimuovere l'idea della morte in modo da essere dei consumatori per bene e quindi più funzionali al capitalismo e alla sua logica ma se ci riesce con la maggioranza degli umani nulla può a convincere a una vita dissipativa e futile dedicata al consumo quando tenta persone come Thèrese Martin anzi per TM non ci fu nemmeno tentazione dato che a lei non glie ne fregava proprio nulla della vita mondana ma proprio niente. Come mai? Thérèse sapeva della morte, ma lo sapeva bene e non poteva rimuovere la morte. Sapendo della morte sapeva quindi anche della vita eterna.
Non ci fu quindi nulla da fare.
La logica nichilistica del capitale nulla potè con Lei e dovette rivolgersi ad altri tipi umani più propensi ad acconsentire a quel tipo di logica dissipativa.
Eppure appena riuscì a entrare nel monastero carmelitano di Lisieux a 15 anni, non passò nemmeno poco tempo che subito cominciò a pensare che non era quella la sua vocazione.
Infine superò questa fase e rimase in monastero ma a più riprese questa idea che non era quella la sua vocazione ritornò fino all'ultimo quando con la primavera del 1896 non si trattava più questa volta solo della tentazione di 'abbandonare il monastero ma addirittura la chiesa stessa e la religione. Insomma la scienza, la tecnica, il positivismo e il materialismo che erano nell'aria in quel fine secolo che innalzava la Tour Eiffel come emblema del trionfo della tecnica e quindi dell'illuminismo scientista sull'oscurantismo medioevale, erano entrati anche nel monastero e in Lei avevano fatto berccia in qualche modo e la convincevano sempre più che non c'era altro che la vita materiale e poi con la morte più solo il nulla.

"Ancora un poco e la scienza riuscirà a spiegare anche Dio" pensava.

Così passò i suoi ultimi 18 mesi di vita in un doppio calvario tra la tubercolosi che avanzava sempre più consumando il suo corpo materiale e un ateismo e materialismo incalzante a cui però non voleva credere resistendo così fino all'ultimo.
Morì a 24 anni
Che cosa ne rimase di Lei?.
Aveva messo su carta i suoi pensieri e i suoi ricordi che fecero presa su molti e questo la rese sempre più famosa ma questa sua fama era in gran parte basata su un equivoco prodotto da molti fattori tra cui il fatto che lei stessa non si capiva, che i suoi scritti originali furono alterati e solo dopo molti anni furono dati alle stampe gli originali. Inoltre fu cercato di darne una interpretazione riduttiva e più  funzionale alla dottrina ufficiale della chiesa.
Insomma per i suoi interpreti Teresina era veramente morta, non era un divenire e al sua vita finiva lì.
Di Lei rimanevano le immaginette e le statuette.



Papa Leone XIII e la questione sociale

Siccome nè suo papà Luis Martin nè soprattutto suo zio Isidore Guerin e neanche il vescovo della sua diocesi le volevano dare il permesso di andarsi a rinchiudere in quella prigione che è il monastero di clausura Thèrèse infine decise di andare fino a Roma a chedere il permesso al Papa in persona.
"Nessuno avrebbe potuto opporsi al volere del Papa" pensava.
Il vescovo poi più concreto e realista avezzo a trattare nel mondo diceva ai suoi ausiliari: "Già la gente vocifera. Figuriamoci che mando una bambina in convento! Eh che è?! Una succursale dell'isola di Lesbo?!"
In Vaticano in quel tempo regnava Leone XIII che aveva già le sue grane dato che Marx faceva proseliti nel nuovo scenario storico susseguente alla rivoluzione industriale e così la chiesa stava elaborando la sua risposta al capitalismo ovvero l'enciclica "Rerum novarum", una esposizione al popolo cristiano della nuova dottrina sociale della chiesa in risposta alle nuove idee socialiste  dell'ottocento che prenderanno ancora più piede nel novecento.
Il Papa che tralaltro non comprendeva bene il francese avendo bisogno di un traduittore accolse tra i pellegrini anche Thèrèse a cui però era stato detto di non rivolgersi al Papa ma lei disobbedì e uan volat giunto il suo turno cercò di spiegare a Leone XIII  che chiedeva il suo permesso per divenire monaca pur avendo solo 15 anni.
A mio parere Leone XIII non le poteva dare migliore risposta poichè in qualche modo le disse:
"Se l'Automaton lo vorrà lei entrerà" non le diede quindi il suo permesso nè glielò negò e certamente non utilizzò il termine "Automaton" ma semmai quello di "Divina Provvidenza" che per noi però è un sinonimo.
Teresina però non si accontentò e rimase lì attaccata al Papa sperando in un suo ordine che facesse cambiare idea a coloro che le impedivano di entrare in monastero, infine le guardie svizzere intervenirono e la portarono via di peso.

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