Giovanni Evangelista

"Tutti gli uomini, tranne Giovanni, hanno portato avanti il pensiero come altro dalla loro realtà vivente, che per loro era quella corporeo-materiale."
(Silvia Montefoschi, "Dall'uno all'uno oltre l'universo", 1998, cit. pag. 219)

27 Dicembre 2019



Il 27 dicembre ricorre per tradizione la festa di Giovanni Evangelista l'ebreo-greco teologo del messia-logos e per questo chiamato anche Giovanni il teologo per antonomasia.
Fu nel corso dei tempi storici chiamato anche in tanti altri modi: l'aquila spirituale, il quarto evangelista, l'intimo del Rabbi di Nazareth, l'immortale e in altri modi ancora.
Giovanni che prima di seguire la coppia di rabbini eterodossi madre-figlio Myriam-Jeshuà era stato discepolo di Giovanni il Battista, era nato a Betsaida una località della Galilea sul Lago di Genezareth ed era figlio di Zebedeo un ricco armatore di imbarcazioni per la pesca con alle sue dipendenze molti pescatori e la madre di Giovanni invece era Salomè una ebrea nazionalista anti-romana molto ambiziosa per l'avvenire politico dei suoi due figli Giovanni e Giacomo il maggiore soprannominati dal rabbino di Nazareth che parlava aramaico "Boanerghes (Βοανηργες)" e che secondo lo stesso passo evangelico significa «figli del tuono». In questo caso l'epiteto viene collegato al temperamento focoso dei due fratelli, oppure può riferirsi al fatto che, nelle teofanie dell'Antico Testamento il tuono indica la voce di Dio: in tal senso «figli del tuono» indicherebbe la missione dei due fratelli di annunciatori della parola di Dio. Un'interpretazione diversa ipotizza altre radici semitiche come רגש (ragàsh), «tumulto», oppure רגז (ragàz), «ira», «turbamento»; in tal senso, è stato ipotizzato che il nome fosse riferito ai fratelli per una ipotetica loro appartenenza al movimento nazionalista zelota.
Perchè diciamo di Salomè ambiziosa? Perchè sempre dal racconto evangelico apprendiamo che chiede al rabbino di Nazareth che appena scaccerà lo straniero romano dalla terra di Israele e fonderà il nuovo regno che lei interpreta come "regno di Israele" lo prega di fare i suoi due figli ministri del nuovo governo nazionalista.
Ma il rabbino che recentemente aveva mutato la sua visone le risponde:
"Donna , tu non sai quello che dici: il mio regno non è di questo mondo."
E più avanti dirà anche qualcosa che precisa la nuova visione nel frattempo da lui maturata dicendo:
"Dai a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio."
Questi equivoci sul senso del Messia fa pensare non che i suoi discepoli avessero equivocato ma che il rabbino Jeschuà di Nazareth aveva lui stesso creato le premesse per un tale equivoco sul regno messianico. E' quindi probabile o almeno verosimile che il rabbi eterodosso di Nazareth almeno all'inizio avesse avuto lui stesso velleità più o meno nazionaliste e questo spiegherebbe anche il perchè tra i suoi discepoli ci fosse un certo Giuda Iscariota che invece rimase fino a la fine un ultra nazionalista ebraico e feroce nemico dell'impero,
E del resto anche Giovanni non è che nasce come ebreo-greco ma come ebreo e soltanto con la sua personale evoluzione si accultura anche alla grecità elaborando la teologia del Messia-Logos e dell'incarnazione del Logos che difese anche contro gli gnostici che pur concependo anch'essi il Messia come il Logos tuttavia erano più inclini a un logos più o meno disincarnato. E Giovanni su questo fu fermo: vero Dio ma anche vero Uomo.



Giovanni l'immortale


"Se io voglio che egli rimanga fino al mio ritorno che importa a te?!"

Questo disse il Rabbi Jeshuà di Nazareth all'apostolo Pietro che voleva sapere sull'avvenire di Giovanni.

