Pensiero Uno e Psicoanalisi: da Freud a Jung fino a Silvia Montefoschi (1895-1987)

SOMMARIO: CENTO E PASSA ANNI DI STORIA DELLA PSICOANALISI.

Il desiderio e la legge nell'ermeneutica psicoanalitica freudiana (1895), junghiana (1912) e il RECUPERO di queste ultime in perfetto stile hegeliano nella "psicoanalisi oltre la psicoanalisi" di Silvia Montefoschi (1977).

Freud e Jung


Solo due sono le ermeneutiche principali del desiderio che hanno tessuto la storia della psicoanalisi e non tre: quella di Freud e quella di Jung. Se quindi la psicoanalisi di orientamento freudiano ne rappresenta la tesi e quella più di orientamento junghiano l'antitesi, Silvia Montefoschi invece con la sua "direzione della cura" come un "farsi identici" che negli esiti è sia freudiano che junghiana ne rappresenta la sintesi tra le due apparenti e contraddittorie ermeneutiche del rapporto tra il desiderio e la legge.




Freud e Silvia Montefoschi


Freud e Jung: due interpretazioni diverse di come funziona la realtà e quindi anche dell'evoluzione ma le interpretazioni di Freud e Silvia Montefoschi sono compiute mentre il pensiero di Jung è solo il punto di partenza da cui Silvia Montefoschi spicca il volo. Se infatti per Jung la vera coniunctio non è quella concreta, invece per Freud e Silvia Montefoschi la vera coniunctio è proprio quella concreta ma mentre Freud ritiene che la concretezza deve essere trascesa nel simbolico ritenuto da questi altro dal concreto, per Silvia Montefoschi è invece proprio il simbolico il vero concreto in quanto l'ultima psicoanalista si è fatta consapevole che il simbolico coincide con il reale e non è affatto altro dal vero reale. Per spiegare meglio questo concetto di solito io uso dire che la mappa del territorio coincide con il territorio e che quindi la mappa del territorio non è mera rappresentazione del reale che poi è un altro modo di dire che il pensiero non rappresenta affatto la realtà ma proprio la crea la realtà.



In principio dello sprint finale: la prima cellula psicoanalitica a Vienna poi Zurigo e infine Roma


All'inizio del mio impegno alla divulgazione su internet della "psicoanalisi oltre la psicoanalisi" (in verità solo in minima parte sono interessato alla divulgazione se non addirittura per niente) non scrivevo ancora su questa piattaforma blogger ma il sito web storico della "psicoanalisi allo stato dell'arte" era sulla piattaforma wordpress.
Molti mie articoli su questi argomenti e correlati sono ancora lì non più rielaborati ulteriormente e aggiornati tenuto conto delle mie ultime consapevolezze ottenute proprio anche con lo sforzo di mettere in scritto il pensiero.
Comunque lì  si possono trovare molta documentazione e ulteriori link al riguardo.
Questo primo sito web da me creato ormai  tanti anni fa è ancora presente al seguente url:

http://silviamontefoschi.wordpress.com

(versioni: Italian - English - Francais - Espanol)

Nell'immagine il gruppo dei medici-pionieri della psicoanalisi al Congresso Internazionale del 1911. Al centro della prima cellula psiconalitica il dottor Sigmund Freud e il dottor Carl Gustav Jung.



Dalla scienza del sogno al Pensiero Uno


Anni dopo il loro lavoro pionieristico ha trovato un prosecutore di eccezione nella biologa e medico psicoanalista Silvia Montefoschi  che in continuità e non in rottura con quegli inizi di una scienza del sogno si è mossa oltre la psicoanalisi nell'elaborazione del Pensiero Uno.
Nell'immagine il testo "Al di là del tabù dell'incesto - psicoanalisi e conoscenza" del 1984 in cui rielabora il nucleo centrale della teoria psicoanalitica che è la legge del tabù universale dell'incesto dato che tutti sanno che Freud partì nella sua ricerca proprio dall'analisi di un desiderio che poi non era un desiderio in astratto, lo preciso perchè ultimamente molti filosofi e psicoanalisti parlano di desiderio mentre invece Freud parlava chiaramente del desiderio incestuoso.
Molti pensano che è invece con Jung che quel desiderio si fa astratto ma questo lo racconta solo la vulgata junghiana mentre invece Jung la pensava esattamente come Freud solo che Jung precisava che "il paziente va verso la madre questo è vero, ha proprio ragione Freud ma va verso la madre per poter andare oltre la madre" in più Jung precisa che non potrebbe fare altrimenti perchè non si può andare oltre la madre se non andando verso la madre: di qui non si scappa.
E' proprio sulla interpretazione del desiderio che i due pionieri si scontrano elaborando due orientamenti diversi della teoria e della pratica psicoanalitica.


