Lucifero dinamica divina

Il nuovo e ultimo archetipo dell'ultima coniunctio in un disegno di Silvia Montefoschi.

Personaggi: Lucifero, Giovanni e Silvia



(Nota redazionale: Giovanni è colui che sulla Terra è stato Giovanni Evangelista e Silvia è colei che è stata sulla terra Silvia Montefoschi medico-psicoanalista anche se entrambi sono anche più semplicemente il maschile e il femminile di Dio)



Lucifero: Io devo morire, perchè ho strappato da me la donna che ho sempre tanto amata come fosse me stesso, e che non ho mai lasciata durante tutta la mia lunghissima esistenza. Ma da questa mia morte una vita risorge: la vita in cui l'uomo e la donna saranno finalmente una sola persona. Il mio compito è qui veramente finito, perchè io ho portato a termine il progetto del pensiero che era già presente prima ancora che il mondo ci fosse.

[...]



Giovanni: Lucifero, amore mio! Io ti ringrazio devotamente per aver tu dato a me il tuo amore e la tua donna, che tu hai custodita nel cuore per fare di lei la mia sposa.

[...]



Giovanni: Ma  che sto dicendo? Perchè compiango Lucifero come se egli non ci fosse più? Lucifero è me e io sono lui.

[...]



Giovanni: Silvia, amore mio! Noi siamo ormai quella sola persona in tre persone che forma la trinità divina. Trinità che non è più soltanto maschile,in quanto formata dal Padre, dal Figlio e dallo Spirito, come se il Padre fosse il pensante, il Figlio il pensato e lo Spirito la dinamica del pensare che li rende consustanziali. La Trinità ha ora in sé il femminile, perchè essa è la potenzialità, l'atto e la loro unione. E poiché sei tu la potenzialità e sono io l'atto, siamo proprio noi due a realizzare quella sola persona che ha in sè le due persone e nella quale io sono te e tu sei me anche se io sono io e tu sei tu. E poiché io e tu siamo due persone realmente viventi, la Trinità non è più un mistero, ma è proprio la nostra vera realtà vivente.

[...]



Silvia: [...] Allora per noi tutto è compiuto, ed è compiuto anche tutto il percorso che l'essere ha fatto sin dall'inizio dell'intero universo.

Giovanni: No, amore mio! Tutto non è compiuto, perché si dà ancora nel mondo la separazione tra l'uomo e la donna, i quali, pur essendo già uniti come il pensiero è unito al pensiero, credono ancora di percepirsi come forme finite, e pertanto materiali, in quanto si lasciano ancora ingannare dalla percezione sensoriale. Allora io dovrò tornare a farmi presente qui sulla terra come se io fossi un uomo concretamente esistente, e mi farò presente in colui che ti amerà come io ti amo e che tu amerai come ami me. Soltanto allora noi potremo convincere coloro che sono già uniti a noi che l'amore non passa più attraverso i corpi materiali, i quali non possono di certo realizzare l'unione, che si dà soltanto come pensiero unito al pensiero.



Giovanni prende Silvia per mano e dice ancora.



Giovanni: Noi ora andiamo verso coloro che già sono simili a noi, e che noi ameremo come noi ci amiamo.



Improvvisamente irrompe nella scena una moltitudine di persone che si stringe attorno a Giovanni e a Silvia.

Giovanni guarda le persone con una espressione di grande emozione e, con una voce potente, dice.



Giovanni: In verità vi dico che se noi non superiamo l'immagine dell'io, la quale è data dall'adesione immediata alla percezione sensoriale, noi non possiamo mai arrivare a essere simili a Dio. Perchè Dio non è ciascuno di noi in prima persona, bensì la totalità dell'essere nel suo infinito divenire, e noi siamo di questa totalità la concreta realtà, che altro non è se non la nostra stessa presenza in cui l'essere tutto si fa presente a se stesso. Ma se arriviamo infine ad essere veramente Dio, noi possiamo fondare il nuovo regno, dove non ci sarà più la morte, né lutto, né lamento, né affanno, perché le cose di prima sono passate.



Tutti si raccolgono attorno a Giovanni, il quale alza le braccia al cielo e dice.



Giovanni: Amore, amore, amore mio infinito, noi siamo finalmente ciò che già eravamo prima ancora che il mondo ci fosse.



("Lucifero dinamica divina" opera in due atti di Silvia Montefoschi, 2000)



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