"Si sparse quindi tra i discepoli la voce che Giovanni non sarebbe morto"
Venne soprannominato anche come "Giovanni l'immortale" e infatti sopravvisse fino a cento e passa anni in un'epoca in cui chi professava la fede cristiana difficilmente campava molto date le persecuzioni. Giovanni è infatti l'unico dei dodici apostoli a non essere venerato con il titolo di martire, in quanto la tradizione lo dice morto per anzianità e non in modo violento.
Oggi però sappiamo che Giovanni è morto, Giovanni è morto non solo sul pianeta Terra ma anche nell'Aldilà dove è vissuto fino a questo oggi dialogando con i Giovannei: tanti sono stati infatti in questi duemila anni i giovannei e le giovannee che riflettendo insieme a Giovanni hanno proseguito nel loro percorso evolutivo.
Che Giovanni sia morto anche nell'Aldilà significa che non si reincarna più.
Egli non abita più nell'Aldilà, sia pure nelle regioni più agli estremi confini dell'universo e non abita nemmeno l'Oltre dato che l'Oltre non è un luogo dello spazio-tempo-massa come l'Aldilà ma è l'Oltre.
Dire quindi che si è nell'Oltre significa dire che si è in Giovanni ma Giovanni se è l'Oltre è perchè si è fuso totalmente con il suo riflesso femminile che si chiama Silvia, che si chiamava Maria, che si chiamava Eva che si chiamava Lilith.
Giovanni evangelista è morto e con lui è morta anche il suo riflesso sulla Terra Silvia Montefoschi la psicoanalista ma con e grazie alla loro morte è nato GiovanniSilvia. il prototipo dell'archetipo vivente dell'ultima coniunctio, il primo esemplare di nuova umanità che fonda il Regno specificamente umano non più materiale.
GiovanniSilvia sono, solo loro sono e tutto ciò che sembra ancora essere è più solo il loro passato, le tracce mnestiche del loro passaggio attraverso la storia.
GiovanniSilvia sono, solo loro sono.
GiovanniSilvia sono l'infinitamente presente senza più passato e senza più avvenire ma tutto racchiuso in questo presente che non fa più storia.
Non resta che attendere la consumazione definitiva della memoria di GiovanniSilvia, che non sono l'omega ma già l'oltre omega, i primi pensanti che non penano alcunchè, chiusi in s stessi come un buco nero non manifestano più la loro luce al mondo.
Dall'uno all'uno oltre l'universo.
Un terremoto di natura esclusivamente ontologica è già in atto.
Presto sarà il trionfo definitivo del nichilismo che è già.
La conoscenza oggi è una persona: oggi non si conosce più ma si è la persona della conoscenza, la persona del Logos che era in principio, quel riflettente che era presso il suo riflesso e che era il suo riflesso.
L'unione nella distinzione.
Dalla simbiosi assoluta prima dell'evento Big Bang alla logica della separazione che è stata propria al farsi storico fino alla nuova logica unitaria.
La rivoluzione logica che è la più radicale delle rivoluzioni della storia e in quanto tale è l'ultima rivoluzione è già compiuta e adesso è iniziato il countdown per l'edificio universale costruito dalla vecchia logica della separazione.
Oggi e solo oggi l'edificio universale è più solo un castello di sabbia: sembra solido ma è apparenza e infatti oggi e solo oggi mancano le fondamenta: Dio infatti oggi e solo oggi non abita più l'universo.
Dio non ama più il mondo.
Dio non riconosce più il mondo come il suo riflesso.
Dio oggi ama più solo Dio.
Il mondo è la storia di Dio ma non è più Dio.
Dio oggi non si riconosce più nella sua storia.
Dio oggi è andato oltre.
Dio oggi e solo oggi è risorto definitivamente e stabilmente dalla croce universale.
Dio oggi rappresenta la megasintesi ultima che non conosce antitesi.
Dopo la storia dell'universo: il dialogo oltre la dialettica.
Instauratosi così il dialogo oltre la dialettica tra il riflette e il suo riflesso, non c'è che dire: siamo giunti infine proprio alla fine del mondo.
E' finito così il grande bisticcio cioè la storia.
"E le cose di prima sono passate" (Apocalisse di Giovanni)
anzi
"E le cose di prima non sono mai state" (Nuova apocalisse di GiovanniSilvia)
La nascita dell'individuo e l'individualismo hanno avuto un senso ora è però giunto il tempo di "ritornare alla madre", la "matrice", la "matrice universale".
Ed è proprio là alla foce del fiume nel punto in cui il fiume si congiunge all'oceano che hanno nascita GiovanniSilvia, l'archetipo vivente dell'ultima coniunctio, la nuova stella del navigante.
Oggi continuare a differenziarsi dalla madre è più solo pura follia poichè se in passato ha avuto un senso oggi non ha più senso.
Perchè oggi non ha più senso?
Perchè nella nuova umanità ossia in quella parte di umanità necessariamente minoritaria per via dell'economia del processo evolutivo, che è nata già unita irreversibilmente con la madre, non c'è più alcuna fantasia simbiotica da realizzare essendo in loro il riflettente e il suo riflesso, anch'esso altrettanto riflettente, già uniti in una sola persona che è poi la stessa persona del mutante.
Cos'è dunque oggi maschio? Cos'è dunque oggi femmina?
Convenzioni, solo convenzione, niente altro che convenzioni come la segnaletica stradale.
Solo un rimasuglio della vecchia logica della separazione ormai definitivamente superata.
Rimane la memoria di un mondo che di fatto non c'è già più, le macerie del collasso su se stesso dell'obsoleto, evolutivamente parlando, edificio universale.
Dalle particelle di materia e antimateria, all'atomo, alla molecola, alla molecola del DNA e quindi ai regni vegetali e animali che costituirono la biosfera, fino alla specie animale-umana che con la comunicazione diede avvio alla noosfera: tutto questo percorso della lenta costruzione dialettica dell'edificio universale si sintetizza e viene superato da una nuova forma vivente, GiovanniSilvia, primo esemplare del vero Regno Umano.