La teoria del desiderio (incestuoso) in Freud e Jung


Il primo, Freud, non crede affatto alla interpretazione che Jung dà del desiderio e ritiene che quel desiderio deve essere assoggettato alla legge per il bene dello stesso paziente altrimenti non potrà procedere lungo il processo di soggettivazione che coincide anche con il processo di socializzazione.
Jung invece che sapeva a differenza di Freud che quel desiderio andava oltre l'oggetto del desiderio riteneva invece che occorreva al contrario non interrompere affatto il movimento di quel desiderio che lui chiamava "processo di individuazione" perchè da sè stesso sarebbe andato in maniera tuttaffatto naturale oltre l'oggetto concreto del desiderio proseguendo nel processo di soggettivazione e quindi di socializzazione proprio come indicato da Freud per ciò che concerneva la "direzione della cura".
A ben vedere oggi però possiamo comprendere anche perchè Freud non poteva credere a quel che gli raccontava Jung proprio perchè la concezione di Jung era una mezza teoria ossia non ancora completa e quindi nei fatti non poteva andare veramente oltre Freud. Tuttavia  a differenza di Freud, Jung si affidava ottimisticamente diremmo religiosamente alla sua intuizione ma Freud non poteva seguire Jung in questo affidarsi.

Oltre Freud e oltre Jung: Silvia Montefoschi ovvero una nuova e più completa lettura del desiderio incestuoso originario con l'ausilio di altre scienze come l'astrofisica, la chimica e la biologia ma tutte lette in chiave psicoanalitica



Oltre Freud si va veramente solo con Silvia Montefoschi prova ne sia che gli junghiani non sono veramente junghiani ma semmai junghiani part-time per cui tanto varrebbe essere freudiani ma a loro  piace essere ottimisti come jung anche se la speranza di andare oltre la madre rimane solo teoria.
E rimane teoria proprio perchè  Jung ha solo dato inizio al percorso oltre Freud ma non l'ha portato a compimento quel percorso che andava oltre Freud.
Silvia Monetfoschi se va oltre Jung non è perchè si inventa un nuovo percorso ma perchè quello stesso percorso intuito da Jung oltre Freud lei lo porta a compimento partendo proprio da dove Jung l'ha lasciato e del resto Jung nel suo testamento dice che sarebbe nato qualcuno con il suo stesso karma a portare a compimento il suo lavoro se questi non fosse stato soddisfacente.

Silvia Montefoschi ovvero un vero ritorno alla concretezza di Freud ma senza dimenticare la lezione salutare e correttiva di Jung


Potremmo però anche dire che è con Silvia Montefoschi e non con  Lacan che si ha il vero "ritorno a Freud" perchè la coniunctio junghiana che invece per Freud non era vera coniunctio ma solo una astrazione invece in Silvia Montefoschi ritorna a a essere una coniunctio non solo reale ma anche concreta e del resto due parallele muovendosi all'infinito si incontrano.



Per Silvia Montefoschi non esiste la psicoanalisi e non esiste come un sapere separato dalla vita vera e reale per il semplice fatto che la psicoanalisi è la vita stessa, la vita tutta ossia proprio la vita vera. Del resto Jung avrebbe potuto convincere Freud alla sua interpretazione solo presupponendo un desiderio che va veramente oltre la madre, ossia includendo il concetto di infinito in psicoanalisi perchè nel momento in cui il desiderio si ferma, a sua volta la madre si oggettiva e quindi sembrerebbe che ha ragione proprio Freud pur avendo torto.

