Portare a compimento la rivoluzione copernicana incompiuta: il simbolico e il reale dopo il superamento dell'antroporiferimento

Il simbolico e il reale frainteso nello gnosticismo intrappolato nell'antroporiferimento non è invece frainteso nella kabala che invece intuisce il superamento dell'antroporiferimento e quindi del possibile e realistico  e non utopico superamento della frattura tra simbolico e reale.
Da qui l'importanza capitale di portare a compimento la rivoluzione copernicana.
Verrebbe da domandarsi: ma come è possibile che le visoni anticapitaliste che hanno compreso come il capitalismo non può essere la fine della storia ma che ci può essere realisticamente un dopo il capitalismo, invece non riescono a vedere e neppure intuire che non solo l'organizzazione economico-sociale capitalistica ma nemmeno l'antropos stesso non possono essere la fine della storia ma che ci sarà inevitabilmente anche un oltre l'antropos?
Come è possibile una tale cecità?
Il fatto è che una tale cecità ha delle conseguenze pratiche e infatti in primo luogo si riverbera inevitabilmente non solo sulle vite concrete dei singoli rivoluzionari ma anche sulla teoria e prassi dei movimenti rivoluzionari.
Oggi pertanto la cosiddetta lotta rivoluzionaria si presenta come la guerra tra due fazioni opposte l'un contro l'altra armate ma entrambe manifestazioni di una stessa umanità ancora antroporiferita.
Non ne verrà nulla di buono evidentemente poichè entrambe pubblicizzano l'antroporiferimento come buono sia che sia individualista che più solidaristico. Resta pertanto realista la visione espressa nell'ultima elaborazione di Silvia Montefoschi che chiama questo ultimo tratto della storia dell'universo in cui l'antroporiferimento si conferma come orizzonte di pensiero che fa la norma con il nome di "processo di autodistruzione".
Si chiude pertanto la scena sulla storia dell'antropos ma la vita continua oltre l'antropos.





"L'altra svista in cui gli gnostici incorrono, sempre a causa della ristrettezza della visione di cui non si fanno consapevoli, è la separazione tra il simbolico e il reale, a danno di quest'ultimo s'intende.

[...]

A causa di questa separazione tra il reale e il simbolico, gli gnostici lasciavano cadere  nell'indifferenza gli avvenimenti concreti del mondo  come eventi estranei al processo di cristificazione. Ma con ciò finivano anche con il vanificare la testimonianza storica di Gesù, togliendo senso e valore al suo stesso patimento, come se il travaglio conoscitivo  dell'essere potesse realizzarsi altrove dall'essere stesso, che è poi la vita concreta dell'uomo.

Il valore simbolico della figura di Gesù, il Cristo,  e la figura stessa come personaggio storico non possono non coincidere.

[...]

Così allora la vita di Gesù di Nazaret, tutt'uno con il Cristo, simbolo di un momento trasformativo dell'essere, è l'oggettivazione individuale dell'universale e pertanto incarnazione di Dio.

[...]

Cristo è quindi un transito, un punto d'arrivo e un punto di partenza.
Cristo è il simbolo del trapasso dell'uomo ad altra condizione, il punto omega della storia umana. Ma poichè l'uomo è un momento dell'essere, e per di più il momento ultimo a tutt'oggi della storia universale, la punta della freccia che l'arco teso del Dio  ha lanciato all'infinito, Cristo è anche il simbolo del trapasso dell'universo, il punto omega dell'essere tutto."

(Silvia Montefoschi, "Il sistema uomo - Catastrofe e rinnovamento", 1985)




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