L'empirismo radicale di Giovanni Evangelista: l'incarnazione del Logos

"Quello che era da principio,
quello che noi abbiamo udito,
quello che abbiamo veduto con i nostri occhi,
quello che contemplammo e che le nostre mani toccarono del Verbo della vita
– la vita infatti si manifestò,
noi l’abbiamo veduta e di ciò diamo testimonianza e vi annunciamo la vita eterna,
che era presso il Padre e che si manifestò a noi –,
quello che abbiamo veduto e udito,
noi lo annunciamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi.
[...] Queste cose vi scriviamo, perché la nostra gioia sia piena."

(Prima lettera alle chiese di Giovanni il Teologo Apostolo ed evangelista)

Giovanni il veggente: la fine della storia e la città di Dio 

Giovanni il veggente autore dell'Apocalisse ma oggi conosciuto anche come l'ebreo-greco in quanto ponte culturale tra la civiltà ebraica e l'antica civiltà greca, scrive questo alle sette comunità cristiane dell'Asia Minore di cui era la guida, ma egli non volle mai farsi chiamare "maestro" ma sempre e solo "testimone" che è anche il significato della parola "martire" in quanto la testimonianza è anche martirio.



Giovanni Evangelista e l'intuizione del legame che era in principio

Quel "legame che era in principio" è appunto una relazione, un dialogo, un logos: il logos che era in principio.
Un dialogo presuppone almeno due che dialogano e i dialoganti sono appunto i due termini del principio dialogico.
Prima del Big Bang quel legame era immerso nel sonno eterno della simbiosi assoluta.


