E' da una ultima mutazione che è nata la nuova umanità

Silvia Montefoschi più recentemente ha elaborato un nuovo pensiero, non in rottura come si potrebbe pensare ma al contrario proprio in continuità con la più che centenaria storia della psicoanalisi, che sostiene che l'accumulo, nei tempi lunghi dell'evoluzione, di una quantità enorme di conoscenza da parte della specie umana ha prodotto infine in questa, raggiunto un livello critico di accumulo di sapere, non un più una semplice evoluzione meramente quantitativa ma un vero e proprio salto di qualità ossia ha prodotto dei nuovi esemplari umani caratterizzati da una super-riflessione che ha modificato persino lo scenario della nuova fenomenologia psicopatologica. 

Tali nuovi esemplari umani, prodotti da quella che la psicoanalista definisce "ultima mutazione", sono gli agenti di una nuova umanità che traghetterà la vita dalla vecchia logica della separazione che ha sempre caratterizzato in tutte le sue fasi evolutive quella che potremmo chiamare la "vecchia umanità", ad una nuova logica (da ritenersi invece "patologica" per lo psichiatra classico) detta logica unitaria che a livello relazionale si manifesta proprio in nuovi modelli relazionali non più interdipendenti ma assolutamente e radicalmente intersoggettivi.

Inoltre possiamo anche dire che se è solo il futuro che può spiegare il passato nel senso in cui lo esplicita sia pure in un altro contesto Karl Marx che a differenza del suo maestro Hegel aveva potuto conoscere le opere di Charles Darwin:

"L'anatomia dell'uomo fornisce una chiave per l'anatomia della scimmia."

(Karl Marx, "Grundrisse", 1857-1858)


"Solo coloro che si fanno identici possono congiungersi veramente e non i diversi."
 (Silvia Montefoschi)


La vecchia umanità certamente non è paragonabile alla scimmia evidentemente ma possiamo più correttamente definirla come il ponte tra l'animale e la vera umanità: l'animale-umano che pertanto non è né veramente animale ma neanche veramente umano, Allora in questo senso possiamo dire che è solo la nuova umanità che può comprendere la vecchia umanità e non il contrario perché al contrario la vecchia umanità può soltanto esorcizzare la nuova umanità aggettivandola e patocizzandola come per lo più fa.




Del resto la nuova e vera umanità non nasce per magia, non è un prodotto soprannaturale ma nasce proprio in conseguenza di tutta la conoscenza accumulata dalla vecchia umanità sia nel corso della sua preistoria che della sua storia più recente dove si è avuta una accelerazione dello sviluppo del sapere senza uguali in rapporto a epoca precedenti della sua storia evolutiva.
Era quindi da immaginarselo che produci una conoscenza oggi e una conoscenza domani infine un tale ammasso di conoscenze avrebbe raggiunto un livello critico dal quale sarebbe scaturito come per magia una nuova forma di vita ancora più evoluta ed è proprio quello che è accaduto negli ultimi cento anni di storia.

Un prodotto ultimo della storia del lavoro

Per sintetizzare il discorso potremmo dire che la nuova e vera umanità nasce come il prodotto ultimo della storia del lavoro universale ovvero del lavoro non-umano e del lavoro umano.



Potremmo quindi dire, parafrasando la citazione di Marx in un contesto psicoanalitico e quindi di "economia-politica libidinale" per così dire, che il raggiungimento dell'intersoggettività da parte della nuova e vera umanità permette a questa e solo a questa di vedere e quindi prendere sempre più distanza dall'interdipendenza che invece è la dinamica relazionale propria alla vecchia umanità d'altri tempi.





Oltre Jung e i suoi limiti: la coniunctio oltre l'individuazione


"All'ordine del giorno dell'evoluzione non c'è più l'individuazione ma più solo la coniunctio"
(Silvia Montefoschi)

"Già Jung non si era accorto che l'unico vero archetipo era proprio l'archetipo della coniunctio"
(Silvia Montefoschi)


Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.