L'ebreo-cristiano

Memoria e Ripetizione

"Chi ricorda è costretto a ripetere" (Silvia Montefoschi)


All'Automaton, così chiamato dagli antichi greci ma che è  quell'Essere che i cristiani chiamano Divina Provvidenza e gli psicoanalisti e i fisici quantistici "Principio di Sincronicità", si vede che ama dare dei soprannomi nel suo linguaggio onirico che gli è proprio.

Così ha soprannominato "la figlia di Hegel" la biologa e psicoanalista Silvia Montefocshi e me invece mi ha soprannominato "innamorato dalla nascita".
Ma cosa vuole dire ciò? Forse che io sono innamorato dalla nascita della figlia di Hegel?
Una tale ermeneutica del dirsi dell'Essere nel linguaggio onirico non può reggere visto che io invece sto con una bergsoniana.
Con queste parole infatti il grande filosofo evoluzionista Henri Bergson conterraneo della mia amica intima definì Thérèse Martin: "La perfetta eroina bergsoniana".


Thérèse Martin era una cattolica e il filosofo intuizionista volle da ebreo che era convertirsi al cattolicesimo ma se non mise in atto questo suo proposito fu solo perchè proprio in quegli anni della sua decisione iniziò la grande persecuzione nazista degli ebrei così per solidarietà ai suoi vecchi correligionari non ne fece nulla ma il filosofo ormai aveva deciso che il rabbino di Nazareth era proprio lui il messia che il popolo di Israele attendeva.
Io invece attendevo la mistica e cicala di Alençon fin dalla mia nascita.


Questa è una delle più belle canzoni che abbia mai ascoltato soprattutto per il ritornello che dire che è bello è poco e infatti è bellissimo. Il fatto è che io capisco il francese ma l'inglese così e così sicchè avevo in particolare inteso il titolo "My life is good" nel senso serioso del termine.
Adesso però ne ho ascoltato una versione dal vivo e mi sono accorto che il pubblico invece ride quando dice "my life is good" anche se io ancora adesso non capisco che c'è da ridere. 
Vuole dire che mi studierò meglio l'inglese in modo da non incorrere in altre gaffe, nel frattempo pubblico anche l'altra versione dal vivo.


In effetti la mia vita non è che sia proprio bella anzi è bruttissima ma malgrado ciò è anche bella.
Un giorno dissi a Silvia:
"Silvia comunque noi siamo felici."
Silvia sobbalzò:
"Nooooooooooooooooooooooooo! Io non sono per niente felice."
meravigliato di questa sua reazione così violenta cercai di mitigare la mia affermazione:
"Va bhe Silvia, intendevo dire che malgrado tutto c'è un sottofondo di felicità che non ci abbandona mai malgrado le tristi vicissitudini della contro-rivoluzione."
Ma non ci fu niente da fare: lei voleva che si dicesse che non eravamo affatto felici e in un certo senso è proprio vero e infatti certe volte m trovo a dirle a Thérèse:

"Teresina amica mia
io vivo all'inferno ma tu  poverina con la tubercolosi
e nessuno che ti capiva tanto che nemmeno tu ti capivi,
tu hai vissuto in un super-inferno. 
Ma come hai fatto a resistere?! Come hai fatto?!"

E infatti Teresina ad un certo momento del suo calvario chiese alla altre monache del monastero di spostare lontano il comodino che si trovava vicino al suo letto dove erano conservate le medicine poichè era spesso tentata di volerla fare finita con questo suo doppio tormento nella carne (la tubercolosi) e nello spirito (la tentazione ateo-materialistica).

"Oh amica se io fossi vissuto alla fine dell'800
tu non ti saresti sentita sola 
e a me che invece i malati mi fanno schifo,
tu invece non mi avresti fatto schifo 
e questo anche se sputavi sangue."

Io non c'ero nell'800 ma Lei c'è nel 2000 e così fa in modo che io non mi senta mai solo e non mi lascia mai.

"Grazie amica,
io starò sempre con te,
sempre sempre sempre
e non ti lascerò mai mai e poi mai fino alla morte.
Non sarò da meno di te, stanne certa.

Io scherzo, scherzo, scherzo
ma con Dio-Donna non scherzo affatto
perchè con le persone serie, 
veramente serie e non serie solo a parole, 
con queste bisogna essere seri.

Tu sei seria amica mia
solo tu sei seria."


In questa foto scattata alla fine del 1800 si vede TM allora maestra delle novizie con la clessidra che misura il tempo finito (Thèrèse aveva molto riflettuto, proprio come Agostino prima e poi  Bergson sulla realtà del tempo e non ha mai creduto all'esistenza reale del tempo), attorniata dalle sue quattro allieve con il velo bianco.
Alla sua destra seduta la sua allieva prediletta, la parigina Marie Luise Castel (poi suor Maria della Trinità) detta "la monella" che stava a Thérèse come Giovanni stava a Gesù.
Thérèse siccome era maschio pur essendo donna trattava le altre donne anch'esse come fossero un maschio e se ne fotteva altamente della divisione del lavoro che è proprio al sistema schiavistico mercantile-capitalistico sado-masochista.

"Onore a te combattente Thérèse Martin!
Sempre con te.
Lo giuro."

Thérèse morì attorniata nel suo letto di morte dalle sue tre sorelle carnali Pauline, Marie e Celine che Lei chiamò prima di morire così:
"Pietro, Giacomo, Giovanni."
Segno evidente che Thèrèse ormai alla sera della sua vita terrena si era totalmente identificata con Gesù.

Chi era dunque Thèrèse?
Era Gesù stesso: Gesù-Donna.

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