1 Ἐν ἀρχῇ ἦν ὁ λόγος,
καὶ ὁ λόγος ἦν πρὸς τὸν θεόν,
καὶ θεὸς ἦν ὁ λόγος.
2 οὗτος ἦν ἐν ἀρχῇ πρὸς τὸν θεόν.
3 πάντα δι' αὐτοῦ ἐγένετο,
καὶ χωρὶς αὐτοῦ ἐγένετο οὐδὲ ἕν. ὃ γέγονεν
4 ἐν αὐτῷ ζωὴ ἦν, καὶ ἡ ζωὴ ἦν τὸ φῶς τῶν ἀνθρώπων
5 καὶ τὸ φῶς ἐν τῇ σκοτίᾳ φαίνει,
καὶ ἡ σκοτία αὐτὸ οὐ κατέλαβεν.

(Giovanni 1,1-5)




« In principio era il legame (logos)
e questo legame che era in principio, in principio era ancora presso il Dio
e il Dio era proprio questo legame che era in principio
questi era in principio presso Dio.

Tutto è venuto ad essere
per mezzo di questo legame che era in principio,
e senza di questo legame che era in principio
nulla sarebbe venuto ad essere
di ciò che è venuto ad essere.

In questo legame che era in principio era la vita
e questa vita era la vera luce degli uomini
e questa luce splende ancora nelle tenebre
poiché le tenebre non sono ancora mai riuscite ad offuscarla in maniera definiitiva. »

(Giovanni 1,1-5)



In questo scritto, si tratta del noto e importante prologo del vangelo secondo Giovanni, si parla di ciò che era prima del Big Bang.
Prima del Big Bang ossia prima dell'evento della frammentazione dell'Uno, l'Uno era questo legame, legame che non sapeva di sè e pertanto viveva nel sonno eterno della simbiosi assoluta.
Tuttavia in questa simbiosi assoluta viveva una intenzione, l'intenzione di questo legame a sapere di sè cioè a svegliarsi e non è un caso che sono molti gli autori che hanno parlato di "risveglio dell'umanità" e della storia come sogno, un sogno da svegli dopo l'altro sogno, quello che invece si svolge nel sonno.
Erano quindi i due del legame che volevano sapere di sè e per sapere di sè dovevano necessariamente distinguersi ma l'evento susseguente ossia il Big Bang non li ha soltanto distinti ma ha fatto di più che distinguerli poichè li ha separati.
Nasce in quel momento la vecchia logica della separazione e in questo senso potremmo anche tradurre "In principio era il logos" con "in principio era la logica". si tratta infatti di una logica di una relazione quella tra i due termini del principio dialogico.
Si tratta della logica di un rapporto ossia di un logos di un logos dove logos significa "rapporto" ma anche "logica di un rapporto" ossia modo (scienza) del rapportarsi tra i due del rapporto.
Si tratta di quella che altri, in altri ambiti, hanno definito anche come "scienza d'amore", l'amore infatti a torto lo si considera solo come sentimento, emozione, qualcosa di istintivo e spontaneo poichè in verità si è rivelata essere una vera e propria scienza: la scienza del rapportarsi ossia logos del logos.
Questo è almeno quello che infine la storia ci ha voluto insegnare dando delle vere e proprie lezioni (anche nel senso cruento del termine "lezione") a chi continua, come mon fosse mai stato avvisato, a considerare il fenomeno "amore" come un fatto solo "naturale".
Arrivati al momento in cui i due termini del principio dialogico cioè gli eterni amanti, nel tentativo di distinguersi arrivano invece a separarsi facendo così la loro entrata nel teatro della storia, tuttavia anche qui nasce una nuova intenzione: l'intenzione della redenzione da questa separazione e questo spiega molti eventi della storia dell'universo incluso la storia umana.
Questa intenzione di redenzione è anche un progetto: il progetto dell'evoluzione.

Il testamento di Cristo: il processo di spersonalizzazione


Il rabbi ebraico eterodosso Jeshuà di Nazareth indicando Myriam: "Giovanni questa è tua madre"

E poi rivolgendosi a sua madre ma indicando Giovanni: "Questi è tuo figlio"




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