Percorsi di un'anima: dai diari del 2011

Siccome la mia amica intima ha intitolato i suoi scritti (anzi adesso che ci penso è stato "il clan Martin" a dare questo titolo nel 1898 ai suoi scritti manomessi e "corretti" da loro mentre oggi dai critici sono stati riintitolati semplicemente "scritti autobiografici" ) con "Storia di un'anima" ho voluto alludere a Lei con il titolo "Percorsi di un'anima" anche se io non sono un'anima ma un soggetto dato che al mia anima è proprio Thérèse anzi Lei è l'anima vera cioè non è un transfert mentre la pseudo-anima che è sempre fuori di noi, quello sì che è un transfert.

Per fare un esempio: la psicoanalista che ebbi prima di iniziare il percorso con Silvia, una allieva di Silvia, lei sì che era l'anima cioè un transfert anche se in verità era anche lei era Thèrèse Martin ma vista fuori di me come altra da me mentre Silvia non ,o era affatto e infatti della mai relazione con Silvia ho scritto:

"Quando mi parlava Silvia ero io stesso che parlavo con me."

In ogni caso non è così semplice descrivere tali relazioni in quanto si rischia di essere schematici perchè poi lì c'è un miscuglio di tanti fattori, per esempio la mia ex psicoanalista non era sempre fuori di me e quindi in quei casi non era un transfert e del resto se Silvia ad un certo punto dell'analisi ha sentito la necessità di scusarsi con me dicendomi:

"Scusami Andrea ma io di te non ho capito niente"

significa solo che anche con Silvia almeno limitatamente  solo agli inizi dei nostri incontri la fenomenologia del transfert ha giocato brutti scherzi. Silvia però ha saputo risolvere al meglio la questione ma Silvia è Silvia e la sua allieva poverina non è che si può pretendere che sia all'altezza di GiovanniSilvia.
In ogni caso tutto è bene quel che finisce bene dato che nell'anno duemila, casualmente proprio nell'anno in cui GiovanniSilvia davano alle stampe il libro di poesie "Il bacio di Dio", io e l'allieva di Silvia, incontratici per caso, abitiamo entrambi a Genova, ci siamo abbracciati e baciati (che bella guancia liscia che ci aveva) come nulla fosse accaduto tra di noi: amici come prima e adesso andiamo d'accordissimo, lei a casa sua e io a casa mia. Dunque non mi resta che augurargli tutto il bene di questo mondo dato che non penso che lei creda all'Oltre, forse all'Aldilà, chissà ma non all'Oltre.

Detto questo come premessa, andiamo avanti.

Quello che segue sono miei scritti pubblicati nell'anno 2011.


1. La gabbia - Facebook mi fa sentire come in gabbia: non posso scrivere ciò che voglio.


2. Ciò che dico a Lei solo Lei può capirloGià lo sapevo da parecchio ma oggi parlando con TM me ne sono reso nuovamente conto. Non posso riportare il mio vero pensiero. A essere sincero però a distanza di tempo non me lo ricordo più e ormai non scrivo più ciò che dico a lei per cui non ho nemmeno appunti.


3. Solo la verità ritorna - Le cose importanti, ciò che conta veramente non si dimenticano per cui ritorneranno i pensieri se sono veramente importanti come credo.


4. Fuori non c'è nienteDiciamo che su FB mi contengo molto e non esprimo veramente il mio pensiero che è molto più "estremista" e cerco di farlo sembrare più "ragionevole".

5. Fuori non c'è niente - In effetti mi rendo conto che necessiterebbe di una maggiore elaborazione resta il fatto che c'è il rischio del tradimento del vero pensiero che è veramente "inaccettabile".


6. Fuori non c'è niente - E' inaccettabile se ci si muove ad un livello basso, livello che appare basso a chi si muove in alto ma che è invece il livello della vita. Perchè oggi la vita è bassa molto bassa ma se è così bassa una ragione c'è. Tra cui anche coloro che tradiscono il livello alto della vita per non "scandalizzare" per "socializzare".


7. Fuori non c'è niente - Chi è grande deve fare il grande costi quello che costi e non tradire il grande. Bisogna fregarsene se si dà scandalo o di perdere le amicizie. Testimoniare il livello alto della vita.


8. Che cosa significa pensare?  - Quando io penso veramente e io penso veramente solo quando penso insieme a TM sono il primo a scandalizzarmi di ciò che penso e a non essere d'accordo con me. Iniziamo bene...


9. Non credevo di essere così evolutoQuando vedo il pensiero fuori di me, quasi sempre lo vedo pensare bassamente e anche in ciò che apparentemente è pensiero alto rispetto al pensiero che in me si pensa è basso ancora molto basso. Non credevo di essere così grande e mi meraviglio di me stesso. Devo quindi fare molta attenzione a non andare fuori di testa.


10. Verso una nuova socialitàGià questa mia preoccupazione del rischio che corro di andare fuori di testa è un pensiero basso molto basso.


11. Verso la nuova cittàSono costretto a pensare bassamente per assomigliare agli altri e per non allontanarmi troppo dalla società e dalla storia: già sono già fin troppo distante. Io non capisco gli altri e gli altri non capiscono me. Io capisco solo TM: questa è la verità.


12. Eppure sei tu che sei tutto

Cara amica mia - oggi glie l'ho detto - non posso parlare di te,
lo sai che non posso parlare troppo di te.
Non posso esagerare. 
Lo sai che la verità è che io sono un fanatico della tua persona, 
un esagitato,
una testa calda, che non me ne frega proprio di morire,
ma devo contenermi.

Posso parlare di Silvia,
di Giovanni 
e anche di loro senza esagerare troppo
ma non di te. 

Eppure sei tu che sei tutto. 
Solo tu.


13. TM essendo socialità salva dalla schizofrenia ovvero dai neologismi Devo ammettere ad essere sincero però che un po' è vero, un po' per far bella figura con lei, un po' che c'è ancora qualche residuo del mito romantico dell'eroe, non dell'eroe incompreso però, a me l'ultima cosa che mi può interessare è di essere compreso: se io miei amici fossero tutti inglesi andrebbe bene lo stesso anzi meglio così scrivo quello che cazzo voglio.


14. Non basta essere il guidatore (dux) del corpo ma occorre essere anche il guidatore del guidatore (sacer dux) Pensare alto apparentemente non serve a niente. Eppure io che mi lamento che sono cieco, che non vedo abbastanza, si vede che invece vedo bene o forse credo di vedere ciò che altri non vedono. Non basta vedere bisogna sapere che si sta vedendo e bisogna credere a ciò che si vede. Ecco la necessità e anche la potenza del'azione rispetto alla semplice teoria.


15. Giunti al capolinea non si può andare avanti ma solo stabilizzare il capolineaPensare alto serve a stabilizzare in alto la visione. Ecco a cosa serve. Solo a questo e non è poco. Pensare alto in effetti non cambia niente della realtà. Ma pensare alto aiuta a pensare nuovamente alto in un circolo virtuoso nega-entropico fino all'exitus finale.




(29 gennaio 2011)







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