Dalla concezione junghiana dell'archetipo della coniunctio come "coniunctio oppositorum" a quella di Silvia Montefoschi intesa come "congiunzione degli identici"


Ecco spiegato perchè Silvia Montefoschi alla teoria junghiana della "coniunctio oppositorum" oppone la sua concezione dell'ultima coniunctio che non è una coniunctio degli opposti e quindi necessariamente una tantum ma è la coniunctio stabile.
L'ultima coniunctio è un farsi-simili, un divenir gemelli e non un fare-anima come predicava per esempio lo psicoanalista junghiano James Hilmann.
James Hilmann proprio come il post-moderno e il pensiero debole in un certo senso anch'essi, confondeva totalizzazione con totalitarismo, Uno con Dittatura, per cui lo spirito risultava cattivo e lo psichismo buono ma questo è un equivoco comprensibile dopo il nazismo e lo stalinismo novecentesco. Lo spirito quindi cattivo perchè associabile ai tipi umani psicopatici senz'anima, da qui ne derivava la conseguente parola d'ordine "fare-anima".
La psicoanalisi ha invece come mission storica proprio quella di dissolvere l'anima cioè lo psichismo (psiche = anima) e del resto il termine "anima-le" significa proprio chi ha anima.
Mission storica della psicoanalisi è proprio sciogliere gli ormeggi dell'animale-umano ancora ancorato alle sue origini animali per procedere oltre e realizzare così pienamente la sua vocazione umana che non ha più nulla a che fare con l'obsoleto, evolutivamente parlando, regno animale. L'umanità è la specie vivente dello spirito ossia del pensiero e non dell'anima. E' però comprensibile che Hilmann avesse di mira proprio le personalità psicopatiche ma non è il pensiero la causa delle psicopatie ma il pensiero autoritario che vuole assoggettare l'altro soggetto. E' lo stesso equivoco proprio in cui è caduto il pensiero debole e il post-moderno che hanno buttato via il bambino con l'acqua sporca: accade sempre così sicchè proprio per evitare un simile equivoco Silvia Montefoschi ha voluto essere chiara:


  1. abbandonare l'anima (l'altro visto ancora non tanto come Altro da sè ma piuttosto come fuori di sè)
  2. e poi dopo aver abbandonato l'anima abbandonare anche il corpo al suo destino inevitabile




Solo se i due del desiderio si fanno gemelli diventano quel monopolo-dipolare che non smette mai di congiungersi ma nel senso in cui permane sia la forza attrattiva dei diversi sia la forza repulsiva dei simili: questi due che sono uno, sono proprio non più di volta in volta simbiotici o separati ma sempre  stabilmente uniti e sempre stabilmente distinti.
Ecco che Silvia Montefoschi oltre a questi concetti elabora il concetto di "inconscio universale" e non più solo di inconscio collettivo come aveva elaborato Jung rispetto all'incoscio personale elaborato quest'ultimo e presupposto da Freud.

Il monopolo-dipolare ovvero il super-elettrone è solo una ipotesi teorica?


A questo punto ci si può domandare: ma esiste nella realtà questo monopolo-dipolare intuito da Silvia Montefoschi oppure è solo una costruzione teorica elaborata a tavolino?
Rispetto all'originaria intuizione oggi esiste ed esiste almeno come prototipo a cui seguiranno tutti gli altri e questo prototipo che esiste dal 1987 ha un nome: GiovanniSilvia.



Qui a seguire una esemplificazione in uno schema grafico dei vari livelli di riflessione sempre più elevati raggiunti dal Soggetto Unico nel corso dell’evoluzione del Pensiero Uno.





Dopo GiovanniSilvia


E dopo GiovanniSilvia?
Dopo GiovanniSilvia seguono i 144.000 che pur avendo tanti altri nomi tutti diversi saranno tutti comunque sempre GiovanniSilvia ovvero il monopolo-dipolare detto anche super-elettrone.
Il problema pertanto di voler convincere le masse alla rivoluzione in questo caso non si pone affatto perchè "rivoluzionari si nasce e non si diventa" anche se Silvia Montefoschi ha precisato che "non basta nascere con il gene mutato poi però occorre anche lavorare alla mutazione", la potenzialità del pensiero cioè va attuata ma la potenzialità ci deve comunque essere.
La potenzialità comunque c'è oppure non c'è e in questo senso non ha alcun senso voler convincere chicchessia. 
Per fare un esempio; chi ha letto questo mio articolo e l'ha capito non è che l'ha capito perchè l'ha letto ma se l'ha capito è perchè ciò che ha letto già lo sapeva già, e lo sapeva già anche se non aveva mai sentito nominare nemmeno il nome di Silvia Montefoschi.
Ecco perchè diciamo che l'ultima rivoluzione non è una rivoluzione politica ma biologica nel senso di antropologica.
Sono finiti i tempi che per fare una rivoluzione occorreva rivolgersi alle masse.


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